La Stampa - 20.03.2020

(backadmin) #1
I carruggi genovesi tra vicoli deserti e negozi chiusi: poche persone sono uscite di casa per fare la spesa

FABRIZIO GORIA
L’economia mondiale si sta fer-
mando. E in alcuni casi, si è già
fermata. La pandemia del nuo-
vo coronavirus Sars-Cov-2 sta
già ora impattando con vigore
sull’economia globale. Prima
la Cina, poi l’Europa, e infine
gli Stati Uniti stanno bloccan-
do fabbriche e attività com-
merciali. E la recessione globa-
le non è più uno scenario teori-
co, ma una realtà.
Fino al 21 febbraio scorso il
timore che il virus vettore del-
la polmonite di Wuhan potes-
se colpire in massa il cuore del-
la manifattura mondiale era
sottostimato dai principali in-

vestitori istituzionali. Eppure,
come ha certificato oggi l’indi-
ce Ifo, che misura la fiducia de-
gli imprenditori tedeschi, sia-

mo di fronte a un problema
più grave di quanto immagina-
to. A marzo l’indice Ifo è crolla-
to di 8,3 punti rispetto a febbra-

io, toccando quota 87,7 punti.
Il maggiore calo dal 1991, e il
livello più basso dal 2009,
quando il mondo fece i conti
con la recessione provocata
dal crollo del mercato immobi-
liare statunitense.
«Uno choc economico estre-
mo, una emergenza collettiva
per la salute pubblica senza
precedenti». Così Christine La-
garde, presidente della Bce,
ha commentato l’impatto del
coronavirus. Dopo gli aiuti da
750 miliardi all’economia, La-
garde ha spiegato che «la Bce è
pronta a incrementare l’entità
dei programmi di acquisto di
attività e ad adeguarne la com-

posizione, finché le circostan-
ze lo richiederanno».
Ma intanto sul fronte indu-
striale sul fronte industriale a
patire le conseguenze sono le
catene produttive. Come Fca e
Ferrari, che hanno ridotto al
minimo la produzione, o come
Volkswagen, che ha stoppato
le linee per due settimane.
L’impennarsi della curva dei
contagi da Sars-Cov-2 sta met-
tendo in difficoltà l’economia
a livello planetario. Secondo
gli economisti dell’Institute of
international finance (Iif) di
Washington bisogna attender-
si una calo del Pil nell’eurozo-
na del 2,8% su base annua.

Dell’1,5% per il Giappone e
dello 0,8% per gli Usa. E la Ci-
na, che come obiettivo aveva
una crescita intorno al 7% an-

nuo, dovrà accontentarsi della
metà, il 3,5%.
Per l’Italia, la situazione non
è rosea. Secondo l’agenzia di

rating Fitch, il Pil italiano cale-
rà del 2% su base annua, ma
molto dipenderà da quando e
come verrà contenuto il conta-
gio. Peggiori le previsioni di
Goldman Sachs, -3,4%, e Mor-
gan Stanley, -5,8%. Per Intesa
Sanpaolo, nel peggiore caso
possibile, quello di un inaspri-
mento delle misure attuali per-
durante fino a fine maggio, si
prevede un calo del 7,5%.
Le conseguenze maggiori,
dunque, potrebbero essere in
Europa. Questo perché, come
ha spiegato Ray Dalio, fonda-
tore di Bridgewater, uno dei
maggiori fondi hedge al mon-
do, c’è una combinazione di

elementi. Da un lato, il calo del-
la domanda interna dovuto al-
le misure di restrizione delle li-
bertà personali. Dall’altro, la
differenza di diffusione del vi-
rus, distanziata di 20 giorni da
Paese a Paese. Dall’altro anco-
ra, il poco spazio fiscale di mol-
te nazioni, come Francia, Spa-
gna e Italia. Fattori che, secon-
do Dalio, potrebbero costare
circa 12mila miliardi di dollari
all’economia globale.
Quattromila per gli Usa che
non saranno immuni alla re-
cessione. Secondo BofA-Mer-
rill Lynch il calo del Pil nel se-
condo trimestre sarà di dodici
punti percentuali rispetto ai
tre mesi precedenti. E in tutto
il 2020 svaniranno circa 3,
milioni di posti di lavoro, un
milione solo nel secondo trime-
stre. Peggiori le stime di
J.P.Morgan, che prevede una
contrazione del 14% nello stes-
so periodo. Nonostante le pre-
visioni negative, le Borse euro-
pee hanno terminato la seduta
in positivo, sull’onda del nuo-
vo piano di acquisto di titoli ob-
bligazionari da parte della
Bce. Piazza Affari ha chiuso in
rialzo del 2,29%. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le grandi aziende italiane in Borsa valgono sempre meno e rischiano l’assalto dei gruppi stranieri


