Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1

8 APRILE 2020


VANITY FAIR


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S TORIE


Sa camminare, ma non ha la minima idea del limite. Non
si addormenta da solo, non si siede a tavola da solo, non gio-
ca da solo, non fa niente da solo – e quando lo fa bisogna sta-
re in guardia.
I nonni va da sé che sono un grande aiuto: ma adesso van-
no solo protetti, soprattutto se, come i miei, sono avanti con gli
anni e infragiliti.
Il nido è una mano santa: ma adesso non può proporre le-
zioni online, lì si gioca tutto sulla presenza.
Le altre mamme sono una benedizione: e quando le scuo-
le sono state chiuse io e la mia amica di nido più cara l’aveva-
mo presa piuttosto bene, avevamo subito buttato giù un pro-
gramma perché a giorni alterni ognuna di noi si occupasse dei
due bambini.
Ma poi si sono chiuse anche le case e ognuno è rimasto nel-
la sua, con chi dietro la porta c’era e con chi non c’era.
E io sono rimasta da sola con Vita.
Che dopo avere visto Lilli e il Vagabondo si è convinta di es-
sere un cane.
Che un giorno prima che il mondo rimanesse fuori aveva
tolto il pannolino e non sa ancora anticipare il bisogno di an-
dare al bagno, è tutto un delicato equilibrio di intuizioni per

il soffitto e penso: mai a niente di intelligente. Penso che do-
vrei vestirmi più colorata, dovrei andare a spuntarmi i capel-
li, a cambiarmi lo smalto dei piedi. Nel frattempo mi mancano
da morire le mie persone preferite, ma più mi mancano meno
sento il bisogno di chiamarle, come se fossero comunque qui,
smarrite come me e come tutti, come me e come tutti incredu-
le, rimbambite dal mistero, mute.
Poi Vita si sveglia, accendiamo la musica e ci mascheriamo
da Biancaneve, o divento anche io un cane, e, rompendo ogni
regola – perché mentre rispettiamo le nuove regole dobbiamo
pure tutti rinunciare a qualcuna delle nostre – guardiamo per
un paio d’ore un cartone animato, destinazione cena e ora di
andare a dormire.
Il problema di spiegarle perché la nostra vita è così diversa
dal solito non si pone: io ci ho anche provato, ma lei mi guarda
come per dire ma non è forse questa, la normalità? Stare sem-
pre io e te, tu e io, e non avere tutti quegli intrusi fra i piedi dal-
le nove di mattina alle quattro di pomeriggio e ogni tanto per-
fino la sera? Finalmente l’hai capito anche tu, mamma.
Dunque qual è la morale di questa storia? Non c’è.
Potrei dire che per riempire il tempo di Vita il mio passa più
velocemente: non è così.

Vanity Family

CHIARA GAMBERALE


Nasce a Roma il 27 aprile


  1. È scrittrice, conduttrice
    radiofonica, conduttrice
    e autrice televisiva. Il suo
    ultimo libro è L’isola
    dell’abbandono per Feltrinelli.


cui le maestre del nido sarebbero state complici fondamentali.
Che per almeno dodici ore al giorno esiste.
Ma non lo sa fare.
Dunque?
Dunque il primo giorno l’ho passato a pensare: aiuto.
Il secondo ho ordinato su Amazon due vestiti di Biancane-
ve, uno per lei uno per me, moltissimo pongo, tempere e pen-
nelli, una zolla di erba e delle margherite finte. In attesa che ar-
rivasse tutto, ho buttato di nuovo giù un programma che fonda-
mentalmente si articola in due fasi: la mattina si fa qualcosa di
vagamente pedagogico, il pomeriggio si cazzeggia.
Così, dopo colazione, infilo a Vita la giacca, le metto comun-
que lo zainetto del nido sulle spalle, la faccio uscire dalla porta,
lei bussa, io chiedo chi è, lei dice sono cane, io le dico cane Vi-
ta?, lei ride, dice sì: cane Vita, io apro, dico buongiorno cane Vita,
lei dice buongiorno maestra mamma.
Una mattina abbiamo contato fino a cinque, un’altra abbia-
mo ispirato a ogni numero un disegno, ci siamo sforzate di co-
lorare restando nei bordi, poi finalmente è arrivato il corriere,
e con la zolla e le margherite abbiamo parlato (se così si può
dire) della primavera, con il pongo abbiamo costruito i pupaz-
zi dei suoi compagni di nido.
Dopo pranzo arriva il momento del riposino, e va quasi sem-
pre a finire che aspetto quell’ora e mezza sognando tutte le co-
se e le telefonate che vorrei fare, ma poi riesco solo a guardare

«Nel frattempo mi mancano da morire le mie persone preferite,

ma più mi mancano e meno sento il bisogno di chiamarle,

come se fossero comunque qui, smarrite come me e come tutti»

Che se lei sorride perfino quest’incubo fa meno paura e si
trasforma in un’occasione: non è così.
Tantomeno credo che quello che sta succedendo stia cam-
biando le persone che siamo.
Credo invece che colga e fermi ognuno di noi a tu per tu con
quel groviglio di scelte e di conquiste e di errori e di luce e di
fatica e di destino che è la sua vita.
E ci chieda di respirarla fino in fondo, senza mascherina.

➺^ Tempo di lettura: 6 minuti
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