La Stampa - 23.03.2020

(Elle) #1
ROMA

ITALIA

Uccide la madre


a coltellate


La sorella riesce


a mettersi in fuga


MESSINA

ITALIA

Muore di malaria

a Londra:

ospedali in tilt

resta senza cure

REGGIO EMILIA

ITALIA

Lo strano furto

nelle campagne:

“Ci portano via

tutte le arnie”

D


avide Saporito era un
bartender siciliano di 28
anni che lavorava in un
locale di Londra. È mor-
to di malaria in un ospe-
dale della metropoli britannica dopo
aver chiesto inutilmente per due gior-
ni di essere soccorso ai centralini del
servizio sanitario inglese, intasati di
chiamate per il coronavirus. Quando
l’ambulanza è finalmente arrivata, le
condizioni del giovane, originario di

Milazzo città sulla fascia tirrenica del-
la provincia di Messina, erano ormai
compromesse in maniera irreparabi-
le. La storia è stata raccontata da alcu-
ni giornali inglesi e confermata, nella
sua drammaticità, anche in Sicilia do-
ve vivono i genitori e uno dei fratelli.

La tragedia
Secondo la ricostruzione, Davide si è
sentito male per la prima volta men-
tre era al lavoro al Dropshop cafè di
Southfields, a Sud Est di Londra, il 9
marzo. Era appena tornato da un
viaggio a Zanzibar. Il giorno dopo,
con la febbre già alta, chiama per tre
volte il 111, il centralino che è stato at-
tivato in Gran Bretagna per il Co-
vid-19. Mai nessuna risposta, anche
dopo aver atteso per 48 minuti. In
quelle stesse ore, è stato ricostruito
dal Daily Mail e dal Sun, il 111 stava
fronteggiando un enorme numero di
chiamate per 373 persone trovate po-
sitive al coronavirus. L’indomani Da-
vide sembra stare meglio e cerca per
altre tre volte di chiamare il 111 per
capire se quelli suoi erano sintomi da
Covid-19. Il terzo, inutile tentativo
dura un’ora e tre quarti. Esasperato,

il giovane chiama il suo «Gp», il medi-
co curante, che però lo reindirizza al


  1. Due ore dopo, intorno alle 16, la
    sorella Natalina che vive anch’essa a
    Londra gli manda un sms per chieder-
    gli come sta ma non riceve risposta.
    Lo chiama quindi al telefono: «Biasci-
    cava e diceva cose senza senso». La
    donna chiama la coinquilina del fra-
    tello, che però non è in casa ma avver-
    te il 911, il 112 inglese. Le due donne
    arrivano un’ora dopo: «Davide era
    sul divano, gli occhi sbarrati, non riu-
    sciva a parlare». L’ambulanza, dopo
    lunghe trattative e urla al telefono, ar-
    riva dopo un’altra mezz’ora. Porta Da-
    vide al St. George’s hospital di Too-
    ting. È grave. Muore l’indomani, il 12
    marzo: malaria cerebrale. Il suo
    «boss» Ed Savitt, il gestore del locale
    dove lavorava, ora vuole aiutare la fa-
    miglia a fare un funerale e a riportare
    in Sicilia la salma; per questo ha aper-
    to una sottoscrizione pubblica: «Ri-
    corderemo sempre il suo sorriso con-
    tagioso e la sua eterna positività». Un
    portavoce del servizio sanitario ingle-
    se ha espresso «solidarietà alla fami-
    glia in questo triste momento». —
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


U

na raffica di furti nelle
arnie sta mettendo in al-
larme gli apicoltori del
Reggiano. I ladri, secon-
do la denuncia dei pic-
coli imprenditori affiliati alla Cia
(Confederazione italiana agricolto-
ri), entrano in azione di notte e por-
tano via decine di alveari alla volta.
Un fenomeno che riguarda diverse
zone della campagna intorno a Reg-
gio Emilia, dalla montagna alla Val

