Le Scienze - 04.2020

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Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Uno strato di regolite,
la finissima polvere lunare, spesso
fino a 12 metri. Poi una serie di
strati ricchi di detriti espulsi da
impatti con meteoriti alternati a
strati composti da materiali più
fini. Tutto questo fino a 40 metri
di profondità, oltre i quali il radar a
bordo del mini-rover cinese Yutu-
non ha la capacità di indagare.
È questa, rilevata per la prima
volta, la stratigrafia del sottosuolo
della regione lunare nota come
bacino Polo Sud-Aitken, localizzata
sulla faccia nascosta e quindi
inaccessibile alla vista dalla Terra.
I dati raccolti nell’ambito della
missione cinese Chang’e-4, la
prima ad aver portato un lander
sull’emisfero lontano della Luna,
sono stati analizzati da un gruppo
di cui fanno parte anche ricercatori
dell’Università degli studi Roma
Tre e dell’Istituto per il rilevamento
elettromagnetico dell’ambiente del
Consiglio nazionale delle ricerche.
I risultati sono stati pubblicati su
«Science Advances».
La faccia nascosta della Luna, con
una crosta spessa, composta da
rocce originarie, vecchie miliardi
di anni, è diversa da quella della
faccia visibile, ben studiata grazie
al programma Apollo, con una
crosta più sottile e caratterizzata
da ampie regioni scure, i mari
lunari, composti da lava basaltica
solidificata proveniente dal
mantello. Chang’e-4 contribuisce
alla comprensione della storia
geologica dell’emisfero lontano, ed
è importante anche per lo studio di
una regione lunare che potrebbe
essere obiettivo di future missioni.
È qui che nel 2008 la sonda
indiana Chandrayaan-1 ha rilevato
la presenza di ghiaccio d’acqua.
Emiliano Ricci

Viaggio di coppia. Il lander cinese Chang’e-4 sulla faccia nascosta
lunare in una foto scattata dal rover Yutu-2 nella regione nota come bacino
Polo Sud-Aitken. La missione è partita il 7 dicembre 2018 ed è arrivata sul
nostro satellite naturale il 3 maggio 2019.

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