La Stampa - 11.03.2020

(Ben Green) #1

BERNARDO BASILICI MENINI


I


torinesi si sono blindati in
casa. Soprattutto gli anzia-
ni e le persone a rischio. È
così che nasce un nuovo si-
stema di Welfare. Informale,
improvvisato per far fronte
all’emergenza e far sì che a nes-
suno manchi niente: cibo, far-
maci, servizi, assistenza. A te-
nerlo in piedi ci sono i bar con
il cibo invenduto, le aziende,
le associazioni, o anche i singo-
li cittadini. Si vede poco, ma
sta partendo in tutta la città.
Ad esempio, l’associazione
Smart Vanchiglia si è mossa,
con i suoi associati, per garanti-
re supporto ai residenti del
quartiere: «Ci sono già alcuni
che fanno consegne – spiega la
presidente Roberta Isgrò –.
Ora si tratta di mettere tutto a
rete». Uno scambio di beni e
servizi lo ha organizzato an-
che la moschea Al Medina, di
via Sesia. L’imam, Mohamed
Bahreddine, dice chiaramente
che «quello che fa il governo è
giusto, ma tocca anche a noi
dare una mano, soprattutto
agli anziani e ai disabili». Così i
volontari della moschea han-
no chiesto chi avesse bisogno
così da procurarglielo. «Non
solo, abbiamo tradotto tutte le
indicazioni delle istituzioni
nelle varie lingue parlate dai
musulmani, come il bengale-
se, in modo da fare arrivare a
tutti le informazioni, che sono
importantissime».
Poi ci sono i bar e le farmacie
che effettuano consegna a do-
micilio. E non sono le sole. Per
esempio, «All’Improvviso» , ri-
storante e rosticceria con due

punti vendita in San Salvario e
Vanchiglia, ha creato un vero e
proprio sistema di consegna a
domicilio nei due quartieri. «E
per le persone anziane o disabi-
li sole che vivono nella zona ci
offriamo di fare la spesa, o pic-
cole commissioni gratuitamen-
te», spiegano dal locale.
Come si fa per chi già nor-
malmente ha bisogno di reti di
supporto, che però sono stres-
sate dalle vicende degli ultimi
giorni? «Noi stiamo cercando
di fare quello che facciamo
sempre, anche se con una pru-
denza maggiore»: Andrea Ben-
zo è di Food Not Bombs, un col-
lettivo che si occupa di raccol-
ta di cibo invenduto (dai mer-
cati, dai locali, e via dicendo) e
di consegna alle persone in si-
tuazioni di fragilità. «Oggi ab-
biamo preso contatto con un
bar di piazza Santa Giulia,
chiuso, che ci darà il cibo che
porteremo ai dormitori». C’è
anche Mezzopieno, la rete ita-
liana di positività nata nel
2008, «quando c’era la crisi, e
sembrava un po’ come ades-
so», spiega Luca Streri, il presi-
dente. Al momento stanno or-
ganizzando una rete di perso-
ne e aziende: «Quelli che ci
chiedono come possono aiuta-
re, li mettiamo in contatto con
chi ha bisogno di risorse uma-
ne, per esempio per fare la spe-
sa e donare alle mense dei po-
veri». Iniziative del genere na-
scono anche nei centri più pic-
coli. Per esempio, i Comuni di
Ciriè, San Mauro Canavese,
Nole, San Carlo, San France-
sco al Campo e Robassomero
hanno chiesto ai commercian-
ti di per portare a domicilio ge-
neri alimentari. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CASO


MOHAMED BAHREDDINE


IMAM


MOSCHEA VIA SESIA


ROBERTA ISGRÒ


PRESIDENTE


SMART VANCHIGLIA


nella parrocchia di san salvario

La mensa per i poveri

nel cortile dell’oratorio

IL CORONAVIRUS


Il Welfare informale di bar, negozi e associazioni rivolto agli anziani

E la moschea di via Sesia traduce i decreti a chi non sa bene l’italiano

Cibo e commissioni

I quartieri si attivano

per sostenere

chi non può uscire

I tavoli allestiti dai volontari della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Tutti i nostri associati
stanno dando una
mano: ora si tratta
di mettere in moto
l’intera rete

Abbiamo tradotto
tutte le indicazioni
delle istituzioni nelle
varie lingue parlate
dai musulmani

PIER FRANCESCO CARACCIOLO
Tavoli a distanza all’aperto,
nell’oratorio della parroc-
chia. E sacchetti con un pasto
caldo, distribuiti in strada.
Così la mensa per i poveri di
via Brugnone, che fa capo al-
la parrocchia del Sacro Cuo-
re di Gesù, ieri si è organizza-
ta per aiutare i bisognosi. Im-
possibile, nei giorni dell’e-
mergenza coronavirus, acco-
gliere tutti nella - di solito af-
follatissima - sala interna,
che ospita fino a 140 persone
al giorno. Ma i volontari, più
di 40, che gestiscono la strut-
tura hanno trovato il modo

per continuare ad aiutare chi
è in difficoltà e spesso solo.
«Sono persone non solo pri-
ve di risorse economiche, ma
anche di riferimenti affettivi -
spiega Alexandra Chindris,
che guida i volontari - Per lo-
ro è molto importante sentire
che qualcuno si occupa di lo-
ro». Quando è scoppiata l’e-
mergenza, a fine febbraio, gli
operatori della mensa non
hanno avuto scelta: hanno
dovuto chiudere la struttura
per una settimana. Ma non si
sono mai fermati: hanno ini-
ziato a preparare e distribui-
re all’esterno sacchetti con va-

schette con un primo, un se-
condo e qualcosa in più: «Ab-
biamo aggiunto una meren-
da - prosegue Alexandra
Chindris - A causa dell’emer-
genza in molti, in questi gior-
ni, restano senza cena: alcu-
ni centri diurni hanno rallen-
tato o si sono fermati». Poi la
sala interna è stata aperta,
con tavoli distanziati, per ac-
cogliere fino a 50 persone.
Da ieri, col bel tempo, i ta-
voli sono stati allestiti all'a-
perto, sempre rispettando le
distanze minime: «Ieri si so-
no sedute circa 40 persone,
in due turni - aggiunge Ale-
xandra Chindris - Gli altri
han preferito i sacchetti: ne
abbiamo distribuiti circa
100». L’idea è di proseguire
anche nei prossimi giorni:
«Abbiamo ordinato piccoli
gazebo che proteggano in ca-
so di maltempo». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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CRONACA DI TORINO


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