d’Enza, dalle frazioni intorno al ca-
poluogo fino alla Bassa. Di qui la de-
nuncia-appello degli apicoltori, che
oltre a maggiori controlli da parte
delle forze dell’ordine chiedono an-
che la partecipazione e il coinvolgi-
mento dei cittadini, in modo che se-
gnalino i movimenti sospetti di chi
si aggira intorno alle arnie. Gli ope-
ratori del settore, già colpiti dura-
mente dai mutamenti climatici ol-
tre che, come tutte le imprese in que-
sto periodo, dalle conseguenze
dell’emergenza coronavirus, parla-
no senza mezzi termini di “situazio-
ne gravissima”.
I furti hanno cominciato a verifi-
carsi all’inizio dell’anno per poi in-
tensificarsi nel corso di questi ulti-
mi mesi. Analizzando la tecnica uti-
lizzata dai ladri per impadronirsi de-
gli alveari, gli imprenditori deruba-
ti si sono resi conto che gli autori so-
no persone molto pratiche di questa
attività, tanto da sostenere con una
certa sicurezza che si tratti di gente
del mestiere: i colpi dunque sareb-
bero messi a segno da apicoltori cri-
minali, dotati di mezzi adatti a spo-
stare notevoli quantità di refurtiva,

come indica il numero elevato di al-
veari sottratti. Le testimonianze del-
le vittime dei furti hanno permesso
di delineare un modo di operare co-
mune: i ladri colpiscono sempre di
notte, approfittando del fatto che
nelle ore notturne le api non volano
(particolare che rivela la loro dime-
stichezza con l’ambiente, ndr), qua-
si sempre in terreni isolati o in aper-
ta campagna, e non lasciano tracce.
Neanche la circostanza che le arnie
siano marchiate a fuoco con l’acro-
nimo del proprietario, e che ogni po-
stazione sia registrata a un’apposita
anagrafe nazionale con tanto di co-
dice, sembra scoraggiarli. Gli im-
prenditori Cia entrano anche nel
dettaglio dei danni subiti, che sono
ingenti: coi furti infatti vengono
portati via i “nuclei”, vale a dire gli
sciami destinati alla vendita insie-
me agli insetti che servono alla pro-
duzione del miele. Ecco perché, in
una situazione del genere, diventa
preziosa la collaborazione di quanti
vivono nei paraggi delle aziende:
eventuali movimenti sospetti, sotto-
lineano gli apicoltori, vanno comu-
nicati ai proprietari degli alveari.

L


a testa staccata dal corpo
giace a terra, in un lago di
sangue. Il cadavere è quel-
lo di Pamela Ferracci, 46
anni, originaria di Palestri-
na, ma residente al civico 48 di via Ja-
mes Joice, nel quartiere Laurentino
38, periferia di Roma. L’omicidio è
avvenuto ai “palazzoni grigi”, come
li chiamano i residenti della che ac-
compagnano sul luogo del delitto i
carabinieri della Compagnia Eur. Ad

uccidere la donna è stato suo figlio,
Valerio Armeni, 20 anni, immediata-
mente fermato per omicidio e lesioni
gravi. Quest’ultima accusa per aver
ferito – con lo stesso coltello usato
per uccidere la madre – anche la so-
rella di 15 anni. È stata proprio la ra-
gazza, dopo essersi rifugiata dai vici-
ni di casa, a chiamare il 112. La sce-
na, all’arrivo dei militari, è da film
dell’orrore. Le gocce di sangue im-
presse sulle mattonelle blu del pia-
nerottolo conducono gli investiga-
tori fino al terzo piano della palazzi-
na. Il corpo della 46enne è disteso
per terra, in salone, in una pozza di
sangue. La descrizione di quanto
avvenuto nella palazzina è affidata
alla 15enne, ancora in stato di
shock per quanto accaduto.

