La Stampa - 19.03.2020

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STEFANO PRIARIONE
La fantascienza invecchia. In
un romanzo degli anni Novan-
ta si può cercare di descrivere
nel modo più accurato la socie-
tà del 2020, ma sarà sempre
un romanzo degli anni Novan-
ta che parla del presente, non
del futuro››: Bruce Sterling, il
celebre autore di fantascien-
za, ha ragione: la science fic-
tion parla in primis dell’oggi. I
primi tre romanzi del ciclo del-
la Fondazione di Isaac Asimov
scritti negli anni Cinquanta,

pur se ambientati in un lonta-
no futuro, parlano dell’Ameri-
ca dei Fifties, i successivi, di 30
anni dopo, parlano dell’Ameri-
ca degli anni Ottanta.
Succede lo stesso con «Nel
2073! Sogni d’uno stravagan-
te» dell’astigiano Agostino Del-
la Sala Spada, morto nel 1913.
Il libro è uscito nel 1874 e pros-
simamente sarà riproposto
dal Mufant, il Museo torinese
del Fantastico e della Fanta-
scienza con Tab Edizioni. La
Torino del 2073, vista dal pro-

tagonista Saturnino Saturni-
ni, che dopo un sonno di 200
anni si risveglia nel futuro, è in-
fluenzata dal positivismo
dell’epoca, è una classica uto-
pia scientifica.
Alla Gran Madre abbiamo il
mare e il porto della città e sul-
la collina è collocato un museo
che racchiude tutte le arti, sia
scientifiche che umanistiche.
Gli abitanti sono ormai sei mi-
lioni, è diventata una metropo-
li, le vie e le piazze hanno per-
so i loro nomi dedicati a re, po-

litici o scienziati per essere inti-
tolate a virtù come la fratellan-
za e la giustizia. In questi gior-
ni che spingono non certo per
l’utopia, ma per la distopia, ab-
biamo chiesto a vari autori, di
background differenti, come
immaginano la Torino del fu-
turo. C’è chi è stato ottimista,
come Sterling si è innamorato

della città tanto da sceglierla
per viverci, chi ha scovato un
film dimenticato diventato ter-
ribilmente attuale (Danilo Aro-
na), chi ha scritto un diverten-
te abbozzo di racconto (Adil
Bellafqih) con robot in stile ani-
me giapponesi. Ciascuno ha fil-
trato la visione attraverso la
propria sensibilità. Come sarà

Torino nel 2073? A meno di
prodigiose scoperte scientifi-
che che aumentino la longevi-
tà, non molti potranno veder-
la, ma sarà diversa da come la
possiamo pensare. Come dice
Yoda, il saggio maestro Jedi di
Star Wars ‹‹il futuro sempre in
movimento è!». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Danilo Arona ha previsto il coronavirus.
Nel suo recente romanzo «La maledizio-
ne della croce sulle labbra» (INK Edizio-
ni), scritto con Edoardo Rosati, lo scritto-
re e studioso di cinema e cultura pop ales-
sandrino, classe 1950, raccontava di un
morbo venuto dall’Oriente che contagia-
va Milano. Per lui la Torino del futuro c’è
già, ed è piuttosto inquietante. ‹‹È quella
del film del 1975 “La città dell’ultima
paura” di Carlo Ausino - dice - Immagina-
va una Torino spopolata dall’esplosione di un sofisticato ordigno che lasciava intatta
le città ma ne uccideva le persone. Il film ha un buon successo all’estero: se Boris Sa-
gal in “Occhi bianchi sul pianeta Terra” del 1971 aveva svuotato New York, lui ha fat-
to la stessa cosa con Torino, girando una domenica mattina di agosto e fermando le
pochissime auto in circolazione in quei giorni››. Negli anni Settanta, infatti, bastava il
grande esodo di ferragosto a spopolare Torino. Per Ausino ci voleva una bomba, nel-
la realtà è bastato un virus. Conclude Arona: ‹‹Per me quella di Ausino è la Torino di
oggi e del futuro, almeno di quello prossimo››. Speriamo che nel 2073 qualcosa sia
cambiato. STE. PRI. —

