La Stampa - 20.03.2020

(backadmin) #1

CLAUDIA LUISE


Nei prossimi giorni è prevista
una impennata delle richieste
di cassa integrazione che coin-
volgerà tutte le aziende, di
qualsiasi settore. Tanto da far
temere che i fondi stanziati
non siano sufficienti e che solo
le più veloci nel completare le
pratiche burocratiche riesco-
no effettivamente a ottenere
gli ammortizzatori sociali. Ba-
sta pensare che dal 23 febbra-
io in Piemonte sono circa 2000
le aziende che hanno richiesto
la cassa integrazione ordina-
ria con la causale "Coronavi-
rus", per un totale di circa 20
mila addetti. Di queste, oltre
1000 aziende per 7500 dipen-
denti solo a Torino. E poi arri-
veranno le richieste della cas-
sa integrazione in deroga che
servirà anche alle imprese che
stanno finendo gli ammortiz-
zatori. Intanto si stanno molti-
plicando anche le domande ai
fondi creati dalle singole cate-
gorie prima escluse dalla cassa
integrazione. Un esempio so-
no le 1200 richieste pervenute
fino a ieri all'Ebap con riferi-
mento al bacino di Torino, per
l'utilizzo del Fondo di soste-
gno bilaterale artigianato
(FSBA), ovvero la cassa inte-
grazione degli artigiani. Le
1200 aziende richiedenti rap-
presentano complessivamen-
te una forza lavoro di 4 mila di-
pendenti. «Ci si augura che a
consuntivo le richieste di utiliz-
zo del fondo siano inferiori al-
le 9 settimane perché - sottoli-
nea il segretario di Cna Tori-
no, Paolo Alberti - questo vor-
rebbe dire che l'emergenza sa-
nitaria è finita prima del previ-
sto e la produzione è ripresa,
ma abbiamo ricevuto rassicu-
razioni dall'Ebap che il fondo è
perfettamente in grado di sod-
disfare tutte le richieste».
Ed è partita proprio dalla Re-
gione Piemonte la richiesta
della cassa in deroga retroatti-
va al 23 febbraio per tutti i da-
tori di lavoro. «Abbiamo chie-
sto almeno 50 milioni per i pri-
mi tre mesi ma non c'è ancora


il decreto attuativo del mini-
stro del Lavoro che indica l'ef-
fettiva ripartizione tra le regio-
ni dei 3,3 miliardi previsti dal
governo. Altra nota preoccu-
pante è che se non ci saranno
soldi per tutti e si dovrà valuta-
re la data di ricezione delle do-
mande. Non è giusto» spiega
l'assessore piemontese al Lavo-
ro, Elena Chiorino. Che sottoli-
nea: «Manca poi un sostegno
alle imprese che invece strin-
gono i denti e vanno avanti».
A questo quadro, già critico,
si somma la difficile situazio-
ne dei cantieri stretti tra la ne-
cessità di chiudere perché non
si riescono a rispettare le nor-
me di sicurezza e il timore del-
le penali. «In Spagna, Francia,
Belgio sono partiti con il rico-

noscimento del coronavirus
come causa di forza maggiore
che permette di fermare i can-
tieri senza che le imprese ne
supportino i relativi costi - spie-
ga l'assessore regionale alle At-
tività produttive, Andrea Tron-
zano - il decreto del governo in-
vece non dice nulla su una co-
sa che sarebbe molto utile e
che permetterebbe agli appal-
tatori di essere indennizzati
per la maggior parte dei costi
durante il periodo di sospen-
sione». Una crisi che ha spinto
il presidente dell'Ance Torino,
Antonio Mattio, a scrivere alla
sindaca Appendino per chiede-
re la sospensione di tutte le tas-
se comunali, tra cui la Cosap,
per le imprese edili. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Imprese in corsa per i fondi di Roma


In cassa integrazione 20 mila operai


Duemila aziende hanno fatto richiesta, i soldi potrebbero non bastare. L’allarme dell’edilizia


le famiglie giubergia e argentero

Una donazione da tre milioni di euro
per l’emergenza sanitaria e sociale

I volontari degli Asili Notturni di Torino, che si sono adeguati alle disposizioni ma non chiudono

Tre milioni per l’emergen-
za. È la donazione elargita
dalle famiglie torinesi Giu-
bergia e Argentero, trami-
te la società Ersel Investi-
menti. Due milioni saran-
no destinati alla Regione
Piemonte per acquistare di-
spositivi medici, sostenere
le strutture sanitarie e tut-
to il personale. Un milione
di euro sarà invece destina-
to alla Fondazione Paideia,
sostenuta dal Gruppo Ersel
da oltre 25 anni, per contra-

