La Stampa - 25.03.2020

(sharon) #1
MARTA BARONE La scrittrice di “Città sommersa” è tra i candidati al premio

“Vivo immersa in una cappa


anche lo Strega è offuscato


E non scrivo, ma leggo molto”


INTERVISTA


FRANCESCA ROSSO


U


n tennista in piedi
con aria sfidante sul
tavolo della cucina
apparecchiato, un
uomo nudo coperto solo di
enormi rocchetti di filo in po-
sa da pin up su fondo rosso
che cita il poster di «American
Beauty», una festa di com-
pleanno con manichini vestiti
per l’occasione.
Tutto merito di una «o» che
ha preso il posto di una «a».
Stefano Dell’Accio, attore e re-
gista, ha trasformato l’hash-
tag #iostoacasa in #iostoaca-
so e ogni giorno, da quando si
sono strette le maglie per con-
tenere la pandemia di Corona-
virus, pubblica sui social dal-
la sua casa torinese una foto
di cui è protagonista. Sono sel-
fie originalissimi e fantasiosi
che compongono la colorata
e spettacolare galleria, per
ora virtuale, di un progetto ar-
tistico di alto livello in cui la
cura del set, dai dettagli alla
posa, alle luci raggiungono
una grazia straordinaria.
«Tutto è partito – racconta
Dell’Accio – dall’idea dello
stare a casa facendo delle co-
se a caso. Mi sono chiesto se
fosse possibile scattare delle
foto che avessero un senso e
un garbo e mi sono accorto
di quanti oggetti possedia-
mo dimenticati fra armadi e
cantine. Ho cominciato un
po’ in sordina e poi la cosa si
è allargata».
Alcuni scatti sono iperreali-
sti, altri surreali, in tutti scor-
rono vitalità, ironia e umori-
smo che fanno bene all’anima
oltre che agli occhi.

«La cosa più impegnativa –
racconta l’attore – è allestire il
set: ci metto anche un intero
pomeriggio. Alcuni invece
sembrano complessi ma sono
semplici: ad esempio la spiag-
gia costruita stendendo un te-
lo sul divano-letto aperto
mettendo oggetti da mare.
Tutto è stipato in casa perché
gli oggetti di scena sono altro-
ve. L’unica cosa teatrale che
ho con me sono due faretti
che mi permettono di avere
delle belle luci. Quando tut-
to è pronto, chiamo mia fi-
glia di 19 anni, che un po’
sbuffando e un po’ ridendo,
scatta dal telefonino».
Verso le 13 ogni giorno sui
social appare la foto nuova e
se c’è qualche minuto di ritar-
do, i fan del progetto, ormai
numerosi ed esigenti, scrivo-
no per sollecitare.
«Ieri era il mio compleanno


  • racconta Dell’Accio – e con


la foto della festa potrei con-
cludere il progetto, o magari
continuare diluendo un po’
gli impegni, magari una o due
foto alla settimana. Ho altre
idee ma vorrei tenere alto il li-
vello e continuare a dare un
valore. E poi, non potendo
uscire, magari manca proprio
quel chiodo o quell’oggetto
che servirebbe alla scena che
ho in mente».
Un progetto che fa sorride-
re ed emozionare e che ha la
funzione di creare bellezza e
allontanare un po’ l’ansia dei
notiziari, creando spazi di
stupore. Un’idea contagiosa
che fa venire voglia di parte-
cipare. Continua Dell’Accio:
«Ad esempio i rocchetti non
sono miei ma della mia vici-
na, sarta, che me li ha presta-
ti chiedendomi se mi poteva-
no servire». Ed ecco una del-
le foto migliori. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCESCA ROSSO


S


e ogni momento è
unico e irripetibile,
quello che sta viven-
do Marta Barone è
speciale. Essere candidata
allo Strega durante una pan-
demia non è cosa che capita
tutti i giorni. Nata a Torino
nel 1987, è l’autrice di «Cit-
tà sommersa», edito da
Bompiani, nella dozzina
dei finalisti del prestigioso
premio letterario.
Il libro si muove in un terri-
torio di confine in cui la lette-
ratura abbraccia la cronaca,
la biografia diventa roman-
zo, la Torino di Prima Linea
si fonde con la ricerca sulla fi-
gura del padre. Marta Baro-
ne si trova a essere insieme fi-

glia, scrittrice e personaggio
di una vicenda complessa,
densa di rabbia, dolore e paci-
ficazione. Il lutto apre do-
mande senza risposta su un
passato misterioso: militan-
ti, amici, avvocati ricostrui-
scono il ritratto di una perso-
na affascinante e contraddit-
toria che la figlia raccoglie da
testimone partecipe.
Lei è di quelle persone che
in questi giorni fanno fatica
a leggere o leggono di più?
«All’inizio non riuscivo pro-
prio a leggere, non ne avevo
voglia, ma sono obbligata
perché sto preparando un
corso di letteratura italiana
sugli scrittori e le scrittrici ou-
tsider e così mi sono trovata a
vagare fra più libri. Sto rileg-
gendo “Lettere aMita” di Cri-
stina Campo, “Una giovi-
nezza inventata” di Lalla

