La Stampa - 11.03.2020

(Ben Green) #1

ALESSANDRO MONDO


I


l virus falcia gli anziani,
una quota significativa
dei ricoverati in terapia
intensiva. Alcuni sono in-
deboliti da un quadro clinico
già compromesso, altri non
necessariamente: comune la
soglia di rischio, elevata, per
pazienti comunque fragili.
«Ci sono quelli che sarebbero
finiti in rianimazione comun-
que ma ora sono di più», com-
menta il dottor Sergio Livi-
gni, direttore Dipartimento
area chirurgica dell’ospeda-
le San Giovanni Bosco.
Venti morti. Una valutazio-
ne?
«È troppo presto per com-
mentare i numeri. C’è un rap-
porto tra l’età della popola-
zione e i decessi, così come i
ricoveri in terapia intensiva.
Non dimentichiamo che il
Piemonte, con la Liguria, è
una regione con una forte
percentuale di anziani».

Magari anche in condizioni
di salute precarie...
«L’età media nei reparti di ria-
nimazione è di 68 anni. E al-
cuni anziani hanno quadri
complessi. Ma ci sono quelli
che muoiono prima ancora
di essere sottoposti al tampo-
ne per accertare la positività.
Senza generalizzare, sono
quelli che vanno in difficoltà
quando subentra l’insuffi-
cienza respiratoria, la deriva
più eclatante dell’infezione».
Qual’è l’indizio?
«Il livello di saturazione di os-
sigeno: se si interviene tem-
pestivamente la risposta è
buona. Però attenzione, l’in-
sufficienza respiratoria può
manifestarsi anche in sogget-
ti meno anziani. Facciamo il
test a chiunque manifesti
questa criticità».
È il virus ad uccidere, o dà la
spallata finale?
«È un combinato di fattori. Si
può finire in terapia intensi-
va per diversi motivi, a pre-
scindere dall’infezione».
Nel mondo medico si discu-

te la priorità dei ricoveri nel-
le rianimazioni, data l’emer-
genza in corso.
«In altre regioni, forse. In Pie-
monte, lavoriamo per non
trovarci in quella condizio-
ne, terribile per tutti».
Non siamo a quel punto?
«No. E non intendiamo arri-
varci. Confidiamo nelle misu-
re che la nostra regione ha
adottato fin da subito, più re-

strittive, e ora in quelle previ-
ste dal governo».
In cosa confidate, precisa-
mente?
«Nella possibilità di limitare i
contagi e di diluire i ricoveri
nel tempo».
Quanti se ne prevedono?
«A livello regionale tra 600 e
800 pazienti Covid in tera-

pia, per questo ci stiamo at-
trezzando così da aumenta-
re i posti nelle rianimazioni.
Naturalmente, bisogna pre-
vedere reparti Covid anche
per la lungodegenza di mala-
ti che, una volta superata la
fase acuta della malattia,
per un certo tempo restano
positivi».
Come vi state attrezzando?
«Inizialmente ricoveriamo i
malati solo in spazi dotati di
sistemi con pressione dell’a-
ria negativa, ora diventa più
difficile. Però ci adattiamo:
ad esempio, abbiamo ordina-
to 6 mila caschi per la ventila-
zione così da trattare i pazien-
ti anche fuori dalle terapie in-
tensive».
Di cosa si tratta?
«È una sorta di scafandro che
permette comunque di venti-
lare il paziente: i risultati so-
no buoni».
Quanto ai posti nelle riani-
mazioni?
«Al San Giovanni Bosco ab-
biamo 14 posti letto più altri
6, ricavati in un altro blocco
operatorio. Se sarà necessa-
rio, li aumenteremo. Come
stanno facendo in tutti gli
ospedali».
Ormai si ritiene probabile
che il virus abbia comincia-
to a circolare parecchio tem-
po prima di essere diagno-
sticato. E secondo alcuni
medici non è da escludere
che in quella fase abbia già
fatto vittime.
«Mancano i riscontri, ma l’i-
potesi sembra plausibile». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’istituto di Tortona riceve malati anche da altre zone regionali su indicazione dell’Unità di crisi

I figli di una donna ricoverata: “Abbiamo deciso di procurarle un pc per chiamarla via Skype”

Nell’ospedale dei contagi record

“Il focolaio in una casa di riposo”

REPORTAGE


ANTONELLA MARIOTTI
TORTONA

N


o di qui non si passa.
Se deve entrare in
ospedale deve anda-
re dall’altra parte
della via, ma non so se la fanno
entrare. Deve avere un permes-
so». Ecco l’ospedale più blinda-
to della provincia di Alessan-

dria e del Piemonte quello di-
ventato Covid-19-Hospital,
pronto alla guerra più difficile
contro il Coronavirus per salva-
re i pazienti più gravi che arri-
vano qui da tutta la regione.
Una guerra che in Piemonte
ha fatto venti vittime e di que-
ste 13 sono in provincia di Ales-
sandria. Una strage soprattut-
to di anziani: la settimana scor-
sa, la casa di riposo Mater Dei è
andata in crisi per il numero di

contagi. Ci sono dieci casi so-
spetti, posti in isolamento e co-
stantemente monitorati, per
questo la struttura è stata chiu-
sa al pubblico. Dei sei casi posi-
tivi (dati di ieri): uno ricovera-
to ad Alessandria è morto, an-
che dei tre ricoverati a Novi un
paziente è deceduto, come i
due a Tortona, dove nell’ospe-
dale sono ancora ricoverati in
otto provenienti dalla casa di
cura. Rimangono nella Mater

