La Stampa - 25.03.2020

(sharon) #1

LODOVICO POLETTO


S


eduta accanto alla fi-
nestra del salotto di
casa, nonna «Neta»
passa il pomeriggio
con il giornale delle parole
crociate in mano. Oggi c’è il
sole. E sono due settimane
che nessuna delle vecchie
amiche viene a bussare alla
sua porta. «Ma i tempi sono
questi, che dobbiamo farci?
Io sto bene, benissimo, com-
patibilmente con l’età. Mia
nipote si prende cura di me,
come fosse una mamma. Io
aspetto».
Anna «Neta» Novero - clas-
se 1916 - aspetta come ha fat-
to tutta sua vita. Aspetta e
prega. Perché lei lo sa che
tutto questo grande affanno
finirà. Come è terminata la
seconda guerra mondiale
che lei ha attraversato non
più da ragazzina, come sono
finiti gli anni della giovinez-
za, come sono scappati gli af-
fanni con l’incanutirsi dei ca-
pelli. Aspetta perché sa che
anche il Coronavirus passe-
rà, proprio come è passata la
«Spagnola» la grande pande-
mia influenzale che travolse
il mondo, da New York a Mo-
sca, passando per ogni città,
paese o borgata dall’Euro-
pa, all’America, all’Austra-
lia, dal 1918 al 1920. Il suo
universo di bambina, duran-
te la prima guerra mondiale
è lo stesso di oggi: Nole Cana-
vese, una manciata di case
all’imbocco delle valli di Lan-
zo. «Sono nata in questo pae-
se il 15 di marzo del 1916.
Mia mamma si chiamava
Maria e mio papà era Batti-
sta, ed io la loro seconda fi-
glia. La prima fu Lucia, che
aveva due anni più di me».
La storia racconta che la
Spagnola fece 25 milioni di
morti, ma anche il doppio se-
condo alcuni. Narra di fami-
glie sterminate. Di bambini
stroncati senza cure, o qua-
si. Di ospedali improvvisati,

di grande paura. Ecco, Anna
Novero è una delle poche -
anzi, una delle ultime - testi-
moni di quegli anni. Di quei
lutti che hanno segnato mi-
gliaia di famiglie, in città co-
me nelle campagne. Quan-
do le norme di comporta-
mento generale per proteg-
gersi dall’influenza erano po-
co più che dicerie. O fogli af-
fissi agli albi pretori delle
grandi città.
«Nel 1918 nacque mio fra-
tello. Al battesimo gli mise-
ro il nome di Michelino e
mia mamma e mio papà era-
no contentissimi quando
venne al mondo. Poi, però,
si ammalò. In famiglia dice-
vamo “ha la Spagnola”, ed
eravamo tutti spaventati.
Lui era piccolino, e la malat-
tia se l’è portato via in poco
tempo» racconta. L’età non

ha offuscato nulla di allora.
Delle pause. E delle lacrime
versate in famiglia. E di ciò
che venne dopo quei giorni
drammatici. Mentre ovun-
que si contavano i morti,
mentre nei paesi come nelle
città ogni famiglia racconta-
va di un ennesimo lutto, di
un’altra persona ammalata.
Di un conoscente portato
via dalla «Spagnola» nel gi-
ro di pochi giorni.
Nole non venne rispar-
miata, come non venne ri-
sparmiata Torino. Nel mese
di ottobre del 1918, a Tori-
no, i morti erano circa 400
al giorno. Ma era stata impo-
sta la censura. Era proibito
il rintocco funebre delle
campane, così come gli an-
nunci mortuari, i cortei e i
funerali, per non demoraliz-
zare la nazione. Quando gli

storici tracciarono un bilan-
cio di ciò che accadde, ven-
ne stimato un numero di
morti che variava tra i 375
mila e 650 mila. Tra loro an-
che Michelino.
«Quando il mio povero fra-
tello mancò, mia mamma re-
galò i suoi vestitini ad una vi-
cina di casa che aveva un fi-
glio piccolo» racconta Neta.
Allora si faceva così. Era un
modo di aiutarsi. Di starsi vi-
cino. Di volesi bene anche
nella povertà di quel dopo-
guerra. Ma poi accadde che
quel bambino si ammalò.
Che l’influenza che uccideva
le persone giovani e forti,
che stroncava i bambini, an-
dò a bussare anche a quella
porta. «E mia mamma ven-
ne di accusata di essere la col-
pevole. Se la presero con lei,
che non c’entrava nulla. Che
aveva soltanto voluto essere
gentile regalando quei vesti-
ti» ripete Neta. È il destino
dei momenti di crisi, delle
epidemie. Sui cerca un colpe-
vole, anche se non c’è. Un un-
tore, consapevole o involon-
tario che sia. E nessuno vuol
mai credere al fato.
Ecco, Anna Novero ha at-
traversato tutto questo. Ha
vissuto la grande paura e il
dolore. È diventata una gio-
vane adulta. Ha fatto da
mamma ad altri fratelli più
piccini, a Michelina, nata
nel 1930 ed Ornella, classe


