Il Sole 24 Ore - 11.03.2020

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Il Sole 24 Ore Mercoledì 11 Marzo 2020 17


Finanza


Mercati


IMAGOECONOMICA

Brembo. Ha chiuso il 2019 con 2,5 miliardi di ricavi e 512 milioni di margine


Le grandi compagnie


assicurative italiane sono al
lavoro per valutare l’impatto

del Coronavirus. Focus su


Solvency ratio e cedole
Galvagni—a pag. 

Assicurazioni


Compagnie


al test del Covid


Possibile impatto


sulle cedole


Un piano record da ,


miliardi per i prossimi cinque
anni per potenziare il sistema

elettrico: è la strategia al 


annunciata ieri da Terna
Dominelli—a pag. 

Infrastrutture


Terna, un piano


da 7,3 miliardi


per rafforzare


la rete elettrica


Terna.
Luigi Ferraris,
ad del gruppo

IERI LA RIUNIONE DELLE CONSOB EUROPEE


Summit virtuale delle authority: mercati aperti


Laura Serafini


L’Autorità europea che vigila sui


mercati finanziari ha condiviso la


strategia e supportato la linea adot-
tata dalla Consob a fronte dei pesanti

crolli di piazza Affari di questi giorni.


L’indirizzo è emerso ieri in occasio-
ne di un incontro, rigorosamente

online, tra gli esponenti dell’Esma e
dell’Autorità italiana per valutare

eventuali interventi concordati qua-


lora la situazione dovesse degenera-
re. La linea resta quella di evitare li-

mitazioni straordinarie e interventi


sui titoli, che non siano le sospensio-
ni per eccesso di ribasso che scattano

quando le perdite si avvicinano ai


parametri previsti dai trading halt,
introdotti dalla Mifid. Stando a

quanto comunicato lunedì da Con-
sob in una nota, in questi giorni le

sospensioni momentanee disposte


ai sensi dei meccanismi sopra de-
scritti, «stanno funzionando bene».

Nessun intervento speciale, dun-


que, nonostante le richieste arrivate
nei giorni scorsi da vari esponenti

politici, tantomeno la chiusura di


piazza di Affari, che tra l’altro do-
vrebbe essere disposta da Borsa Ita-

liana. La Consob mantiene i nervi


saldi e decide che al momento non
sono necessarie misure aggiuntive

per mantenere una regolare nego-
ziazione dei titoli a piazza Affari.

Una delle motivazioni è nel fatto che


azioni di molte società quotate su al-
tre piazze finanziarie (Stati Uniti per

esempio e non solo) oppure su di-


verse piattaforme potrebbero essere
esposte a un massacro in termini di

vendite sulle piazze aperte espri-


mendo livelli di prezzo che poi si ri-
fletterebbero sulla Borsa italiana

una volte riavviate le negoziazioni.


È vero anche, però, che dal con-
fronto avuto ieri tra le due Autorità

non è emersa la prospettiva che pos-


sa essere messo a punto un piano
condiviso a livello europeo, sotto la

supervisione di Esma, per fare fron-


te a emergenze sulle piazze finan-
ziarie come quella che sta caratteriz-

zando in questi giorni tutti i mercati
dell’Unione europea. E questo, an-

cora una volta, viene visto come il


segnale che l’Europa non riesce a es-
sere unita in modo efficace neanche

in situazioni eccezionali come


l’emergenza che il coronavirus ha
generato a livello globale.

Consob, in ogni caso, continuerà


a monitorare da vicino la situazione
riservandosi giorno per giorno la va-

lutazione eventuali misure da adot-


tare - come la sospensione delle ven-
dite allo scoperto - eventualmente

poi verificando con Esma gli effetti.


L’Autorità italiana, in ogni caso,
ieri aveva spiegato che «l’adozione

del divieto unilaterale di short sel-


ling è valutata, secondo il Regola-
mento europeo, se la caduta dei corsi

supera mediamente il % e in pre-
senza degli altri presupposti». La so-

spensione di tutte le contrattazioni


di Borsa, aveva aggiunto, «invece sa-
rebbe una decisione che spegnereb-

be l’indicatore di prezzo senza ri-


muovere le cause, generando pro-
blemi di mercato di non facile solu-

zione nell’immediato futuro». E


cioè, il problema coronavirus non
sarà superato in tempi brevi, per cui

sospendere le negoziazioni significa


solo rimandare di qualche giorni il
problema, con il rischio che alla ria-

pertura dei mercati le perdite siano


nettamente superiori. Lunedì anche
il ministero dell’Economia aveva ri-

conosciuto la validità della linea di
indirizzo adottata dalla Consob.