Da Eni a Mediobanca fino a Intesa Sanpaolo


Il governo blinderà tutto col “golden power”


IL CASO

L’economia mondiale si è fermata


“In Europa la recessione sarà peggiore”


La manifattura riduce ai minimi la produzione, Fitch: il Pil italiano calerà del 2%. Lagarde: pronti a nuovi aiuti


FABIO MARTINI
ROMA

I


l pericolo è serio, uno di
quei rischi dei quali ci si
accorge soltanto a cose
fatte: da qualche giorno i
principali “gioielli” del siste-
ma produttivo e finanziario
italiano stanno diventando
sempre più appetibili, più de-

boli rispetto a possibili scala-
te ostili per la semplice ragio-
ne che “costano” meno, a cau-
sa della forte caduta dei valo-
ri di Borsa legata all’emergen-
za coronavirus. Ma se le cadu-
te dei listini sono fisiologiche,
è la prospettiva di una reces-
sione imponente sul medio
periodo a rendere ancora vul-
nerabili “gioielli” come Eni,
Mediobanca, Intesa Sanpao-
lo: nei prossimi mesi potreb-

bero “costare” sempre meno.
E’ per questo che il governo in
queste ore si sta muovendo su
due piani. Con le parole del
presidente del Consiglio:
«Stiamo studiando un provve-
dimento a tutela delle azien-
de strategiche italiane, di sicu-
ro non consentiremo a nessu-
no di approfittare di un mo-
mento di debolezza del no-
stro Paese». Arrivando pro-
mettere «misure estreme».

In questi casi fare la voce
grossa non è soltanto un atto
dovuto davanti all’opinione
pubblica, ma è anche un se-
gnale agli eventuali “aggres-
sori”: siete molto sgraditi.
Ma poiché la semplice deter-
renza politica non basta, il
governo sta studiando anche
di estendere il cosiddetto gol-
den power alla maggioranza
delle aziende del Mta e in par-
ticolare ad un altro settore

strategico, oltre a quelli del-
la difesa e dell’energia: quel-
lo delle banche e delle assicu-
razioni. Un campo nel quale
rischiano di ballare colossi
come Banca Intesa o Medio-
banca, che a sua volta è azio-
nista di maggioranza relati-
va di Generali.
Il golden power, voluto nel
2012 dal governo Monti e suc-
cessivamente potenziato, au-
torizza il governo a bloccare
operazioni di acquisizione
che sottraggano al controllo
italiano settori ritenuti strate-
gici. Tradizionalmente erano
considerati strategici i settori
fondamentali per la sicurez-
za del Paese, concetto che nel
passato era legato agli eventi
bellici: l’industria dell’accia-
io, essenziale per la costruzio-
ne degli armamenti o l’indu-

stria della difesa. Ma gli ulti-
mi ritocchi ai poteri di interdi-
zione statale hanno allargato
la protezione al settore dell’e-
nergia, alle telecomunicazio-
ni, alle biotecnologie e anche
alla robotica.
Il Copasir, il Comitato di con-
trollo sui Servizi, sotto la gui-
da del leghista Raffaele Volpi
e del vicepresidente Adolfo Ur-
so, sta svolgendo da mesi un
ruolo di stimolo e di filtro sul
governo e infatti proprio Urso
nei giorni scorsi ha depositato
un progetto di legge per esten-
dere il golden power anche al
settore delle banche e delle as-
sicurazioni e in queste ore può
cantare vittoria: «Le parole
del presidente del Consiglio
fanno capire che è intenzione
del governo allargare il potere
di controllo sul settore banca-

rio che ancora prima della cri-
si del coronavirus abbiamo
percepito essere uno degli am-
biti più esposti, con alcune
operazioni che avremo il mo-
do di chiarire nelle prossime
settimane. Il Paese è entrato in
una fase a rischio ed è dovere
del governo alzare il livello de-
gli anticorpi».
Anche perché la protezio-
ne del golden power non è
tutto campo: allo stato attua-
le, per fare soltanto l’esem-
pio di un colosso come l’Eni,
vale come difesa dalla scala-
ta di gruppi extraeuropei. In
questi casi la strategia per ac-
quisire un “pezzo” prelibato
è sempre la stessa: l’acquiren-
te, prima di manifestarsi, in-
carica banche diverse di ra-
strellare le azioni. E d’altra
parte l’Italia allo stato attuale

non dispone di strutture capa-
ci, come negli Stati Uniti, di
esercitare controlli in profon-
dità: a coordinare questo am-
bito è incaricato un diparti-
mento che fa capo a palazzo
Chigi e che non dispone della
strumentazione per un ade-
guato carotaggio.
E d’altra parte che in que-
sti giorni il sistema-Italia ab-
bia alzato le antenne lo con-
ferma la decisione della Con-
sob che ha abbassato, dal 3
all’1 per cento, la soglia di co-
municazione per tutte quelle
società che hanno una capita-
lizzazione superiore ai 500
milioni di euro. Una mossa
destinata a “stanare” even-
tuali, peraltro legittime spo-
stamenti di società estere su
società nazionali. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bene anche la piazza di Madrid: +1,93%

