La Stampa - 25.03.2020

(sharon) #1

ALESSANDRO MONDO


Una strage: 66 decessi, che
portano il totale a 403 vitti-
me in Piemonte (le province
più colpite sono Alessan-
dria, con 110 caduti, e Tori-
no, con 105). E ancora:
5.767 positivi, 2.660 a Tori-
no e 946 ad Alessandria; 363
ricoverati in terapia intensi-
va. Uomini e donne stroncati
o contagiati da un’epidemia
che ieri ha accelerato brusca-
mente gelando il cauto otti-
mismo emerso dell’anda-
mento illustrata appena lu-
nedì dalla Regione.
Il Piemonte è in guerra, sot-
to l’attacco di un virus che
sembra farsi beffe delle stati-
stiche. Ieri il Presidente Ser-

gio Mattarella ha telefonato
ad Alberto Cirio per testimo-
niare la vicinanza per la sua
guarigione ed esprimere un
pensiero ha tutti i piemonte-
si per il mood con cui stanno
affrontando un’emergenza
senza precedenti. Parola d’or-
dine: “restare uniti”. Nel rin-
graziare il Capo dello Stato,
il governatore ha a sua volta
manifestato il cordoglio per
tutte le vittime, tra i quali
due operatori sanitari.
L’epidemia rilancia. E a
questo punto nessuno ha
più dubbi sul fatto che la bat-
taglia si gioca su tre fronti:
l’osservanza delle restrizio-
ni disposte a livello naziona-
le e regionale; il potenzia-
mento delle terapie intensi-
ve e sub-intensive; la capaci-

tà di aprire reparti o struttu-
re Covid per ospitare i pa-
zienti positivi, non cos’ gravi
da finire in rianimazione ma
abbastanza gravi per essere
ricoverati.
Del resto, che il sistema sa-
nitario sia in forte sofferenza
è dimostrato dal documento
inviato dall’Unità di crisi alle
Asl in cui, “stante la situazio-
ne di criticità”, si invita a met-
tere in campo tutte le azioni
possibili per garantire nuovi
margini alle terapie intensi-
ve: censimento di ulteriori
strutture da adibire a ricove-
ri, ulteriori possibilità di atti-
vare posti letto presso le strut-
ture operative impiegando
blocchi operatori in uso e in
disuso, pressione sui privati
accreditati affinchè mettano
a disposizione nuovi posti.
Curioso, nel panorama di
una Sanità pubblica a corto
di apparecchiature per la ria-
nimazione, in primis ventila-
tori e caschi, la richiesta di ve-
rificare la disponibilità di ap-
parecchi per la rianimazione
che eventualmente si posso
rendere disponibili per il si-
stema sanitario.
Insomma: si continuano
a fare i salti mortali per libe-
rare ed aumentare posti let-
to in una regione che su que-
sto fronte ha già fatto mol-
to. Tra tante cattive notizie,
ce n’è una buona. Finalmen-
te sono disponibili le 1.150
maschere ad ossigeno arri-
vate in Piemonte senza il
raccordo necessario per il
posizionamento del filtro:
non per colpa del produtto-
re, che si è subito attivato
per reperire il componente
richiesto, ma per qualche di-
sguido da parte della Prote-
zione civile. Ad ogni modo:
problema risolto.

Tutto questo mentre negli
ospedali aumenta la rabbia.
Così alla Città della Salute
Anaao Assomed e la Cgil se-
gnalano proteste continue
del personale per i carichi di
lavoro, per lo scarso numero
di test effettuati e per il ritar-
do nella comunicazione de-
gli esiti. Polemica anche per
una circolare che esclude l’u-

tilizzo delle mascherine du-
rante il triage sanitario e per
l’assistenza diretta a pazien-
ti positivi: in queste circo-
stanze “l’utilizzo dei filtran-
ti facciali risulta inappro-
priato e può determinare un
esaurimento precoce delle
giacenze di magazzino dei
dispositivi medici”. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

