La Stampa - 20.03.2020

(backadmin) #1
Ci sono i medici che ri-
schiano il contagio per
non abbandonare i propri
pazienti - alle prese con la
necessità di prestazioni in-
differibili (un centinaio i
medici ospedalieri conta-
giati e una ventina i ricove-
rati, stando ad Anaao As-
somed) - e i soliti furbi:
dai quali non può prescin-
dere nemmeno il corona-
virus.
Emblematico l’appello
lanciato da Daniele Carda-
ropoli, vicepresidente As-
sociazione Nazionale Den-
tisti Italiani (Andi), a no-
me dell’esecutivo Andi To-
rino, sul fatto che molti
dentisti , disattendendo le
norme degli ultimi decreti
e le informative inviate da-
gli Ordini dei Medici, con-
tinuano a mantenere gli
studi aperti, movimentan-
do gli assistititi: i quali, al-
la pari di tutti, dovrebbero
restare in casa e muoversi

solo per motivi di stretta
necessità. «Purtroppo gli
organi di controllo sono
oberati di lavoro e non
possono fare i controlli
adeguati - spiega il dottor
Cardaropoli -: invitiamo
la popolazione a non an-
dare dal dentista se non
per motivi realmente ur-
genti». Insomma: la detar-
trasi, e non solo quella,
può attendere.
Anche per l’Ordine dei
Medici di Torino qualcosa
non quadra. «Sono arriva-
te all’Ordine segnalazioni
da parte di cittadini e di no-
stri iscritti che alcuni studi
e poliambulatori privati o
convenzionati stanno tut-
tora operando senza limi-
tarsi alle visite urgenti non
differibili - avverte l’Ordi-
ne -. Nel biasimare un si-
mile comportamento,
che mette a rischio la salu-
te generale della popola-
zione, ricordiamo che in
questo momento per noi
medici è deontologica-
mente lecito effettuare so-
lo visite per sintomatolo-
gie o patologie che non
possono in alcun modo es-
sere rinviate». Poi il moni-
to «Ìl contravvenire a que-
ste disposizioni si profila
come grave violazione
deontologica che obbli-
gherà questo Ordine ad
intervenire con sanzioni
disciplinari». Business is
business. ma ci sono circo-
stanze in cui dovrebbe
prevalere lil senso di re-
sponsabilità. ALE.MON. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

MASSIMILIANO PEGGIO

«N


essuno di
noi vuole sot-
trarsi al lavo-
ro. Ma sia-
mo preoccupati. Perché non
siamo messi nelle condizioni
di proteggerci. E se non riu-
sciamo a proteggerci non pos-
siamo continuare ad aiutare
agli altri. Oggi, tutti i reparti
sono esposti al pericolo di un
contagio».
Il grido d’allarme dei medi-
ci arriva dall’Unità Spinale
del Cto, dove tutti i pazienti

sono in condizioni fragilissi-
me, aggrappati alla vita do-
po gravissimi traumi cere-
brali. Nei giorni scorsi si è ve-
rificato un contagio da Coro-
navirus, ma è stato riscontra-
to a distanza di oltre una set-
timana. E non per colpa
dell’immobilismo del perso-
nale dell’unità di Neuroriabi-
litazione. Ma per la mancan-
za di protezioni fornite dalla
struttura ospedaliera e il ri-
tardo all’uso del tampone.
Adesso tre medici sono in os-
servazione e il personale in-
fermieristico è in agitazione.
Molti hanno paura di andare
a lavorare.

