Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1
Vanity Giornali!

STORIE


VANITY FAIR


all’angolo della sua edicola in piazza Don Minzoni,
Roma, Luca Rastelli, edicolante, vede l’Italia. «Leggo
le sigle delle città sulle fiancate dei taxi fermi al po-
steggio e quando incontro con lo sguardo Bergamo o Mila-
no mi domando con dispiacere quanto sia profondo l’incubo
che stanno vivendo in Lombardia». Nei suoi viaggi da fermo e
nelle domande senza risposta, Rastelli, famiglia di edicolanti
paracadutati dalla Garbatella ai Parioli, non ha destinazioni
diverse da ieri: «Iniziò mio nonno vendendo giornali sfusi in
un banchetto precario dopo averli presi all’alba alla Stazio-
ne Termini, proseguì mio padre in una rivendita autorizzata
e adesso, da trent’anni, ho ereditato la tradizione di famiglia».
Dice di non sentirsi a rischio: «Mi affido al fatalismo, ho ma-
schera, guanti e disinfettante per le mani, prendo le precau-
zioni che posso e per il resto spero» e che se siamo in cerca
di eroi non abbiamo bussato all’indirizzo giusto. «L’eroismo
prevede una quota di incoscienza e sprezzo del pericolo. Una
deviazione dalla routine. Io apro l’edicola come tutti i giorni
dal 1991. Offro un servizio. La gente, soprattutto in settimane
eccezionali come queste, vuole informarsi».
Ha venduto quotidiani e settimanali tra una guerra e
un 11 settembre, ma sostiene di non aver mai visto nulla
di simile: «Si guardi intorno. Non c’è anima viva. Siamo in
pieno coprifuoco. Un coprifuoco senza una data certa di inter-
ruzione. Mi ricordo lo straniamento successivo alla scoperta
del corpo di Aldo Moro nella R4 in via Caetani, nel 1978. Ma

di
MALCOM PAGANI

foto
LUISA CARCAVALE

FERIE D’AGOSTO


D


gli anni di piombo, che pure furono tremendi, impallidisco-
no se confrontati all’epoca del coronavirus. Ce li ricorderemo
per tutta la vita questi giorni. Se me lo avessero raccontato
50 giorni fa non ci avrei mai creduto», dice, per poi aggiun-
gere, «non finirà presto. Il governo parla di poche settimane,
ma sappiamo tutti che l’emergenza durerà molto di più. Roma
fino a pochi giorni fa nuotava più o meno nello stesso stagno
caotico di sempre. Cinema, bar, ristoranti, fughe al mare. Ora
è ferma. Sa che l’infezione può colpire in ogni momento, ha
una nuova consapevolezza ed è composta, come credo non sia
mai accaduto».
Si ferma una signora anziana. Cerca figurine per i nipoti.
Confonde il venerdì con il sabato. «Capita di perdere la co-
gnizione del tempo», dice lui che con i clienti ha assistito a un
percepibile mutamento nei rapporti: «Pur nella cordialità le
persone sono più diffidenti, non si avvicinano troppo, fanno
in fretta. Intuisci uno smarrimento, un timore, una paura». A
volte mancano le parole: «Perché nell’aria c’è già il presagio di
quello che verrà. Il brutto verrà dopo. Molte persone perde-
ranno il lavoro e avremo la crisi economica peggiore dell’ul-
timo mezzo secolo». Rastelli ha la sua soluzione: «Siamo in
guerra, se e quando ne usciremo ne verremo fuori a pezzi. Ci
rialzeremo solo con una sanatoria, con un condono, con un
nuovo Piano Marshall e ovviamente con l’impegno di tutti.
Faccio una scommessa. Ad agosto Roma, sarà piena come a
inizio ottobre. Le ferie, quest’anno, non le farà nessuno».

Dalla sua edicola romana LUCA RASTELLI osserva la città chiudersi in se stessa:
«mai visto niente del genere in 30 anni». Ma secondo lui il peggio verrà a emergenza
finita, perché, come dopo una guerra, per rialzarsi ci vorrà un nuovo Piano Marshall

8 APRILE 2020

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