Una lavoratrice della Miroglio di Alba: parte della produzione dello stabilimento tessile è stata riconvertita per fare fronte all’enorme domanda di mascherine
FRANCESCO RIGATELLI
«G
li alberghi
chiusi in tut-
ta Italia? E
dove sta scrit-
to?». Bernabò Bocca, 56 anni,
torinese, presidente di Federal-
berghi e proprietario di presti-
giosi hotel come il De la ville a
Milano e il Bernini Bristol a Ro-
ma, aspetta ancora di ricevere
il codice Ateco con la lista delle
attività che devono chiudere.
Vivete nell’incertezza?
«Da tempo ho perso il conto di
decreti e ordinanze. In Lombar-
dia e Piemonte hanno chiuso
gli alberghi con un’ordinanza,
ma nel resto d’Italia non anco-
ra. Poi sia chiaro è un falso pro-
blema perché gli hotel sono
vuoti e il 90% ha già rinunciato
a tenere aperto. È come uno
che fa il distributore di benzina
e gli tolgono la circolazione
stradale».
Dunque siete pronti a chiu-
dere del tutto?
«Intanto vorremmo capire be-
ne le regole e poi non faccia-
mo certo problemi. Al massi-
mo qualche domanda. Per
esempio: se chiudiamo tutto
poi dove dormono i parenti
dei ricoverati, spesso trasferi-
ti in altre città e regioni? E il
personale sanitario che si ri-
chiede a migliaia? Per queste
situazioni immagino serva
una deroga, ma non ne ho
sentito parlare».
A Bergamo e a Milano si chie-
de agli alberghi anche di
ospitare i malati più lievi.
«Intanto precisiamo che non
è stato requisito nulla, al con-
trario di quello che si legge in
qualche decreto. Gli alberghi
da sempre collaborano con le
istituzioni nelle emergenze,
dall’ospitalità per i terremota-
ti all’accoglienza per i rifugia-
ti. Ogni volta abbiamo messo
a disposizione le nostre strut-
ture e lo faremo anche ades-
so, man mano che le prefettu-
re ci comunicheranno le nuo-
ve esigenze».
È notizia di ieri l’accordo
con l’Hotel Michelangelo ac-
canto alla Stazione Centrale
di Milano.
«Sì come è già successo a Ber-
gamo e in Toscana, dove è
stato siglato un patto tra al-
bergatori e Regione per la
messa a disposizione di mil-
le camere».
Nel mentre come vi siete or-
ganizzati?
«Chi ha una catena ha tenuto
aperto un albergo e fermato
gli altri, ma la maggior parte
ha rinunciato. I dipendenti
sono in ferie per quanto possi-
bile o a casa con l’aiuto del
Fondo salariale integrativo».
Su questo riceverete l’aiuto
del governo?
«Anche qui viviamo nell’in-
certezza. Secondo il decreto
sarà l’Inps a pagare il dipen-
dente, ma il portale è in tilt e
l’operazione avverrebbe tra
diversi mesi».
Cosa propone?
«Le aziende alberghiere non
hanno ricavi e non possono
avere uscite. L’unica soluzio-
ne è che l’hotel faccia una di-
chiarazione congiunta con il
dipendente sulla cassa inte-
grazione e l’Inps eroghi un an-
ticipo di 600 euro e in un se-
condo momento il resto. Altri-
menti i nostri dipendenti mo-
riranno di fame».
Questo è anche il periodo
delle prenotazioni, come
vanno?
«Lei ci andrebbe in vacanza a
Wuhan? Siamo fermi e per
chi aveva già prenotato abbia-
mo proposto i voucher per
tornare, come deciso dal go-
verno. Ma i signori di Boo-
king dicono che non gli im-
porta della legge italiana e ri-
vogliono i soldi. Anche su
questo bisognerà fare chia-
rezza».
Tra quanto pensa che la si-
tuazione tornerà normale?
«Spero a maggio, ma dovre-
mo contare solo sul mercato
interno, che avrà pochi soldi
per le vacanze. Pagheremo
cara la comunicazione del
terrore. Continuiamo a dare
i numeri senza spiegarli e
contestualizzarli. Gli altri
Paesi sono più furbi». —
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Nella lista delle attività essenziali anche edicole e giornali
I call center rimangono aperti
Non si fermano poste e banche
DOMANDE E RISPOSTE
I costruttori costretti alla serrata: l’emergenza sanitaria si fa economica
L’ansia delle imprese edili
“Servono misure per tutelarci”
IL CASO
PAOLO BARONI
ROMA
●1 Quali sono le attività consi-
derate «essenziali» e che quin-
di da oggi non vengono inter-
rotte?