stare l’emergenza sociale
attraverso il supporto a fa-
miglie e bambini in difficol-
tà. «Abbiamo ritenuto dove-
roso intervenire in questo
modo - ha dichiarato Gui-
do Giubergia, presidente
di Ersel -. Al tempo stesso
fin da ora riteniamo impor-
tante non sottovalutare le
conseguenze sociali che si
manifesteranno anche do-
po la fine di questa fase di
emergenza». C.LUI. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oltre 57mila persone
stanno lavorando in que-
sti giorni in Piemonte per
garantire il funzionamen-
to dei negozi che possono
restare aperti, più di
89mila punti vendita, tra
alimentari e servizi alla
persona.
A Torino si tratta di qua-
si 4 negozi su 10 e anche
nel resto della regione la
proporzione è uguale.
Nel capoluogo, un eserci-
to di circa 30mila perso-
ne che ogni giorno conti-
nua a vendere cibo, deter-
genti, farmaci. La grande
distribuzione assorbe la
maggior parte del perso-
nale, con 12800 addetti
solo nel Torinese mentre
per il commercio al detta-
glio di prodotti alimenta-
ri si superano di poco i
3100 lavoratori. «Poten-
zialmente - spiega il diret-
tore dell’Ascom, Carlo Al-
berto Carpignano - po-
trebbe essere aperto qua-
si la metà dei negozi, ba-
sandoci sui codici Ateco.
Ma in realtà le limitazioni
sono tantissime e quindi
sono molti di più quelli
che hanno poi deciso di
chiudere per i controlli a
tappeto e perché non rie-
scono a rispettare le misu-
re. Paradossalmente una
gastronomia può vende-
re pacchi di pasta ma non
cibi preparati, che invece
può consegnare a casa».
Eppure sono proprio i
piccoli negozi che si stan-
no prendendo una rivinci-
ta sui colossi della grande
distribuzione organizzata
riuscendo in poco tempo
a gestire reti di spedizioni
a domicilio per offrire un
servizio ai propri clienti.
Un esempio è Consegna-
TO, un servizio gratuito di
consegna di generi di pri-
ma necessità proposto da
Ascom Confcommercio
Torino, a cui ha aderito un
centinaio di aziende ed è
realizzato in collaborazio-
ne con il Comune e l'Uni-
versità. C.LUI. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

i negozi aperti

L’esercito

dei 57 mila

che garantisce

cibo e servizi

IL CORONA VIRUS

*

*

Un lettore scrive:


«Buongiorno, mi sento in do-
vere di segnalare una scena a
cui ho assistito il 19 marzo
dal mio balcone in corso Du-
ca degli Abruzzi: ore 15, due
operai del Comune (o di una
ditta in appalto?) cambiano
un tombino e lavorano gomi-
to a gomito e faccia a faccia,
senza alcuna protezione e
senza misure minime di di-
stanza per più di mezz'ora.
Faccio presente che quel tom-
bino è otturato da decenni, e
infatti ogni volta che piove il
corso si allaga. Era così neces-
sario? Proprio ora e in quelle
condizioni di lavoro? Non ho
parole!
«Interpellati, i giovanotti han-


no risposto che a loro le ma-
scherine non le danno e che
ce n'è una per 30 operai. Non
so se crederci o se è stata solo
una loro leggerezza».
SEGUE LA FIRMA

Un lettore scrive:
«Su La Stampa del 17 marzo
ho letto l'articolo di Leonar-
do Di Paco "Le ambulanze cor-
rono e il Comune le multa".

Sono rimasta basita! Oh mi si-
gnur! In un momento come
questo di superlavoro delle
ambulanze, si multano per-
ché corrono: è una cosa sen-
za senso! Ma chi spedisce le
multe si rende conto a chi le
manda? Allora multiamo an-
che le auto della polizia e i
pompieri, non però chi telefo-
na guidando, chi parcheggia
in doppia fila ecc... Non trovo
parole decenti per commen-

tare!»
AUSILIA SECCO

Una lettrice scrive:
«In riferimento alla lettera di
Gianluigi De Marchi del 19
marzo, concordo con lui sul
comportamento irresponsa-
bile dei postini che non conse-
gnano le raccomandate e poi
ci obbligano ad andare in del-
le sedi distanti 4 fermate di

autobus: sarebbe questa la
prevenzione dal Covid-19?
Mandare mia madre di 73 an-
ni in giro, lo sanno i postini
che oltre al rischio per la salu-
te si incorre nella denuncia
penale? Per non parlare
dell'impiegata di via Gaidano
dove la lettera a/r è arrivata,
che al telefono ha alzato la vo-
ce e non ha voluto dire il mit-
tente della raccomandata».
LAURA LODDO

Un lettore scrive:
«Penso che sarebbe ragione-
vole, in questo periodo, pro-
lungare la validità delle tesse-
re disoccupati in scadenza a
fine marzo, per evitare assem-
bramenti ai pochi uffici aper-
ti di Gtt.
«Tra l’altro, con le regole re-
strittive in vigore e quelle an-
cora più restrittive previste,
sarà davvero difficile entrare
a Porta Nuova e comunque
non assembrarsi all’ufficio
principale che, in questo pe-
riodo, si occupa del rinnovo
delle tessere, da quest’anno
annuale e con la cifra, oggetti-
vamente considerevole per i
disoccupati, di 36 euro».
FABIO TORINO

Specchio dei tempi

«Se anche gli operai lavorano in strada senza mascherine» - «Le multe alle ambulanze»
«Il comportamento irresponsabile dei postini» - «Prolungate la validità delle tessere Gtt»

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36 LASTAMPA VENERDÌ20 MARZO 2020
CRONACA DI TORINO


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