La Stampa - 20.03.2020

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INTERVISTA

GIUSEPPE ABBAGNALE Il campione e le Olimpiadi di Tokyo in bilico

“Non sono più Giochi


Decidiamo subito:


rinviamoli di un anno”


DENIS BALIBOUSE/REUTERS

Non a tutti gli atleti è
garantita la stessa
preparazione. Ipotesi
porte chiuse? Si
perderebbe il senso
di un evento unico

GIUSEPPE ABBAGNALE
PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE CANOTTAGGIO
EX AZZURRO, 2 ORI OLIMPICI

PAOLO BRUSORIO

T


re medaglie olimpi-
che nel canottaggio,
due ori e un argento,
e due mandati da pre-
sidente federale fanno di Giu-
seppe Abbagnale un interlocu-
tore privilegiato, interessato e
interessante, per affrontare la
questione Tokyo 2020. A quat-
tro mesi dall’accensione del
braciere olimpico (24 luglio) e
in piena emergenza (mondia-
le) coronavirus, confermare o
rinviare i Giochi da dibattito si
è trasformato in un problema.
E anche piuttosto urgente.
Presidente Abbagnale, come
sta vivendo un uomo di sport
questo momento?
«Malissimo. Per quello che sen-
to e vedo e perché mi metto nei
panni di un atleta che ora non
ha certo la mente libera per
prepararsi a un evento come i
Giochi».
Come ha reagito il mondo del-
lo sport all’emergenza?
«In generale bene».
E nel particolare?
«Beh, il calcio si è ostinato ad
andare avanti a tutti i costi
quando era chiaro che si sareb-
be dovuto fermare prima. E
non è stato il modo migliore
per affrontare i problemi. E an-
che ora sento parlare di previ-
sioni, date e calendari, ma qui
dobbiamo tenere la guardia
sempre molto alta».
Ovvero?
«Ovvero se in Cina dopo tre
mesi di lavoro durissimo sono
arrivati a zero contagi, se non
quelli di ritorno, dobbiamo an-
che noi stimare un periodo si-
mile prima di riparlare di pseu-
do normalità. Capisco gli inte-
ressi economici e le frenesie,
ma qui ci hanno detto che la sa-
lute viene prima di tutto. Quin-
di si agisca di conseguenza».

Però è obbligatorio guardare
avanti.
«La programmazione è sacro-
santa, ma deve essere su base
oggettiva non animata solo
dalla speranza. E perché sia og-
gettiva basta guardare i dati
dell’Organizzazione mondia-
le della sanità».
E siamo ai Giochi. Quale è la
posizione di un campione
olimpico che ora guida una fe-
derazione? Meglio confer-
marli, rinviarli subito o aspet-
tare prima di decidere?
«L’idea di un’Olimpiade raffaz-
zonata non mi piace. Mi spie-
go: così gli atleti si preparano
alla meno peggio, qualcuno è
meno cauto di altri e si allena
sfidando la sorte, qualche Pae-
se ha provvedimenti meno re-
strittivi di altri. Insomma si ar-
riverebbe al 24 luglio con atle-
ti nelle condizioni più dispara-
te possibili».
Esempi nel canottaggio?
«Gliene faccio due: Australia
e Nuova Zelanda continuano
a prepararsi normalmente.
Mentre alla stragrande mag-
gioranza degli europei non so-
lo vengono cancellati i test
preolimpici, ma viene anche
proibito di allenarsi. Giusta-
mente, perché sulle barche
multiple non si può certo tene-
re la distanza di sicurezza tra
un componente della barca e
un altro. E questo mi mette an-
cora più in ansia».
Quindi?
«Quindi sarebbe meglio rinvia-
re subito i Giochi. Ma non a ot-
tobre, che significa solo sposta-
re di tre mesi la decisione con il
rischio di una doppia prepara-
zione e di interromperla un’al-
tra volta per il prosieguo dell’e-
mergenza, ma al 2021. Un an-
no in più sarebbe la scelta mi-
gliore per salute, programma-
zione e preparazione».
Non così facile visti i soldi che
ballano.

«Lo so. Chi deve decidere si tro-
va in posizione di grande imba-
razzo, ma se il dogma è la salu-
te prima di tutto non è che in
base agli interessi la mettiamo
al secondo posto. Rinviare sa-
rebbe il male minore e siamo
ancora in tempo per prenderla
questa decisione, mi auguro
che entro un mese si sciolgano
i dubbi».
Ipotesi Giochi a porte chiuse?
«Proprio il contrario dello spiri-
to olimpico. E al Villaggio che
fanno gli atleti, vivono separa-
ti? Non sarebbero più i Giochi.
E con i buchi nelle qualificazio-
ni assomiglierebbe tanto a
un’Olimpiade a inviti».
«Si va avanti»: il presidente
del Cio Bach sembra pensarla
diversamente, però.
«È in una fase dialettica in cui
non può dire diversamente.
Ma all’interno del Cio ne stan-
no discutendo».
Atleti, federazioni, comitati
olimpici nazionali: chi do-
vrebbe o potrebbe fare lo
strappo?
«Non mi auguro nessuno
strappo. Deve essere una de-
cisione condivisa, uno scon-
tro non porterebbe a nulla. E
bisogna seguire la linea
dell’Oms, se il virus sta facen-
do così tanti danni è anche
perché abbiamo dato poco
credito alla medicina».
Ha parlato con il presidente
Malagò? E che cosa si aspetta
dal Coni?
«Certo. È conscio della situa-
zione, è il primo ad essere inde-
ciso sul futuro. Mi aspetto che
lavori per quella soluzione con-
divisa».
Come finirà?
«Vorrei che il 24 luglio a Tokyo
partissero i Giochi e prego tut-
ti i giorni che vada così. Ma è
molto difficile: lo so, la mia po-
sizione è impopolare. Per que-
sto spero di sbagliarmi». —
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Dalla grecia

Oggi la fiaccola
arriva in Giappone
Staffetta solitaria

La fiaccola olimpica oggi ar-
riva in Giappone, alla base
militare di Matsushima, pre-
fettura di Miyagi, e resta lì fi-
no al 26 di marzo quando,
come da programmi, giun-
gerà a Fukushima per inizia-
re il suo viaggio. Nella zona
da poco riaperta dopo il disa-
stro della centrale nucleare
non ci saranno problemi di
pubblico, la prima tappa è
simbolica, oggi forse ancora
di più. Poi gli organizzatori
hanno chiesto alla gente, di
solito molto diligente da
quelle parti, di non seguire il
percorso della staffetta fino
a Tokyo dove dovrebbe arri-
vare il 24 luglio. Sempre che
non si fermi prima per lo
La data di inizio delle Olimpiadi di Tokyo è il 24 luglio ma l’emergenza coronavirus mette in bilico l’evento stop ai Giochi. —

Il Cio dice di andare
avanti ma stanno
affrontando il caso
Malagò? Anche lui
è indeciso. Serve una
soluzione condivisa

VENERDÌ 20 MARZO 2020LASTAMPA 29
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