Lo scorso 4 marzo, una pa-
ziente sottoposta a interven-
to chirurgico nel blocco ope-
ratorio del quarto piano del
Cto, ha contratto il virus, pro-

babilmente da un medico or-
topedico risultato poi positi-
vo. Medici e infermieri dell’U-
nità Spinale che si sono alter-
nati nelle attività di assisten-

za e controllo della donna, se-
guendo le direttive interne,
non hanno utilizzato le ma-
scherina chirurgiche. Nei
giorni precedenti gli addetti
al controllo delle infezioni
ospedaliere avevano ammo-
nito i colleghi dell’unità del
Cto per aver fatto un uso im-
proprio di mascherine.
Il giorno dopo la paziente
ha manifestato i primi sinto-
mi febbrili, compatibili però
con il decorso post operato-
rio. Nonostante i trattamenti
antibiotici, le sue condizioni
non sono migliorate. Anzi, i
parametri sono via via peg-
giorati, diventando sempre

più campanelli d’allarme di
un’infezione da Covid 19. Co-
sì, dopo alcuni giorni, il perso-
nale ha deciso in autonomia
di isolare la donna, avvicinan-
dola con l’uso dei dispositivi
di protezione in dotazione:
mascherine chirurgiche,
guanti, camici monouso e vi-
sor. «In quantità non suffi-
ciente», assicurano in repar-
to. Nei giorni successivi, mal-
grado le richieste dei medici,
non è stato autorizzato il ri-
corso al tampone per il Covid


  1. In compenso ai colleghi
    sono stati impartiti consigli
    sui rischi da contagio. Ma si
    tratta di una paziente proble-
    matica, affetta da gravi di-
    sturbi comportamentali post
    traumatici: ogni suo gesto è
    rischioso. Solo il 16 marzo è
    stato autorizzato il tampone,
    risultato positivo al Covid 19.
    A quel punto sono arrivati i di-
    spositivi di protezione indivi-
    duale: 2 mascherine FFP2
    per turno.


«Quanto è accaduto - spie-
ga la dottoressa Lorella Coc-
chini, vice primario - dimo-
stra la mancanza dei requisiti
minimi di sicurezza a garan-
zia di tutto il personale della
Neuroriabilitazione. Chi lavo-
ra lì dentro non è un eroe, un
martire. È un lavoratore con
competenze che ha diritto a
ogni tutela perché non deve
morire di lavoro e deve poter
tornare a casa senza la paura
di contagiare i familiari».
Da quando è stato evidente
che la paziente era affetta da
Covid, la pulizia della stanza
è stata effettuata dal persona-
le sanitario, oss e infermieri,
perché gli addetti della ditta
di pulizie si sono rifiutati en-
trare nella camera. Adesso la
paziente sarà trasferita in un
reparto del Cto, al nono pia-
no, riservato ai casi di Covid
19, ma non in condizioni criti-
che. Due settimane dopo il
contagio. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ALESSANDRO MONDO
Più contagi rispetto ad altre
regioni. Meno test. E anche
volendo aumentarli - cosa
che ora la Regione si propo-
ne di fare per il personale sa-
nitario, in ritardo sui tempi
dell’epidemia - non si può
contare su una rete struttura-
ta di laboratori. Strutturata
in termini di numeri e di pro-
duzione, considerato che
non tutti, anche tra quelli
operativi, hanno le medesi-
me performance. Questione
di forniture, anche. Emble-
matico lo stop and go dei test
che ha caratterizzato la gior-
nata di ieri a causa della scar-
sità di reagenti.
Un’altra giornata scandita
dal triste bollettino dei deces-
si e dei contagi: 17 i nuove vit-
time comunicate dall’Unità
di crisi regionale, che porta-
no il numero complessivo a

183, oltre 3 mila le persone fi-
nora risultate positive, 263
in terapia intensiva, 8 guari-
te (5 casi resi noti ieri).
Numeri più alti rispetto ad
altre regioni, la dimostrazio-
ne di un’epidemia che pur-
troppo non accenna a decre-
scere, a fronte di “tampona-
menti” decisamente inferio-
ri. Il confronto, basato sull’ag-
giornamento della Protezio-
ne civile di ieri pomeriggio
(dato di metà giornata), è elo-
quente: Emilia Romagna,
5.214 casi positivi e 18.344
tamponi; Veneto, 3.484 casi
e 44.658 tamponi; Toscana:
1.482 casi e 8.873 tamponi;
Lazio, 823 casi e 11.145 tam-

