La Stampa - 20.03.2020

(backadmin) #1
GUIDO NOVARIA

D


enis, Thomas, Gu-
glielmo. Sono i tre al-
lievi della pluriclas-
se di Ceresole, chiu-
sa da un mese come tutte le
scuole italiane per l’emergen-
za coronavirus. L’aula che li
ospita, al piano terreno del Mu-
nicipio, è in ordine perfetto,
quasi surreale per uno spazio
dove la presenza di anche sol-
tanto tre alunni potrebbe far
pensare a banchi fuori posto,
lavagne da ripulire, fogli lascia-
ti cadere dove capita.
I tre alunni sono impazienti
di tornare nella loro scuola, do-
ve la maestra Letizia svolge
nella stessa giornata il pro-
gramma di tre classi diverse:
quarta elementare per Denis,

terza per Thomas e seconda
per il piccolo Guglielmo, che
porta il nome del bis-nonno, lo
storico sindaco Berardo che
guidò l’ultimo Comune della
valle Orco per oltre 30 anni.
«Le lezioni vanno avanti con
l’utilizzo del computer e se-
guendo le indicazioni della di-
rezione didattica» dice con
una buona dose di diplomazia
scolastica la maestra Letizia,
che si affida al web per inviare
compiti ed esercizi. Ma da que-
ste parti la velocità della rete
deve fare i conti con linee tele-
foniche inadeguate a sopporta-
re le tante richieste. Inevitabi-
le, in molte occasioni, è stato il
ricorso alle vecchie schede car-
tacee, distribuite ai tre ragazzi
che non si sono più visti da
quando la pluriclasse ha chiu-
so, rigorosamente chiusi in ca-
sa a guardare dalla finestra le

montagne che circondano il
paese di 190 anime, a 1600 me-
tri di quota nel cuore del Parco
Nazionale del Gran Paradiso.
«A Ceresole la banda larga

resta ancora un sogno» inter-
viene Marco Bussone, presi-
dente dell’Uncem, l’ente che
raggruppa le realtà ammini-
strative montane del nostro

