Corriere della Sera - 20.03.2020

(Rick Simeone) #1


CorrieredellaSera Venerdì20Marzo
PRIMOPIANO


19


IL PAZIENTE 1


Mattia, 38 anni, maratonetaeprimo malato


al qualeèstato diagnosticato il virus in Italia


Ora sta meglio.Eieri ha incontrato la moglie


Ilcaso


Agli Usa


tamponi


e kit italiani


con un volo


militare


P


er verificare icontagi da
coro navirus gliStati Uniti
stanno ricorrendo anche a
tamponi e kit italiani. Al Corriere
dellaSera è risultato in particolare
che ne hannootte nuti da una
piccola impresa multinazionale, la
Copan. L’azienda ha circa 600
dipendenti, sede a Brescia e filiali
in piùcontinenti. Dopo che Donald
Trump aveva sottovalutato i rischi
della pandemia, lunedì — secondo
quanto abbiamo appreso in
seguito — un aereo militare
americano decollato dalla base di
Ramstein, in Germania, è atterrato
poco prima delle 11 in quella di
Aviano, provincia diPordenone. È
ripartito dopo le 13. Due giorni più
tardi ilcapo diStato maggiore
dell’Aeronautica statunitense,
generale David Goldfein, ha
affermato dalPentagono che in
questo periodocargo militari
trasportano materiali per esami.

Tutto, ha specificato, «in appoggio
della Homeland Security e degli
Human Services affinché questi
possano esserecerti di rispondere
alle domande che ricevono».
I due rami dell’Amministrazione
corrispondono ai nostri ministeri
dell’Interno e della Salute.
Un sito Internet statunitense,
Defenseone , ha scritto che
«l’Aeronautica americana
silenziosamente ha trasportato
in volo 500 mila kit per esami
sul Covid-19 dall’Italia a
Memphis». Interpellata,
la Copan ieri ha fatto rispondere
alle nostre richieste di
informazioni dalcapo del suo
ufficio legale, Lorenzo Fumagalli:
«Stiamo producendo oltre dieci
milioni di tamponi a settimana. Ne
stiamofornendo in Italia, in
Europa, nel mondo. La nostra
fabbrica lavora anche di notte».
Confermata la partenza di

materiale per gliStati Uniti,
Fumagalli ha aggiunto: «Occorre
essere chiari. Il tampone è una
cosa, il test è un’altra. Con la
consegna che eseguiremo lunedì
prossimo, avremo distribuito
a committenti in Italia un milione
e centomila kit di prelievo
dall’inizio della crisi. Se nelPaese
i test effettuati risultano di meno
è perché leforniture sono
in quantità superiore allecapacità
di svolgere gli esami nei
laboratori italiani. Non è una
critica. Sono i dati di fatto e tutti
stiamo lavorando a ritmi
eccezionali». Quando gli è stato
chiestocome mai per ilcarico
di lunedì è stato impiegato
un cargo militare, un C-17,
Fumagalli ha fatto notare: «Perché
era l’unico aereo disponibile». E ha
detto: «Nonc’è mancanza di
tamponi in Italia».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Generale
DavidGoldfein,
61anni,
capodiStato
maggioredel-
l’Aeronautica
statunitense

«Vedrònascerelamiabambina»


DALLANOSTRAINVIATA


PAVIAIl ritorno alla vita dopo il
coro navirus è nel nome di G.,
la bimba che nascerà tra po-
che settimane: «L’unico desi-
derio che ho è potere assistere
alla nascita di mia figlia. I dot-
tori mi assicurano chece la fa-
rò». Lavoce è limpida, iltono
pacato.
Mattia, arrivatoincondi-
zioni disperate nella notte tra
il 21eil22febbraio al San
Matteo diPavia dall’ospedale
di Codogno, ammalatoa
anni dicoro navirus quando
ancora in Italia nessuno im-
magina la drammaticità dei
giorni che avrebbero sconvol-
to le nostre vite, il maratone-
ta, il giocatore dicalcio, ilvo-
lontario alla CroceRossa, il ri-
cercatore dell’Unilever, non sa
ancora che per tuttièil«Pa-
zienteUno».Un’omissione
dei medici per non turbarlo.
È il simbolo che il dannato
virus può essere sconfitto, ma
lui siconsidera semplicemen-
te un futuro papà desideroso


farmaci: antibiotici, antivirali
eanti Hiv. Adesso anche
l’uscita dalla subintensiva,
dove i pazientivengono svez-
zati, che fuori dal gergo medi-
co vuol dire metterli incondi-
zione di smaltireleterapie
d’urtodella Rianimazione.
Così finalmentepuò esserci
l’incontrocon la moglie.Venti
minuti densi di emozioni e
commozione,conmedici e
infermieri che si fanno da
partepartecipi di unafelicità
difficile da raccontare: chi vi-
ve in corsia con i malati di Co-
vid-19conosce la maledizione
di questa malattia che aggiun-
ge dolore al dolore separando
i malati dai familiari.
Il «PazienteUno» elamo-
glie. Entrambi sonoreduci da
una battaglia. Quella di Mattia
per la vita. Quella della futura
mamma per portare avanti la
gravidanza dopo essere rima-

