La Stampa - 23.03.2020

(Elle) #1
In una foto del 10 marzo Matteo Salvini, segretario della Lega, e Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, durante una conferenza stampa davanti a palazzo Chigi

ENRICO CARRARO Il presidente degli industriali del Veneto

“Le aziende non possono pagare


gli errori della classe politica”


INTERVISTA

“Poca chiarezza, esitazioni e ritardi”


Sotto accusa gli interventi di Conte


Da Renzi a Marcucci: critiche alla comunicazione del premier. Franceschini: basta attacchi


FILIPPO TOSATTO
VENEZIA

«S

ono estrema-
mente arrab-
biato, è inaccet-
tabile che sia
l’industria a pagare la leggerez-
za dei nostri politici e ammini-
stratori. Il 22 febbraio, in pie-
na crisi virale, hanno lanciato

lo slogan “L’Italia non si fer-
ma”. Il Paese non si è fermato e
siamo giunti a questo punto,
con un blocco improvviso e di-
sordinato delle attività produt-
tive e un gravissimo danno
d’immagine per le aziende,
trattate alla stregua di veicoli
del contagio». Enrico Carraro,
l’imprenditore padovano che
presiede Confindustria Vene-
to (la seconda d’Italia con
11.000 imprese e 320 mila ad-

detti) dà voce così alla prote-
sta degli associati.
La stretta alle attività produt-
tive, invocata da più parti, era
nell’aria. Perché l’annuncio
del premier vi ha sorpreso?
«Perché, sul versante della si-
curezza, avevamo concordato
con i sindacati e i ministri un
pacchetto di misure molto ri-
gorose a tutela dei lavoratori.
Le aziende che hanno adotta-
to questi standard, ovvero la

grande maggioranza, oggi so-
no più sicure dei supermerca-
ti. Non è stata una scelta detta-
ta da esigenze sanitarie ma
una decisione politica».
L’obiezione: tutelare l’indu-
stria è importante ma proteg-
gere la salute pubblica di più.

«Non sono d’accordo, gli obiet-
tivi vanno perseguiti con la
stessa determinazione. È intol-
lerabile che tutte le imprese
siano poste sullo stesso piano,
a prescindere dai comporta-
menti. La nostra proposta?
Chiudere quelle incapaci di ga-

rantire la sicurezza, lasciare
aperte le altre. Invece si è agito
in ritardo, generando confu-
sione. Io sono sempre stato
molto cauto nei confronti del
governo ma l’uscita del presi-
dente del Consiglio, alle undi-
ci del sabato sera, è stata im-

provvida e improvvisata: non
si lanciano proclami generici
di chiusura delle fabbriche rin-
viando alla giornata successi-
va la definizione delle norme.
Qual è, oggi, il sentimento
prevalente tra gli industriali?
«C’è grande fibrillazione, ov-
viamente. Il timore di finire
sul banco degli imputati, co-
me diffusori dell’epidemia, ha
già spinto molti a sospendere
spontaneamente la produzio-
ne. Altri lo faranno presto. At-
tenzione, però: si profila un
problema serio di liquidità.
Senza la ricchezza prodotta
dalle imprese come farà l’am-
ministrazione pubblica a fron-
teggiare la spesa straordina-
ria? La crisi si annuncia lunga
e dolorosa e alla fine, lo dico a
tutti noi imprenditori, non po-
tremo presentare la lista della

spesa allo Stato perché le risor-
se per ristorare il danno saran-
no insufficienti e qualcuno,
inevitabilmente, chiuderà i
battenti».
La previsioni degli economi-
sti indicano un contraccolpo
pesante anche sul piano occu-
pazionale e sull’export del
Nordest.
«La prospettiva è drammatica,
tanto più che la concorrenza ci-
nese ha ripreso forza: non c’è
soltanto la rinuncia a fatturati
temporanei, rischiamo di per-
dere interi segmenti di merca-
to internazionale. Non ne fac-
cio una questione di reddito
d’impresa: da questi flussi il no-
stro Paese ricava i mezzi per ac-
quistare tutto ciò che occorre.
La domanda interna, quando
riprenderà, sarà debolissima,
perciò una caduta dei presìdi

dell’export compromettereb-
be i livelli di benessere».
Lei ce l’ha con la politica...
«Vede, noi non abbiamo mai
anteposto il profitto alla salute
della popolazione ma ci siamo
ritrovati contro Salvini - non la
Lega e neanche il governatore
Zaia, che in Veneto sta lavoran-
do assai bene - e la Fiom, unica
tra le rappresentanze sindaca-
li a rivelarsi ostile. Ci hanno
messo i bastoni tra le ruote in-
seguendo logiche di tipo politi-
co, evidentemente c’è un’agen-
da privata che mira a scombus-
solare il Paese».
Qual è, realisticamente, il
margine di tenuta delle azien-
de settentrionali costrette
all’inattività?
«Due settimane. Poi tutto si
complicherà a dismisura».—
© RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA


E alla fine, al quindicesimo
giorno di emergenza, è il pre-
sidente del Consiglio a finire
sotto processo. Non soltanto
perché la guida di Palazzo
Chigi negli ultimi giorni è
sembrata tentennare, ma
perché l’ultima esternazione
via social ha gettato il Paese
nella confusione. Chiudere
tutto, eccetto la produzione
necessaria. Facile a dirsi, ma
in pratica oggi che cosa succe-
de? Se lo sono chiesto tutti gli
italiani. Nel frattempo il
Dpcm che sabato notte era sta-
to annunciato, tardava a ve-
nir fuori ed è stato ufficializza-
to solo nella serata di ieri.
Su Conte è piovuta una gra-
gnuola di critiche. Tanto che
Dario Franceschini è dovuto
scendere in campo a proteg-
gere il premier, colpito an-
che da fuoco amico. «Voglio
dire pubblicamente che il pre-
sidente Conte va ringraziato
per il suo lavoro senza sosta,
ha sulle spalle una responsa-
bilità che nessun predecesso-
re ha mai dovuto portare»,
ha detto il capodelegazione
dem. Non pervenuta la soli-
darietà del M5S.
Che le opposizioni fossero
critiche, era nel conto. Colpi-
sce però la durezza con cui si
esprimono i renziani. Ettore
Rosato parla con disprezzo
di «comunicazione da Gran-
de Fratello». E Renzi stesso:
«Evitiamo di seminare il pa-
nico di avere una comunica-
zione istituzionale che asso-
miglia più a quelle di un rea-
lity che non a quella di una
grave pandemia».
«La situazione - incalza
anche Carlo Calenda - da ie-
ri mi sembra un po’ diversa.
Il presidente del Consiglio
ha fatto una dichiarazione
su un decreto che non c’è e
che quindi non può essere
conosciuto dagli italiani, e
questo non va affatto».
Anche in casa dem, in ef-


fetti, le ultime mosse e le
uscite pubbliche del pre-
mier non hanno convinto.
Afferma ad esempio il presi-
dente dei senatori Pd, An-
drea Marcucci: «Il Paese
non deve avere dubbi sulle
regole dell'emergenza».
Si racconta che la giornata
di sabato sia stata convulsa.
La videoconferenza tra mini-
stri e relativi staff è stata cao-
tica. Le voci si accavallavano.

Ognuno aveva una richiesta
diversa. Dai governatori, sia
di destra che di sinistra, e dai
sindacati, arrivava una ri-
chiesta pressante di fare di
più. Conte, dubbioso, e a sua
volta pressato da Confindu-
stria, continuava a fare resi-
stenza. Nel frattempo arriva-
vano le ordinanze di Lombar-
dia e Piemonte. Alla fine,
Franceschini e Bonafede lo
hanno messo spalle al muro

e s’è deciso che Conte avreb-
be parlato alla nazione, pur
consapevoli che il Dpcm non
era pronto. Una mossa obbli-
gata per mettere un punto a
una discussione infinita.
Conte ha parlato, via Face-
book. È stato generico gioco-
forza. E da quel momento, è
regnata la confusione sovra-
na, proseguita per tutto il
giorno. Palazzo Chigi spie-
gherà poi che sono arrivate

numerosissime richieste da
aziende che invocavano il lo-
ro carattere essenziale. Vin-
cenzo Boccia, il presidente di
Confindustria, ha messo in
chiaro che ci fosse «l'esigen-
za di contemperare la stretta
con alcune esigenze priorita-
rie del mondo produttivo e di
consentire la prosecuzione
di attività non espressamen-
te incluse nella lista, funzio-
nali alla continuità di quelle

ritenute essenziali». I sinda-
cati a loro volta si sono con-
trapposti a un eccesso di de-
roghe. Nel braccio di ferro, è
dapprima rientrata nelle de-
roghe e poi ne è uscita la me-
tallurgia, che rappresenta il
70% delle fabbriche metal-
meccaniche.
Confetra, a nome della lo-
gistica e dei trasporti, chiede-
va intanto che cosa fare con i
Tir e le navi in movimento.
«Tutti questi vettori, non pos-
sono certo trovare le imprese
chiuse, quando giungeranno
a destinazione. Dietro ognu-
na di queste operazioni, ci so-
no poi aspetti documentali,
dalle polizze assicurative in-
ternazionali ai diritti dogana-
li, che non possono essere
"spente" come tirar giù la sa-
racinesca di un negozio». E
perciò chiedevano che le
aziende potessero almeno te-
nere aperti i magazzini per al-
tri due giorni. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ENRICO CARRARO
PRESIDENTE
DI CONFINDUSTRIA VENETO

Palazzo Chigi illuminato con i colori del tricolore

Salvini, Meloni e Berlusconi chiedono un incontro al Quirinale: “Il premier ci taglia fuori”. Il Presidente prende tempo

