Il Sole 24 Ore - 20.03.2020

(Nancy Kaufman) #1

 Venerdì 20 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore


INDUSTRIA


STILE


BELLEZZA .moda


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PANORAMA


Forse per la sua semplicità, non passa mai di moda. È la


stampa Vichy, quella a piccoli o piccolissimi quadretti di
vari colori, dalle tonalità pastello a quelle più decise, co-

me rosso e nero. Il nome deriva dall’omonima città fran-


cese, nota per la produzione di tessuti di cotone per
grembiuli e camicie che normalmente presentano questo

motivo a quadri (si pensi anche ai pantaloni dei cuochi).


Il successo nel pret-à-porter è arrivato però nell’età
dell’oro del cinema americano ed europeo, quando le

dive, quasi sempre, sceglievano in autonomia i loro look


e proprio per questo erano “credibili” e imitatissime. Del-
la stampa Vichy furono testimonial, ad esempio, Kathari-

ne Hepburn e Brigitte Bardot, che camminava per i viot-


toli della Costa azzurra con gonne e shorts a quadrettini
monocolore. La stampa Vichy è adattabile a diversi stili

e look e, a giudicare dalle collezioni viste in passerella,


sarà uno dei must della primavera-estate. Ne è convinta
senz’altro Luisa Spagnoli, che ne ha fatto uno dei fil rouge

della collezione per la stagione calda. La designer italiana


reinterpreta il Vichy in chiave moderna, proponendolo
su capi con forme che mixano modernità a tagli classici,

per un risultato inaspettato e d’impatto. Maxi gonne che


toccano a terra, ma anche mini dress dai tagli retrò, giac-
che doppiopetto dal taglio over, da abbinare a shorts am-

pi e, pezzo forte della collezione, all’impermeabile a maxi


quadretti bianchi e neri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

VERSO LA PRIMAVERA


Luisa Spagnoli e il revival


degli intramontabili


tessuti Vichy


Angelo Flaccavento


I


l virus farà bene o male alla
moda? Li Edelkoort, guru delle

tendenze e paladina di un ap-


proccio responsabile, sul dan-
nato Covid si è espressa in ter-

mini energizzanti un paio di


settimane fa – quindi prima della
ufficializzazione della pandemia e

del lockdown globale – nel corso


del suo intervento a Design Inda-
ba, apputamento annuale con cre-

ativi e designer da tutto il mondo,


che si è svolto a Città del Capo dal
 al  febbraio. «Il virus rallente-

rà tutto. Assisteremo ad un arresto
nella produzione di beni di consu-

mo. È terribile e meraviglioso per-


ché dobbiamo smettere di produr-
re a questo ritmo forsennato – ha

detto Li Edelkoort –. È quasi come


se il virus fosse una grazia straor-
dinaria per il pianeta».

La situazione al momento è


magmatica e confusa, in perenne
evoluzione. Non propriamente una

“grazia”, potrebbe aggiungee qual-


cuno. La risposta all’emergenza è
ugualmente mobile. Cambiano per

esempio i modi di progettare le col-


lezioni: ricordiamo che il percorso
è lungo, e che quel che porta ad una

sfilata richiede mesi di lavoro, dal


disegno alla scelta dei tessuti, dalla
realizzazione dei prototipi al relati-

vo sdifettamento. Una filiera com-


plessa, che coinvolge numerose fi-
gure e che richiede contatto diretto.

La socialità virtualizzata dello


smart working sta avendo un im-
patto a monte di questi processi

creativi, che comunque continua-
no e non possono fermarsi – è a ri-

schio una delle voci principali della


nostra produzione industriale, no-
nostante la tenace miopia delle

istituzioni. In tempi normali, ades-


so si sarebbe lavorato alle precolle-
zioni, alle collezioni uomo e alla

couture, per chi la fa. Si continua in


effetti a farlo, ciascuno secondo
approcci e soluzioni personali,

perché la proverbiale inventiva ita-


liana splende proprio nei momenti
bui. Se e quando questi prodotti ve-

dranno la luce è ancora incognita a


dire il vero: c’è chi avanza l’ipotesi
di uno stop stagionale, di una so-

spensione per evitare che le colle-


zioni non ancora consegnate non
vadano perdute.

Giorgio Armani assicura che «le


prossime collezioni sono in gran
parte già state preparate, perché la-

voro per abitudine con anticipo.


Manca, naturalmente, la messa a
punto finale che mi auguro di poter

fare a Milano, sotto data, a giugno.


Non è mia intenzione comunque
mettere a repentaglio la salute dei

dipendenti per definire le sfilate,


quindi mi muoverò di conseguen-
za. Si dovrà rivalutare attentamente

il sistema moda, riconsiderando la


tempistica e tenendo conto delle
esigenze della clientela finale».