  1. A Carlo no, nacque
    cinque anni dopo quel bim-
    bo portato via dalla Spagno-
    la. E lei era ancora piccina.
    Oggi seduta sulla poltro-
    na accanto alla finestra, assi-
    stita dalla nipote Aurelia, se
    ne sta lì a parlare del passato
    e del suo presente complica-
    to. Guarda la tv. Commenta
    ciò che accade. Ha vissuto
    da protagonista la grande
    epidemia d’inizio ’900. Assi-
    ste impotente a quella del
    Coronavirus. «Vedrà che ce
    la faremo». Sì, ce la faremo,
    ha ragione lei, Neta. Mai ar-
    rendersi. —
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


LUCIA CARETTI
«Auguro ogni bene all’Italia».
Ammar è un medico e quando
invia i suoi 100 euro dall’Iraq,
per gli ospedali torinesi, si fir-
ma così: «Ammar Adil Dhai-
ban, anestesista». Ali Said Yu-
cel invece scrive dalla Turchia:
«Vorrei poter dare di più. Ma
sono soltanto un povero ragaz-
zo con un salario minimo».
Due euro, e valgono come i
2000 che un anonimo manda
da Singapore. O come i mille
che Harry e Aik versano dal Co-
lorado e da Kuala Lumpur. Poi
ci sono i 400 euro di Tiffany
Zhang: «Con amore, dalla Ci-
na. Spero che l’Italia si ripren-
da presto e ringrazio lo staff
medico che combatte per tutti
noi. Siamo con voi». Dal Guate-
mala alla California, passando
per Oslo, Copenaghen, Ma-
drid, Dubai, Londra, Ottawa,
San Paolo, New York, Hong
Kong. C’è tutto il mondo con
Specchio dei tempi, accanto ai
medici e ai sanitari torinesi
che lottano contro il Coronavi-
rus. Degli oltre 7 milioni di eu-
ro raccolti, 53.878 sono stati
donati su specchiodeitem-
pi.org e sui social media da
513 persone di 54 Paesi. E que-
sto grazie alla credibilità che
Specchio ha costruito con 65
anni di interventi nelle princi-
pali catastrofi. I messaggi dei
donatori sono su specchiodei-
tempi.org/dediche.
La sottoscrizione ha raggiun-
to i 7.168.114 euro da 8111 do-
natori. Le donazioni sono possi-
bili con carta di credito sul sito
http://www.specchiodeitempi.org,
con un bonifico sul conto intesta-
to a Specchio dei tempi, via Lu-
garo 15, 10126 Torino, IBAN:
IT67 L0306909 6061 0000
0117 200, Banca Intesasanpao-
lo oppure sul conto corrente po-
stale 1035683943, intestato a
Specchio dei tempi. Si può an-
che usare l’applicazione Sati-
spay. Ed è possibile donare an-
che sulla piattaforma «rete del
dono» al link https://www.rete-
deldono.it
Info: http://www.specchiodeitem-
pi.org/virus, specchiodeitem-
[email protected];
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MARIA NOVERO


CENTENARIA DI NOLE


Raccolti 7 milioni

Tutto il mondo

nelle donazioni

a Specchio

dei Tempi

ANNA NOVERO La centenaria che ha vissuto due pandemie: “Vedrete, ce la faremo”

“La Spagnola ammazzò mio fratello


E a mia mamma dissero untore”


Gli ospedali improvvisati all’epoca della Spagnola

La Spagnola ha
portato via mio
fratello Michelino. Era
nato nel 1918; la
malattia lo ha ucciso
in pochi mesi

LA STORIA


AP


IL CORONAVIRUS


MERCOLEDÌ 25 MARZO 2020LASTAMPA 41


CRONACA DI TORINO


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