Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1

VISIONI


VANITY FAIR


8 APRILE 2020Sì.
Giusto.
Caspita.
E lei come sta, signore?
Sì.
Mi rendo conto.
Mi rendo conto anch’io.
Dunque
dunque
in effetti è così.
Ha ragione signora.


E poi un lungo silenzio. Lei ascolta i respiri di lui nel tele-
fono, e lui ascolta quelli di lei. Si respirano addosso. Sullo
sfondo i rumori delle due case. Il microonde che suona. L’a-
spirapolvere che aspira. La sigla di un programma in tv. Lite
fra sorelle. Ciascuno con i rumori della sua casa. E poi di
nuovo, per non destare sospetti.

Ma guardi un po’.
Ma cosa mi dice.
Non c’è dubbio.
Quando c’è un dubbio, non c’è dubbio.
E poi cos’è successo?
E pensa che?
E quando?
E dove?
E perché?
E lei cosa ne pensa?

E poi un ultimo silenzio. Più breve. Un bacio di silenzio. A
volte, quando uno dei due è fuori casa, in quel silenzio s’in-
filtrano anche rumori esterni. Un clacson che suona. Una
moto che sfreccia veloce. La voce di un bambino caduto
dallo scivolo ai giardinetti, che scoppia a piangere.
Appena prima di riattaccare, lei emette sempre un suono
che lui aspetta. Un piccolo sospiro che rammenta vagamen-
te i sospiri di quando gode.
E anche lui, da parte sua, per un secondo trasforma il respi-
ro in un ringhio. Quasi animalesco.
Ogni venerdì alle cinque e cinque precise. Una

ESHKOL NEVO è nato a Gerusalemme
nel 1971. Laureato in Psicologia a Tel
Aviv, allievo di Amos Oz, insegna scrittura
creativa nella scuola da lui fondata. Tra i

suoi romanzi più amati dai lettori italiani:
Nostalgia, La simmetria dei desideri e Tre
piani (quest’ultimo sarà presto un film per la
regia di Nanni Moretti). Tra gli altri romanzi

dell’autore, si ricordano Neuland e Soli e
perduti. Sempre per Neri Pozza ha appena
pubblicato L’ultima intervista. La sua
traduttrice dall’ebraico è Raffaella Scardi.

conversazione durante la quale si limitano a fare domande
e tacere. Perché risposte non se ne possono dare. Non
è possibile che il marito di fianco a lei, o le bambine vicine
a lui, sentano frasi come «mi manchi» o «caro, ieri sera ho
sognato che mi salvavi all’ultimo momento da una caduta
nel fiume» o «sento ancora le tue carezze sulla schiena».
E una volta lei non ha potuto rispondere il venerdì alle cin-
que e cinque, perché era al pronto soccorso con sua madre,
e lui è rimasto irrequieto per tutto il fine settimana e ha
litigato senza sosta con l’adolescente ribelle e quando un
disgraziato l’ha superato a destra in tangenziale ha accele-
rato per raggiungerlo e superarlo a sua volta e magari tam-
ponarlo per levarlo di mezzo, finché sua moglie non gli ha
strillato: datti una calmata! Ma cosa ti prende?
E una volta lui non ha potuto rispondere il venerdì al-
le cinque e cinque, perché era in aereo, un congresso a
Düsseldorf, lei si è infilata a letto il venerdì sera e non ne è
uscita fino a domenica, spiegando a tutti che era indisposta.
E la piccola con gli occhioni grandi le ha preparato da sola
un tè con due bustine di dolcificante e gliel’ha portato a
letto su un piattino e lei è scoppiata a piangere, sentendosi
improvvisamente in colpa da morire.
E quando si sono incontrati di nuovo al solito posto e lui
l’ha schiacciata contro al muro, lei gli ha detto aspetta, ho
bisogno che mi abbracci. E lui l’ha abbracciata, un ab-
braccio lungo e caldo. E lei ha detto: è stata dura, senza
la telefonata del venerdì. E lui ha risposto, anche per me
la telefonata è importante. E lei ha detto: lo so. E lui ha
continuato: in fondo, di cosa abbiamo bisogno? Di essere
ascoltati. E lei è scoppiata a ridere. E si sono baciati. E dopo
il sesso, più gentile del solito, hanno posato ciascuno una
mano sul petto dell’altro e giurato di non saltare mai più la
telefonata del venerdì, per quanto dipendeva da loro.

E come è finita?
Non si può sapere.
A quanto pare.
Tutto è ancora aperto.
Tutto è possibile.
In effetti è così.
Eppure.

VENERDÌ ALLE CINQUE E CINQUE


Inedito

di ESHKOL NEVO

Vanity Visioni
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