«A San Salvario sarà sempre l’ora del
mojito. Non sorgerà mai il sole, e diven-
terà un quartiere di feste, brindisi, musi-
ca e movida a ciclo continuo. In un pez-
zo del centro, invece, la luce sarà peren-
ne, e si potrà fare shopping h 24, con le
insegne sempre accese e tre turni di la-
voro per i commessi». È questa la visio-
ne della Torino del futuro dello scrittore
di fantascienza Dario Tonani, classe
1959, che immagina una città senza più
portici né viali alberati. «Gli abitanti saranno freddi, si parleranno poco e il contat-
to fisico sarà meno diffuso, un po’ come sta succedendo in questi giorni di emergen-
za sanitaria – dice –, in compenso saranno connessi tra loro senza bisogno di dispo-
sitivi tecnologici». La connessione verrà impiantata attraverso degli aghi ai bambi-
ni appena nati, e ci si potrà così mettere con facilità nei panni degli altri. Il centro
storico assomiglierà sempre più a un non– luogo, paragonabile a quello di altre me-
tropoli, e si vivrà in periferia. Agli angoli delle strade gli spacciatori venderanno pa-
gine sfuse di libri: basterà leggerle ad alta voce per rinforzare le proprie difese im-
munitarie. CRI. INS. —


Adil Bellafqih


“Torneranno i Savoia


con un esercito di robot


che sparerà raggi laser”


Cosa succederà nella Torino del futu-
ro? «Torneranno i Savoia per riconqui-
stare l’Italia – dice Adil Bellafqih – con
un esercito di mecha, cioè robot gigan-
ti in stile Gundam che spareranno can-
nonate e razzi laser». I Savoia si riap-
proprieranno delle loro residenze, da
Palazzo Reale alla Venaria, e da lì met-
teranno in atto il loro piano di riappro-
priazione del potere. Il giovane scritto-
re di fantascienza e autore Mondadori,
classe 1991, immagina una Torino in cui ci si sposterà su auto elettriche senza pi-
lota, «che non saranno ancora in grado volare – dice – mentre la metropolitana
porterà gli abitanti in un soffio da un capo all’altro della città». Come ci si vesti-
rà? «Tutti andranno in giro nudi – racconta – perché nel frattempo i ghiacciai si
saranno sciolti, le stagioni saranno scomparse, e si vivrà in una estate perenne
con un clima torrido tutto l’anno». Anche i Savoia dovranno abituarsi a questo
nuovo stile di vita, e la loro visione nel 2070 sarà anti– europeista: «ma non sa-
ranno interessanti a invadere altri Stati – dice –. Lotteranno però per avere l’indi-
pendenza assoluta dell’Italia». CRI. INS. —


«Immagino una Torino più verde: la na-
tura si riapproprierà di luoghi che pri-
ma erano suoi, lasciando però traccia
delle architetture del passato». È questo
il pensiero di Nicoletta Vallorani, scrit-
trice di libri di fantascienza e traduttri-
ce, che non immagina per la città un fu-
turo distopico. «Tra le persone ci sarà
più solidarietà – racconta – e in periferia
nasceranno delle piccole comunità coe-
se che somiglieranno a “famiglie allar-
gate”». La Mole Antonelliana? «Non sarà più la casa del Museo del Cinema – dice
Vallorani, 61 anni – ma un’agorà in cui i politici si raduneranno per prendere le de-
cisioni per il territorio. Un po’ come accade adesso a Palazzo Civico, ma l’ammini-
strazione sarà meno gerarchica e più condivisa, e con più persone al potere». Avver-
rà poi un ribaltamento tra il centro e le periferie, che acquisteranno centralità, e
luoghi come Palazzo Reale e Palazzo Madama avranno una nuova identità e desti-
nazione d’uso: «non saranno più musei da visitare – dice Vallorani– ma una parte di
torinesi si riapproprierà di questi spazi che diventeranno luoghi di ritrovo e punti
di riferimento cittadini». CRI. INS. —


danilo arona

“Sarà deserta come nel film
girato da Carlo Ausino nel 1971
La città dell’ultima paura”