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I PROGETTI DI IPO


Matricole al bivio


sul dossier quotazione


Carlo Festa


C’è chi continua a guardare il tra-
guardo della quotazione primaverile,

c’è chi rinvia lo sbarco a Piazza Affari


al periodo pre-estivo o al più tardi al-
l’autunno, chi prova ad avviare un

cosiddetto doppio binario e infine chi
preferisce guardare a un possibile

matrimonio. In epoca di coronavirus


tra i settori più colpiti c’è sicuramente
quello delle future matricole di Piaz-

za Affari: sul listino principale, esclu-


dendo le Ipo sull’Aim, si attendevano
tra primavera e l’autunno almeno

quattro matricole di buon livello.


Tra chi conferma l’approdo in
Borsa ci dovrebbe essere il gruppo

emiliano Gvs. L’Ipo, sotto la regia


dell’advisor Lazard, resta prevista
nella tarda primavera. La società fon-

data nel  da Grazia Valentini e


oggi guidata dai figli Massimo e Mar-
co Scagliarini produce soluzioni

avanzate di filtrazione ma anche ma-


scherine per l’industria. Gvs può con-
tare su due punti forti: il % del suo

fatturato è generato in modo diversi-


ficato al di fuori dell'Italia. Inoltre Gvs
è salito agli onori delle cronache per-

ché produce le mascherine omologa-


te contro il coronavirus.
Tra le matricole dell’anno, nelle

attese, ci dovrebbe essere anche In-


tercos: il gruppo, produttore di co-
smetici che fa capo principalmente

all’amministratore delegato Dario


Ferrari, non ha mai dato un timing
per la quotazione, pur affidando un

incarico a Rothschild, Bnp Paribas,


Morgan Stanley, Ubs e a White &
Case, come consulente legale. Ora

Intercos valuterà la tempistica se-


condo l’andamento della situazio-
ne. Di sicuro il gruppo non sarà ri-

cordato per la fortuna, malgrado il


business solido e con forte presenza
internazionale: già nel  aveva

tentato l’Ipo e ora l’avvento del-


l’emergenza coronavirus (quattro
stabilimenti sono in Cina) rischia di

ritardare i tempi.


Tra chi stava correndo per debut-
tare ad aprile in Borsa c’era anche

Giochi Preziosi. La documentazione


da presentare per lo sbarco era quasi
pronta. Il coronavirus ha bloccato

tutto e l’Ipo potrebbe essere rinviata


a giugno. C’è da dire che per Giochi
Preziosi si sarebbe aperta in modo

inaspettato un’alternativa all’Ipo.


Due private equity si sarebbero fatti
avanti con l’azionista, ma tutto sa-

rebbe stato congelato in attesa che


finisca l’emergenza sanitaria.
Tra i dossier più interessanti in

prospettiva c'è infine Sia, la control-
lata di Cdp Equity attiva nei sistemi di

pagamento. In questo caso la banca


d’affari Jp Morgan ha il mandato
esplorativo di valutare la migliore

opzione tra Ipo e matrimonio indu-


striale. Secondo i rumors alla fine po-
trebbe essere prescelta la seconda

ipotesi. Il candidato ormai da mesi è


il gruppo Nexi, anche se trattative
concrete non sono ancora partite.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Non è ancora condivisa


l’idea di un piano Esma


in caso di emergenza


Gvs non rinuncia, i dubbi


di Intercos e Giochi Preziosi,


la partita del gruppo Sia


Piazza Affari non si ferma. A Palazzo Mezzanotte non


c’è ormai quasi più nessuno. Da quando a Codogno è
stato scoperto il primo contagiato da coronavirus, Bor-

sa italiana si è gradualmente convertita allo smart


working, assicurando comunque il normale funziona-
mento del mercato. Al netto di un normale presidio,

«riusciamo a far funzionare tutto da remoto, senza che


ci sia la necessità di avere fisicamente personale pre-
sente in ufficio», assicura a Il Sole  Ore l’amministra-

tore delegato, Raffaele Jerusalmi. Le negoziazioni in


questi giorni convulsi non hanno subito intoppi, gli
intermediari non hanno segnalato particolari disagi e

gli scambi sono rimasti fluidi, anzi più vivaci


del solito da quando è stata blindata la Lom-
bardia, con  miliardi di controvalore lunedì,

quasi il triplo rispetto alla media giornaliera


dello scorso anno.
Dopo lo scrollone, ieri le quotazioni hanno

anche tentato il rimbalzo che è durato per


buona parte della seduta, dando ragione a chi
riteneva irragionevole chiudere il mercato.