Il dramma familiare
Valerio Armeni, classe 2000, trascor-
reva le giornate in casa. Dopo essere
stato bocciato al liceo artistico si era
rifiutato di lavorare o di frequentare
una scuola privata. Chiuso, introver-
so, a tratti nervoso. Così lo descrivo-
no i conoscenti, compresa la sorella.
Per questo motivo aveva iniziato un

percorso psicoterapeutico. I genito-
ri, entrambi impiegati dell’Inps, vole-
vano divorziare. E quell’argomento
sarebbe stato all’origine del litigio
sfociato in tragedia. La metamorfosi
di una serata trascorsa guardando la
tv sul divano è iniziata dopo mezza-
notte. I vicini hanno sentito le urla,
grida insolite, più preoccupanti ri-
spetto a quelle a cui erano abituati.
Valerio si è scagliato sulla madre col-
pendola al torace e al collo con un col-
tello di circa 20 centimetri. I fendenti
sono stati così tanti da decapitare la
donna. La sorella di Valerio ha pro-
vato a difendere la madre, ma è sta-
ta ferita alla gola. Un taglio lieve,
da non richiedere neanche il ricove-
ro. In preda alla paura è scappata,
ha chiesto aiuto, ha indicato ai cara-
binieri l’appartamento dove il fra-
tello si era barricato. I militari lo
hanno convinto ad aprire il porto-
ne dell’abitazione. Lo hanno ferma-
to. Adesso è in carcere, a Regina
Coeli, accusato dal sostituto procu-
ratore Giovanni Musarò di omici-
dio e lesioni aggravate, in attesa
dell’interrogatorio di garanzia. —
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MOGADISCIO

SOMALIA

Attacchi aerei

stile 11 settembre

Al-Shaabab era

pronta a colpire

U


n attentato in stile 11 set-
tembre per colpire l’Ame-
rica, i suoi interessi in
Africa e negli stessi Stati
Uniti. È quanto stanno
progettando i militanti di al-Shaa-
bab, la formazione terroristica affilia-
ta ad Al Qaeda con base in Somalia. A
renderlo noto sono funzionari di in-
telligence Usa, militari dell’antiterro-
rismo e alcuni esperti dei corpi specia-
li impiegati nella lotta al terrore. Il

quadro descritto è quello di un salto
di qualità che gli Shaabab, considera-
ti autori del rapimento dell’italiana
Silvia Romano, sono intenzionati a
compiere ampliando gli obiettivi ben
oltre il territorio somalo. Uno dei po-
tenziali colpi che gli affiliati di Al Qae-
da potrebbero voler mettere a segno
è un attentato in stile 11 settembre
2001, dirottando aerei di linea o com-
merciali e usandoli come bombe vo-
lanti come accadde sulle Torri gemel-
le di New York e al Pentagono a Wa-
shington. A suggerirlo è stato l’arre-
sto di due militanti che stavano pren-
dendo lezioni di volo, uno nelle Filip-
pine e in un Paese africano non speci-
ficato. I terroristi starebbero inoltre
cercando di acquistare lanciarazzi
portatili di fabbricazione cinese da
utilizzare contro gli elicotteri usati
dagli americani nelle operazioni con-
giunte alle forze somale.

I piani
«Gli Shaabab sono un pericolo reale
per la Somalia, la regione, la comuni-
tà internazionale e anche il territorio
Usa», ha spiegato il generale Stephen
Townsend, capo del capo di Afrcom,

nel corso di un’audizione alla Came-
ra dei Rapprentanti. A gennaio un at-
tacco condotto contro la base Usa di
Manda Bay, in Kenya, ha causato la
morte di tre militari. Il rischio è che
con l’allargamento del raggio di azio-
ne i terroristi possano puntare su
Camp Lemonnier, la base di Gibuti
che ospita un contingente di 3500 uo-
mini utilizzati nelle operazioni nel
Corno d’Africa. Per altro vicina alla
Base militare italiana di supporto
(Bmis) che ospita un centinaio di con-
nazionali. Alla fine dello scorso anno
gli Shaabab avevano divulgato un vi-
deo di 52 minuti in cui il leader Abu
Ubaidah invocava attacchi agli ameri-
cani ovunque si trovino. Un filmato
che evocava la dichiarazione di guer-
ra all’America da parte di Osama bin
Laden del 1996. Sebbene la possibili-
tà di un attacco in territorio Usa ri-
mangano dimensionate, l’intelligen-
ce sostiene che un potenziale perico-
lo è costituito da elementi radicalizza-
ti che operano sotto traccia tra le co-
munità somalo-americana di Minnea-
polis, in Minnesota, o Columbus, in
Ohio. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PENSACOLA

