La Stampa - 20.03.2020

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Autrice del film ora online su Rai Play: “È dedicato a mia figlia, mostra che anche da sole possiamo realizzare tutto quello che vogliamo”

Yvonne Sciò: ispirata dalle donne

“Nel mio documentario Seven Women


storie di riscatto e straordinari percorsi di vita”


FULVIA CAPRARA
ROMA

L


’incontro determi-
nante con Andy
Warhol dell’artista
napoletana Alba Cle-
mente, quattro figli,
trasferita a New
York, capace di sintetizzare la
sua esperienza in una frase:
«Ho investito nella vita». Il nu-
mero magico (7) che ha guida-
to le scelte di Rosita Missoni,

fondatrice, con il marito Otta-
vio, dell’azienda di famiglia. Il
mantra della giornalista Rula
Jebreal: «Se studiamo tanto,
se lavoriamo tanto, possiamo
avere quello che vogliamo.
Studiare è stato il mio viatico
per la libertà». Le straordina-
rie battaglie dell’attrice ameri-
cana Fran Drescher, icona del-
la serie cult La Tata, violenta-
ta, scampata al cancro e capa-
ce di raccontare il tutto davan-
ti ai fornelli, mentre prepara
manicaretti. E poi, ancora, la
stupefacente creatività di Pa-

tricia Field, costumista di Sex
and the City e del Diavolo veste
Prada, la tenacia di Bethann
Hardison, prima top model di
colore e attivista per i diritti de-
gli afro-americani, l’estro di
Susanne Bartsch che sintetiz-
za il suo impegno in un motto:
«Esprimo la mia arte attraver-
so il mio aspetto».
Fuori da scelte prevedibili,
Yvonne Sciò descrive, nel do-
cumentario Seven Women (on-
line su Rai Play per la serie Do-
cumentari d’autore), una pat-
tuglia di donne determinate

che hanno trasformato le diffi-
coltà in tappe da cui ripartire
più forti di prima: «La chiave
per sceglierle è stata la diversi-
tà, ho puntato sull’originalità
dei loro percorsi, tra Italia e
America, e anche sui miei rap-
porti personali».
Con alcune, come Fran Dre-
scher, l’autrice ha stabilito un
rapporto di autentica amici-
zia: «Il punto in cui descrive,
con quella sua lucidità tutta
americana, lo stupro e poi la
battaglia contro il tumore è il
più vero del film». Con altre il

legame si è stretto dopo, a ri-
prese finite: «Avevo conosciu-
to Rosita Missoni da piccola,
con mia madre. Dopo l’intervi-
sta mi ha scritto una lettera
molto bella». Con tutte è stato
importante lo scambio recipro-
co: «Era da tanto che volevo
raccontarne le storie, alcune
mi avevano dato molto, altre
non le conoscevo affatto. Vole-
vo continuare il mio viaggio
nel mondo delle donne, inizia-
to con Roxanne Lowit Magic
Moments e volevo farlo a bassa
voce, come piace a me».

Romana, classe 1969, ma-
dre di una figlia undicenne
(«Che ho cresciuto da sola» ri-
pete più volte) Sciò è diventa-
ta famosa grazie al tormento-
ne fine Anni 80 «Mi ami? Ma
quanto mi ami?». Nel ‘91 ha
condotto la prima edizione del
programma di Gianni Boncom-
pagni Non è la Rai e, da allora
la strada pareva scontata, tv,
ma anche cinema, dove è stata
diretta da Pupi Avati, da Paolo
e Vittorio Taviani, da Emidio
Greco, da Carlo Verdone. E in-
vece, dopo un po’ ha avuto vo-
glia d’altro: «Mi ero stufata di
dipendere sempre da altri, da
giovane pensi di poter cambia-
re il mondo. Così sono andata
in America, ho vissuto tra New
York e Los Angeles. Nulla è sta-
to facile, ho lottato, ma ho rag-
giunto quello che volevo sen-
za chiedere niente a nessuno».
Restare in Italia, riflette
Sciò, avrebbe significato arren-
dersi: «Su certe cose sono insi-
cura, ora il lavoro di documen-
tarista mi sta dando sicurezza.
Non mi ha mai attratto l’idea
di diventare famosa, però vole-
vo lasciare un segno, crescere
come donna, senza darmi un li-
mite». Guardarsi allo specchio
non bastava: «In Italia ero con-
siderata una bella ragazza e ba-
sta, certo, la bellezza aiuta, ma
se dietro c’è il vuoto cosmico,
non serve a niente. Il mondo è
pieno di belle ragazze».
Adesso, nell’ambiente, rac-
conta ancora «dicono che mi
sono ri-posizionata, ma conti-
nuano a offrirmi reality show
a cui ho sempre detto di no».
Non per questo sventola ban-
diere femministe: «Mi hanno
proposto film all’estero, ma da
quando è nata mia figlia sento
di avere una responsabilità im-
portante. Questo documenta-
rio è dedicato a lei, il messag-
gio è chiaro, mostra che anche
da sole possiamo realizzare
tutto quello che vogliamo». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

COLLOQUIO


  1. Yvonne Sciò, roma-
    na, classe 1969, ma-
    dre di una figlia undi-
    cenne e autrice del do-
    cumentario «Seven
    Women» su Raiplay;

  2. Rosita Missoni, fon-
    datrice, con il marito
    Ottavio, dell’azienda
    di moda di famiglia;

  3. Patricia Field, costu-
    mista di «Sex and the
    City» e del «Diavolo
    veste Prada», insieme
    con la protagonista
    del film (nei panni di
    Miranda Priestley) Me-
    ryl Streep


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