«Certo che ci siamo consultati in questi giorni


con la Consob», risponde l’ad di Borsa italia-
na, che è tra quelli che ritiene insensato chiu-

dere il mercato quando poi le azioni puoi


scambiarle altrove. Ma se anche si riuscisse
a ingabbiare gli investitori, cosa succedereb-

be poi alla riapertura? «Persino quando Wall
Street ha dovuto chiudere diversi giorni, do-

po il crollo delle Torri gemelle, Borsa italiana


non si è fermata un solo secondo. Gli americani aveva-
no ancora il sistema alle grida (con i trader fisicamente

presenti sul parterre a contrattare, ndr), mentre invece


noi eravamo già da tempo passati alle negoziazioni
elettroniche».

Ok, se non ha senso chiudere una Borsa quando poi


gli scambi puoi farli da un’altra parte, perché almeno
non cercare di limitare i danni, per esempio agendo

sulle vendite allo scoperto? «Premesso che è una deci-


sione che spetta alle Autorità, non credo che si tratti di
una misura efficace se presa solo a livello locale. Biso-

gnerebbe adottarla almeno su scala europea e quando


si tratta di intervenire su settori o situazioni specifiche,
ma non sull’intero listino indiscriminatamente». «In

questo caso - aggiunge - non mi sembra che siano state


le vendite allo scoperto a dare la direzione. Le vendite
sono arrivate da chi voleva davvero realizzare».

Ribassi violenti, seguiti da riprese ardite e poi ancora


da ricadute. Ma non è che questo andamento da monta-
gne russe è indicativo del fatto che ormai gli scambi

sono “robotizzati” e che dunque è improprio parlare di


panico come pure di euforia irrazionale? «È un fatto
che l’utilizzo degli algoritmi sia ormai la modalità di

negoziazione più diffusa, sicuramente poco condizio-


nata dagli aspetti emozionali. È però altrettanto vero
che le “macchine” eseguono i programmi impostati da

esseri umani - commenta Jerusalmi – E un rimbalzo ci


stava dopo che il listino ha corretto di oltre il % in
poche settimane. Ma questa comunque è un’opinione

personale. Ciascuno fa le valutazioni che crede».
La surreale situazione in cui è precipitato il Paese a

causa dell’epidemia, scoppiata in primo luogo in Cina,


sta però interferendo anche per altro verso sulla “nor-
male” vita dei mercati. Per esempio non è ancora ben

chiaro come e quando si svolgeranno le assemblee di


bilancio, col rischio concreto che si ritardi la distribu-
zione dei dividendi sui quali, in tempi “normali”, i fondi

contano per programmare gli investimenti. «Certa-


mente – osserva Jerusalmi – quello dei dividendi è un
problema, ma non credo sia insormontabile».

C’è di peggio. Se per esempio si fermasse l’attività


produttiva in Lombardia per un paio di settimane, sia-
mo sicuri che la Borsa sarebbe ancora in grado di fun-

zionare? «Io penso di sì, per quanto ci riguarda – è


convinto l'ad di Borsa Spa – I provvedimenti presi fino-
ra mi sembrano sufficienti, ma non conosco in detta-

glio la situazione sanitaria per poter giudicare». Incro-


ciamo le dita.


—Antonella Olivieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

I MERCATI


Raffaele
Jerusalmi.

Amministratore


delegato
di Borsa italiana

BORSA ITALIANA E CORONAVIRUS


Piazza Affari, la gestione


è da remoto: «Volumi


record senza intoppi»


«I nostri impianti


italiani non devono


essere chiusi»


INTERVISTA


MATTEO TIRABOSCHI


Il vicepresidente Brembo:


«Ora che la Cina è ripartita


c’è spazio per recuperare»


«Investimenti confermati


nella R&S, procede l’avvio


dei siti in Cina e Polonia»


Matteo Meneghello


I


l parcheggio del Km rosso,


quartiere generale della
Brembo, è pieno a metà. Chi

può è in smart working, l’atti-


vità prosegue, almeno per ora. Il
gruppo bergamasco, attivo nella

produzione di sistemi frenanti


per il segmento premium, si è
quasi lasciato alle spalle l’emer-

genza cinese legata al Covid-,


e nel frattempo i conti del 
sono stati tutto sommato (per lo

meno visti i tempi) soddisfacen-


ti: si sono chiusi con un fattura-
to in calo dell’,% a , mi-

liardi e una marginalità in tenu-
ta rispetto al ,  milioni di

Ebitda, pari al ,% dei ricavi.


