Il Sole 24 Ore - 11.03.2020

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12 Mercoledì 11 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore


Primo Piano Coronavirus


Petrolio, dietro le quinte si cerca


una tregua alla guerra dei prezzi


La giornata.Maxi aumento di produzione dell’Arabia Saudita, la Russia raccoglie la sfida ma offre


di riaprire le trattative nell’ambito dell’Opec Plus. Stop alla vendita di riserve Usa. Il Brent recupera


Sissi Bellomo


Nella guerra dei prezzi sul mercato


del petrolio l’Arabia Saudita ha sgan-


ciato la bomba atomica, annunciando


che ad aprile aumenterà le forniture


di ben , milioni di barili al giorno:


una quantità di greggio immensa, so-


prattutto oggi che i consumi sono


crollati a causa del coronavirus. Ma


proprio la rapida escalation di Riad –


insieme al crollo delle quotazioni del


barile su livelli insostenibili per qua-


lunque produttore – sembra aver get-


tato le basi per una tregua tra i colossi


petroliferi. Dalla Russia, accanto a


nuove esibizioni di potenza, è infatti


arrivata anche una prima apertura a


riprendere le trattative su tagli di pro-


duzione nell’ambito dell’Opec Plus. E


un altro ramoscello d’ulivo è stato of-


ferto a sorpresa dagli Stati Uniti dello


shale oil, che hanno cancellato la maxi


vendita di riserve petrolifere annun-


ciata un paio di settimane fa.


Per finanziare le casse del Governo


federale la Strategic Petroleum Re-


serve (Spr) avrebbe dovuto cedere,


proprio tra aprile e maggio,  milioni


di barili tra greggio e carburanti, ma


il programma è stato sospeso: «Date


le attuali condizioni del mercato pe-


trolifero, non è il momento ottimale


per vendere», ha spiegato il diparti-


mento dell’Energia.


I negoziatori più esperti conosco-


no la strategia di provocare danni a


scopo dimostrativo, per spingere gli


avversari a tornare al tavolo di tratta-


tive in posizione di debolezza. L’Ara-


bia Saudita, dopo la rottura con la


Russia al vertice Opec Plus, potrebbe
aver agito proprio con questo intento.

L’annuncio di Riad è arrivato in via


ufficiale, con un comunicato di Saudi
Aramco: dal ° aprile le consegne di

greggio «concordate con i clienti» sa-


liranno a , mbg, un aumento del
% rispetto agli attuali , mbg

estratti dalla compagnia. Aramco do-


vrà anche attingere alle scorte, perché



  • come ha precisato il ceo Amin Nas-


ser – le forniture «superano di


mila bg la massima capacità pro-
duttiva sostenibile, che è di  mbg».

La decisione non ha fatto sprofon-


dare ulteriormente le quotazioni del
petrolio che anzi sono rimbalzate del

%, con i future sul Brent che alle 
sfioravano i i  dollari al barile.

Riad nel weekend aveva offerto


super sconti sui prezzi di listino of-
ferti dalla compagnia, che secondo

indiscrezioni hanno spinto alcune


raffinerie ad incrementare del -
% gli ordini di greggio saudita, a

scapito si presume di forniture di al-


tra origine. Circola anche il rumor che
la compagnia di navigazione saudita,

Bahri, abbia prenotato ben  petrolie-


re giganti (le Vlcc) per trasporti il
prossimo mese verso gli Usa.

Anche l'Iraq intanto ha inseguito


i ribassi sauditi, tagliando i cosiddet-
ti Official Selling Prices (Osp). Ma i

suoi sconti sono inferiori a quelli


particati dall’Arabia Saudita: un al-
tro segnale che fa ipotizzare la vo-

lontà di evitare ulteriori escalation


nella guerra dei prezzi.
La Russia ha lanciato messaggi più

ambigui, da un lato raccogliendo la


sfida saudita (anche se con una mi-
nore potenza di fuoco in termini di

capacità produttiva) e dall’altro of-


frendosi di tornare a collaborare nella
cornice dell’Opec Plus.

Il ministro dell’Energia, Alexandr


Novak, ha dichiarato che che Mosca si
accinge ad estrarre mila bg in più

(mossa equivalente a cancellare i tagli


realizzati con l’Opec Plus) e che l’in-
cremento potrebbe spingersi a

mila bg, fino ad arrivare al record


post-sovietico di , mbg.
Novak – che venerdì scorso aveva

fatto saltare le trattative al vertice di


Vienna – si è tuttavia mostrato di-
sponibile a ricucire con gli ex alleati,

dichiarando secondo la Tass di «non


escludere ulteriori misure congiun-
te con l’Opec» e che la prossima riu-

nione dell’Opec Plus potrebbe te-


nersi a maggio o a giugno.
Per ora Riad gli ha sbattuto la porta

in faccia. Il ministro saudita Abdula-


ziz Bin Salman, sentito dalla Reuters,
ha detto di non riuscire a condividere

la fiducia in un meeting così pre-


sto: servirebbe «solo per dimostrare
il fallimento nel fronteggiare l’attuale

crisi». «In un mercato libero – ha rin-


carato la dose – ogni produttore di pe-
trolio è libero di dimostrare la sua

competitività e di conservare e accre-


scere la sua quota di mercato».
Nel frattempo però c’è stata una te-

lefonata (confermata dalla Casa Bian-


ca) tra Donald Trump e Mohammed
Bin Salman, il potente principe eredi-

tario saudita. E il segretario al Tesoro


Usa Steven Mnuchin ha incontrato
l’ambasciatore russo a Washington,

«enfatizzando - così dice una nota


diffusa alla stampa – l’importanza di
mercati energetici ordinati».