poni. Sempre stando al re-
port pomeridiano della Pro-
tezione civile, in Piemonte, a
fronte di 2.932 casi (in serata
la Regione ne ha comunicati
3 mila), i tamponi sono stati
8.853 (9.424 secondo il bol-
lettino di fine giornata).
Fatte salve le oscillazioni
numeriche, il raffronto ri-
manda a Regioni non solo
più attive della nostra sui test
ma nelle quali non si sono re-
gistrati, almeno finora, parti-
colari difficoltà in termini di
personale e forniture. Il Pie-
monte, invece, arranca. Ieri
mattina il laboratorio delle
Molinette, quello che con l’A-
medeo di Savoia esegue il

maggior numero di esami,
ha segnalato all’Unità di crisi
che, al netto della penuria di
reagenti, tecnicamente non
riusciva a tenere il passo del-
le richieste in arrivo: 500
tamponi al giorno negli ulti-
mi tre giorni, un’impennata
improvvisa. Nel pomeriggio
l’Unità di crisi comunicava
l’esaurimento dei reagenti
nei laboratori dei due ospeda-
li torinesi: «Attualmente tut-
ti i tamponi inviati saranno
conservati dai rispettivi labo-
ratori. Da adesso e fino al
prossimo reintegro si prega
di non inviare tamponi ai sud-
detti laboratori».
Fatto salvo il giallo dell’A-

medeo, secondo fonti dell’o-
spedale il laboratorio non ha
mai interrotto la propria atti-
vità, il sistema scricchiola.
Non a caso la Regione ora
metterà in campo anche i la-
boratori dell’Istituto dei Tu-
mori di Candiolo e quelli pri-
vati. Obiettivo: potenziare la
rete per aumentare i test, a
determinate condizioni. Per
quanto riguarda la popola-
zione generale, confermata
e rivendicata la volontà di sot-
toporre a tampone solo i sog-
getti sintomatici, attenendo-
si alle linee-guida dell’Istitu-
to Superiore di Sanità.
Una strategia in controten-
denza rispetto al pensiero di

una parte del mondo medi-
co-scientifico, secondo il
quale bisognerebbe come
minimo allargare i test ai
soggetti asintomatici che
hanno avuto a che fare con i
positivi. È la posizione mani-
festata ad esempio nei gior-
ni scorsi sul nostro giornale
dal professor Giovanni Di
Perri, responsabile Malattie
Infettive Amedeo di Savoia,
e ieri dal dottor Guido Giu-
stetto, presidente dell’Ordi-
ne dei medici di Torino. Se è
per questo, ed è un punto
che la Regione rimarca, ci so-
no anche medici contrari
all’eccesso di tamponi. Non
perché il criterio adottato da
altre Regioni, sia necessaria-
mente sbagliato ma perché,
semmai, andava fatto all’in-
sorgere dell’epidemia.
Via libera, invece, ai test su
tutto il personale sanitario -
in questo caso la svolta della
Regione, condivisa dai sinda-
cati dei medici e degli infer-
mieri, è arrivata mercoledì -,
ma con gradualità e in base
al criterio della priorità: gra-
dualità obbligata, dato l’af-
fanno dei laboratori. Anche
così, si tratterà di “testare”
circa 50 mila persone: con
tempi, a questo punto, indefi-
nibili. —
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la solidarietà dei torinesi

Le donazioni a Specchio quasi a 7 milioni
Ieri consegnati 11 monitor agli ospedali