Dopo le mosse della
Bce, che ha annun-
ciato l’acquisto di
750 miliardi di titoli di
Stato per il 2020, le istitu-
zioni europee continua-
no il lavoro per predispor-
re un maxi-piano econo-
mico. Sul tavolo ci sono di-
verse opzioni, ma al mo-
mento la cosa più difficile
da raggiungere è il con-
senso tra i governi. Un pri-
mo confronto avverrà già
oggi, durante la riunione
del “Gruppo di lavoro Eu-
rogruppo” (Ewg), l’orga-
nismo che riunisce i diret-
tori generali dei 19 mini-
steri delle Finanze
dell’Eurozona. Poi, tra lu-
nedì e martedì, si riunirà
l’Eurogruppo.
La decisione presa a
Francoforte non è stata
per nulla facile, a causa del-
le obiezioni dei governato-
ri delle banche centrali te-
desca e olandese. Le stesse
resistenze starebbero
emergendo sulle soluzio-
ni a cui lavorano la Com-
missione e il presidente
dell’Eurogruppo, Mario
Centeno, in coordinamen-
to con i vertici del Fondo
Salva-Stati (Mes) e della
Banca europea per gli inve-
stimenti. «Ma una soluzio-
ne sarà trovata» assicura
una fonte. Certo non ci sa-
ranno modifiche legislati-
ve: tutti gli interventi ver-
ranno fatti nei limiti fissati
dal mandato delle suddet-
te istituzioni.
Si lavora su diversi piani
alla costruzione del puzz-
le. Il primo è quello della
clausola anti-crisi che so-
spenderebbe l’applicazio-
ne del Patto di Stabilità. La
proposta della Commissio-
ne dovrebbe arrivare nel
weekend. Le resistenze di
alcuni governi emerse nei
giorni scorsi stanno via
via rientrando con l’aggra-
varsi della situazione. Ieri
von der Leyen ha inoltre ri-
badito che - grazie alla pos-
sibilità di trattenere e rein-
dirizzare i fondi Ue non
utilizzati - l’Italia avrà
maggiore liquidità. Una
mossa che consentirà di
spendere «fino a 11 miliar-
di», anche se non si tratta
di fondi nuovi.
L’altro punto è quello
degli Eurobond. Ci sono
diverse opzioni: potrebbe
emetterli il Mes, ma an-
che la Banca europea per
gli investimenti o la stessa
Commissione, seppur con
mezzi più ridotti. Si ragio-
na inoltre su ulteriori in-
terventi del Mes, che può
acquistare titoli di Stato
sui mercati secondari e
fornire prestiti ai Paesi in
difficoltà. Si tratterebbe
di istituire una linea di cre-
dito ad hoc per l’emergen-
za e sono in corso le di-
scussioni sulle eventuali
condizionalità. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’Ue prepara

il rilancio,

la Germania

frena

L’indice Dow Jones della Borsa americana ha guadagnato ieri lo 0,95% La Borsa di Francoforte ha recuperato: ieri ha chiuso la seduta in rialzo del 2%

ALESSANDRO BARBERA
ROMA

Q

uanto costerà all’I-
talia l’epidemia di
coronavirus? Mol-
to dipenderà da
quando arriverà il picco dei
contagi. Secondo i modelli
matematici nelle mani del
governo la curva del nume-
ro dei malati potrebbe inizia-
re a scendere fra il 25 e il 27
di questo mese, riportando
la situazione ad una relativa
normalità entro fine aprile.
Ma se anche questo fosse lo
scenario – ed è fra i più ottimi-
stici – l’Italia avrà pagato un
prezzo altissimo alla crisi.
Siamo nel villaggio globale:
se il peggio da noi passerà pri-
ma che per altri, subiremo
comunque le conseguenze
di ciò che nel frattempo acca-
drà al di là dei nostri confini.
Secondo Goldman Sachs lo
choc che sta subendo l’eco-
nomia mondiale somiglia
molto di più a quello che arri-
vò dopo l’attacco alle torri ge-
melle rispetto a quello causa-
to dai mutui subprime nel