Angela Missoni , decisa e prag-


matica, non ha dubbi: «Queste col-
lezioni devono uscire: ne va del la-

voro di molte persone. Noi ci siamo


da subito attrezzati per equilibrare
lavoro a distanza e lavoro reale.

L’ufficio stile è operativo, a regime


ridotto. La nostra azienda, per for-
tuna, gode di spazi ampi che con-

sentono il rispetto delle distanze di


sicurezza». Alessandro Dell’Ac-
qua aveva già passato i disegni uo-

mo e precollezione prima dello
show di febbraio del suo marchio

N° , ed è in attesa dei primi cam-


pioni, che al momento tardano:
«Per noi piccoli è complicato, per-

ché abbiamo un timing ferreo».


Alessandro Sartori , direttore
creativo di Ermenegildo Zegna ,

spiega: «L’operatività è più lenta e


frammentata, ma regolare. Vedo
un impatto positivo sul mindset

dell’intero team: durante un fit-


ting via Skype, tutti si esprimono
con una insolita libertà. Questa è

naturalmente una situazione di


emergenza, ma anche la dimostra-
zione che si può lavorare in manie-

ra diversa». Pierpaolo Piccioli di


Valentino risponde da Nettuno:
«Sto recuperando tempo e pensie-

ri. Il distanziamento sociale mi


mette in una condizione di rifles-
sione. Condivido con il mio team

lunghe videochiamate di gruppo o


piccoli pensieri via whatsapp. La
comunicazione risulta diretta e

immediata e andiamo avanti in-


sieme, ora più che mai. Credo che
il tempo per pensare e ripensarsi

sia un’opportunità per uscire più


forti e consapevoli».
Per Silvia Venturini Fendi «il la-

voro va avanti grazie alla tecnologia
che mi permette di avere regolar-

mente contatti e riunioni con il te-


am. Mai come ora creativamente è
il momento di ascoltare le proprie

emozioni per tradurle in collezioni


che tutti noi speriamo di poter ve-
dere realizzate, magari più piccole

e più concentrate ma non per que-


sto meno forti, anzi l’opposto».
I designer che abbiamo raggiun-

to rappresentano uno spaccato tra-


sversale, non esaustivo, ma ricco e
propositivo. Nella diversità delle ri-

sposte individuali, però, un tratto


unanime emerge: la consapevolez-
za che la moda ne uscirà cambiata,

in meglio. Chiude Dell’Acqua: «Do-


po un momento così ci sarà voglia
di cose nuove e belle».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Stilisti al lavoro. In arrivo le nuove


collezioni, ma sfilate e fiere a rischio


La creatività


non si ferma,


l’incognita


è produttiva


Giorgio Armani


LICENZE


In un momento come questo, di iperconcentrazione su un
presente affatto rassicurante e che impedisce, di fatto, di

pensare al futuro, anche il rinnovo di un contratto che pro-


ietti a dieci anni da oggi è un segnale confortante. La licen-
za che lega Dolce&Gabbana a Luxottica era scaduta alla

fine del  e ora è arrivato l’annuncio ufficiale: l’accordo


per la produzione e la distribuzione in tutto il mondo mon-
tature da vista e da sole a marchio Dolce&Gabbana è stato

rinnovato fino al  dicembre . Gli occhiali sono da


anni un accessorio che definisce
l’immagine di brand della moda

e del lusso, anche di quelli nati


con l’abbigliamento, come Dol-
ce&Gabbana, ma diventati mar-

chi di lifestyle.


Sempre di più anche gli oc-
chiali in passerella, per le sfilate

delle collezioni estive e inverna-
li. «Siamo certi che proseguen-

do la partnership con Luxottica,


gruppo di riferimento del setto-
re, riusciremo a sviluppare ulteriormente il grande poten-

ziale della collezione occhiali, che rappresenta sempre più


una parte integrante dell’immagine del brand», conferma-
no Domenico Dolce e Stefano Gabbana. «Continueremo

a lavorare insieme per tradurre il concetto di lusso nel


mondo dell’eyewear nel decennio a venire come abbiamo
fatto negli ultimi quindici anni», ha commentato Leonar-

do Del Vecchio, presidente esecutivo di Luxottica.


A cura di Giulia Crivelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dolce&Gabbana rinnova


con Luxottica fino al 2029


Prato. La filiera tessile


del territorio è un


riferimento strategico
per i brand di moda

Un impegno morale a “proteggere”


le aziende toccate dal contagio per limitare


il rischio che non recuperino più la propria
operatività

Distretti


Dagli industriali tessili


di Prato, Pistoia e Lucca


patto di solidarietà


ai tempi


del coronavirus


Tra passato e presente.


