La Stampa - 03.04.2020

(Nandana) #1
.

Negozi chiusi, consumi in picchiata: sono i segnali della crisi seguita alla pandemia di Covid-

MARCO BRESOLIN
INVIATO A BRUXELLES


Da quando è esplosa la crisi sa-
nitaria, un milione di persone
ha perso il lavoro in Europa.
Una cifra che viene considera-
ta “prudente” e che, senza in-
terventi decisi da parte dei go-
verni, nelle prossime settima-
ne potrebbe addirittura tripli-
care o quadruplicare, secondo
le stime della Confederazione
europea dei sindacati (Etuc).
Per frenare l’emorragia occu-
pazionale i sindacati guidati
dall’italiano Luca Visentini
chiedono ai governi di adotta-
re al più presto un intervento
da 300-400 miliardi, che è più
omeno la cifra in discussione
in queste ore a livello Ue.
Secondo le ultime indiscre-
zioni, Parigi e Berlino sarebbe-
ro vicine a un’intesa sugli stru-
menti: via libera a un Mes
(Meccanismo europeo di stabi-
lità-Fondo salva-Stati) con
condizionalità light e a un fon-
do di garanzia della Bei per mo-
bilitare 200 miliardi. Non do-
vrebbero esserci grandi ostaco-
li al piano anti-disoccupazio-


ne della Commissione (100 mi-
liardi), mentre sembra avviar-
si verso il tramonto definitivo
l’ipotesi Coronabond, anche
nella forma di un fondo comu-
ne proposta da Parigi (che pre-
vedeva una condivisione del
debito limitatamente alle spe-
se per l’emergenza).
I dati arrivati ieri da Madrid
sono allarmanti: dall’arrivo
del Coronavirus il numero de-

gli spagnoli iscritti alle liste di
disoccupazione è cresciuto di
300 mila unità. Un aumento re-
cord, accompagnato da circa
900 mila posti di lavoro persi
(compresi quelli occasionali e
stagionali) e dai 3 milioni in
cassa integrazione. Numeri
preoccupanti anche in Au-
stria, dove in un mese ci sono
194 mila disoccupati in più: il

tasso di disoccupazione a mar-
zo è salito al 12,2% (+4,7%).
Ma anche gli altri grandi Pae-
si non sono da meno. In Fran-
cia più di 300mila aziende, per-
lopiù di piccole dimensioni, ha
chiesto un aiuto per i loro 3,
milioni di dipendenti. In Ger-
mania – dove il tasso di disoc-
cupazione secondo le previsio-
ni dovrebbe salire dal 5,1% di
febbraio al 7% nel mese di mar-
zo – 470 mila imprese hanno
scelto la cassa o le ferie straor-
dinaria per i loro 7,5 milioni di
lavoratori. Nel Regno Unito
950 mila cittadini britannici
hanno fatto richiesta per otte-
nere l’Universal Credit, l’asse-
gno sociale da circa 300 sterli-
ne al mese (più i bonus per figli
o disabili a carico) e il governo
ha stanziato 3 miliardi di sterli-
ne per i lavoratori autonomi
(3,8 milioni di persone che in-
casseranno l’80% del loro red-
dito medio, fino a un massimo
i 2.500 sterline al mese).
Il governo britannico non
potrà beneficiare di “Sure”, il
piano anti-disoccupazione del-
la Commissione Ue che punta

a mobilitare 100 miliardi di eu-
ro attraverso prestiti ai 27 go-
verni dell’Unione.
Lo strumento deve ancora
essere approvato dalle capita-
li, ma le resistenze dei giorni
scorsi sembrano superate. “Su-
re” farà parte di un pacchetto
più ampio sul quale nelle ulti-
me ore sarebbe stato raggiun-
to un accordo tra Francia e Ger-
mania, ma l’ultima parola spet-
terà all’Eurogruppo di marte-
dì. C’è un nuovo fondo di ga-

ranzia della Bei (mobiliterà
200 miliardi), ma non ci sono
gli Eurobond. Il compromesso
trovato sul Mes prevede l’atti-
vazione di linee di credito sog-
gette a condizioni rafforzate
(Eccl) per aiuti fino al 2% del
Pil del Paese (36 miliardi nel
caso italiano), ma anche l’isti-
tuzione di un nuovo “Strumen-
to di finanziamento rapido”
(Rfi) che avrà una dotazione
di 80 miliardi (fino a 13,6 mi-
liardi per l’Italia). Entrambi gli

strumenti prevedono condizio-
nalità, seppure leggere (il ri-
spetto dei vincoli Ue di bilan-
cioe delle raccomandazioni
del Semestre europeo) e un
monitoraggio da parte della
Commissione (nel primo caso
anche della Bce). Prevista la fir-
ma di un Memorandum (per
l’Eccl), che per Rfi viene chia-
mato “Piano per la risposta eco-
nomica”, ma sempre in base al-
trattato del Mes. —
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Ricercatori in laboratorio impegnati nel mettere a punto un vaccino contro il coronavirus

PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK


Esplode la disoccupazio-
ne negli Stati Uniti: la
scorsa settimana 6,6 mi-
lioni di americani hanno
chiesto l’assistenza dei
sussidi statali. Si tratta
del doppio di quanti lo
avevano fatto la settima-
na precedente, che già
rappresentava il record
negativo di sempre. Som-
mando i due dati, si arriva
alla conclusione che oltre
dieci milioni di americani
hanno già perso il lavoro
a causa dell’emergenza sa-
nitaria.


Questi numeri sono l'ef-
fetto della crisi provocata
dal coronavirus, ma eviden-
ziano anche un circolo vizio-
so che rischia di peggiorar-
lo. L'economia Usa infatti si
regge per due terzi sulle spe-
se dei consumatori, e se la
gente resta senza impiego,
e quindi senza risorse per fa-
re acquisti, si rischia il crol-
lo dell’intero sistema.
Secondo i dati del diparti-
mento al Lavoro, 6,6 milio-
ni di americani hanno chie-
sto i sussidi di disoccupazio-
ne dal 22 al 28 marzo, men-
tre 3,3 milioni lo avevano
fatto da 15 al 21. Si tratta in

sostanza del 6% della forza
lavoro nazionale. Per capi-
re meglio la dimensione del
problema bisogna confron-
tare il dato con quello della
fine di febbraio, quando so-
lo lo 0,3% aveva fatto ricor-
so agli aiuti statali. Questo
dato peraltro non corrispon-
de con esattezza al livello at-
tuale della disoccupazione,
perché non tutte le persone
licenziate, o comunque ri-
maste senza un impiego,
hanno diritto al sussidio. Lo
stato che ha registrato più
"initial job claims" sono le
Hawaii, con il 7,3%, perché
ovviamente il settore del tu-

rismo è quello più colpito
nella fase iniziale della cri-
si. Subito dopo però vengo-
no il Michigan, con il 6,2%,
e la Pennsylvania con il
6,1%, a dimostrazione del
fatto che la frenata ormai
sta raggiungendo anche l’in-
dustria manifatturiera.
Purtroppo questo ri-
schia di essere solo l’ini-
zio, perché la crisi minac-
cia di raggiungere dimen-
sioni superiori a quelle del-
la Grande Depressione del


  1. La sede di St. Louis
    della Federal Reserve ha
    previsto che un terzo degli
    americani rischia di perde-
    re il lavoro, cioè 47 milio-
    ni di persone, facendo sali-
    re il tasso di disoccupazio-
    ne al 32,1%. La Goldman
    Sachs stima che nel secon-
    do trimestre del 2020 l’eco-
    nomia americana subirà
    una contrazione del 34%, e
    la disoccupazione salirà al
    15%, ma nel terzo trime-


stre potrebbe già avvenire
una ripresa del 19%.
Il Congresso ha approva-
to da poco un pacchetto di
misure da 2,2 trilioni di dol-
lari, cioè 2.200 miliardi,
per aiutare i disoccupati, le
famiglie, e le imprese. Que-
sta iniziativa però potrebbe
non bastare, e i democratici
stanno già spingendo per
varare un altro intervento,
mentre i repubblicani frena-
no perché non voglio au-
mentare il debito e il peso
dello stato.
Da questa crisi dipende-
rà anche l’esito delle presi-
denziali di novembre, tan-
to per la risposta del gover-
no all’emergenza sanita-
ria, quanto per quella eco-
nomica. Il capo della Casa
Bianca Trump non ha la re-
sponsabilità dell’epide-
mia, ma della risposta sì, e
su questa base verrà giudi-
cato dagli elettori. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

