La Stampa - 20.03.2020

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In 24 ore 634 positivi tra città e provincia. “Non siamo ancora al picco”


Milano ora teme i nuovi contagi


Crescono di più che a Bergamo


IL CASO

Fontana: “Blocchiamo gli uffici”. Possibili nuove restrizioni sino alla fine di aprile

Governatori e scienziati a Conte


“Fermi le aziende in Lombardia”


MONICA SERRA
MILANO

È


la battaglia più impor-
tante. Quella a cui epi-
demiologi e virologi
guardano col fiato so-
speso da un mese. Da quando
l’emergenza coronavirus è
esplosa nel Lodigiano. Perché
se crolla Milano, crolla l’intero

sistema sanitario nazionale. Il
motivo è chiaro e dipende dalle
ripercussioni che il Covid
può avere su una popolazione
di 1,3 milioni di abitanti che, se
si considera l’intera provincia,
arriva a 3, 2 milioni. Dopo una
crescita costante ma mai espo-
nenziale dei numeri, negli ulti-
mi giorni la situazione è diven-
tata preoccupante. Ieri sono sta-
ti 634 i malati in più nel Milane-
se, 287 solo in città, il doppio ri-

spetto a mercoledì. Il totale è or-
mai di 3. 278 contagi. E il trend
di Milano ha superato ieri quel-
lo delle province più colpite:
Bergamo (+340) e Brescia
(+463). E, come sostiene la di-
rettrice di Malattie Infettive de-
gli ospedali Santi Paolo e Carlo,
Antonella D’Arminio Monfor-
te, «non siamo ancora minima-
mente al picco dei contagi».
C’è un altro aspetto che pre-
occupa: da tre settimane in

Lombardia vengono sottopo-
sti ai tamponi solo i malati gra-
vi. Gli altri vengono curati a do-
micilio. Per il direttore di Ma-
lattie infettive del Sacco, Mas-
simo Galli, l’epidemia lombar-
da è figlia del focolaio di fine
gennaio a Monaco di Baviera:

«In Lombardia vediamo ormai
gli effetti dei casi più gravi. Per
questo il numero delle vittime
è così alto. Ma non risulta che
il virus sia più aggressivo.
Quindi dobbiamo ritenere che
il numero delle persone conta-
giate asintomatiche, oppure

non gravi e che quindi non ven-
gono sottoposte al tampone,
sia decisamente maggiore. Ma
servono misure ancora più
stringenti e durature».
La situazione sanitaria è criti-
ca: «Tutti gli ospedali sono in
sofferenza ed è già stato fatto
uno sforzo enorme per moltipli-
care i posti in terapia intensiva
che oggi ospitano 1006 pazien-
ti Covid», dice preoccupato il go-
vernatore Attilio Fontana che
ha chiesto al premier Conte mi-
sure più rigide. Solo nella gior-
nata di mercoledì in procura so-
no arrivate 80 denunce di perso-
ne trovate fuori casa senza moti-
vo. E le immagini di runner e ra-
gazzi in giro per la città circola-
no da giorni. Per “sorvegliare”
chi non rispetta i divieti, la Re-
gione sta monitorando i flussi
delle celle telefoniche e, spiega

il vicepresidente lombardo Fa-
brizio Sala, «i dati evidenziano
che c’è ancora un 42 per cento
di spostamenti rispetto al 20 feb-
braio». Significa che oltre 4 mi-
lioni di lombardi si spostano
ogni giorno: molti per lavoro.
In queste mattine i mezzi della
metropolitana (a orario ridot-
to) sono stati presi d’assalto.
Per questo a breve potrebbe-
ro scattare nuovi divieti e chiu-
sure. Una stretta sempre più
forte, in una città dove due set-
timane fa il sindaco Beppe Sa-
la aveva lanciato l’hashtag
#milanononsiferma. Un’usci-
ta poi smentita dai numeri
dell’epidemia cresciuti in ma-
niera esponenziale in tutta la
regione. E adesso anche a Mila-
no. Con un’onda che rischia di
diventare uno tsunami. –
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ILARIO LOMBARDO
PAOLO RUSSO
ROMA