Dei 87 persone, di cui si occu-
perà Orazio Barresi, direttore
del distretto sanitario Tortona
Novi con la commissione di vi-
gilanza, inviato da Giuseppe
Guerra commissario ad acta.
«Mi hanno avvertito alle 14
di sabato e dopo due ore e mez-
za ero qui» dice Guerra, 60 an-
ni e un piglio da manager quan-
do apre la piantina dell’ospe-
dale tortonese, dove ha dise-
gnato la sua idea di riorganiz-

zazione, e indica ingressi, usci-
te e nuovi reparti. «La situazio-
ne è questa: Tortona è un ospe-
dale chiuso alla popolazione -
spiega -. È una struttura che si
configura Covid-19 per pazien-
ti che noi prendiamo esclusiva-
mente su mandato dell’Unità
di crisi regionale. Tutto quel-
lo che ci viene chiesto e che
facciamo, lo comunichiamo
in Regione in aggiornamento
continuo. Abbiamo suddiviso
l’ospedale in aree, con un’alta
intensità per i pazienti Co-
vid-19 che è la Rianimazione,
e poi utilizziamo i reparti in
base alla loro sanificazione.
Proviamo a passare da sei letti
a sette in rianimazione. A og-
gi ne abbiamo cinque occupa-
ti e vorremmo arrivare fino
12: il mio mandato è arrivare
a quel numero di letti per pa-
zienti molto gravi».
La nuova mappa della strut-
tura sanitaria tortonese preve-

de venti posti letto per pazien-
ti affetti da Coronavirus «a me-
dia intensità e quaranta a bas-
sa intensità». Come in altre si-
tuazioni in Lombardia e nelle
Regioni dove ci sono alti nume-
ri di contagiati, il problema è il
personale specializzato: «Que-
sto ospedale non ha un nume-
ro sufficiente di personale in-
fermieristico specializzato per
dodici letti - sottolinea Guerra
-. Servono infermieri specializ-
zati e medici anestesisti. L’assi-
stenza al letto rianimatorio ha
necessità di competenze e for-
mazione dedicata». «Ma que-
sto ospedale vuole tornare al-
la normalità» insiste Maria Eli-
sena Focati, responsabile pro-
vinciale delle Professioni sani-
tarie. «È così per la Farmacia
in distribuzione diretta e sia-
mo funzionanti per la camera
bianca, unità farmacologica
antiblastica: forniamo prodot-
ti a tutta la provincia». Risulta-
to del grande sforzo di infer-
mieri, tecnici, e personale am-
ministrativo che non si ferma
e resiste per tornare alla nor-
malità. «Presto riapriremo an-
che la Brest Unit - assicura
Guerra -. Adesso la chirurgia
mammaria la facciamo a No-
vi. Ma vorrei dare un segnale
forte alle donne, passeranno
dal Day hospital oncologico
di Tortona».
La normalità è ricercata an-
che da figli e parenti degli an-
ziani ricoverati nelle case di ri-
poso, alcune come il Mater
Dei chiuse al pubblico per pre-
cauzione. E qualcuno si inge-
gna. Come Fabio, ragazzo di
Tortona trasferito all’estero
per lavoro: «Mia mamma sof-
fre molto, con i miei fratelli ab-
biamo deciso di procurarle un
computer così da poterla chia-
mare via skype». —
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Il trasferimento dei pazienti dall’ospedale di Tortona, trasformato nei giorni scorsi in «Covid Hospital», cioè dedicato interamente ai contagiati da Coronavirus

SERGIO LIVIGNI


DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AREA CHIRURGICA


OSPEDALE SAN GIOVANNI BOSCO DI TORINO


IL CORONAVIRUS


INTERVISTA


A livello territoriale
si prevedono tra i 600
e gli 800 ricoveri
da Covid

SERGIO LIVIGNI Il direttore del Dipartimento di area chirurgica dell’Ospedale San Gianni Bosco di Torino

“Al momento è scongiurata la situazione di estrema emergenza, che costringerebbe i medici a scegliere chi curare”

“La popolazione in regione è anziana


Ecco perché rischiamo più degli altri”


Ci stiamo attrezzando per aumentare i posti
nei reparti di rianimazione. Anche perché,
dovremo prevedere anche letti per i
lungodegenti, che resteranno positivi ancora
per un po’ dopo la fase acuta della malattia

FEDERICA CASTELLANA


MERCOLEDÌ 11 MARZO 2020LASTAMPA 35


CRONACA DI TORINO


T1 PR

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