MASSIMILIANO RAMBALDI
ELISA SOLA

I


l coronavirus non rispar-
mia vittime, nemmeno tra
le fila della Sanità che lo
combatte. Francesco Mo-
ricca, tecnico radiologo della
Città della salute e Francesco
Pandolfo, pensionato della Asl
To5 sono morti nelle scorse
ore. Moricca aveva 60 anni.
Una vita passata alle Molinet-
te e un figlio studente di cui
era orgoglioso. Per Ezio Ghi-
go, responsabile di radiologia
del day hospital di endocrino-
logia e diabetologia, il tecnico
universitario «era un uomo
meravigliosamente normale».
E la parola chiave è l’avverbio,
non l’aggettivo, rimarca il pro-
fessore, che lo definisce «un uo-
mo tutto casa e lavoro». Il 12
marzo è comparso il raffreddo-
re, con poca febbre. Il tecnico
si è subito isolato. La moglie Lo-
redana il 13 marzo ha chiama-
to il medico di base, che ha
chiesto il tampone per il mala-
to e i familiari. Alla consorte e
al ragazzo i tamponi non sono
mai stati fatti. A Francesco sì,
ma soltanto il 18 marzo, quan-
do era ricoverato al Giovanni
Bosco. Il radiologo è morto l’al-
tro ieri, mentre era in ambulan-
za. Lo stavano trasportando al-
le Molinette per sottoporlo, or-
mai gravissimo, all’Ecmo. Non
ce l’ha fatta. Dopo la sua morte
in ospedale, cresce la paura
dei colleghi. E i sindacati insor-
gono, dalla Cgil a Nursing up
Piemonte. Chiedono test, pro-
tezioni, garanzie.
Il 12 marzo chi ha ancora in-
crociato Francesco diceva che
«stava bene». I sintomi iniziali
sembravano banali. Dopo
qualche giorno il peggiora-
mento, brusco. La moglie e il fi-
glio non la hanno più visto da
quando il 118 lo ha portato
via. «Tutto questo è di una mo-
struosità surreale» ammette il
professor Ghigo. «Il nostro
Francesco non ci ha lasciati da

eroe, molto di più: ha sacrifica-
to la propria vita compiendo il
suo dovere» dice Nicola Ros-
siello della Cgil, compagno di
sindacato. Ai familiari è arriva-
to il cordoglio, ieri, da parte di
tutta la comunità accademica.
Francesco Pandolfo, la se-
conda vittima, aveva appena
compiuto 70 anni. Da pensio-
nato faceva il volontario, por-
tando le persone che avevano
bisogno di recarsi in ospedale.
Alla notizia della sua morte, ie-

ri un infermiere del Santa Cro-
ce di Moncalieri ha postato su
Facebook un fiocco nero e una
frase: «E adesso io con chi liti-
go?». Parole colme di nostal-
gia. Pandolfo aveva lavorato
una vita nella Asl To5, come
autista e impiegato. Era diven-
tato custode della sala Primo
Levi di Palazzo Alfieri, in via
Real Collegio: uno dei posti ne-
vralgici della vita sociale della
città. Francesco era padrone
di casa composto ed educato

di quello spicchio di Moncalie-
ri. Conosciutissimo da tanti,
marito di una storica dipen-
dente comunale, la notizia del-
la sua morte è arrivata come
una mazzata in chi ha condivi-
so con lui anni di vita della cit-
tà. Era stato ricoverato al San-
ta Croce subito dopo aver pati-
to i primi sintomi, all’inizio del
mese. Stabilizzato, era stato
trasferito ad Alessandria.
«L’immagine che ho di Fran-
cesco è lui seduto all’interno
della sua Panda, a fare sempre
una commissione - racconta il
sindaco, Paolo Montagna - La
città perde uno di quei pilastri
che non vengono mai ripresi
in primo piano, ma che sono il
fondamento di una comunità.
L’ultima volta che lo avevo in-
crociato è stata alla presenta-
zione dell’avvio della mia cam-
pagna elettorale. E anche quel-
la volta, con discrezione, ave-
va fatto sentire il valore della
sua presenza». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Moricca

