La Stampa - 20.03.2020

(backadmin) #1
IL CASO

TEODORO CHIARELLI

D

alle supercar da so-
gno ai ventilatori
polmonari indispen-
sabili per far respira-
re i pazienti gravi affetti da co-
ronavirus ricoverati nelle te-
rapie intensive. Ferrari e Fca
stanno verificando con la Sia-
re Engineering di Valsamog-
gia alle porte di Bologna, l’u-
nica azienda italiana produt-
trice dei preziosissimi macchi-
nari, se è possibile aiutarla ad
aumentare la produzione
mettendo a disposizione gli
impianti di Maranello. Nel
progetto potrebbe essere
coinvolto anche uno stabili-
mento di Fiat Chrysler Auto-
mobiles.
La Siare, di cui La Stampa
ha raccontato sabato scorso
l’incredibile sforzo produttivo
portato avanti dai suoi soli 35
addetti, ha bisogno infatti di
venire incontro all’inevitabile
boom di richieste da parte de-
gli ospedali dell’intero Paese.
L’esplodere dell’epidemia sta
mettendo in crisi le strutture
ospedaliere, soprattutto in
Lombardia, Veneto ed Emilia
Romagna. Servono nuove te-
rapie intensive e, quindi, nuo-
vi ventilatori polmonari.
La produzione della Siare
sarà portata dalle attuali 160
macchine al mese fino a rag-
giungere quota 500. L’obiet-

tivo è di arrivare a 2 mila. Per
farlo i lavoratori dell’azien-
da bolognese saranno affian-
cati da 25 tecnici dell’eserci-
to, ma non basta. Per soddi-
sfare il più possibile la do-
manda è indispensabile
esternalizzare la produzione
su altri siti produttivi.
E qui entra in gioco la trat-
tativa in corso con Ferrari e
Fca. Gianluca Preziosa, am-
ministratore delegato di Sia-
re, ha spiegato all’agenzia
Reuters che le due case auto-
mobilistiche condividono
una certa esperienza nel set-
tore della ventilazione in
quanto realizzano compo-
nenti elettroniche e pneuma-

tiche. «Stiamo parlando con
Ferrari, Fca e anche Marelli -
spiega Preziosa - per cercare
di capire se possono darci
una mano in questo processo
per la parte elettronica.
Un portavoce di Exor - la fi-
nanziaria della famiglia
Agnelli guidata da John El-
kann, che è anche presiden-
te di Ferrari e Fca - ha dichia-
rato che giovedì si sono svol-
ti degli incontri con Siare
per verificare la fattibilità
dell’idea e che una decisione
è attesa nelle prossime ore.
Sono state prese in consi-
derazione due opzioni: o aiu-
tare Siare a progettare un au-
mento di capacità del suo im-
pianto, con il supporto di tec-
nici forniti da Ferrari e Fca,
o, più probabilmente, ester-
nalizzare la produzione di
parti dei ventilatori nelle
strutture dei due costruttori
automobilistici.
Una fonte citata dall’agen-
zia Reuters spiega che la Ferra-
ri sarebbe pronta a iniziare a
produrre parti di ventilatori
proprio nella sede di Maranel-
lo che si trova vicino alla fab-
brica della Siare. Secondo Pre-
ziosa, inoltre, la casa del Caval-
lino e Fca avrebbero ben altro
potere d’acquisto rispetto alla
piccola Siare per reperire alcu-
ne componenti necessarie alla
costruzione dei ventilatori in
un mercato globale semipara-
lizzato dal Covid-19. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

CHIARA BALDI
BERGAMO

Q


uella mattina del 23
febbraio – «sembra
passato un secolo, e in-
vece è solo un mese
fa» – Camillo Bertocchi, sinda-
co di Alzano, piccolo paesino
della bergamasca, non se la di-
menticherà più. I dati che ogni
giorno il bollettino di Regione
Lombardia riporta sono dram-
matici: ieri nella bergamasca al-
tri 340 positivi, per un totale di


  1. È la provincia in cui il vi-
    rus fa più vittime. I morti ormai
    non si contano neanche più:
    qui tutti sanno che sono molti
    di più di quanto dicano i nume-
    ri ufficiali e non c’è famiglia che
    non abbia provato da vicino gli
    effetti del coronavirus.
    Ma quella mattina, Bertoc-
    chi, era ancora inconsapevole
    di quello che sarebbe successo
    nelle settimane successive.
    «Mi alzai alle 6. 30 – racconta –


e come prima cosa creai un
gruppo su Whatsapp con tutti i
colleghi della Media Val Seria-
na. Dovevamo decidere se far
svolgere il Carnevale. Scrissi
l’ordinanza per tutti e bloccam-
mo i festeggiamenti».