9.424
I tamponi eseguiti
in Piemonte
3.017 i casi positivi
5.812 quelli negativi

MAURIZIO DEGIULI

P

ensiamo sempre che
tocchi a un altro. An-
che io ho sempre pen-
sato così. Questa volta
non è andata bene. Eppure fac-
cio il direttore di Chirurgia in
un reparto universitario, sono
stato tremendamente attento,
ho osservato tutte le norme e
le disposizioni che di volta in
volta giungevano ora
dall’Oms, ora dall’Unità di cri-
si regionale, ora dall’Azienda
in cui lavoro, ora dall’ateneo,
ora dal ministero. E cosi han-
no fatto i vertici aziendali e ac-
cademici, traducendo imme-
diatamente, con una efficien-
za davvero lodevole, le racco-
mandazioni in disposizioni.
Ma soprattutto non ho mai
avuto nessun tipo di contatto
diretto con un collega, un ope-
ratore sanitario di qualsiasi
grado o ruolo, un paziente,
che fosse positivo al tampone.
Ho pensato molto a questo fat-
to. E non riesco a non esprime-
re una mia perplessità (frutto
delle mie personali riflessioni
in questo periodo di meditazio-
ne forzata, che non rappresen-
tano il parere ufficiale dell’ate-
neo né dell’azienda ospedalie-
ra in cui lavoro) che credo met-
ta in luce una enorme falla del
sistema preventivo-conteniti-
vo messo in atto.
Forse in ritardo, abbiamo co-
munque attivato un buon siste-
ma di contenimento, che da

più parti è stato perfino critica-
to come troppo restrittivo. Il si-
stema si basa sull’assunto di ri-
durre la diffusione riducendo i
contatti sociali. In parte è ve-
ro; peccato che le fabbriche, le
industrie e altre decine di tipo-
logie di attività siano aperte.
La gente continua a muoversi,
gli stessi che si muovono al la-
voro frequentano poi i super-
mercati e gli altri esercizi pub-
blici definiti di necessità. Se
pensiamo che circa l’80% dei

casi di Covid-19 sono asinto-
matici, non è difficile capire co-
me sia assolutamente probabi-
le che queste decine di miglia-
ia di positivi asintomatici conti-
nuino a contagiare gli altri.
Faccio un esempio molto sem-
plice: un signore deve fare la
spesa, posteggia, prende il car-
rello, lo porta a spasso toccan-
do le porte degli scaffali, i sac-
chetti per il pane, la bilancia
per pesare la sua verdura, le
casse automatiche e quant’al-
tro. Ha un po’ di tosse da una
settimana, niente di che, oppu-
re sta bene. Non ha fatto il test
e probabilmente (all’80%)
non lo farà mai. Non sa di esse-
re positivo. A ogni suo tocco de-
posita virus. Qualche tempo
dopo (una, due, tre ore) una si-

gnora sicuramente negativa
prende lo stesso carrello, pesa
la sua verdura sulla stessa bi-
lancia, usa la cassa automati-
ca. Le prudono il naso, o gli oc-
chi; si gratta. E questo può suc-
cedere dall’ottico, in tabacche-
ria, in lavanderia, negli uffici,
in mensa, appoggiando le ma-
ni sui volanti delle auto o dei
monopattini a noleggio.
Ridurre i contatti sociali ser-
virà senz’altro; ce lo auguria-
mo tutti, stiamo pregando
che serva. Ma forse un’opera-
zione più coraggiosa poteva
prendere in considerazione
lo screening di massa per bloc-
care i positivi e isolarli in qual-
che modo. Non credo sia un'o-
perazione insostenibile. Sia-
mo 60 milioni di persone, il te-
st costa circa 30 euro. Isolare
gli asintomatici costerebbe
poco allo stato, perché fanno
quarantena a casa.
Tempi e fattibilità della rea-
lizzazione del progetto posso-
no essere studiati da team pre-
posti, prendendo spunto dal
trial di Vo’, in Veneto. Mi trovo
perfettamente d’accordo con
il presidente della Regione Ve-
neto: isolare un positivo può
voler dire evitare almeno dieci
contagi. Non mi trovo invece
assolutamente d’accordo con
il premier anglosassone: appli-
care le teorie di Sparta nel
2020 mi sembra perlomeno
anacronistico. Per essere ele-
ganti.
(Università di Torino, scuola
di Medicina) —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’appello

“Troppi medici


e dentisti


tengono aperti


i loro studi”