Una delle tante manifestazioni di solidarietà davanti all’ingresso delle Molinette

LE STORIE


REPORTERS


Francesco Pandolfo

2.660


Le persone finora
risultate positive
al coronavirus
nella città di Torino

In Canavese la curva dei con-
tagi aumenta. Di più che in al-
tre zone e i sindaci di Rivaro-
lo, Favria e Ozegna hanno il ti-
more che in questa fetta di Ca-
navese ci possa essere la pre-
senza di un focolaio di infezio-
ne. A Rivarolo i positivi sono
27, 11 a Favria e 3 a Ozegna.
Troppi anche i cittadini in
quarantena: 70 a Rivarolo e
45 a Favria. Pochi i decessi:
un 80 enne a Rivarolo e un al-
tro a Ozegna. Dati che sareb-
bero al centro di un'indagine
statistica da parte dell'Asl
To4. Tra i sindaci che hanno
chiesto una maggior attenzio-
ne c'è quello di Rivarolo, Al-
berto Rostagno appena usci-
to dalla quarantena: «Ci stia-
mo confrontando con la dot-
toressa Gisella Revigliono, re-
sponsabile del servizio igie-
ne e sanità dell'Asl To4 per-
ché i dati statistici ci preoccu-
pano. A Rivarolo ancor di più
dove a risultare positivi non
sono solo anziani, ma ora an-
che due ragazzi di 26 anni. In
una scala percentuale que-
st'area è al terzo posto in tut-
ta la Provincia per numero di
casi positivi». Intanto da par-
te del Nursid arriva una de-
nuncia: agli infermieri e agli
operatori socio sanitari
dell’Asl To4 non sono ricono-
sciute le indennità da malat-
tie infettive. «In questo diffici-
le momento i lavoratori han-
no bisogno di sentire ricono-
sciuto il loro sacrificio» de-
nuncia il sindacato. A.BUC. —

Ritardi nei test
e materiali
contingentati: rabbia
alla Città della Salute

360


I pazienti ricoverati in
terapia intensiva: oggi
la capienza totale è di
500 posti letto

Nosiglia scrive a medici e infermieri

“La vostra capacità oggi mette a nudo

i pericolosi effetti dei tagli al sistema”

IL CASO


L


e mascherine chirur-
giche sinora pervenu-
te per i mmg/pls
dall’Unità di crisi del-
la Regione (numero 2 per cia-
scun medico) sono in distribu-
zione da domani (ndr: ieri
per chi legge) con le seguenti
modalità”.
Gli mmg sono i medici di
medicina generale: i medici
di famiglia, insomma. Men-
tre pls sta per pediatri di libe-
ri scelta. Un fronte unito: dal

fatto di trovarsi in prima li-
nea, con i medici ospedalie-
ri, rispetto all’epidemia. E
dalla rabbia. Nessun Dpi, Di-
spositivo di protezione indi-
viduale: ammesso che due
mascherine a testa - di quel-
le monouso, si badi bene -
siano classificabili come ta-
li. “A breve saranno messe in
distribuzione le altre ma-
scherine che stanno per per-
venire - precisa uno dei diret-
tori di distretto -. Si prega di
rispettare rigorosamente l’o-
rario e la sede indicate, altri-
menti la distribuzione non

potrà essere effettuata”.
Tutti in fila per ritirare le
mascherine. Quelli che ci so-
no andati, naturalmente. Per-
chè se protestano i medici
ospedalieri, e gli infermieri,
e gli operatori socio-sanitari,
ora insorgono i medici di ba-
se e i pediatri. Lo hanno detto
per tempo, che così non anda-
va: niente da fare. Anzi: in di-
verse occasioni si sono senti-
ti obiettare, con una certa in-
sofferenza, che spetta a loro
dotarsi di mascherine, visori,
camici, e tutto l’occorrente
per non essere contagiati.