Quel giorno, quando da po-
co più di 48 ore la Lombardia
aveva scoperto di esser stata in-
fettata, Alzano Lombardo, co-
mune di 13 mila abitanti della
Val Seriana, scopriva di avere
il coronavirus in casa. Anzi, in

ospedale. Le ricerche degli epi-
demiologi dimostrerebbero
che al “Pesenti Fenaroli” quel
pomeriggio vennero accertati
due casi positivi. Tanto che la
struttura fu chiusa per qual-
che ora perché almeno uno dei

due era passato dal pronto soc-
corso. Poi, senza che ancora
oggi nessuno sappia spiegarse-
lo, nell’arco di poche ore ven-
ne riaperta. «Cosa sia successo
lì dentro quel giorno per me re-
sta un mistero», confessa Ber-
tocchi, che in questo mese di
Covid19 ha provato più e più
volte a entrare in contatto con
i vertici del nosocomio, ma sen-
za successo: «Nessuno ci ha de-
gnati di una spiegazione. L’uni-
ca cosa che ci fu detta, quando
venimmo convocati in Regio-
ne, è che c’erano questi due
contagi». Due giorni dopo an-
che il primario del “Pesenti Fe-
naroli” risultò positivo. Ieri in-
vece in città hanno festeggiato
le dimissioni del neonato di 22
giorni che era stato ricoverato.
Che all’ospedale di Alzano
qualcosa sia andato storto lo
conferma anche Marco Rizzi,
direttore dell’unità di Malattie
Infettive dell’ospedale Papa
Giovanni XXIII di Bergamo.
«Sappiamo per certo che una
delle principali cause della si-

tuazione bergamasca è da cer-
care dentro l’ospedale di Alza-
no, che dai primissimi giorni
ha avuto un numero elevato di
operatori e pazienti contagia-
ti. Molti si sono spostati e han-
no fatto sì che il virus rimbal-
zasse dalla Val Seriana alla Val
Brembana. E poi in tutta la pro-
vincia», spiega Rizzi. Che av-
verte: «Le ricerche dicono che
il coronavirus girava già a ini-
zio anno. Ma nessuno all’epo-
ca pensava al Covid19, per tut-
ti era una questione solo della
Cina. Ma così non è andata».
Giorgio Gori, da sei anni sin-
daco di Bergamo, ha ancora ne-
gli occhi l’immagine drammati-
ca delle camionette dell’Eserci-
to che portano fuori le salme di
70 persone. «Quella foto scuo-
te in primis noi bergamaschi,
perché se ci guardassimo allo
specchio e ci vedessimo così, ri-
marremmo scioccati». Al ven-
tottesimo giorno di epidemia,
con un numero di morti che or-
mai non si riesce neanche più a
quantificare, la città è strema-
ta. «Certo», commenta Gori
amaro, che ieri ha ricevuto an-
che una telefonata di conforto
del presidente Mattarella «se si
fosse fatta una zona rossa an-
che qua le cose forse sarebbero
andate diversamente. Io l’ave-
vo chiesta con altri sindaci, era
persino venuto l’Esercito a fare
i sopralluoghi, ma poi non se
n’è fatto niente. Ora Fontana
chiede al governo di chiudere
di più le attività produttive, ma
perché non lo fa lui? ». –
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una tenda col simbolo Ferrari

Allo studio una collaborazione con l’azienda specializzata Siare

Ferrari e Fca contro l’epidemia


“Faremo ventilatori polmonari”


ANSA

Il 23 febbraio all’ospedale Pesenti Fenaroli vengono scoperti due casi positivi: il nosocomio viene chiuso per alcune ore


La denuncia del sindaco Bertocchi: “Nessuno ha mai spiegato perché è stato riaperto, poi il virus si è sparso per le valli”


Il mistero dell’ospedale di Alzano


“Da lì è nato il focolaio di Bergamo”


IL CASO

L’ingresso dell’ospedale Fenaroli di Alzano Lombardo

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

6 LASTAMPAVENERDÌ20 MARZO 2020
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