Il centrodestra invoca Mattarella

E il Colle: serve clima più sereno

ANSA

ANDREA MARCUCCI
CAPOGRUPPO DEL PD
IN SENATO

DARIO FRANCESCHINI
MINISTRO DELLA CULTURA
CAPODELEGAZIONE DEL PD

AMEDEO LA MATTINA
ROMA

I

presidenti di Camera e Se-
nato non accettano di far
passare il messaggio che il
Parlamento sia chiuso,
non lavori. Nei limiti del possi-
bile invece si lavora, tenuto
conto che ci sono parlamenta-
ri contagiati e bisogna attrez-

zarsi per evitare altri contagi
durante le riunioni. Così mer-
coledì si riuniranno le commis-
sioni che esamineranno il de-
creto Cura Italia, verrà ascolta-
to in videoconferenza il mini-
stro dell’Economia Gualtieri.
Fico e Casellati rispondo all’u-
nisono al centrodestra che
chiede di aprire i portoni di Pa-
lazzo Madama e Montecito-
rio: «L’opposizione vorrebbe
un Parlamento in funzione ad

oltranza», dice la leader di Fdi
Meloni, per essere i prima fila
nella lotta all’emergenza coro-
navirus come fanno medici, in-
fermieri, forze dell’ordine. A
essere preso di mira in partico-
lare è il premier Conte, che in-
vece di informare le Camere
ha parlato attraverso Face-
book. «Improvvisando, crean-
do caos, incertezza» sulle mi-
sure adottate e annunciate «a
notte fonda», senza aver in ma-

no il decreto, secondo il capo
leghista Salvini. L’ex ministro
dell’Interno accusa il governo
di fare da solo, altro che unità
nazionale: «Non viviamo in
un regime, siamo e vogliamo
restare in democrazia». «Con-
te non è in grado di gestire l’e-
mergenza», è il fendente di
Meloni. Anche Berlusconi la-
menta la mancanza di infor-
mazioni certe, di misure che si
apprendo dai media, senza

una collaborazione tra mag-
gioranza e opposizione. Una
prima risposta alla richiesta di
avere il premier in aula è arri-
vata nella serata di ieri dallo
stesso presidente della Came-
ra Fico: Conte è disponibile ad
essere in aula nei prossimi
giorni. Ma il centrodestra tut-
to non sembra soddisfatto. Si
sente tagliato fuori dalle deci-
sioni decisive. Allora i tre lea-
der chiedono di essere ricevu-

ti al Quirinale.
Ancora una volta il presiden-
te Mattarella viene chiamato
in causa dall’opposizione af-
finché faccia pressione sul pre-
mier, cosa che infastidisce un
po’ il Colle. Notoriamente al
Capo dello Stato non piace es-
sere tirato per la giacchetta,
non convoca chi lo chiede a
tamburo battente, ma soprat-
tutto se la richiesta ha un chia-
ro intento polemico nei con-
fronti del governo. Proprio co-
me in questo caso. E non per-
ché Mattarella non voglia sen-
tire critiche, tutte legittime,
anche in questo periodo così
particolare. Piuttosto perché
preferisce agire in maniera
più discreta. Cosa tra l’altro
che ha già fatto quando la scor-
sa settimana ha chiamato Sal-
vini, Berlusconi e Meloni, ma
anche Conte per chiedere di
collaborare. Per la verità a ri-
manere blindato rispetto al
centrodestra è stato l’inquili-

no di Palazzo Chigi, che nutre
nei confronti del leader leghi-
sta una vecchia acredine, total-
mente ricambiata. Ma questa
è una situazione che il presi-
dente Mattarella non vorreb-
be vedere e sta lavorando per
svelenire il clima. Lo ha fatto e
continuerà a farlo nelle prossi-
me ore e giorni. Così come
non è escluso che alla fine in
settimana riceva i tre leader
del centrodestra, anche se fi-
no a oggi una convocazione
non è stata fatta. Mattarella
vorrebbe però che l’incontro
avvenga in un clima più sere-
no tra maggioranza e opposi-
zione. C’è un punto dirimen-
te: il Quirinale non vuole met-
tere in dubbio il lavoro che sta
facendo, con tutte le difficoltà
del caso, il governo. In questa
direzione vanno gli interventi
in difesa del premier da parte
di esponenti molto sensibili
agli umori del Quirinale, co-
me il ministro Franceschini,
che racconta dell’abnegazio-
ne totale, unica e assoluta da
parte di tutti. Da parte del pre-
sidente Conte, che lavora
senza sosta, giorno e notte,
avendo sulle spalle il peso di
una responsabilità che nes-
sun suo predecessore ha mai
avuto». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

RETROSCENA

MATTEO RENZI
LEADER DI ITALIA VIVA

CARLO CALENDA
EUROPARLAMENTARE
LEADER DI AZIONE

Prima dicevano che
andava tutto bene,
poi chiudono le
fabbriche: ci saranno
danni enormi per
export e occupazione

Si può fare qualche
errore ma al premier
Conte va la mia
massima solidarietà

È necessario dare
certezze: il Paese
non deve avere
dubbi sulle regole

Fico e Casellati:
“Non è vero
che il Parlamento
non sta lavorando”

AGF

L’EMERGENZA CORONAVIRUS L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Basta show
su Facebook: questa
è una pandemia,
non il Grande Fratello

Il premier ha fatto
delle dichiarazioni
su un decreto
che non c’era ancora

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4 LASTAMPALUNEDÌ 23MARZO 2020
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