Uno studio dentistico

FOTOMAIL

Specchio non si ferma. Men-
tre la raccolta sale a 6.743.557
euro grazie a 6.290 donatori,
continuano acquisti e dona-
zioni di attrezzature e materia-
li per sostenere chi combatte
il virus. Ieri abbiamo conse-
gnato 10 monitor misuratori
di parametri vitali al Nuovo
Martini e un altro alla Geria-
tria dell’Oftalmico. Oggi alle
Molinette arriveranno carrel-
li, tavoli e arredi per la Riani-

mazione 1. Al Mauriziano un
ecografo cardiologico. Al Ma-
ria Vittoria un altro ecografo
provvisorio, questo per tera-
pia intensiva. Al Martini ed al
Giovanni Bosco consegnere-
mo due apparecchi radiografi-
ci portatili. E ai medici di fami-
glia della Fmmg guanti di latti-
ce. Intanto sta continuando la
consegna delle spese agli an-
ziani e da lunedì inizierà an-
che quella per gli over 80.

ALESSANDRO FERRETTI

I NUMERI

Secondi solo


alla Lombardia


per esami


risultati positivi


I nuovi contagiati
“certificati” in provin-
cia di Torino sono
189, in crescita del 16%.
Mercoledì erano il 30% in
più di martedì. L’aumento
era percentualmente il dop-
pio. Sembrerebbe un ral-
lentamento piuttosto net-
to, forse effetto delle restri-
zioni. Infatti, il tempo ne-
cessario a vederne gli effet-
ti dipende dal tempo che
passa tra il momento in cui
avviene il contagio e il test.
Secondo i dati noti, il tem-
po medio di incubazione
del virus è di circa sei gior-
ni: però attualmente in Pie-
monte i test vengono fatti
solo per i casi più gravi,
quando i sintomi sono or-
mai manifesti. Il tempo tra
contagio e test è quindi pre-
sumibilmente più lungo e
può essere grossolanamen-
te stimato in 10 giorni.
L’altro dato importante
è la percentuale di test risul-
tati positivi. Indicativamen-
te, più è grande la percen-
tuale di tamponi positivi e
maggiore è il numero di
contagiati che non viene te-
stato e quindi che non risul-
ta nelle statistiche. In Pie-
monte questa percentuale
ieri è stata del 50%, in leg-
gera crescita rispetto a
quella del giorno prima
(47%): è un dato inferiore
a una Lombardia sempre
più in crisi (66%), ma netta-
mente superiore a quella
del Veneto (7%) e dell’Emi-
lia (24%), che riescono a fa-
re molti più tamponi.
Infine, i decessi: ieri in
provincia di Torino sono
stati 2, molto meno dei 10
del giorno prima. Numeri
(fortunatamente) troppo
piccoli per trarne informa-
zioni affidabili sulla situa-
zione del contagio.
(fisico Università Torino)

IL CORONAVIRUS IL CORONAVIRUS

11.145
È il numero di test
effettuati nel Lazio
dove finora i casi
accertati sono solo 823

18.344
I tamponi eseguiti
dall’Emilia Romagna
(il doppio del Piemonte)
che ha 5 mila positivi

LA LETTERA

“Sono stato attento
eppure non è bastato
Vuol dire che c’è
una falla nel sistema”

L’oncologo del San Luigi colpito dal Covid-19 è ricoverato in ospedale

“Tante persone ignare continuano a muoversi e a contagiare gli altri”

“Servono più test

Bisogna isolare

chi non ha i sintomi”

REPORTERS
Anche ieri erano tante le persone che, malgrado le restrizioni, affollavano le panchine di piazza d’Armi

La denuncia del personale dell’Unità Spinale del Cto

Dieci giorni per la conferma del contagio


“In queste condizioni non si può lavorare”


IL CASO

Paziente con un
trauma infettata
in sala durante
un intervento

REPORTERS
L’Unità Spinale dell’ospedale Cto

Pochi reagenti e i laboratori in affanno


I tamponi in Piemonte ora sono un caso


La Regione indietro anche rispetto a Lazio e Toscana. Ieri 17 nuove vittime, ma ci sono altri cinque guariti

Si punta a potenziare
la rete con i privati, via
libera ai test sul
personale sanitario
La Regione ora metterà in campo anche i laboratori dell’Istituto dei Tumori di Candiolo e quelli privati

32 LASTAMPAVENERDÌ20 MARZO 2020
CRONACA DI TORINO

T1 PR R
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