Già dall’11 marzo il Dpcm
che ha introdotto le prime mi-
sure urgenti di contenimento
del contagio sospendendo
molte attività commerciali
escludeva dal blocco la vendi-
ta di generi alimentari e di pri-
ma necessità. Ed inoltre pre-
vedeva che rimanessero aper-
te edicole, tabaccai, farmacie
e parafarmacie, distributori
di carburanti ed alcuni servizi
alla persona come lavanderie
e pompe funebri. Allo stesso
modo oggi, oltre a queste atti-
vità, viene confermata la pos-
sibilità di operare e produrre
a tutte le attività connesse a
questi settori: dal comparto
agricolo (veterinari compre-
si) alla pesca all’industria ali-
mentare e delle bevande, dal-
la farmaceutica e lungo le fi-
liere anche a tutti i servizi e le
attività di supporto a questi
settori, attività all’ingrosso
comprese, Alberghi e struttu-
re simili. Nessuno stop nem-
meno per l’industria dell’aero-
spazio e della difesa e altre at-
tività di rilevanza strategica
per l’economia nazionale. Sal-
ve anche le attività con ciclo
produttivo continuo, come le
fonderie, su cui però devono
vigilare i prefetti.
●2 Come si distinguono le at-
tività essenziali dalle altre?
C’è una lista precisa stilata
dall’Istat d’intesa con ministe-
ri, enti e camere di commer-
cio: fa riferimento al codice
Ateco utilizzato per classifica-
re le attività economiche ai fi-
ni statistici, fiscali e contribu-
tivi. In tutto sono circa 80 i set-
tori “essenziali”. L’elenco
messo a punto dal governo ne
prevede una decina in più.
●3 Oltre all’alimentare ci sono
settori industriali che continua-
no ad operare? Perché?
Perché per continuare a fun-
zionare agroindustria e far-
maceutica, ad esempio, non
possono fare a meno di chi
produce carta e macchinari
per il confezionamento o altri
apparecchi e strumentazioni,
del settore vetrario specializ-
zato nella produzione di con-
tenitori igienici, dell’indu-
stria della plastica, dell’indu-
stria della gomma e del setto-
re chimico. E della produzio-
ne di tessuti (non per il com-
parto abbigliamento) ma per
realizzare camici, divise e in-
dumenti da lavoro. Lo stesso
vale per corde, funi e spaghi. I
trasporti hanno bisogno della
estrazione di petrolio e gas,
della produzione e distribu-
zione dei carburanti e, come
tutte le fabbriche e le attività
rimaste aperte, di meccanici
addetti a riparazioni e manu-
tenzioni.
●4 Perché le tabaccherie resta-
no aperte?
Sono classificate «essenziali»
non certo per le sigarette, ma
per i servizi accessori come il
pagamento delle bollette e la
vendita dei valori bollati.
●5 Quali servizi pubblici sono
classificati essenziali?
L’Amministrazione pubblica
e la Difesa, l’assicurazione so-
ciale obbligatoria (insomma,
l’Inps), il comparto dell’Istru-
zione, ovviamente l’assisten-
za sanitaria, i servizi di assi-
stenza sociale residenziale e
non. E poi tra pubblico e priva-
to tutto il comparto delle mul-
tiutility (energia, acqua, com-
parto rifiuti). In più nell’elen-
co ci sono le reti fognarie, la
pulizia ed il lavaggio delle
aree pubbliche.
●6 Meccanici,^ elettricisti,^
idraulici, tecnici, riparatori:
perché possono continuare ad
operare?
Perché le attività di installa-
zione, manutenzione e ripara-
zioni (ed in alcuni casi anche
di produzione) servono a sup-
portare le attività essenziali
(alimentare, trasporti, ecc.) e
sono indispensabili per la vita
di tutti i giorni dei cittadini.
●7 I trasporti come sono classi-
ficati?
Sono dodici le diverse attività
essenziali comprese in que-
sto comparto, dai taxi ai tra-
sporti ferroviari di passeggeri
e merci, dai trasporti pubblici
locali al trasporto merci su
strada ai corrieri, dal traspor-
to aereo e marittimo alle atti-
vità di magazzinaggio. Que-
sto perché tutti i negozi che re-
stano aperti devono essere re-
golarmente riforniti e perché
occorre consentire a chi non
può fare altrimenti di recarsi
al lavoro.
●^8 Banche e Poste sono aperte?
Con limiti di orario degli spor-
telli e vincoli sull’afflusso
dell’utenza anche tutte le atti-
vità postali e bancarie sono
classificate come essenziali.