  1. Pur nella tragedia,
    questa è una ragione in più
    per essere ottimisti: nella se-
    conda parte dell’anno la si-
    tuazione dovrebbe norma-
    lizzarsi. Quanto sta accaden-
    do in Cina, dove il peggio è
    ormai passato, sembra esser-
    ne la dimostrazione.
    C’è un però: l’economia
    italiana – fra le più deboli
    dell’area dell’euro - non è di-
    namica come quella cinese.
    Né abbiamo conti pubblici
    in grado di sostenere mano-
    vre anticicliche forti come
    quella appena approvata:
    nella migliore delle ipotesi il
    debito italiano alla fine di
    quest’anno salirà al 140%
    del Pil, nelle peggiori potreb-
    be sfiorare il 150. Secondo
    Morgan Stanley il 2020 si po-
    trebbe chiudere con un crol-
    lo della crescita del 5,8 per
    cento. Sarà la conseguenza
    di ciò che avviene in questi


giorni: gli analisti delle principa-
li banche italiane stimano un ca-
lo della ricchezza prodotta attor-
no al 30 per cento, sia a marzo
che in aprile. Capire il perché è
intuitivo: in Italia i consumi pri-
vati valgono il 70% di quella ric-
chezza prodotta. In questo mo-
mento, fatti salvi i servizi essen-
ziali, l’economia è ferma. Den-
tro a quel 70% c’è il turismo, un
settore il cui fatturato è a zero.

Non esistono ancora stime
precise dell’impatto del virus
sui singoli settori di attività,
anche se di recente Confindu-
stria ha fatto un’indagine a
campione su circa quattromi-
la imprese italiane, in tutto il
Paese e di tutti i settori, anche
se prevalentemente del Nord,
manifatturiere e di dimensio-

ni medie e grandi. Ebbene, la
cosa che preoccupa di più gli
intervistati è l’improvviso crol-
lo della domanda, non la pro-
spettiva di una recessione. C’è
timore per la perdita di credibi-
lità del Paese, dei prodotti del
made in Italy, delle commesse
a favore di altri Paesi, la diffi-
coltà per fare le consegne e in-
contrare i clienti.
Al settimo posto in una lista
di dieci c’è la preoccupazione
per il «panico e la perdita di
concentrazione dei dipenden-
ti», oltre alla cancellazione di
ferie ed eventi: in un Paese a
forte vocazione all’export sarà
un problema per una impresa
su quattro. Il timore di un “im-
patto significativo sull’econo-
mia italiana” è solo all’ottavo
posto. L’indagine è stata chiu-
sa ai primi di marzo, e nessuno
prendeva sul serio la possibili-
tà di un lungo blocco delle atti-
vità. Una cosa è certa: per
quanto rapida sarà l’uscita dal
momento più difficile di que-
sta crisi, alcune imprese paghe-
ranno più di altre. Anche per

questo il premier Giuseppe
Conte ha chiesto all'Ue di usa-
re «tutta la potenza di fuoco»
del fondo di salvataggio da
500 miliardi di euro per affron-
tare la crisi economica del con-
tinente. «La strada da seguire -
spiega al Financial Times - è
aprire le linee di credito del
Mes a tutti gli stati membri per
aiutarli a combattere le conse-
guenze dell'epidemia».
Turismo, trasporti e com-
mercio sono in cima alla lista.
Ma sarà un anno pessimo an-
che per chi ha rapporti com-
merciali con la Cina, la cui cre-
scita sarà comunque molto
più bassa del normale. Lo sarà
sia per chi passa da quelle lati-
tudini per i propri semilavora-
ti. E lo sarà per quelle che in Ci-
na vanno ad esportare il made
in Italy: pellame, tessile, abbi-
gliamento, macchinari, che
realizzano laggiù fra il tre e il
cinque per cento dell’intero
fatturato. Sono dodici miliar-
di di euro l’anno. —
Twitter @alexbarbera
© RIPRODUZIONE RISERVATA

500
I milioni di euro
di capitalizzazione
sopra i quali scatta
l’obbligo Consob

1%
La nuova quota
di movimenti azionari
da comunicare
alla Consob (era il 3%)

Conte: l'Ue usi “tutta la potenza di fuoco” del fondo di salvataggio da 500 miliardi di euro IL PUNTO

Turismo, trasporti e commercio


Il conto salato della crisi in Italia


RETROSCENA

Nel nostro Paese
è atteso un calo della
ricchezza prodotta del
30% a marzo e aprile
+2,29%
L’indice della Borsa
di Milano è salito ieri
grazie agli aiuti
promessi dalla Bce

-2%
Il calo del Pil italiano
nel 2020 secondo
le stime dell’agenzia
di rating Fitch

Il gruppo assicurativo Generali in
una foto d’archivio: è una delle so-
cietà italiane che potrebbe rischiare
un’offerta da un gruppo estero

MARCO BRESOLIN

L’EMERGENZA CORONAVIRUS L’EMERGENZA CORONAVIRUS

EPAAFP

10 LASTAMPAVENERDÌ20 MARZO 2020
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