Ma la nuova emergenza ora è in
Europa, dove la sfida di mante-

nere inalterata operatività e


profitti è appena iniziata. Il vi-
cepresidente Matteo Tiraboschi

è preoccupato, ma non pessimi-


sta sulla tenuta del , che ri-
schia di incorporare un rallenta-

mento. «È difficile fare previsio-


ni - spiega in questa intervista a
Il Sole  Ore -. La Cina è riparti-

ta, ed è un paese in grado di re-


cuperare velocemente tutto il
terreno che ha perso nel corso

degli ultimi mesi. A livello euro-


peo senza dubbio l’impatto sarà
significativo, ma la seconda par-

te dell’anno potrebbe offrire


un’occasione di recupero. È un
anno tutto da vedere e da capire,

potrebbe riservarci anche sor-


prese positive».
In questo momento però la si-

tuazione italiana è critica e Ber-


gamo è l’epicentro della diffusio-
ne del virus: teme per l’operativi-

tà? Ha un piano B in caso di uno


stop produttivo?
Tutto per ora procede bene, è tut-

to sotto controllo. Per noi è vitale
un approvvigionamento continuo

di materie prime, potere spedire


prodotti finiti e tenere aperti i no-
stri tre stabilimenti italiani, che

rappresentano il % della capa-


cità produttiva. Stiamo cercando
di capire se è possibile, nell’even-

tualità in cui dovesse servire, spo-
stare alcune produzioni. In alcuni

casi è fattibile, in altri diventereb-


be complicato. La catena della
produzione è legata all’Europa:

fermare la Lombardia e l’Italia, in


questo momento, significherebbe
fermare l’Europa.

Teme le conseguenze di un ul-


teriore giro di vite?
Noi in questo momento siamo

impegnati al % per garantire


la sicurezza di tutti e proseguire
con l’attività. L’invito a stare a

casa va bene interpretato: biso-


gna evitare i locali pubblici e tut-
te le possibili ccasioni di assem-

bramento, ma questo non signi-


fica stare a casa dal lavoro: se
tutti faremo il nostro dovere ne

usciremo, altrimenti oltre alla


crisi sanitaria si aggiungerà una
crisi economica e questo potreb-

be portare veramente il paese al


collasso.
I ricavi di Brembo in Germania

sono crollati del , per cento,


mentre la componente legata alle
quattro ruote è in calo del , per

cento, a differenza degli altri


segmenti. Siamo di fronte a un


cambiamento strutturale?
Non immagino un anno positivo

per le quattro ruote, le vendite


saranno sicuramente inferiori
rispetto a quelle risportate l’an-

no scorso. Ma è un trend guidato


anche da eventi straordinari, al-
meno se penso a questi mesi.

L’ultima parte dell’anno potreb-


be ritrovare una situazione di
normalità.

L’emergenza coronavirus è


una eventuale pressione su volu-
mi e margini potrebbe impattare

sul budget di investimenti nel


?
Anche in questo caso è difficile fa-

re previsioni. Il quadro non è chia-


ro, anche se posso già dire che gli
investimenti in R&S sono confer-

mati: se vogliamo restare compe-


titivi non possiamo cedere nulla.
Diverso è il caso degli investimenti

in aumento della capacità produt-
tiva. Stiamo terminando il ramp

up dei due nuovi stabilimenti in


Polonia e in Cina. Per il resto dob-
biamo vedere come si comporterà

il mercato.


Accantonato quindi, per il mo-
mento, l’approccio a eventuali

operazioni m&a, per i quali ave-


vate preparato il terreno con il
voto maggiorato e la delega al-

l’aumento del capitale sociale?


Tutt’altro, siamo sempre atti-
vi. Magari è proprio in mo-

menti come questo, con situa-


zioni che cambiano in maniera
inaspettata, che si possono

aprire opportunità non imma-


ginabili in una situazione di
normalità.

Cosa pensa invece dell’Ops di


Intesa Sanpaolo su Ubi, di cui la
famiglia Bombassei è grande

azionista?


Il Car, patto cui aderiamo come
azionisti, si è espresso in manie-

ra chiara. Tutti i soci sono alli-


neati. Per Intesa è sicuramente
un’ottima operazione, ben pre-

parata, ma per il territorio e Ubi


non è l’opzione migliore. È un
istituto ben gestito, che deve es-

sere protagonista in aggregazio-
ni future, rimanendo sul territo-

rio. È la mission che ha sempre


avuto Ubi, come dimostra la
stessa storia di Popolare di Ber-

gamo con Brembo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se tutti faremo il nostro


dovere ne usciremo,


altrimenti si aggiungerà


una crisi economica


Matteo Tiraboschi


VICEPRESIDENTE BREMBO

Piazza Affari.


Palazzo
Mezzanotte, sede

della Borsa
italiana a Milano

ANSA
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