Lo stesso vale per le attività fi-
nanziarie ed assicurative.
●9 Perché i giornali escono?
Perché viene garantito il dirit-
to costituzionale all’informa-
zione. E per lo stesso motivo
restano aperte le edicole.
(^10) Quali servizi alle imprese
sono garantiti?
Oltre a quelli citati possono
continuare a funzionare i call
center, i servizi di vigilanza,
le pulizie, le attività legali, ge-
stionali e contabili e sono clas-
sificate come essenziali an-
che organizzazioni come sin-
dacati e associazioni di impre-
sa. Lo stesso vale per ingegne-
ri, architetti e attività profes-
sionali e tecnici.—
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L’Hotel Michelangelo di Roma: primo a ospitare i malati di coronavirus che devono stare in quarantena
MONICA SERRA
MILANO
A
lessandro Mereghet-
ti lo dice senza troppi
giri di parole: «Il bene
primario di un’azien-
da sono i propri dipendenti e la
cosa più importante è la loro sa-
lute». Titolare di Icg Srl, Mere-
ghetti è uno dei tanti imprendi-
tori edili milanesi che da una de-
cina di giorni, anche più, hanno
chiuso i battenti e fermato le la-
vorazioni. Tra i suoi dipenden-
ti, «i dieci impiegati amministra-
tivi hanno continuato a lavora-
re in smart working, mentre i
venti operai sono a casa e usu-
fruiscono della cassa integrazio-
ne concessa dal governo». Tutti
i suoi appalti milanesi, per lo più
pubblici (scuole, strade, urba-
nizzazioni) si sono fermati da
venerdì 13 marzo. «Ma martedì
scorso sono stato costretto a ri-
chiamare tre operai per via
dell’unico appalto che abbiamo
vinto nella Bergamasca, pro-
prio in val Brembana e val Seria-
na, le zone più colpite dal coro-
navirus». Non per un’attività ur-
gente e necessaria: la manuten-
zione delle reti d’acqua potabile
di alcuni Comuni con inizio dei
lavori previsto per il primo apri-
le. «Eppure la stazione appaltan-
te ha preteso che andassimo fi-
no a Zogno con i camion, per di-
mostrare che abbiamo i mezzi
dichiarati nella gara d’appalto.
Una cosa che in genere si fa sulla
carta, inviando la documenta-
zione e i libretti dei mezzi. A
maggior ragione in questo mo-
mento». Ma i lavori inizieranno
comunque il primo aprile? Me-
reghetti scuote la testa: «Per il
momento nessuno si è fatto sen-
tire, ma il Dpcm imporrebbe il
blocco almeno fino al 3».
Il pensiero dell’imprenditore
è condiviso da gran parte dei
suoi colleghi milanesi: «Le ditte
più grandi sono ferme da gior-
ni. È necessario per tutelare i la-
voratori, anche perché è quasi
impossibile oggi procurarsi i di-
spositivi di protezione come ma-
scherine, guanti e gel igieniz-
zanti. E in ogni caso è molto diffi-
cile far rispettare, nei cantieri, la
distanza di un metro tra gli ope-
rai ». Di diverso avviso tanti im-
prenditori bergamaschi che in-
vece hanno continuato a lavora-
re fino alla serrata imposta ve-
nerdì dalla Regione Lombardia
e in attesa di conoscere i dettagli
del decreto del presidente del
Consiglio. «Abbiamo sempre
detto che con responsabilità era-
vamo pronti a chiudere, ma
aspettavamo indicazioni preci-
se dal Governo, oltre a tutte le
misure necessarie per garantire
la sopravvivenza delle impre-
se», fanno sapere dall’Associa-
zione nazionale costruttori edili
(Ance) di Bergamo. Nessun im-
prenditore ha voglia di parlare,
«sono tutti troppo presi dall’e-
mergenza», mentre Confindu-
stria scrive al premier Conte per
chiedergli di far slittare di qual-
che giorno il Dpcm. Anche la
presidente di Ance Bergamo,
Vanessa Pesenti, è impegnata
per via dell’emergenza. In sera-
ta affida il suo pensiero a una no-
ta. «In questi giorni abbiamo
chiesto più volte misure specifi-
che per il settore edile, che nulla
ha a che vedere con l’attività ma-
nifatturiera», scrive. «La salute
è un bene primario e con respon-
sabilità ci siamo resi subito di-
sponibili a sospendere, dove ne-
cessario, le attività dei nostri
cantieri. In attesa di conoscere i
dettagli del decreto, segnalia-
mo che abbiamo già recepito le
indicazioni dell’ordinanza del-
la Regione. È però fondamenta-
le che - conclude la presidente -
vengano previste anche tutte le
misure necessarie alle nostre im-
prese perché l’emergenza sani-
taria non si trasformi poi in
emergenza economica». —
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BERNABÒ BOCCA
PRESIDENTE
DI FEDERALBERGHI
Appello al governo
“Adesso aspettiamo
indicazioni
precise”
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
L’emergenza ha fatto saltare
ogni cautela. Ormai arrivano
ordinanze di ministri che limi-
tano pesantemente i diritti co-
stituzionali dei cittadini. Ma
tant’è. Il pericolo è dietro l’ango-
lo; i tempi e i mezzi ordinari
non sono adatti a questi giorni
drammatici. E dunque. «È fatto
divieto a tutte le persone fisi-
che di trasferirsi o spostarsi con
mezzi di trasporto pubblici o
privati in comune diverso da
quello in cui si trovano, salvo
che per comprovate esigenze la-
vorative, di assoluta urgenza
ovvero per motivi di salute».