Paese. E aggiunge: «Siamo in
ritardo di due anni in tutt’Ita-
lia nella realizzazione della
banda ultra-larga, già finanzia-
ta dal Governo. In momenti di
emergenza come quello che
stiamo vivendo, reti veloci ga-
rantirebbero servizi migliori
non solo per una piccola scuo-
la come quella di Ceresole, ma
anche per l’innovazione della
macchina amministrativa dei
Comuni, per l’introduzione di
servizi nuovi, a cominciare dal-
la telemedicina, utilissima,
per chi vive in montagna».
Per le stesse pluriclassi, con-
testate da chi vede nell’esiguo
numero di alunni un elemento
scarsa socializzazione per gli
studenti, un web efficiente po-
trebbe rappresentare un futu-
ro diverso, di «integrazione vir-
tuale» con altre scuole più nu-
merose. Conclude Bussone:
«Ceresole e la sua pluriclasse
potrebbe diventare un model-
lo pilota per una didattica alpi-
na, quando la banda ultra-lar-
ga o altri modi di connessione
saranno operativi». Per ora
Densi, Thomas e Guglielmo in
caso di caduta del collegamen-
to su internet, sanno che pen-
ne, pennarelli e schede di car-
ta li salveranno. –
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’uomo del ventune-
simo secolo si trova
ad affrontare una sfi-
da imprevista e globale. At-
tività scontate e quotidia-
ne si sono fermate improv-
visamente. Nel giro di qual-
che ora siamo stati obbliga-
ti a rivedere il nostro modo
di concepire e vivere il tem-
po. Ci è stato vietato di an-
dare al cinema, visitare mu-
sei, frequentare la pale-
stra, cenare al ristorante,
vedere i nostri cari. Ma, an-
cora più importante, ci è
stato impedito di andare a
scuola, all’università, a la-
voro. In questa situazione
di cambiamento drastico,
l’uomo del ventunesimo se-
colo, solitamente criticato
per avere uno stile di vita
eccessivo, basato sull’ave-
re tutto e subito, ha fatto ri-
corso a tre valori intrinseci
della specie umana: la resi-
lienza, l’adattabilità e la ca-
pacità di fare gruppo, in un
momento di isolamento so-
ciale, grazie al sostegno
della tecnologia. È proprio
nel momento della crisi
che la riscoperta del nostro
essere comunità ha fatto in
modo che fossero elabora-
te in breve tempo soluzioni
capaci di assicurare la con-
tinuità della vita quotidia-
na. Tra le numerose
re-azioni ci sono, ad esem-
pio, il sostegno alle scuole
anticipando le spese per
l’acquisto e l’installazione
di dotazioni per la didatti-
ca online, mentre i docenti
e le famiglie condividono
attività per i più piccoli. Nu-
merose anche le iniziative
a sostegno dei lavoratori:
lo smart working è un bene-
ficio, anche se non un’abi-
tudine per molti. Il mondo
della cultura resta in con-
tatto con il pubblico condi-
videndo i cataloghi digitali
delle collezioni, offrendo
tour e workshop virtuali di
mostre e musei. Tantissi-
me le iniziative a livello lo-
cale accomunate dalla gra-
tuità del servizio: conse-
gne a domicilio da parte di
ristoranti e librerie indipen-
denti; la spesa fornita da as-
sociazioni e singoli indivi-
dui. Di fronte a questa on-
data di creatività ed ener-
gia collettiva abbiamo il do-
vere di chiederci: come pos-
siamo assicurare continui-
tà, superata la crisi? Il Ter-
zo Settore si sta già mobili-
tando. Come Nesta Italia,
perseguiamo questo obiet-
tivo: innescare processi in-
novativi avvalendoci delle
tecnologie, considerando
il potere della collettività
come propulsore dell’inno-
vazione. Perché è forse que-
sta la lezione più importan-
te che questa sfida ci inse-
gnerà: rinnovare il paradig-
ma della nostra relazionali-
tà, riformulare i termini
del nostro essere comuni-
tà. *CEO NESTA ITALIA—

FEDERICO GENTA
PIER FRANCESCO CARACCIOLO

«È


una sensazio-
ne strana. Da
un lato ci sen-
tiamo avvan-
taggiati. Dall’altro, resta diffi-
cile accettare l’idea di dover
sfruttare la tecnologia per lavo-

rare a distanza, quando prima
non era un obbligo, ma un’op-
portunità in più». Luigi Doria,
53 anni, è un informatico di Ac-
centure, multinazionale spe-
cializzata nella realizzazione
di software e consulenza. La
moglie Tatiana, invece, lavora
nella italiana Engineering. Per
loro lo smart working non rap-
presenta una novità assoluta.
Anzi, erano attrezzati da tem-
po. «Negli ultimi cinque anni
siamo passati dalla adsl alla fi-
bra. Dal 2017, poi, nella no-

stra casa di Borgo Filadelfia è
arrivata la fibra diretta con ca-
vo ottico. Entrambi avevamo
già la possibilità di lavorare a
distanza almeno un giorno la
settimana». Una possibilità ef-
fettivamente sfruttata? «A di-
re la verità più da mia moglie:
io faccio parte di un team di
dieci persone: il coordinamen-
to è fondamentale e non è faci-
le abituarsi alle riunioni in vi-
deo conferenza. Quello che
manca è il contatto umano».
Se resta a tutti difficile sop-
portare il pacchetto di restri-
zioni e divieti imposti dalla lot-
ta al coronavirus, pare ancora
più arduo immaginare come
sarebbe stato il coprifuoco di
questi giorni senza contatti, o
quasi, con l’esterno. Tradotto:
niente internet e niente social.
Smartphone scollegati e nessu-
na videochiamata in chat con
familiari e amici. Nessun con-
tatto nemmeno con uffici e se-
di di lavoro. E se questo non è
successo è anche merito di que-
gli investimenti iniziati anni fa