Non è chiaro che cosa stia avve-
nendo dietro le quinte. Ma è certo che

il presidente Trump – pur mostran-


dosi spavaldo di fronte a quelli che ha
definito «litigi» tra Mosca e Riad – co-

mincia a temere conseguenze pesanti


per le società dello shale oil.


á@SissiBellomo


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Produzione di petrolio a confronto, livello attuale


(linea continua) e incremento annunciato.


In milioni di barili al giorno


Fonte: Bloomberg

8,

9,

10,

11,

12,

2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020


Russia


Arabia Saudita 12,


11,


Corsa al rialzo


LE RICADUTE DEI PREZZI BASSI


Un doppio colpo


che aggrava la crisi


dello shale Usa


Il settore ha fatto del Paese


un esportatore di greggio


ma è fortemente indebitato


Marco Valsania
NEW YORK

La rivoluzione dello shale, del greggio
e gas da fratturazione idraulica, ha

trasformato gli Stati Uniti da Paese


importatore a esportatore di petrolio
e nel maggior produttore al mondo.

Ma il nuovo terremoto nell’energia,


scatenato dal coronavirus e dalla
guerra dei prezzi inscenata da Arabia

Saudita e Russia, minaccia di aggra-


vare i rovesci economici, moltiplican-
do le bancarotte e imponendo dram-

matici tagli al settore. I segnali fiocca-


no: Marathon Oil ha annunciato ieri
sforbiciate agli investimenti del %

per il «drastico calo» delle commodi-


ties. E se il titolo ha recuperato, rima-
ne quasi dimezzato da inizio settima-

na. Altri protagonisti del fracking, da


Diamondback a Parsley Energy, han-
no fatto scattare riduzioni dei pozzi.

Assieme a rivali come Oasis e alla più


grande Occidental hanno sofferto si-
mili ribassi in Borsa, travolte nella ca-

duta record intraday di lunedì dell’in-


dice energetico dell’S&P .
Gli allarmi su collassi «storici» in

agguato rimbalzano tra gli operatori.


Anche chi non vede tracolli generaliz-
zati, come Ernest Moniz, l’ex segreta-

rio all’Energia dell’amministrazione
Obama, pronostica bufere su produt-

tori piccoli e medi, con una drastica


concentrazione a favore di colossi.
È una resa dei conti che ha radici in

anni di eccessi e tensioni. Il boom del-
lo shale ha visto nell’ultimo decennio

investimenti per centinaia di miliardi,


segnati però anche da performance
molto deludenti. Fragili sono anzitut-

to tante società gravate da alto debito,


parte della scommessa sul fracking,
da Chesapeake a Whiting Petroleum.

Solo l’anno scorso, le banche han-


no denunciato prestiti in sofferenza
per oltre un miliardo legati al compar-

to. Nonostante sforzi di ristruttura-


zione e risparmio durante una prima
débâcle nel , l’anno scorso i crack

in Nordamerica sono ancora aumen-


tati del %,  in quattro anni.
Un calo dei prezzi del greggio in un

range compreso tra  e  dollari al


barile può spedire oggi in grave passi-
vo ampie fasce dello shale Usa, consi-

derato in parità a forse - dollari.


E Goldman Sachs teme che crisi e con-
flitti schiaccino il barile verso i  dol-

lari, con «acuti stress finanziari e de-
clini di produzione». L’impatto è tale

che tra gli analisti il sospetto è che il


conflitto Mosca-Riad abbia tra gli
obiettivi, nel clima già incerto per la

frenata economica, quello di accapar-


rarsi quote di mercato globali ai danni
degli arrembanti americani.

Arrembanti lo sono stati: dal 


la produzione Usa - trainata dallo
shale che ne rappresenta il %, ,

milioni di barili al giorno - si è impen-


nata nel  al record di , milioni
di barili quotidiani, un incremento

ancora dell’% dal . Il solo Per-


mian Basin in Texas e New Mexico,
assieme al Marcellus in Pennsylvania

area leader nel fracking, estrae oltre


un terzo del greggio statunitense.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un calo del-


le quotazio-


ni in un ran-


ge tra i 30


e i 40 dollari


può spedire


in pesante


passivo


molte


società


Trump tele-


fona al prin-


cipe saudita


Mohammed


Bin Salman,


il segretario


al Tesoro


Usa vede


l’ambascia-


tore russo


MERCATI


Rischio recessione per i Paesi del Golfo. Lo ipotizza
Oxford Economics, in uno studio in cui calcola le

conseguenze del barile attorno ai 30 dollari sui bilanci dei


Paesi del Consiglio della cooperazione del Golfo (nella
foto il premier degli Emirati Mohammed bin Rashid).

20%


IL DEFICIT IPOTIZZATO PER IL KUWAIT NEL 2020
Nel modello di Oxford Economics è il Paese più penalizzato, ma
anche Oman e Arabia Saudita vedrebbero deficit a due cifre
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