STATI UNITI

Una sigaretta

per identificare

un assassino

dopo 35 anni

ZAGABRIA

CROAZIA

Città devastata

dal terremoto:

nessuna vittima

17 persone ferite

L

e indagini erano finite in
un vicolo cieco. Persino
la polizia, a distanza di
35 anni, sembrava esser-
si arresa. Non ci credeva-
no neppure i parenti della vittima,
che il responsabile dell’omicidio di
Tonya McKinley potesse prima o
poi finire in manette. Per anni in
Florida si era parlato del brutale de-
litto di Capodanno: un vero cold ca-
se che pareva non potesse trovare

mai una soluzione. Daniel Wells,
un cinquantasettenne che ora è con-
siderato l’autore della violenza ses-
suale e dello strangolamento della
ragazza, si era probabilmente con-
vinto di averla fatta franca definiti-
vamente. E invece, a incastrarlo è
stata una sigaretta: un mozzicone
lanciato fuori dal finestrino e recu-
perato dalla polizia. La svolta per le
indagini c’è stata dopo un semplice
test del Dna e grazie al database
pubblico che raccogliere le informa-
zioni genetiche gli investigatori
hanno chiuso il cerchio. Daniel
Wells, che all’epoca dei fatti aveva
23 anni, ora è accusato del delitto:
la violenza sessuale e l’omicidio.

Il giallo
Tonya McKinley era giovane e ave-
va già un figlio di 18 mesi nel 1985.
Il giorno di Capodanno venne ag-
gredita da uno sconosciuto duran-
te la festa all’interno di un locale
della città di Pensacola. Il maniaco
che prima di ucciderla aveva abusa-
to di lei era sparito nel nulla senza
essere notato da nessuno. Del caso
si sono occupate per anni tutte le te-

levisioni americane, i giornali della
Florida hanno riempito molte pagi-
ne e i tanti misteri dell’omicidio
hanno anche ispirato numerosi li-
bri. La sorella di Tonya era certa
che il killer non sarebbe mai stato
rintracciato e lo ha ribadito anche
in questi giorni, quando la polizia
ha fatto sapere di aver arrestato Da-
niel Wells. «Di certo non credevo
che avrei mai assistito con i miei oc-
chi alla cattura dell’assassino. Me-
no che meno credevo potesse avve-
nire l’arresto dopo 35 anni». Il caso
dunque si chiude grazie a una siga-
retta e col supporto fondamentale
del registro pubblico del Dna. Pri-
ma di arrivare al cinquantasetten-
ne, infatti, la polizia ha trovato com-
patibilità genetiche tra il materiale
prelevato al tempo del delitto e la fa-
miglia di Wells. L’uomo, effettiva-
mente, era stato visto nello stesso
locale in cui avvenne l’aggressione
e così gli investigatori hanno punta-
to su di lui le attenzioni. Hanno atte-
so che si liberasse di quel mozzico-
ne e hanno raccolto la prova regina
per poterlo arrestare. —
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7N

LA GIORNATA

IN SETTE NOTIZIE

I

n una città già provata dal coro-
navirus (254 i casi in tutta la
Croazia) e da giorni in quasi to-
tale “lockdown”, ad aggravare
la situazione ieri si è aggiunto
il terremoto. Il sisma ha colpito prin-
cipalmente Zagabria, la capitale
che è localizzata in area ad alto ri-
schio e che è stata svegliata da un
movimento tellurico di magnitudo
5,5. Tutto è successo poco dopo le
sei del mattino: una prima scossa
forte, poi seguita da almeno altre
trenta di assestamento. Nessuna vit-
tima, ma 17 i feriti, tra cui uno abba-
stanza grave. Significativi i danni
registrati, in particolare in palazzi
più antichi del centro storico – in to-
tale un centinaio quelli lesionati, se-
condo le prime stime - e al patrimo-
nio artistico, incluse chiese e monu-
menti. Molti i cornicioni e i camini
abbattuti dal sisma, assieme ad al-
cune facciate di abitazioni e a deci-
ne di auto che erano parcheggiate e
che sono state danneggiate dai crol-
li. Danneggiati anche il palazzo del
Parlamento, l’arcivescovado e so-
prattutto una delle due alte guglie
della cattedrale di Zagabria, gioiel-
lo gotico simbolo della città, che su-
bì gravi danni agli interni anche nel
1880, quando la città fu colpita
dall’ultimo più devastante sisma,
prima di quello di ieri.

