Le Scienze - 04.2020

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no. Abbiamo osservato per esempio che vicino alle zone più aci-
dificate l’abbondanza e la produzione di microalghe bentoniche
aumenta, soprattutto le diatomee. Insomma, la diversità funzio-
nale dell’ecosistema diminuisce. In alcune specie di diatomee ab-
biamo osservato una deformità del rivestimento siliceo. Studiamo
tutto: dai batteri ai macroinvertebrati.


Chi gestisce il laboratorio?
Uno degli aspetti che mi entusiasma di Panarea è che pur essen-
do un laboratorio giovane è già molto produttivo e questo è anche
il frutto di molte collaborazioni già in atto. Oggi quasi tutti i nostri
progetti sono il risultato di una collaborazione tra OGS, Sapienza
Università di Roma, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia


(INGV) di Palermo e Stazione zoologica «Anton Dohrn» di Napoli,
ma il laboratorio di Panarea è a disposizione della comunità scien-
tifica e industriale di tutta Europa. Panarea, tra l’altro, essendo una
delle eccellenze dell’European Carbon Dioxide Capture and Stora-
ge Laboratory Infrastructure (ECCSEL), è sempre più richiesta an-
che da ricercatori e ricercatrici stranieri. In futuro spero che le co-
munità che lavorano sul clima si confronteranno di più con quelle
che si occupano di CCS: c’è molta conoscenza, ma poca interazio-
ne tra i due gruppi. Panarea può essere un punto di incontro.

Ho sentito che il laboratorio ha ricevuto un finanziamento importante.
Certo, e presto al laboratorio di Panarea troverai proprio tutto
quello che serve a oceanografi, geofisici, biologi. Abbiamo ricevu-
to un finanziamento dal MIUR di 8,8 milioni di euro per l’imple-
mentazione del laboratorio che ora si arricchirà di strumentazio-
ne all’avanguardia. Avremo un nuovo osservatorio sottomarino
gestito da INGV e Istituto nazionale di fisica nucleare per l’acquisi-
zione automatica e in continuo di misure chimiche e fisiche. E poi
attendiamo con ansia alcuni veicoli di ultima generazione tra cui
un AUV, cioè un veicolo autonomo subacqueo, in grado di esegui-
re in remoto misure ad alta risoluzione, un ROV, ovvero un veicolo
filoguidato dotato di telecamera e di un braccio per la raccolta dei
campioni, e un drone per il monitoraggio marino costiero.

Non sfuggirà neppure una bolla...
Scherzi? Studiamo perfino quelle. Come si distribuiscono nel-
la colonna d’acqua, quando e in che condizioni avviene la dissolu-
zione di CO 2 nell’acqua. C’è perfino un progetto dell’Università di
Parma per studiarne il suono. Il rumore delle bolle serve a valuta-
re attività vulcanica e quantità di gas liberata dal fondale marino.

E poi c’è la scuola di subacquea scientifica, una full-immersion a tut-
to tondo, direi.
Questo è un altro risultato importante. Dal 2015 offriamo una
Summer School finalizzata a ottenere il brevetto di subacqueo
scientifico. Chi partecipa, e non si tratta unicamente di ricercato-
ri, impara non solo dal–a geologia alla biologia di ambienti marini
e idrotermali, ma anche tecniche di mappatura, campionamento,
tecniche di visual census e misure in situ. A oggi abbiamo formato
una quarantina di sub.

di Jacopo Pasotti


È ricercatrice oceanografa della Sezione
oceanografia dell’OGS. Le sue attività di ricerca
riguardano lo studio delle dinamiche della
sostanza organica e del ciclo biogeochimico del
carbonio in ambienti lagunari, polari e costieri.

Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata
sui rischi di impatto ambientale associati al
confinamento geologico di CO 2 in ambiente
marino e sulle problematiche connesse
all’acidificazione degli oceani.

È responsabile dell’infrastruttura di ricerca
ECCSEL NatLab-Italy di Panarea e coordinatrice
della Scuola di subacquea scientifica per studenti,
ricercatori e professionisti del settore ambientale
e marino.

CHI È
CINZIA DE VITTOR

Scienziati ammollo. Ricercatori al lavoro
a Panarea, una delle isole Eolie, in Sicilia.
Sullo sfondo a sinistra, l’isola di Stromboli.
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