Per non contagiare il prossi-
mo, anche. E’ accaduto non
più tardi di lunedì, durante
la conferenza stampa convo-
cata presso l’Unità di crisi per
fare il punto sull’andamento
dell’epidemia. «I medici di
base dovrebbero munirsi di
mascherine. Anche così, da-
ta la situazione eccezionale,
li aiutiamo»: questo, in sinte-
si, il concetto.
Va da sè che il reperimento
dei Dpi è difficoltoso in tutta
Italia, e anche la Regione fa
quello che può. Ma la consi-
derazione di cui sopra, ac-

compagnata dalle mascheri-
ne con il contagocce e dalla
mancata attivazione delle
“unità speciali” sul territorio,
è giudicata inaccettabile da
una categoria che peraltro
non è mai stata particolar-
mente bellicosa. «E’ una ver-
gogna - tuona il dottor Rober-
to Venesia, presidente Fimmg
Piemonte -. Come sarebbe a
dire che tocca a noi procurarci
i Dpi? E anche se volessimo,
come facciamo dato che le ma-
scherine non si trovano? All’U-
nità di crisi lo capiscono o no
che i Dpi sono strumenti di
protezione collettiva, oltre
che individuale? Si riempono
la bocca di medicina territoria-
le e poi abbandonano il setto-
re delle cure primarie». Il cli-
ma è questo. ALE.MON. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

MARIA TERESA MARTINENGO


R


ingraziamento, am-
mirazione, vicinan-
za, ma anche denun-
cia delle politiche sba-
gliate per la sanità che ora,
«nel tempo della messa in di-
scussione delle certezze, del
crollo dei miti» diventano tra-
gicamente evidenti. C’è tutto
questo nella lettera aperta che
l’arcivescovo Cesare Nosiglia

ha rivolto a medici, operatori
sanitari e assistenti spirituali
degli ospedali, nel giorno in
cui la sanità torinese ha avuto
la sua prima vittima, un tecni-
co radiologo delle Molinette.
«Un virus si è rivelato capa-
ce di bloccare il mondo - scrive
Nosiglia -, di mettere distanza
persino tra le persone più care
e, nei momenti più importan-
ti, gioiosi o tristi che siano, di
cambiare le dimensioni della
prossimità e della libertà. Nel-
la sua folle, pericolosa e travol-

gente corsa questa malattia ri-
chiede alle persone aiuto, re-
sponsabilità, reciprocità, pre-
sa in carico e cura. Insieme al
saper fare è richiesto un esser-
ci, lo scegliere di stare accanto
anche quando non ci può esse-
re più un altro. È lì che mi sen-
to rappresentato da voi piena-
mente, come il buon samarita-
no che si ferma e accudisce il
malcapitato sulla strada di Ge-
rico: non lo fa solo per sé stes-
so; egli è il rappresentante di
una umanità compassionevo-

le e solidale! Sappiate che co-
me persona sono con voi».
La lettera prosegue con un
atto di accusa ad un sistema
che non ha saputo essere lungi-
mirante, peccando di leggerez-
za: «Il vostro servizio e la vo-
stra capacità di compatire met-
tono a nudo i pericolosi effetti
provocati dai tagli alla sanità,
che rendono invisibili i più de-
boli, dagli incomprensibili nu-
meri chiusi delle scuole univer-
sitarie e di specialità, dal ri-
schio di una graduale de-uma-
nizzazione delle vostre profes-
sioni e dalle richieste di onni-
potenza che in modo preten-
zioso, a volte persino rabbioso
e violento, vengono a voi rivol-
te: come cittadino, sento il do-
vere di condividere con voi al-
tre scelte, visioni e valori». Poi,
parole di profonda riconoscen-