Città in emergenza
Ma i danni, a Zagabria, sono soprat-
tutto psicologici, con un terremoto
che ha squassato i nervi di una popo-
lazione già sotto stress per la pande-
mia. Malgrado la paura di crolli,
«mantenete la distanza» se costret-
ti a scendere strada «e non state vici-
ni», ha fatto appello alla popolazio-
ne il ministro degli Interni Davor
Bozinovic, che ha rimarcato che Za-
gabria ora deve fare i conti con
«due gravi crisi, il sisma e l’epide-
mia». Moltissimi gli abitanti che
hanno rispettato le prescrizioni di
sicurezza, rimanendo per ore in
strada o nei parchi, a debita distan-
za, con naso e bocca coperti dalla
mascherina. Tanti anche quelli
che, nel panico, hanno tentato di
lasciare la città in direzione della
costa, ma sono stati rispediti indie-
tro dagli ispettori sanitari. A colpi-
re l’opinione pubblica, le immagi-
ni delle neomamme ospitate in un
ospedale cittadino, evacuate in tut-
ta fretta dalla clinica e rimaste da-
vanti all’ospedale con i bimbi in
braccio e i visi pietrificati dalla pau-
ra. Un’immagine che ha fatto il gi-
ro del Paese e dei Balcani.
A preoccupare è stato anche il fat-
to che il sisma ha colpito una città
che sorge a soli 60 km dall’unica
centrale nucleare dell’ex Jugosla-
via, quella di Krsko, oggi in Slove-
nia. Ma il terremoto, che è stato per-
cepito anche non lontano da Trie-
ste, non ha provocato alcun proble-
ma all’impianto, ha assicurato il ma-
nagement di Krsko. —
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STEFANO GIANTIN

KAI PFAFFENBACH/REUTERS

NICOLA PINNA

Anche i tedeschi affrontano con apprensio-
ne il dilagare del contagio da coronavirus. Il
numero di casi aumenta e il governo si ap-
presta a stanziare consistenti risorse per l’e-
mergenza. La cancelliera Angela Merkel ha
tenuto un discorso alla nazione e in tutta la
Germania è iniziata una catena di solidarie-
tà e di sostegno verso le persone colpite dal
Covid-19 e verso medici e infermieri che
combattono in prima linea. Sulla facciata di
un hotel di Francoforte è comparso un gran-
de cuore: le luci delle finestre per mandare
un messaggio di incoraggiamento.

FRANCOFORTE

GERMANIA

Un grande cuore


per unire i tedeschi


nella battaglia


contro la pandemia


FRANCO GIUBILEI

La parola del giorno

mascherine

Introvabili da settimane, ora arrivano per tutti gli italiani

Gli italiani le hanno cercate ovunque e dispe-
ratamente, al punto da cascare spesso nelle
truffe più disparate. Vendute a prezzi da ca-
pogiro oppure annunci ingannevoli sul web e
sui social. Le mascherine che mancavano,
quelle che molte industrie hanno iniziato a
produrre riconvertendo la loro attività nel pie-

no dell’emergenza, ora sono in arrivo per tut-
ti. Milioni di pezzi che il governo è riuscito ad
acquistare o a farsi donare dalle tante nazio-
ni che in queste ore stanno offrendo soste-
gno all’Italia in agonia. Scorte importanti so-
no state spedite dalla Francia e dalla Germa-
nia, mentre la Russia ieri ha inviato 9 aerei

con attrezzatura sanitaria e mascherine. Al-
tri carichi sono in arrivo da Egitto, Cina e Sud
America. Giungeranno a destinazione anche
quelle che erano state sequestrate dalla Re-
pubblica Ceca. E in più ci saranno quelle rea-
lizzate da un centinaio di aziende della Ca-
mera della moda di Milano.

EDOARDO IZZO

FRANCESCO SEMPRINI

FABIO ALBANESE

18 LASTAMPALUNEDÌ23 MARZO 2020

7N
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