Romano”. E poi ci sono i li-
bri che leggo non per lavoro
ma per piacere».
Quali libri consiglierebbe in
questo momento?
«I due libri che mi sono più
piaciuti recentemente sono
“Memoria della Memoria” di
Marija Stepanova e “Concu-
piscenza libraria” di Giorgio
Manganelli. Il primo perché
è un libro interessante e di-
verso dal solito: parla di pas-
sato e di come si conserva la
vita delle persone negli og-
getti che restano. È molto dif-
ficile da raccontare: parte
dalla vita di artisti, dalla fami-
glia dell’autrice soprattutto,
e cerca gli elementi interes-
santi ed essenziali per mante-
nere viva e custodire la me-
moria. “Concupiscenza libra-
ria”, invece, è un libro ironi-
co e piacevole, da cui si impa-

ra tantissimo: si scoprono li-
bri che ami, capolavori di-
menticati, autori sconosciu-
ti. Ed è una delizia di lingua,
godibile, divertente, goloso
e rilassante, che al momento
può aiutare».
Potrebbe essere il periodo
giusto per riscoprire un clas-
sico da usare un po’ come
«comfort book»?
«Sì, assolutamente. È una
buona idea. In questo caso
mi sentirei di sceglierei i rac-
conti di Anton Čechov per-
ché sono dolci, preziosi e ras-
sicuranti. Possono essere
un’ottima compagnia in que-
sto tempo difficile».
Come sta vivendo la candi-
datura allo Strega?
«Mi sembra di vivere dietro
una patina nebbiosa. C’è sta-
ta l’emozione forte, la gioia,
lo stupore del premio poi tut-

to è scomparso, è come se
fosse tutto offuscato. Il libro
era appena uscito, stava an-
dando bene, c’erano tanti
progetti, eventi e incontri e
ora è tutto diverso. Ho tante
presentazioni online ma
non è la stessa cosa. Poi vi-
vendo da sola ho perso i con-
tatti con la realtà che mi sem-
bra immobile e dolorosa».
Riesce a scrivere o a pensa-
re di farlo in questo mo-
mento?
«Non scrivo per niente e non
credo di poterlo fare ora. Spe-
ro che una situazione così
non si ripeta mai più. Sento
un’atmosfera ottundente, co-
me essere immersi in una co-
stante cappa che è stancante
anche fisicamente, anche se
ci muoviamo poco. È tutto
un po’ abulico e faticoso. Cer-
co di limitare l’esposizione al-
le notizie e alle informazioni
ma anche essere isolati e sta-
re in una bolla con il proprio
lavoro non è sano. Ci vuole
una via di mezzo».
Ha visto serie tv ultimamen-
te che consiglierebbe?
«In questo momento non mi
va di guardarle ma mi sono
piaciute la serie americana
“Unbelievable” per la pro-
spettiva interessante e la vi-
sione diversa della violenza
indagata da due poliziotte, e
“The stranger” miniserie ben
confezionata e con elementi
di sorpresa». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

VALENTINA FREZZATO


T


utti molto consapevo-
li, ognuno per la zo-
na in cui vive. E non
sanno nemmeno chi
sia Greta Thunberg. Le torine-
si Diana Bagnoli e Giorgia Ma-
rino sono arrivate in Nepal con
una macchina fotografica, l’i-
dea di prendere appunti e con-
frontarsi con i giovanissimi sul
cambiamento climatico. Ma
quello che hanno trovato le ha
stupite: «La natura, la situazio-
ne dell’ambiente. E poi loro: i
ragazzini di 11, 12 anni, con-
sci in maniera impressionante
della crisi climatica che stanno
vivendo». Ognuno per l’area
geografica che chiama casa.
Sono state sulle montagne do-
ve i ghiacciai si stanno scio-
gliendo, nella piana del Gan-
ge, infine a Katmandu. Hanno
incontrato bimbi che parlano
di disboscamento, di inonda-
zioni e di smog. Senza mai
aver letto una parola del movi-
mento #FridaysForFuture.
Si sono semplicemente guar-
dati intorno e hanno capito
qual è il problema: «Grazie a
un progetto reso possibile dal
bando europeo Fvr (Frame
Voice Report), che abbiamo
vinto, siamo andate in Nepal a
parlare di cambiamento clima-
tico, insieme all’ong Docenti
senza Frontiere. L’intenzione
era avere a che fare con i ragaz-
zi, confrontarsi per cercare di
capire cosa pensassero del
cambiamento climatico e poi
raccontare come lo vivevano,
nella loro zona. Per questo ne
abbiamo scelte tre: la città, Kat-
mandu, dove i bambini sono
obbligati a girare con la ma-