300.
i posti di lavoro
persi in Spagna
in soltanto
due settimane

194.
l’incremento
nel numero dei
disoccupati in Austria
nel mese di marzo

-15%
la stima del Pil italiano
in caduta nel 2020
(-13% Ue, -11% Usa)
nelle stime Unicredit

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

L’Europa ha perso


un milione di posti


Patto francotedesco


senza coronabond


Verso un’intesa tra Parigi e Berlino su Mes e Bei


Fuori dal tavolo i fondi condivisi che chiedeva l’Italia


Nel Regno Unito
950 mila cittadini
hanno chiesto l’assegno
sociale da 300 sterline

REUTERS

Solidarietà tedesca

H

o risposto che di-
pendeva dalle cir-
costanze, e cioè se
la domanda econo-
mica cancellata durante il
blocco avrebbe subito solo
un rinvio o sarebbe andata
completamente persa, e da
cosa i governi avrebbero po-
tuto fare per massimizzare
l'importo appena differito e
minimizzare la perdita per-
manente. Dobbiamo aspet-
tare e vedere che succede,
ho concluso.
Un mese dopo e con quasi
tutte le economie europee
in stallo, cosa direi ora a
quel giovane veggente? Cre-
do che aggiungerei un po’ di
altri dati alla sua preoccupa-
zione, ma per bilanciarli for-
nirei anche qualche rassicu-
razione a proposito di ciò
che abbiamo imparato sui
poteri dei governi dei paesi
ricchi in questa situazione e
sul potenziale ruolo della
tecnologia.

La lezione
Una lezione della crisi finan-
ziaria globale del 2008 è
che è un errore trarre con-
clusioni definitive troppo
presto. Gli shock economici

e le crisi finanziarie sono co-
sì potenti che possono pro-
durre conseguenze impre-
vedibili, sociali, politiche o
economiche, per diversi an-
ni. Ed è qui che ci sono moti-
vi in più per preoccuparsi.
La crisi del debito sovra-
no dell’euro si è verificata
solo circa due anni dopo il
crollo di Lehman Brothers
nel settembre 2008, quan-
do è emerso che il governo
greco aveva falsificato i dati
sui suoi prestiti e la fiducia
nei mercati finanziari nel fu-
turo dell'euro ha iniziato a
declinare drammaticamen-
te. Fu a quel punto che le
banche europee, titolari di
enormi quantità di obbliga-
zioni sovrane, furono consi-
derate deboli e persino a ri-
schio d’insolvenza.
Dopo che la crisi sanitaria
avrà iniziato ad allentarsi,
dovremo cercare gli equiva-
lenti odierni di quelle im-
prevedibili ricadute succes-
sive che hanno moltiplicato
o amplificato l’ultima crisi
economica. Ancora una vol-
ta al primo posto, ci saran-
no le banche, poiché sono le
componenti più rischiose
delle nostre macchine eco-
nomiche: in tempi favorevo-
li rafforzano la spinta pro-

pulsiva grazie ai loro presti-
ti, ma in periodi difficili, se i
mutuatari falliscono, anche
le banche possono seguirne
il destino, come abbiamo vi-
sto dopo il 2008. Nonostan-
te gli enormi debiti che i go-
verni ora accumuleranno,
questa volta a destare preoc-
cupazione sarà un’ondata
di fallimenti aziendali.

Disordine sociale
La seconda preoccupazione
riguarda il disordine socia-
le e i suoi effetti politici ed
economici. Più dura questa
crisi, e poi anche in seguito
durante la fase di ripresa,
più la nostra ammirevole so-
lidarietà rischia di sfilacciar-
si. Così è spesso successo in
passato e gli italiani stanno
già giustamente preoccu-
pandosi delle tensioni in al-
cune regioni. In tutti i no-
stri paesi, una fase di recu-
pero o riapertura della qua-
le alcune persone benefice-
ranno prima di altre porte-
rà un serio rischio di disordi-
ni e questo a sua volta po-
trebbe ritardare la ripresa.
La lezione è quella che non
è stata appresa dopo il
2008: il sostegno fiscale del
governo non deve essere tol-
to prematuramente.