G

iuseppe Conte
deve dare al più
presto più di una
risposta. Sa, per
esempio, che è probabile,
come raccontano fonti del
suo governo, che la chiusu-
ra del Paese arriverà alme-
no fino al 1 maggio. E forse
già questa sera dovrà deci-
dere come e quando attua-
re la stretta ulteriore che
da 24 ore è diventata una
certezza. Quasi sicuramen-
te ci sarà un inasprimento
sulle attività sportive men-
tre l’ondata di proteste, do-
po le indiscrezioni sul con-
tingentamento degli orari
e degli ingressi negli ali-
mentari, avrebbe portato
a un parziale ripensamen-
to: riducendo le finestre ci
potrebbero essere assalti
ai supermercati e file anco-
ra più lunghe.
Nel frattempo una dopo
l’altra si sommano richie-
ste e strappi dei governato-
ri e dei sindaci. I contagi so-
no in aumento ovunque e
così i presidenti delle Re-
gioni, forzando le proprie
prerogative e senza aspet-
tare il via libera da Roma,
si chiudono sempre di più.
L’esercito è in strada uffi-
cialmente in Campania e
in Sicilia. Presto i controlli
si allargheranno altrove,
anche perché il Viminale
ha dato facoltà ai prefetti
di decidere zona per zona.
Non è escluso anche che la
polizia possa arrivare a
monitorare gli spostamen-
ti dei cittadini via cellula-
re, come richiesto dal go-
vernatore veneto Luca Za-
ia. L’idea divenuta realtà
in Cina, Corea e Israele è
in fase di valutazione ma
nel governo ci sono per-
plessità. Primo per ragioni
di privacy, dopo che la
Lombardia ha eseguito
tracciamenti tramite le
compagnie telefoniche.
Secondo, perché bastereb-
be lasciare lo smartphone
a casa per sfuggire al Gran-
de Fratello.
Intanto il leghista Massi-
miliano Fedriga ha firma-
to un’ordinanza che vieta
attività all’aperto in tutto il
Friuli Venezia Giulia e im-
pone la chiusura, per do-
menica, di tutti gli esercizi
commerciali, tranne far-
macie ed edicole. Ma è in
Lombardia che continua-
no a concentrarsi i timori
maggiori. La giornata del
governatore Attilio Fonta-
na è stata lunghissima e si
è chiusa al telefono con
Conte. «La nostra Regione
è la Wuhan d’Italia. Vanno
fermate le attività produtti-
ve e il trasporto pubblico,
troppa gente esce ancora
di casa. Ho spiegato al pre-

mier che bisogna chiudere
studi professionali e uffici
pubblici, salvo per le attività
indifferibili, fermare i cantie-
ri e attuare un'ulteriore limita-
zione delle attività commer-
ciali». Anche Fontana ha chie-

sto l’intervento dell’esercito e
aveva annunciato di volere
misure ancora più rigorose in
mattinata, presentandosi in
conferenza stampa con il vice-
presidente della Croce Rossa
cinese: «Qui – è stato il rim-

provero di Sun Shoupeng -
non avete misure abbastanza
severe. Bisogna fermare tutte
le attività economiche».
Significherebbe sigillare
anche le fabbriche che non
partecipano alla filiera dei
beni e dei servizi essenziali.
Lo chiedono i sindaci e pensa-
no sia ormai necessario pure
nel comitato tecnico scientifi-
co. Quasi un terzo dei conta-
gi si trova tra le distese di
aziende d’ogni genere dei
due polmoni economici d’Ita-
lia, Brescia e Bergamo. La pri-
ma in vetta alla classifica per
densità produttiva, seguita
da Milano e, appunto, Berga-
mo, che ha 4.305 contagi e
84 mila imprese attive nelle
quali lavorano 385mila di-
pendenti. Brescia ha 3.
contagi, 107mila ditte e 402
mila lavoratori. Stare a casa
è più facile dirlo che farlo
qui, dove per ammissione di
Confindustria Lombardia il
73% di piccole, grandi e me-
die imprese sta andando
avanti, come in tutta la regio-
ne. Come dire che nelle aree

più epidemiche mezzo milio-
ne di lavoratori continua a fa-
re avanti e indietro casa-lavo-
ro, anche se poi in fabbrica si
è cercato di rispettare i proto-
colli imposti per decreto.
A Brescia nel settore indu-
striale sono stati raggiunti 63
accordi per la sicurezza an-
ti-Covid sul lavoro. A Berga-
mo soltanto 2, informa la
Fiom. Che non possa bastare
per contenere la crescita
esponenziale dei contagi lo
pensano i tecnici del comita-
to scientifico che affianca il
governo e che suggerisce a
Conte di «fermare tutto salvo
le filiere che producono beni
di consumo essenziali». Ci
mette la faccia il Presidente
dell’Ordine di Milano Rober-
to Carlo Rossi che tuona:
«Mandare avanti la produzio-
ne è stato un gravissimo erro-
re, dobbiamo chiudere tutto,
lasciare aperto solo chi pro-
duce beni alimentari, prodot-
ti per la salute e l’igiene. Ve-
do ancora capannoni e cantie-
ri pieni di gente, è una follia».
E che non siano tutte produ-
zioni di beni essenziali lo si in-
tuisce scorrendo l’elenco del-
le imprese nelle due provin-
ce, dove a fianco a quelle zoo-
tecniche troviamo aziende
che producono acciaio, chiu-
sure industriali per capanno-
ni, verniciature, calcestruzzi,
strumenti elettronici. Ma an-
che auto di lusso come la Bu-
gatti, o armi come Beretta e
Perazzi. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Via Paolo Sarpi, Milano: un uomo consegna mascherine a un anziano