  • e non ancora conclusi – che
    sembrano reggere bene anche
    nelle giornate di massimo so-
    vraccarico.
    Fino a quattro anni fa si chia-
    mava Metroweb: dal 2015 al
    2018 Open Fiber ha portato a


termine il primo progetto di ca-
blaggio a Torino, che ha con-
sentito di collegare con la fibra
ottica 335 mila abitazioni. Un
piano da 120 milioni che ha
sfruttato le infrastrutture già
presenti nel sottosuolo – illumi-
nazione pubblica, condutture
Iren – per la posa di qualcosa co-
me 120 mila chilometri di fibra
ottica. Due anni fa, invece, è sta-
ta siglata una nuova convenzio-
ne con la Città: un secondo inve-
stimento da 50 milioni scattato
la scorsa estate e che dovrebbe
concludersi entro il 2021. Tra i
partener ci sono Vodafone, Ti-
scali, Wind Tre. Le zone inte-
ressate dai cantieri sono: Mi-
rafiori Sud, Parella, Pozzo
Strada, Vallette, Madonna
Campagna, Falchera, Barca,
Bertolla e Regio Parco. Oltre
al completamento della rete a
Lucento e Borgo Vittoria.

Proprio in questi giorni la
banda ultra larga è alle prese
con un traffico senza preceden-
ti, con picchi del 70% in down-
load e fino a un più 300% in
upload (che è poi il riferimen-
to dello smart working). A inci-
dere anche Riconnessioni, il
progetto della Fondazione per
la scuola della Compagnia di
San Paolo, che coinvolge 350
scuole elementari e medie del
Torinese e che connette in rete
1800 insegnanti e poco meno
di centomila studenti. Tra loro
ci sono anche Cecilia e An-
drea, 12 e 14 anni, i figli di Lui-
gi Doria che frequentano l’isti-
tuto Sandro Pertini di via Mon-
tevideo: «Per ora le lezioni onli-
ne sembrano funzionare – assi-
cura il papà – Stanno vivendo
questa fase come una nuova
esperienza. Certo il fattore no-
vità non durerà per sempre:

gli amici e le partite di calcio
iniziano a mancare».
A registrare una flessione
nei consumi di energia elettri-
ca, in questi giorni difficili, è in-
vece Iren. Un calo che pare stri-
dere con il numero di persone
chiuse in casa, spesso al com-
puter per lo smart working. E
magari utilizzano più spesso il
cellulare, ricaricandolo con
maggior frequenza. «A incide-
re è la minor richiesta di fabbri-
che, centri commerciali e nego-
zi, molti dei quali sono chiusi –
spiegano dalla multiutility – E
anche negli uffici gran parte
dei computer sono spenti». La
variazione nella richiesta di
energia elettrica cambia da zo-
na a zona: «Nei quartieri resi-
denziali la flessione è meno
evidente, in quelli commercia-
li più marcata». –
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le iniziative

dal basso

sono la forza

del digitale

LA STORIA

IL CASO

IL PUNTO

In provincia boom di contatti sulla fibra ottica


Con Riconnessioni coinvolti centomila studenti


Tutti in casa

e connessi

Triplica l’uso

della Rete

Open Fiber ha concluso un piano da 120 milioni e ne ha investiti altri 50 per il cablaggio fino al 2021

A Ceresole la classe con soli tre alunni: qui la banda larga è un sogno

“Ma in montagna sono in ritardo

Fare lezione così diventa difficile”

MARCO ZAPPALORTO*

IL CORONAVIRUS

In calo il consumo
di energia elettrica
legato alla chiusura
di uffici e negozi

L’aula ricavata al piano terreno del Municipio

VENERDÌ 20 MARZO 2020LASTAMPA 37
CRONACA DI TORINO

T1 PR
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