za per lo straordinario prodi-
garsi di tutti coloro che sono
impegnati nella lotta al virus:
«Non posso non vedere lo sfor-
zo continuo che, a vari livelli,
clinico, assistenziale, ammini-
strativo, civile ed ecclesiale,
viene messo in atto con prezzi
personali, familiari e sociali al-
tissimi. Nei segni lasciati dal-
le mascherine sui vostri volti,
si intuiscono quelli impressi
sui vostri sentimenti... Come
amico desidero essere compa-
gno di strada, ascoltare le vo-
stre fatiche, essere con voi nel-
la difficoltà, nella tristezza
della sconfitta e nella gioia di
quelle vittorie che solo chi si
prende cura conosce. Dio è
sia in chi soffre sia in chi cura,
lotta con noi e per noi. Non ci
ha abbandonati». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il personale al lavoro nei
giorni dell’emergenza

indagini e proteste


Il balzo dei casi
tra Favria e Rivarolo
Beffati gli infermieri

Secondo l’Unità di crisi spetta a loro dotarsi delle protezioni. La replica: così si abbandona la prima linea sul territorio

“Due mascherine a testa”: insorgono medici di base e pediatri

Produzione di mascherine

Il giorno più nero

dell’epidemia:

66 nuovi decessi

Mattarella chiama Cirio: “Bisogna restare uniti”

La Regione alle Asl: potenziate le terapie intensive

CESARE NOSIGLIA


ARCIVESCOVO


DI TORINO


ALESSANDRO FERRETTI


I NUMERI


IL CORONAVIRUS


IL CASO


Francesco Moricca, tecnico della Città della salute, aveva 60 anni, Il 12 marzo i primi sintomi

Francesco Pandolfo, 70 anni, dopo una vita all’ospedale di Moncalieri, faceva il volontario

Il radiologo e l’ex tecnico Asl


La Sanità piange i suoi morti


Siete come il buon
samaritano che
si ferma e accudisce
il malcapitato sulla
strada di Gerico

Le vittime

contagiate

prima

dei divieti

Ieri in provincia di
Torino abbiamo avu-
to 343 nuovi conta-
gi, che portano il totale a
2.660. L’incremento è sta-
to del 15%, identico a due
giorni fa. Il numero di tam-
poni effettuati è stato di
1.490, e la percentuale di
non negativi è tornata al
50%, quindi al momento
non ci sono segni di ulte-
riori rallentamenti.
A livello regionale l’in-
cremento medio delle
morti è del 16%, contro il
più 12% dei contagiati. Co-
me si spiega che i contagi
stiano rallentando men-
tre i decessi accelerano?
Bisogna tenere conto del
fatto che tra il giorno in
cui il contagiato viene sco-
perto e il giorno in cui
eventualmente muore
passa un intervallo di tem-
po variabile. I decessi di
oggi riguardano i casi sco-
perti giorni fa, quando il
contagio era in forte asce-
sa e i positivi quotidiani
aumentavano sempre più
da un giorno all’altro.
Quanto dovremo aspet-
tare per vedere l’effetto del
rallentamento dei contagi
anche sui decessi? Difficile
a dirsi. Al mondo, solo la Ci-
na ha osservato un picco di
decessi quotidiani. Secon-
do i dati epidemiologici ot-
tenuti dal caso cinese, il ri-
tardo medio tra il contagio
e l’eventuale decesso è, nel
95% dei casi, compreso tra
10 e 30 giorni, con un valo-
re medio di circa di 15 gior-
ni. In Italia però ci sono va-
rie differenze: ad esempio,
a causa del basso numero
di tamponi è probabile che
da noi i contagiati venga-
no scoperti quando ormai
sono casi piuttosto seri,
quindi il tempo tra la sco-
perta e l’eventuale deces-
so potrebbe essere più bre-
ve. Ma solo il tempo saprà
dircelo. —
(Fisico Università di Torino)
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

IL CORONAVIRUS


MERCOLEDÌ 25 MARZO 2020 LASTAMPA 33


CRONACA DI TORINO


T1 PR

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