Le Scienze - 04.2020

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Al pub con Schrödinger


Un mare di plastica


La teoria quantistica spiegata dal nipote del fisico


L’impatto di questo materiale sugli oceani del pianeta


La fisica quantistica è spesso presentata come una te-
oria adatta ad analizzare il mondo microscopico degli
atomi e delle particelle elementari. In realtà, la teoria
quantistica ha implicazioni che riguardano anche la re-
altà macroscopica della vita quotidiana. Uno dei fauto-
ri di questa tesi era il fisico austriaco Erwin Schrödinger,
che sosteneva che persino un gatto poteva trovarsi in
uno stato «quantistico», cioè indeterminato come quello
di un elettrone. Anche Terry Rudolph, che di Schrödin-
ger è nipote, ritiene che il contenuto più innovativo del-
la fisica quantistica non riguardi le particelle elementa-
ri, ma il punto di vista da cui analizziamo la realtà. Se ci
si allontana da atomi e molecole, l’approccio quantistico
può essere insegnato anche senza l’apparato matemati-
co indispensabile nei corsi universitari di fisica.
Questa è la scommessa di Rudolph, docente all’Im-
perial College di Londra: spiegare la teoria quantistica
usando le quattro operazioni e un poco di logica. E sen-
za adoperare parole come «quanto» o «quantistico», se
non nel titolo. Si può fare: basta invertire l’ordine dei fat-


tori e cominciare dalla fine. Cioè dalle applicazioni più
avanzate della teoria quantistica all’informatica piuttosto
che dagli esperimenti dell’inizio del secolo scorso – l’ef-
fetto fotoelettrico, il corpo nero – da cui parte ogni bra-
vo insegnante.
Ancor prima di comprenderne il senso fisico, gli stati in-
determinati («nebbiosi», scrive Rudolph) possono risol-
vere problemi tradizionalmente complicati in pochi pas-
saggi. Gli algoritmi impiegati nei computer quantistici si
basano proprio su questa possibilità. Ma la logica quan-
tistica si può applicare anche a quesiti più semplici, co-
me scoprire se i lingotti rubati a una banca sono veri o
falsi o a smascherare un esperimento di telepatia. Gra-
zie a esempi come questi, Rudolph permette a chiun-
que di entrare nel mondo quantistico e di esplorarne
le implicazioni epistemologiche, aiutandosi con un lin-
guaggio che ricorda una chiacchierata in un pub più
che una lezione universitaria. Il risultato finale è un’affa-
scinante miscela di chiarezza espositiva e rigore logico.
Andrea Capocci

Ogni minuto finiscono in mare 300 chilogrammi di pla-
stica, otto milioni di tonnellate all’anno. Una buona par-
te è costituita da oggetti monouso, di vita breve ma fatti
di un materiale progettato per durare fino a centinaia di
anni. Da dove viene? Dove va? Come è fatta? Che cosa le
succede? In superficie c’è solo l’uno per cento del tota-
le, il cinque per cento si spiaggia, il resto si deposita sul
fondo. Per oltre il 90 per cento, sono micro e nanopla-
stiche distribuite su colonne d’acqua di 30 metri e sul
fondo: fino a quattro miliardi ogni chilometro quadrato.
Questi e molti altri i vertiginosi numeri e fatti che la chi-
mica Eleonora Polo raccoglie in un saggio molto ben do-
cumentato, ricco di foto e grafici, che chiarisce la natura
delle isole di plastica. Non le distese di rifiuti galleggian-
ti fotografate dai mezzi di comunicazione, che sarebbe-
ro altrimenti viste dai satelliti, soprattutto nei gyre, gli 11
punti di accumulo distribuiti per il globo formati dalle
correnti oceaniche. Perché la plastica in mare si muove,
cambia, si degrada, forma nuove incrostazioni rocciose
ed ecosistemi inediti. Fino a un milione di uccelli mari-


ni e 100.000 mammiferi muoiono di fame con lo stoma-
co zeppo di detriti.
I focus sull’Italia e sul Mediterraneo, a tutti gli effetti un’i-
sola di plastica, evidenziano che il problema ci riguar-
da da assai vicino: tra ingestione e inalazione ognuno ne
assimila l’equivalente di una carta di credito a settima-
na. Così, l’artista Maria Cristina Finucci ha provocatoria-
mente istituito il Garbage Patch State, uno stato di 16
milioni di chilometri quadrati fatto dalle isole di plastica.
Che cosa fare? Ricordando che la plastica non è il male
assoluto, perché il suo uso ha migliorato igiene e sanità
e ridotto le emissioni di gas serra nella lavorazione e nel
trasporto delle merci, occorre intercettarla prima che fi-
nisca in acqua, e sviluppare tecnologie per recuperarla
da lì. Ma soprattutto realizzare un’economia circolare, in
cui il costo delle merci tiene conto del loro smaltimento.
E l’arte ci sta dando una mano: dal riuso creativo a ope-
re come le saponette fabbricate con l’acqua inquinata
di Hong Kong. Un monito per non lavarsene le mani.
Giulia Alice Fornaro

Quanti
di Terry Rudolph
Adelphi, Milano, 2020,
pp. 230 (euro 14,00)

L’isola che non c’è
di Eleonora Polo
Edizioni Dedalo, Bari, 2020,
pp. 180 (euro 17,50)
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