A sinistra, look di sfilata per la
P-E 2020. Qui sopra, Brigitte

Bardot negli anni 50


Barocco. Modello da sole ispirato allo stile
iperdecorato legato a sua volta alla Sicilia

Da Armani a Fendi


e Piccioli, il punto


di vista di chi


innesca la filiera


e la manifattura


+Trova di più sul sito


http://www.ilsole24ore.com/moda


Il consulente


D’Incau: «Affrontare incertezze


è nel Dna dei leader del settore»


Giulia Crivelli


V


ietato generalizzare o sem-


plificare in alcun altro modo,


perché i cambiamenti parto-
no dalle persone, non da

astratte entità definite in termini eco-


nomici. Però è un fatto: la moda, inte-
sa come l’insieme di tutti i protagoni-

sti della filiera, dai produttori di tessu-


ti ai grandi marchi e fino al clienti fi-
nale, è meglio equipaggiata di altri

settori per fronteggiare il cambia-


mento improvviso e l’incertezza. Ne è
convinto Roberto D’Incau, fondatore

e ceo di Lang, esperto del mondo del-


l’headhunting e coaching, proprio in
ambito moda e lusso.

«L’abitudine, l’obbligo, in fondo, di


rinnovarsi continuamente, una volta
di stagione in stagione e oggi, po-

tremmo dire, di giorno in giorno, la


moda l’ha sempre avuta – spiega
D’Incau –. Questo è un primo vantag-

gio mentale, ma anche produttivo e
distributivo. C’è poi un secondo

aspetto che può aiutare il settore e i


suoi protagonisti a reagire e ripren-
dersi da questa crisi ed è il fatto di es-

sere globalizzato ante litteram». Sono


giorni in cui sentiamo dire che il coro-
navirus ci mette di fronte alla nostra

interdipendenza, all’impossibilità di


considerare solo il proprio interesse
personale o nazionale. La moda que-

sta interconnessione la conosce bene


e ora può fare tesoro dell’esperienza
accumulata. «Spero succeda quello

che abbiamo visto per l’altro grande


tema che riguarda il presente e il futu-
ro di tutti, la sostenibilità sociale e am-

bientale – aggiunge il ceo di Lang –.


Moda e lusso hanno anticipato rego-
lamenti e leggi, le aziende si sono or-

ganizzate singolarmenre e in gruppo


e ora sono all’avanguardia nella tutela
dell’ambiente e delle persone».

Lo chiede il cliente finale, potreb-


bero dire i cinici. Ma D’Incau confer-
ma: «Credo sia un vero e proprio cam-

bio di paradigma, lo ha sancito in ago-
sto anche il Business Forum, che riu-

nisce i più importanti ceo delle


aziende americane di ogni settore: ge-
nerare utili è una condizione necessa-

ria, ma non sufficiente per garantire


un futuro a un’azienda». Tornando


all’emergenza coronavirus, D’Incau
guarda con favore al numero di azien-

de di tutta la filiera del tessile-moda-


abbigliamento che hanno compreso
i vantaggi della digitalizzazione:

«Smartworking in questo settore più
che in altri non significa solo telelavo-

ro, ma, come dice la parola inglese, la-


voro intelligente. La tecnologia per-
mette già di allestire showroom e pre-

sentazioni virtuali, ora più che mai


anche i più scettici ne vedranno i van-
taggi. Nulla vieta, fuori dall’emergen-

za, di tornare a metodi più classici, ma


forse lo scenario più auspicabile è che
nella moda, come in ogni altro settore,

si trovi una vera combinazione e


osmosi tra mondo reale e virtuale».
D’Incau non minimizza le difficol-

tà personali, che sono anche sue, co-


stretto come tutti a rivedere modalità
e orizzonti di lavoro. Né nasconde che

in gioco potrebbe esserci un semestre


o forse un anno di fatturati e utili, con
tutte le possibili, gravi, ripercussioni,

sui lavoratori. La sua fiducia nella re-


silienza della moda è basata sulla co-
noscenza di molti leader del settore:

«Moda e lusso sono tra i comparti do-


ve l’Italia spicca per capacità manage-
riali e produttive. Forse ancora più

importante, ci sono leader che hanno


saputo cavalcare la rivoluzione digi-
tale senza farsi spaventare da incer-

tezze crescenti. Servono persone così:
intuitive e razionali insieme, lucide ed

empatiche, per ispirare tutti ad af-


frontare il presente senza farsi para-
lizzare dalla paura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Esperto. Roberto D’Incau, fondatore e
ceo della società di consulenza Lang

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Silvia Venturini Fendi Pierpaolo Piccioli


Alessandro Sartori Angela Missoni Alessandro Dell’Acqua

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