Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1

SANI


MALATI


GUARITI


Grafica di Harry Stevens per

The

Washington Post

PRESENTE


VANITY FAIR


8 APRILE 2020


Vanity Lockdown

L’ITALIA È SULLA STRADA GIUSTA


allora l’epidemia potrebbe concludersi entro il 10 maggio».
Il tentativo di mitigare il contagio con l’isolamento per evitare
il collasso della sanità presenta costi elevati. Anche un ulterio-
re peggioramento del contesto economico potrebbe portare a
un cambio di strategia?
«La diffusione di un’epidemia porta presto o tardi alla contra-
zione delle attività produttive, a prescindere dal modo in cui
si decide di affrontare la situazione. Con il modello Wuhan
il costo per l’economia arriva subito, ma le ripercussioni du-
rano meno. In caso di lockdown solo parziale il contagio si
protrae inevitabilmente per un periodo di tempo più esteso,
con costi sul lungo periodo difficili da calcolare. Ma non si può
cambiare approccio finché la curva epidemica non si riduce
sensibilmente». 
Quindi?
«Il bazooka pandemico da 750 miliardi di euro attivato dalla
Banca centrale europea e le misure della Federal Reserve ga-
rantiranno in questa fase la tenuta del sistema e di conseguenza

quella del cosiddetto “modello Wuhan”. Ciò che presumibil-
mente accadrà è che la Cina, la Corea del Sud e l’Italia, colpi-
te per prime dal virus, potranno ritornare con cautela verso la
normalità prima di altri Paesi, come gli Stati Uniti, che hanno
tardato ad agire. Per normalizzare la vita sociale interna a quel
punto andranno ridotti però i flussi di persone provenienti dal-
le aree rimaste indietro nella lotta contro l’epidemia».
Le nazioni che allenteranno per prime le restrizioni assume-
ranno una posizione di forza rispetto a quelle più indietro nel-
la lotta al coronavirus?
«Gli Stati Uniti sono appena entrati nell’emergenza, mentre
la Cina ne sta uscendo. Dunque Pechino potrebbe trarre un
vantaggio competitivo da questa situazione. Lo stesso discor-
so vale per l’Italia, che ha imboccato per prima in Europa la
strada del lockdown, al contrario della Germania che ha pre-
ferito scommettere su una stretta più light. Non è escluso che
l’adozione di modelli di gestione dell’emergenza diversi tra
loro porti a una ridefinizione degli equilibri internazionali».

Tutti liberi, quarantena
assoluta o distanziamento
sociale più o meno moderato?
In un articolo pubblicato
dal Washington Post si fa
il punto sull’efficacia dei
diversi modelli di gestione
dell’epidemia, prendendo
come esempio un virus
di fantasia («stimulitis»)
estremamente contagioso.
Il primo risultato interessante
è che la «quarantena

assoluta» come quella
imposta in Cina non è
la miglior risposta dal
momento che comunque
non rende possibile isolare
completamente la popolazione
malata dai sani. Ovvio invece
che, senza restrizioni anti-
pandemia, la «stimulitis»
si espande velocemente
contagiando la totalità della
popolazione e la curva
epidemica scende man mano

che le persone guariscono:
il virus coniato dal Washington
Post non si può contrarre due
volte e dunque consente
lo sviluppo dell’immunità
di gregge.
Nel lavoro si distinguono
poi due regimi di
distanziamento sociale.
Quello «moderato»
che prevede l’invito
a rimanere in casa:
se tre quarti della popolazione

limita gli spostamenti
il numero delle persone che
si ammala è minore
rispetto alla quarantena
forzata. Mentre con il
distanziamento sociale
diffuso («extensive
distancing»), la chiusura dei
luoghi d’incontro e una quota
ancora inferiore di persone
in movimento, una su otto
calcola il Washington Post,
il numero dei sani triplica.

SENZA MISURE DI CONTENIMENTO QUARANTENA ASSOLUTA


ISOLAMENTO MODERATO EXTENSIVE DISTANCING

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