sta contagiata anche lei.Uno
al San Matteo diPavia. L’altra
al Sacco di Milano. La donna,
già dimessa da qualchetem-
po, ieri arriva in ospedalever-
so le 10 di mattina accompa-
gnata dal padre. Con sé ha i
primivestiti dicasa (una tuta
da ginnastica) che il marito
potrà indossarealpostodel
camice.Per28giorni, tutti i
giorni, la sua giornata ruota
intorno a un orario ben preci-
so: le6disera. Èl’ora in cui
l’infettivologo Raffaele Bruno,
che fin dal primo giorno cura

Mattia insiemeconilriani-
matoreFrancescoMojoli, la
chiama per aggiornarla sulle
condizioni del marito: «Alza-
vo sempre la suoneria al mas-
simo, gli occhi puntati sulte-
lefono»,confessa ieriachi
l’ac coglie inreparto: «Vivevo
in attesa di quel momento».
In pochi quella nottetra il
21 eil22febbraio pensano
che Mattiace la possa fare. È
una corsa contro iltempo per
stabilizzare le suecondizioni.
Irianimatori insistono, non
mollano. Destini che si incro-
ciano. Mattiacondivide laca-
mera d’ospedale propriocon
un rianimatoreche sièam-
malatoper aiutarequellico-
me lui. Capita di scambiarsi
qualche parola. La curiosità
del 38enne è sucosa sta suc-
cedendo fuori.
Ma nessun raccontopuò
trasferirgli il bollettino di

di assistere al parto etenere la
mano alla moglie alla
37esima settimana di gravi-
danza.
Dopo 28 lunghissimi giorni
i loro sguardi si incrociano ie-
ri per la primavolta attraverso
un vetro. Le lacrime trattenu-
te afatica. Lacomunicazione
può avvenire ancora solocon
gli occhieigesti. Ordine dei
medici per proteggereen-
trambi. Ma il peggio è passa-
to.
È un giorno speciale perché
finalmenteil38enneèinre-
parto. Lì, al secondo piano del
nuovo padiglione di Malattie
infettive.Undici giorni fa, il 9
marzo, il trasferimentodalla
terapia intensiva: via i tubi per
l’ossigeno che gli hanno per-
messo direstare in vita. Ilre-
spiroche torna autonomo.
Fuori pericolo dopo curecon
un cocktail sperimentale di


guerra quotidiano, le ambu-
lanze che rischiano di arrivare
troppo tardi, leterapie inten-
sive alcollasso, le misurecon-
tro ilcontagio.
PerMattia adessoègiusto
che la vita ricominci da G. Lu-
nedìomartedì, salvosorpre-
se, il «PazienteUno» potrà la-
scia re l’ospedale.Econ ime-
dici glicapita persino di
scherzare: «Sono dimagrito e
in forma». Sua moglie prima
di congedarsi chiede di in-
contrareildirettoregenerale
del San Matteo Carlo Nicora
per dirgli grazie. Non sono
ringraziamenti di rito. E sono
di buon augurio per tutti i
malati: «Per noi — insiste da
giorni Bruno in ogni intervi-
sta che rilascia a quotidiani e
tv —sono tutti “Pazienti
Uno”».
[email protected]
©RIPRODUZIONERISERVATA

diSimonaRavizza



Sonodimagritoein


forma...L’unico


desiderioèstare


accantoamia


mogliealparto



Laparola


FOCOLAIO


In caso di malattie
infettive per «focolaio»
s’intende l’improvviso
aumento dicasi di una
determinata malattia e,
per estensione, ilcentro
di diffusione e di
irradiazione della stessa

Ilpaese


Ec’è un guarito


all’ospedale


di Codogno


Il primo guarito
dal Covid-19 nell’ospedale
di Codogno è Giancarlo
Bonvicini e ha 85 anni.
Era ricoverato lì quando
scoppiò ilfocolaio
e venne contagiato.
Dopo quasi un mese
in isolamento ieri,
per lafesta del papà,
è tornato acasa. Una buona
notizia per il paese
che è stato il cuore della
zona rossa all’inizio
dell’epidemia, ma che
con le settimane
e le misure drastiche
messe incampo,
ha tr ovato laforza
di rialzarsi. Ieri Bonvicini
è statofesteggiato
dalle infermiere,
si è commosso e le ha
ringraziate per essere
state i suoi «angeli
custodi».Poi è tornato
dalla moglie Osvalda,
sposata 57 anni fa.
ProtettoLaspesainunnegoziodifruttaeverduraaCodogno,nelLodigiano,conlamascherinasulvoltoperproteggersidalvirus(Ansa) ©RIPRODUZIONERISERVATA

diMaurizioCaprara

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