Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1
Editoriale
di SIMONE MARCHETTI

Vanity Fair

iao Simone, sono il figlio di Maurizio Marchetti, tuo
cugino. È da tempo che ti seguo su Instagram. Vor-
rei chiederti una cosa, scusami se ti sembrerò sfac-
ciato, ma siccome ho scritto una sceneggiatura e girato un
lungometraggio sulla violenza contro le donne, volevo sa-
pere se puoi consigliarmi qualche contatto. Ti ringrazio in
anticipo».
È il 3 febbraio quando ricevo questo messaggio su Insta-
gram. A scriverlo è Fabrizio Marchetti, 32 anni, barista che
nel tempo libero ama leggere, scrivere e girare cortome-
traggi. Il più importante è intitolato White Soul ed è una
sorta di noir che parla di violenza contro le donne. Per rea-
lizzarlo sono stati coinvolti amici, parenti, «e me nella par-
te della prostituta, non dovrei ma a pensarci mi viene an-
cora da sorridere», racconta al telefono la sorella Rober-
ta. Lo scorso 13 marzo, Fabrizio è morto a causa del coro-
navirus, diventando una delle vittime più giovani in Ita-
lia. «Puoi immaginare come stanno i nostri genitori», con-
tinua Roberta, «ma io non riesco a rassegnarmi al dolo-
re. Era così curioso, così solare: aveva messo in piedi una
troupe sgangherata e bellissima. E poi non stava mai fer-
mo: ultimamente aiutava una cooperativa di ragazzi disa-
bili a cui aveva insegnato a fare il caffè e altre cose a cui
solo lui riusciva a pensare. Dava fiducia a tutti. Anche a
me: me l’ha trovato lui il lavoro, un giorno ha preso il mio
curriculum e l’ha inviato a una sua amica. Dovrei rasse-
gnarmi al dolore, piangere, disperarmi, lo so. Ma non ci sto
riuscendo».

Questo numero di Vanity Fair è dedicato a tutte le perso-
ne che non si stanno rassegnando al dolore e all’emergen-
za di questo virus. Medici, infermieri, farmacisti, impiegati,
volontari: tutti i lavoratori che combattono in prima linea.
In copertina, la nostra copertina più importante, c’è Ca-
terina Conti, pneumologa di 35 anni, un simbolo di tante,
tantissime storie italiane, dal Nord al Sud, che stanno but-
tando l’anima e il cuore oltre gli ostacoli di una malattia

insidiosa, invisibile e ancora sconosciuta. Non chiamateli
eroi, perché a nessuno di loro piace questo termine: sono
uomini e donne che stanno compiendo il proprio dovere,
nel senso più etico e civile possibile, uno sforzo così com-
movente da lasciare senza parole. Per essere ancora più
vicini a loro e alle loro imprese, abbiamo deciso di devol-
vere tutto il ricavato della vendita in edicola di questo nu-
mero di Vanity Fair all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di
Bergamo, uno dei più in difficoltà nel momento in cui fi-
niamo di scrivere questo giornale.

Un detto dice che gli amici, gli amici veri, li riconosci nel
momento del bisogno. E poiché questo è il momento del
bisogno, abbiamo usato l’hashtag #IOCISONO in coper-
tina: è il nostro modo di raccontare l’esempio delle perso-
ne che ci sono e che lottano, senza esclusione di colpi, in
prima linea.

«Sai, ricevo tante chiamate, tante dimostrazioni d’affetto
per mio fratello», mi confessa Roberta finendo la nostra
chiamata. «Però, ti prego, scrivi questo, ci tengo molto e
sono sicura che ci terrebbe anche Fabrizio: io non mi vo-
glio arrendere al fatto che la morte vinca sulla vita. Né la
paura sul coraggio. È la lezione più importane, quella che
ci permetterà di andare avanti, di dare un senso a tutto».
Sta trattenendo le lacrime, lo sento. Però anche per lei, an-
che nel suo dolore, c’è la voglia di esserci. Qui, adesso. Con
forza, speranza e unità. È il momento di dire #Iocisono.

Buona lettura

PS: continuate a scrivermi pensieri, consigli e riflessioni
a [email protected]

# I O C I S O N O


«C

Free download pdf