Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1
AGF, Getty Images, Cosimo Buccolieri

di DARIA BIGNARDI

casa mia ci sono due piccoli balconi di pietra che non ho
mai usato perché danno su una via abbastanza stretta e
anonima di Milano. Io abito in una zona appena fuori
dal centro, in un palazzo dei primi del Novecento, al secondo
piano.
Il secondo piano è un po’ buio, però ha i soffitti alti che mi
ricordano la casa dei nonni dove passavo le vacanze quando
ero piccola, in Emilia.
A Milano i balconi si usano poco: d’estate fa troppo caldo
e ci sono le zanzare, d’inverno è troppo freddo e come è noto
non ci sono più le mezze stagioni, quindi i milanesi sui balconi
non stanno quasi mai a parte chi ne ha di molto ben esposti ma
il clima – almeno quello – è uguale per tutti.
Il mio balcone del soggiorno in dieci anni che abito qui è
stato usato fugacemente solo dagli amici fumatori durante
qualche cena, mentre da quello della stanza del figlio sono pas-
sata forse una volta all’anno per buttargli un mazzo di chiavi o
un libro presi al volo dal marciapiede.
Da dieci giorni invece i miei balconi di pietra sono diven-
tati i protagonisti della casa. Sono grigi, spogli, persino un po’


ammuffiti, ma sono i miei balconi: li trovo bellissimi e sono
grata di averli. In quello del soggiorno – dove alle dieci me-
no sedici quando il sole scavalca il palazzo di fronte arrivano
i primi raggi – ho messo una sedia e due cassette della frutta
rovesciate impilate a mo’ di tavolino e ci sto fino a che il sole
benedetto non mi fa colare il naso e lacrimare gli occhi e mi
viene il dubbio che viene a tutti, ma no, non è Quello, il Coso,
non ancora, è solo che come diceva mia madre il sole di città
fa male e non bisogna prendere il sole nei mesi con la erre, due
delle sue mille strampalate teorie.
Nell’altro balcone mia figlia – che nel frattempo si è impos-
sessata della stanza del fratello andato a vivere da solo – ormai
ci abita. Ci fa colazione, ci legge, si collega con la scuola duran-
te le lezioni online. Quando questo articolo uscirà la mia convi-
vente avrà compiuto diciassette anni da un giorno – spero che
gli amici la festeggeranno su Houseparty, io nel frattempo al
supermercato ho trovato solo le candeline azzurre –, ma questa
è un’altra storia.
Dal mio nuovo posto preferito della casa ora osservo i pa-
lazzi di fronte. La mia dirimpettaia è una simpatica signora

Vanity In coro

I canti, gli applausi ai medici, le bandiere, gli Andràtuttobene, gli arcobaleni,
le torce dei telefoni accese. Cronache da un Paese visto dalla finestra.
Perché un paio di terrazzini in un appartamento possono accendere la speranza

A


DUE BALCONI A MILANO

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