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi

PAOLO RUSSO
ROMA
Il “Cigno nero”, come si usa di-
re degli eventi imprevedibili,
si tinge di scuro che più scuro
non si può. In un solo giorno
4.480 nuovi contagi e 415
morti. Che portano il totale
delle vittime a 3405, più di
quante ne abbia registrate la
Cina, con una popolazione
venti volte più grande della
nostra e un’epidemia partita

due mesi prima che da noi.
La Lombardia, che ieri ave-
va visto una flessione dei nuo-
vi casi, ieri è tornata sulle mon-
tagne russe, con la brusca risa-
lita di 1.672 casi in più e 82 po-
sti di terapia intensiva da desti-
nare a nuovi pazienti da intu-
bare. «Oramai a Brescia e Ber-
gamo - denuncia il presidente
dell’Ordine dei medici di Mila-
no, Roberto Carlo Rossi- i po-
sti in terapia intensiva sono

esauriti e siamo costretti a tra-
sferire i pazienti in altre provin-
ce o addirittura in altre regio-
ni». Il governatore lombardo
Fontana oltre ai letti chiede an-
che medici, oramai insufficien-
ti in una regione che da sola
conta oltre un terzo dei casi e
2.168 morti, due terzi del tota-
le. «Una task force di 300 medi-
ci arriverà da tutta Italia a soste-
gno delle zone più colpite», ha
subito annunciato in serata il

premier Conte. Sicuramente i
rinforzi non arriveranno dalle
confinanti e sempre più in af-
fanno Emilia Romagna (+
casi), Piemonte (+567) e Vene-
to, che segna 216 nuove infezio-
ni, per un totale di 3.169 casi
che la collocano terza nella tri-
ste classifica dei contagi.
Preoccupa la situazione di
Milano, dove in un solo giorno
di contagi se ne sono contati


  1. Una impennata che se con-


fermata nei prossimi giorni po-
trebbe aprire il fronte sul quale
nessun medico ed epidemiolo-
go vorrebbe combattere quella
che il direttore scientifico del
Sacco, Massimo Galli, defini-
sce «la battaglia più difficile».
Pur con rialzi percentual-
mente rilevanti tengono anco-
ra Roma e il Sud, con numeri
assoluti fortunatamente per
ora distanti da quelli propri di
un focolaio. Che è una buona

notizia anche per i lombardi.
Perché le centinaia di letti per
le terapie intensive, che gra-
zie a un grande sforzo logisti-
co si stanno allestendo dal La-
zio in giù, potranno a quel
punto tornare utili a loro, tra-
sferendo qui i pazienti più gra-
vi ma non Covid.
Rincuorano anche i 415 gua-
riti nella giornata di ieri, che ar-
rivano così a 4.440.Ma non so-
no notizie che possono cancel-

lare quelle colonne di camion
militari che portano altrove le
troppe bare accumulatesi nel-
le zone rosso fuoco della Lom-
bardia e da Bergamo.
Sul perché di tante vittime
l’Istituto superiore di sanità ha
fino ad ora risposto puntando
l’indice sul fattore età. Abbia-
mo la popolazione più anzia-
na d’Europa e non a caso l’età
media di chi non ce l’ha fatta è
di quasi 80 anni. Spesso accop-
piati con la presenza di più gra-
vi patologie. Ma tutto questo
non spiega la differenza tra i
nostri 3.400 morti contro i soli
43 della Germania, che ha tan-

ti anziani quanti noi e un nu-
mero di contagi salito a oltre
14.500. I geriatri non escludo-
no un fattore genetico che ren-
derebbe i nostri over 70 più
esposti alla minaccia del vi-
rus. Ma nelle regioni dove gli
ospedali sono più sotto stress
si ricoverano oramai i pazien-
ti con sintomi più avanzati.
Forse troppo avanzati per chi
ha una certa età. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSA

L’intervento dell’esercito al cimite-
ro di Bergamo per smaltire le bare

RETROSCENA

ANSA

L’EMERGENZA CORONAVIRUS L’EMERGENZA CORONAVIRUS

L’ORDINANZA

Stop ricette


Per le medicine


in farmacia


basta il codice


«Dobbiamo fare di
tutto per limitare
gli spostamenti e
ridurre la diffusione
del virus Covid-19. Pun-
tiamo con forza sulla ri-
cetta medica via email
o con messaggio sul te-
lefono», annuncia il mi-
nistro della salute, Ro-
berto Speranza. Incita-
zione subito recepita
da una ordinanza della
Protezione civile dove
si spiega, in linguaggio
in realtà non del tutto
comprensibile, che il
medico nel compilare
la ricetta ci invierà un
codice che poi basterà
mostrare al farmacista
per ritirare i farmaci.
Chi ha una Pec o un nor-
male indirizzo mail po-
trà farselo inviare li, op-
pure sul proprio smart-
phone via sms o Wha-
tsApp. Ma per chi non
avesse ne l’uno ne l’al-
tro basterà farsi comu-
nicare il codice al telefo-
no e poi riferirlo al far-
macista.
Una soluzione sempli-
ce per risolvere il proble-
ma delle pericolose so-
ste nelle sale di attesa
dei medici di famiglia.
Che, anche a grazie a
questo intervento, sa-
ranno sempre meno af-
follate. P.RUS. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

In Italia più vittime


che in tutta la Cina


“Non ci spieghiamo


questa alta letalità”


Sono 3405 i morti. Gli esperti: forse c’entra la genetica


ll premier: “In arrivo 300 medici per le aree più colpite”


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