Le Scienze - 04.2020

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80 Le Scienze 6 20 aprile 2020


INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

manifestato grande entusiasmo per alcuni dei primi risultati, so-
no anche tra i primi ad ammettere le incertezze dell’IA in termi-
ni di profitti, se si considera il numero esiguo di nuovi candidati
ottenuti tramite intelligenza artificiale e arrivati alla sperimenta-
zione sugli animali, per non parlare di quelli che hanno raggiun-
to i trial su esseri umani. Il tempo ci dirà se l’IA sarà in grado di
migliorare l’efficienza della ricerca farmacologica, afferma Sara
Kenkare-Mitra, vice presidente senior per lo sviluppo della scien-
za di Genentech, una sussidiaria di Roche, e anche se questo av-
verrà, «non possiamo ancora sapere se si tratterà di un migliora-
mento incrementale o di un salto esponenziale». Anche se molti
dei farmaci derivanti dalle ricerche effettuate con IA raggiunges-
sero la fase di sperimentazione sugli esseri umani, il quesito non
riceverà una risposta certa fino a quando i farmaci non otterranno
l’approvazione della FDA.
Saurabh Saha, di Bristol-Myers Squibb, suggerisce che la velo-
cità di accesso al mercato dei farmaci progettati tramite IA si man-
terrà ridotta per un certo periodo. Il ritmo potrebbe però aumen-
tare drasticamente se i processi di verifica e approvazione fossero
snelliti, tenendo in considerazione la capacità dei sistemi di ma-
chine learning e deep learning di prevedere in modo più accurato
quali farmaci abbiano maggiori probabilità di essere sicuri ed ef-
ficaci e quali pazienti siano più idonei ad assumerli. «Se le autori-

tà di regolamentazione dovessero cogliere il valore dell’intelligen-
za artificiale come appare ai nostri occhi, la situazione potrebbe
cambiare radicalmente», afferma Saha. «In alcuni casi – aggiunge


  • potremmo essere autorizzati ad aggirare le sperimentazioni su-
    gli animali e passare direttamente a quelle sugli esseri umani, una
    volta dimostrato che questi farmaci possono colpire i loro bersa-
    gli senza effetti tossici». Saha riconosce però che per ottenere que-
    sti cambiamenti saranno necessari ancora molti anni, aggiungen-
    do che è sbagliato pensare che l’intelligenza artificiale sostituirà
    gli scienziati e la ricerca tradizionale; pur fornendo un sostegno e
    amplificando le attività umane, l’IA dipende comunque dall’uomo
    per creare nuove intuizioni biologiche, stabilire direzione e prio-
    rità della ricerca, guidare e convalidare i risultati e produrre i da-
    ti necessari.
    In realtà, il clamore che circonda la ricerca farmaco logica ba-
    sata sull’IA potrebbe essere addirittura dannoso, sostiene Narain,
    perché le promesse eccessive potrebbero provocare delusioni e
    ripercussioni negative. «Siamo ancora alle prime fasi. Dobbiamo
    mantenere un basso profilo e riconoscere che si tratta di strumen-
    ti potenzialmente utili, non di vere e proprie soluzioni», afferma.
    Kurji punta il dito contro le aziende di IA che, a suo giudizio, fan-
    no proclami di marketing eccessivi, come quello di aver ridotto il
    numero elevato di anni e i miliardi di dollari necessari per svilup-
    pare un nuovo farmaco a poche settimane e qualche centinaio di
    migliaia di dollari. «Questa è una bugia bella e buona, e dire certe
    cose è irresponsabile e controproducente», afferma. Tuttavia, per


corrispondenti, che vanno dalla capacità di una cellula di produr-
re energia alla rigidità della sua membrana.
Tutti i dati sono poi elaborati da una serie di programmi di deep
learning che cercano eventuali differenze tra cellule sane e ma-
late, con l’obiettivo finale di concentrarsi su quelle proteine che
sembrano avere un impatto sulla malattia. In alcuni casi le protei-
ne diventano possibili bersagli; a quel punto il programma di Berg
può iniziare a cercare composti in grado di modificare farmaco-
logicamente i bersagli. Inoltre, poiché il programma è in grado di
distinguere i casi in cui il bersaglio sembra causare la malattia so-
lo in un sottoinsieme di pazienti, può mettere in rilievo le caratte-
ristiche che distinguono quei pazienti, per esempio alcuni geni,
aprendo la strada a un approccio basato sulla medicina di precisio-
ne: in altre parole, i pazienti potranno essere esaminati prima di ri-
cevere il farmaco per determinare se il farmaco in questione sarà
efficace o meno su di loro.
Il farmaco più interessante prodotto dal lavoro di Berg, e in ge-
nerale il più interessante emerso finora dalla ricerca legata all’IA,
è un antitumorale chiamato BPM31510. Di recente ha superato un
trial di fase II per pazienti con tumore pancreatico in stadio avan-
zato, una forma particolarmente aggressiva e difficile da curare.
Spesso gli studi di fase I non forniscono molte indicazioni sul po-
tenziale di un farmaco, tranne sulla sua tossicità a determinate do-
si, mentre la fase I di BPM31510 rispetto ad altri
tumori ha fornito alcune conferme sulla capa-
cità del programma di Berg di prevedere il 20
per cento circa di pazienti che probabilmen-
te avrebbero risposto positivamente al farma-
co, insieme a quelli con maggiori probabilità di
sviluppare reazioni avverse.
Inoltre l’analisi dei campioni di tessuti pro-
venienti dal trial ha fatto sì che il programma di
Berg riuscisse a prevedere, contro ogni intui-
zione, che il farmaco sarebbe stato più efficace contro le forme più
aggressive del tumore, colpendo alcuni meccanismi che svolgo-
no un ruolo più importante in questi tumori. Se il farmaco dovesse
essere approvato, Berg potrebbe effettuare un’analisi successive
all’immissione sul mercato su circa un paziente ogni 100 «in modo
da continuare a migliorarne l’uso», afferma Narain.
Berg sta inoltre collaborando con il gigante farmaceutico Astra-
Zeneca nella ricerca di bersagli per la malattia di Parkinson e altre
malattie neurologiche, e con Sanofi Pasteur nell’identificazione di
vaccini più efficaci contro l’influenza. E lavora anche con lo U.S.
Department of Veterans Affairs e la Cleveland Clinic per la ricer-
ca di bersagli per il cancro alla prostata. Il programma dell’azienda
ha già identificato alcuni meccanismi per test diagnostici che po-
trebbero distinguere i tumori dai casi benigni di allargamento del-
la prostata, al momento difficili da riconoscere senza ricorrere al-
la chirurgia.


Al di là dei proclami


L’interesse delle grandi case farmaceutiche nell’introdurre le
attività di intelligenza artificiale nella ricerca di nuovi farmaci è
confermato dall’avvio di almeno 20 collaborazioni tra le principali
società e le aziende tecnologiche che fanno ricerca farmacologica
basata sull’IA. Pfizer, GlaxoSmithKline e Novartis sono tra le
aziende che si dice abbiano sviluppato importanti competenze di
IA internamente, ed è probabile che altre siano sulla stessa stra-
da. Sebbene i responsabili della ricerca di queste aziende abbiano


Il farmaco più interessante emerso finora dalla

ricerca legata all’IA è un antitumorale che ha

superato un trial clinico di fase II per pazienti

con cancro al pancreas in stadio avanzato
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