Erano le 17 di ieri quando è sta-
ta resa esecutiva un’ordinanza
adottata congiuntamente dal
ministro della Salute, Roberto
Speranza, e dal ministro dell’In-
terno, Luciana Lamorgese, che
è stata efficace per un certo nu-
mero di ore, fino cioè all'entra-
ta in vigore del nuovo Dpcm di
Giuseppe Conte.
In Italia da ieri è vietato muo-
versi da un comune all’altro, in-
somma, salvo comprovati mo-
tivi di salute, di lavoro, o di re-
perimento di farmaci. Il gover-
no ha risposto così all’appello
dei governatori del Sud. Alla
notizia che si chiude tutto, in-
fatti, e che da oggi uffici e fab-
briche non essenziali lasceran-
no i lavoratori a casa, il Meri-
dione si è spaventato sul serio.
Nessuno dimentica le scene
dei treni presi d’assalto. Di qui
gli appelli che hanno preso a
moltiplicarsi fin dal mattino al
governo centrale di impedire
le partenze. Jole Santelli, go-
vernatrice della Calabria, ha
fatto anche di più: ha emesso
un’ordinanza che chiude la
sua regione a ogni spostamen-
to, in entrata e in uscita. Si è at-
taccato al telefono il governa-
tore della Campania, Vincen-
zo De Luca. Ma anche Luigi de
Magistris, il sindaco di Napoli,
non solo chiedeva al prefetto
un pugno di ferro contro chi
non rispetta le prescrizioni,
ma sperava in un blocco di li-
vello nazionale: «per evitare
che altre persone, dopo la chiu-
sura delle aziende e delle fab-
briche al Nord, ritornino nelle
nostre terre».
Nel corso del pomeriggio è
arrivato il provvedimento au-
spicato. Un divieto assoluto
di lasciare il Comune dove ci
si trova, in macchina o mezzi
pubblici. Vietato rientrare nel-
la propria residenza o domici-
lio se si era altrove. La norma
era già compresa nelle bozze
del Dpcm dove è stato inserito
un codicillo che fa cadere il
«diritto» a rientrare nella pro-
pria residenza o di domicilio.
In attesa della versione uffi-
ciale del Dpcm (arrivato intor-
no alle 20), però, e per scongiu-
rare improvvise partenze di
massa, Lamorgese e Speranza
sono stati costretti a firmare
un’ordinanza con divieti pe-
santi. E a sera arrivava il plau-
so bipartisan dei due governa-
tori. «Esprimo il mio vivo ap-
prezzamento per la tempestivi-
tà della decisione assunta dal
governo», dichiara De Luca. E
Santelli: «Sono felice che il go-
verno abbia compreso le preoc-
cupazioni del Sud e abbia cer-
cato di porvi rimedio. La Cala-
bria aveva necessità di rispo-
ste concrete per evitare nuovi
contagi». —
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BERNABÒ BOCCA Federalberghi: chiusi solo in Piemonte e Lombardia
“C’è poca chiarezza
Chi lavora in hotel
ora rischia la fame”
INTERVISTA
L’EMERGENZA CORONAVIRUS L’EMERGENZA CORONAVIRUS
Pagheremo cara
la comunicazione
del terrore
Altri Paesi
sono stati più furbi
La norma non vale
per chi deve muoversi
per motivi di lavoro
o urgenze mediche
Vietati gli spostamenti, sollievo del Sud
Non ci si potrà allontanare dal proprio comune neanche per rientrare al luogo di residenza o domicilio
L’ordinanza dei ministeri di Interno e Salute accoglie le richieste dei governatori: “Così freniamo il virus”
8 LASTAMPALUNEDÌ 23 MARZO 2020
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