Assistiamo già all’insorge-
re di disordini sociali e poli-
tici anche nella pur super-
controllata Cina. Due mesi
dopo la crisi sanitaria scop-
piata nella città di Wuhan,
provocando un blocco dra-
coniano, l’economia e la so-
cietà stanno riaprendo. Il
mercato azionario cinese si
è sostanzialmente ripreso e
gli indici di fiducia delle im-
prese e gli ordini per l’espor-
tazione sembrano molto po-
sitivi. Tuttavia, sono emer-
se notizie di tensioni politi-
che tra le regioni durante la
riapertura, con alcune che
si rifiutano di riaprire i loro
confini ai lavoratori che ar-
rivano dalla provincia di
Hubei, che include Wuhan.
La riapertura si sta rivelan-
do problematica.

Gli emergenti
Il terzo motivo di preoccu-
pazione riguarda altre eco-
nomie emergenti, special-
mente in Africa. Il rischio
più grande per i paesi africa-
ni non è tanto il Covid-
quanto lo shock economico
che la pandemia sta gene-
rando. Il crollo del prezzo
del petrolio e di altre mate-
rie prime da gennaio si po-
trebbe rivelare positivo per

i consumatori europei, ma
il pericolo immediato è che
potrebbe far fallire alcuni
paesi. Questo, a sua volta,
potrebbe portare un nume-
ro maggiore di emigranti di-
retti in Europa.
E tuttavia, pur avendo de-
lineato queste preoccupa-
zioni, rassicurerei il mio
giovane studente afferman-
do che ci sono tutti i motivi
per credere che la crisi eco-
nomica causata dalla pan-
demia possa essere supera-
ta. Come hanno dimostra-
to i governi nel corso delle
ultime settimane, la loro ca-
pacità di trovare risorse ex-
tra per combattere l'infezio-
ne e fornire assistenza in ca-
so di catastrofi alle aziende
e agli individui si è dimo-
strata ampia, anche se spes-
so tardiva.
Con le banche centrali in
grado di far fronte a quei pre-
stiti straordinari, questa fa-
se dello sforzo di salvatag-
gio economico promette di
avere successo. Anche se il
Pil diminuirà di un terzo in
un periodo di quattro mesi,
come appare in prospettiva,
il salvataggio è possibile. E
poi una rapida ripresa nel re-
sto dell’anno sarà possibile
grazie al ritorno dell’occupa-

zione e dei consumi.
I grandi interrogativi ri-
guardano lo sforzo di salva-
taggio durante la fase di re-
cupero e, naturalmente,
quanto velocemente avrà
inizio. La tecnologia pro-
mette di svolgere il ruolo
chiave: in primo luogo, i te-
st degli anticorpi per accer-
tare quante persone hanno
sviluppato l’immunità e
possono rapidamente tor-
nare alla vita normale; in se-
condo luogo i trattamenti
di mitigazione della malat-
tia che sono attualmente in
fase di test; e terzo, il vacci-
no che promette una solu-
zione definitiva.
Fino a quando la tecnolo-
gia non fornirà almeno
qualche rassicurazione,
non vedremo né una rapida
riapertura né una forte ri-
presa. Ma una volta che sa-
ranno disponibili i test e i
trattamenti di mitigazione,
la nostra capacità di gestire
la crisi sanitaria e ripristina-
re la fiducia reciproca mi-
gliorerà notevolmente, con-
sentendo l’avvio della ripre-
sa economica. Vorrei poter
chiedere al mio giovane
veggente se è d'accordo. —
Traduzione di Carla Reschia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

in quindici giorni il numero è raddoppiato


Usa, già 10 milioni di richieste


per il sussidio di disoccupazione


100
i miliardi messi a
disposizione dal piano
anti-disoccupazione
della Commissione Ue

11
i milioni di posti
di lavoro già persi
tra Europa e Usa,
10 solo negli Stati Uniti

200

miliardi la somma che
l’Ue punta a mobilitare
attraverso il nuovo
fondo della Bei

BILL EMMOTT

PETER STEFFEN/DPA/AP

La crisi non sarà peggiore di quella del 2008


Così possiamo salvare famiglie e imprese


L’onda lunga è un pericolo, come accaduto dopo il crac Lehman. Ma ora ci sono risorse per prestiti straordinari


I vaccini per debellare il virus saranno determinanti: faranno crescere la fiducia e, con questa, i consumi


I colori delle due bandiere, quel-
la italiana e quella tedesca, si in-
contrano sulle parole: “Wir sind
bei euch! Siamo con voi”. È l’ini-
ziativa della Bild, il tabloid più
diffuso in Germania, che con
una pagina ha lanciato un mes-
saggio all’Italia, il Paese euro-
peo più colpito dall’emergenza.

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

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