scherina per proteggersi
dall’inquinamento, poi la pia-
na del Gange interessata dalle
inondazioni, infine le alte
montagne, dove i ghiacciai si
stanno sciogliendo e dove le fo-
reste non sono più come una
volta. Ogni area ha problemi
diversi. Abbiamo chiesto di
parlarcene e di disegnare ciò
che sarebbe potuto accadere,
secondo loro, in futuro».
Ne sono nate visioni cata-
strofiche, ma realistiche: i pic-
coli cittadini hanno tratteggia-
to colonne di fumo nero, chi
vive vicino al fiume ha dise-
gnato le onde che portano via
gli animali e le persone, in
montagna sul foglio sono
comparsi i pochi alberi rima-
sti, le frane e il ghiaccio che
sparisce. «Ci ha stupito che a
10, 12 anni sia molto chiaro
che stiamo vivendo una crisi
climatica – dice Diana Bagno-
li – e che per ogni zona abbia-

no segnalato un problema pre-
ciso. E tutto senza sapere chi
sia Greta. Significa che queste
generazioni sono formate da
attivisti. Che lo sono e basta. I
bambini incontrati in Nepal,
nel loro piccolo, lo sono ecco-
me. Vogliono salvare il mon-
do, vivono il cambiamento cli-
matico come un problema e si
lamentano perché non se ne
parla abbastanza a scuola e a
casa. Ci ha colpito e ci ha fatto
pensare. Ti guardi intorno, ve-
di questa natura bellissima e
ti viene male al cuore anche
solo a immaginare che tutto
ciò possa cambiare».
Hanno scelto 36 scatti, insie-
me a qualche disegno, che so-
no diventate stampe create
per una mostra che era in pro-
gramma ad aprile al Museo
dell’Ambiente di Torino, poi
sospesa per l’emergenza Co-
ronavirus. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

#OSNmusichome

Il concerto a casa
con l’Orchestra Rai
da “La bohème”

Il libro di Marta Barone - «Città sommersa», edito da Bompiani -
si muove in un territorio di confine in cui la letteratura abbraccia
la biografia. La Torino di Prima Linea e degli Anni Settanta si fon-
de con la ricerca sulla figura del padre.

LA STORIA/1


La foto del party di compleanno con set allestito da Dell’Accio

colonna sonora

Sulla luna
suona la tromba
di Ivan Bert

LA STORIA/2


Foto di una bimba con la mascherina anti-smog a Katmandu

L’attore Stefano Dell’Accio ha allestito set ironici tra le mura domestiche


Ogni giorno scatta una foto con l’obiettivo di stupire e scacciare l’ansia


La spiaggia in salotto


e il tennis sul tavolo


In casa sì, ma a caso


REPORTERS


Una foto dell’attore Stefano Dell’Accio per il ciclo #iostoacaso

Il reportage di Diana Bagnoli e Giorgia Marino diventerà una mostra

“Qui i ragazzi sanno tutto del clima e vogliono cambiare il mondo”

I bimbi del Nepal

Ecologisti e attivisti

già prima di Greta

I bimbi del Nepal fotografati sull’altalena nel reportage di Diana Bagnoli e Giorgia Marino

DELIA SIMONETTI


La scrittrice Marta Barone

La grande classica suonata
da musicisti che ne svelano
anche curiosità e misteri.
L’Orchestra Sinfonica Nazio-
nale della Rai propone
#OSNmusicHome: da oggi,
ogni mercoledì e venerdì su
Facebook, Instagram e Twit-
ter dell’Osn Rai offrirà l’a-
scolto di alcune chicche. A
inaugurare oggi sarà Matteo
Magli, tuba dell’Osn Rai, che
interpreterà il celebre Valzer
di Musetta «Quando m’en
vo’» tratto da «La bohème» di
Giacomo Puccini. FRA. CAS. —

Esce in queste ore sotto forma
di album la colonna sonora
della mostra interattiva
«Moon And Beyond», inaugu-
rata a dicembre a Guanghzou
per iniziativa della NASA e del-
la CNSA, l’agenzia spaziale ci-
nese. Sonorizzazione e disco
sono opera del trombettista e
compositore torinese di for-
mazione jazz Ivan Bert e del
produttore genovese di area
elettronica Filoq. Proprio tra
Torino, Genova e Hong Kong è
nata la musica destinata alla
mostra, che i due artisti hanno
composto e inciso ispirandosi
alle immagini di repertorio
dei due enti spaziali, relative
sia alle storiche imprese luna-
ri che alle più recenti esplora-
zioni verso Marte. La lunga sui-
te che ne è scaturita ha l’ambi-
zione di ripercorrere i 13,8 mi-
liardi di anni trascorsi dal Big
Bang a oggi. L’ellepì si intitola
«Moon» ed è il primo lavoro
realizzato in coppia da Bert e
Filoq. Al netto degli sviluppi
dell’emergenza, la prima ita-
liana è in programma live il 10
maggio al Planetario di Tori-
no. Pubblica l’etichetta torine-
se INRI. PAO. FER. —

44 LASTAMPAMERCOLEDÌ25 MARZO 2020


SOCIETÀ, CULTURA& SPETTACOLI


T1 PR

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