Di futuri se ne intende. Lo sceneggiatore
di fumetti Bepi Vigna, sardo, classe 1957,
nel 1991 è stato fra i creatori, con Antonio
Serra e Michele Medda, della famosa se-
rie di fantascienza Nathan Never, con pro-
tagonista un poliziotto di un lontano futu-
ro. ‹‹Forse questo virus ci renderà più con-
sapevoli, facendoci ritrovare un più giu-
sto equilibrio con la vita - dice - Voglio pen-
sare che il futuro, di Torino come di qua-
lunque altra città, possa essere il nuovo
sguardo che ciascuno di noi riserverà domani alle cose e alla gente, riscoprendo la bel-
lezza che non notavamo più, amando scorci e angoli che prima ci lasciavano indifferen-
ti››. Vede la speranza in un angolo di Torino. ‹‹C’è un luogo della città che mi è molto ca-
ro: è la casa Scaccabarozzi, più nota come la “fetta di polenta”, all’angolo tra corso San
Maurizio e via Giulia di Barolo. Il grande architetto Alessandro Antonelli la progettò co-
me sfida allo spazio, piuttosto esiguo, vincendola con destrezza tecnica (recuperando
in altezza ciò che non poteva sfruttare in larghezza) e fantasia, inventando una finta
facciata che rimodellava la prospettiva. In questi giorni, pensare alla “fetta di polenta”
mi infonde un po’ di speranza››. STE. PRI. —

‹‹Le città si possono comprendere, come
le persone. Non sono mai diventato “tori-
nese” ma ritengo di riuscire a capire Tori-
no. È un laboratorio perenne, una città
programmata, come Brasilia. Una Brasi-
lia barocca››. Così vede Torino, città nel-
la quale vive da qualche anno, lo scritto-
re e giornalista americano (collabora a
Wired e anche a La Stampa) Bruce Ster-
ling, classe 1954, fra i principali esponen-
ti del genere di fantascienza cyberpunk.
Se nei romanzi cyberpunk spesso le città sono megalopoli cupe e oppressive (fra gli
ispiratori del movimento abbiamo Philip K. Dick autore del romanzo dal quale era
stato tratto il film “Blade Runner”), Sterling è ottimista, specie per il futuro, ancora
lontano, del 2073. ‹‹C’è stata una Torino nel 1973, nel 1873, nel 1773 e nel 1683. La
Torino del 1573 era diventata capitale solo da una decina d’anni e quindi non era la
grandiosa e magnificente Torino che il mondo avrebbe conosciuto nei secoli succes-
sivi. Ma per me le previsioni di lungo periodo sono ottimistiche e quindi penso che
avremo una Torino nel 2073, e probabilmente sarà sempre grandiosa e magnificen-
te, forse ancora di più! ››. STE. PRI. —

Dario tonani


“Non sorgerà mai più il sole


A San Salvario sarà sempre


l’ora del mojito e della festa”



  1. La Torino del
    2073 secondo
    Elvis Di Ponto;
    2.Disegno di
    Marco Cermi
    con gli ufo che
    sfiorano la Mo-
    le; 3. La Torino
    futura di Enrico
    Pezzoli; 4. Lo
    scenario pro-
    spettato da Eri-
    ka Riehle; 5. Il
    disegno di Gia-
    da Gaiotto con il
    mare davanti
    alla Gran Madre.


ecco come il mondo della fantascienza immagina il futuro

Torino 2073, odissea

in un mare distopico

L’utopia lascia spazio a visioni più apocalittiche

1

nicoletta vallorani


“La Mole diventerà un’agorà


per le riunioni politiche


e la natura si prenderà spazio”


bepi vigna

“Vedo la sfida e la speranza
in Casa Scaccabarozzi
Ci salverà la fetta di polenta”

GLI SCRITTORI

bruce sterling

“La nostra Brasilia barocca
nel 2073 sarà magnificente
anzi più ancora di adesso”

GLI SCRITTORI

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GIOVEDÌ 19 MARZO 2020LASTAMPA 43

T1 PR
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