Il Sole 24 Ore - 23.03.2020

(Nancy Kaufman) #1

8 Lunedì 23 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore


Primo Piano


L’emergenza nei penitenziari


Il Dl «cura Italia» ha previsto una forma speciale di detenzione domiciliare, ma l’impasse


del braccialetto elettronico e l’incertezza delle procedure rischiano di ridurne l’impatto


SPECIALE CORONAVIRUS


Corsa per decongestionare le carceri


Valentina Maglione
Bianca Lucia Mazzei

I

l rischio che il coronavirus dilaghi nelle carceri,
dopo i casi di detenuti positivi registrati nei giorni
scorsi, ha riportato in primo piano la necessità di
ridurre il sovraffollamento per allentare le tensioni
che hanno scatenato rivolte in vari istituti di pena,
con morti ed evasioni. Per agevolare le uscite, da
quando l’epidemia è iniziata, sono state sfruttate al
massimo le strade offerte dall’ordinamento: la
liberazione anticipata, che prevede sconti di pena per
chi partecipa ai programmi di rieducazione, e la
detenzione domiciliare per chi ha una pena da
scontare (anche residua) sotto i  mesi.
Nella stessa direzione si è mosso il decreto legge
“cura Italia” (/) che ha introdotto una forma
speciale di detenzione domiciliare, valida fino al 
giugno. Sull’impatto dell’intervento pesa però
l’impasse dei braccialetti elettronici e l’incertezza delle
procedure.

Le uscite
I primi ad attivarsi sono stati i magistrati di
sorveglianza, che devono vigilare sull’esecuzione della
pena nel rispetto dei diritti dei detenuti. «Da febbraio
abbiamo iniziato a fare un ricorso più ampio alle
misure alternative alla detenzione, estendendo
l’interpretazione delle norme nel rispetto della
Costituzione», spiega Antonietta Fiorillo, presidente
del Tribunale di sorveglianza di Bologna e
coordinatore nazionale del Conams, l’associazione dei
magistrati di sorveglianza. Si tratta soprattutto della
detenzione domiciliare introdotta dalla legge
/, e della liberazione anticipata.
Un impegno che sta dando i primi risultati: se al 
febbraio scorso, secondo il ministero della Giustizia, le
persone in carcere erano ., al  marzo erano
scese a ., duemila in meno, come ha rilevato il
Garante nazionale dei detenuti. Ancora troppi,
comunque, rispetto alla capienza regolamentare dei
penitenziari, che non arriva a mila posti.
Il decreto “cura Italia” ha introdotto una nuova
possibilità: una forma speciale di detenzione
domiciliare, utilizzabile fino al  giugno che prevede
una procedura semplificata, ma anche motivi ostativi
nuovi. E a chi sconta pene sotto i  mesi ma sopra i sei
deve essere applicato un braccialetto elettronico.

Le criticità
I tempi con cui si diffonde il virus potrebbero essere
incompatibili con quelli necessari a reperire i
braccialetti elettronici e con la durata delle procedure,
semplificate, ma non automatiche (serve
un’istruttoria). E la misura avrà comunque un impatto
ridotto: a lasciare le celle potrebbero essere . o
. detenuti, un numero non sufficiente a
raggiungere la capienza regolamentare e a disinnescare
la “bomba” carceri. Numeri contenuti, sia perché la
norma prevede motivi ostativi nuovi rispetto alla
“normale” detenzione domiciliare, sia perché sono
molti i detenuti che non hanno una casa presso cui
scontare la pena, a partire dagli stranieri; e le comunità a
cui di solito vengono inviati stanno sospendendo
l’accoglienza per l’emergenza sanitaria.
C’è poi il rebus dei braccialetti elettronici. Il
decreto prevede che il numero di quelli «da rendere
disponibili» venga individuato entro venerdì 
marzo. Si terrà conto degli indici di
sovraffollamento e delle situazioni di emergenza
sanitaria e, in caso di «disponibilità parziale», si
darà priorità ai detenuti con residui di pena più
bassi. Secondo la relazione tecnica i braccialetti
disponibili «fino al  maggio» sono ..
Ma quanti sono quelli utilizzabili subito? La loro
carenza è un problema cronico. Nel  Fastweb si è
aggiudicata la gara bandita dal ministero
dell’Interno per fornire e attivare .-.
braccialetti al mese per  mesi. L’azienda sottolinea
che «sta ponendo in essere tutte le azioni necessarie
per rispondere alle richieste» e che «i braccialetti
elettronici richiesti sono stati attivati».
Ma «oggi i dispositivi non bastano neanche per la
custodia cautelare - dice Gian Domenico Caiazza,
presidente dell’Unione camere penali -. Il Governo
deve chiarire quanti sono i braccialetti disponibili ora,
altrimenti la misura è ineseguibile. Oltre al fatto che
per gestire un’eventuale diffusione del virus devono
uscire almeno mila persone».
Nulla è previsto invece per i detenuti in carcere in
custodia cautelare, che sono ancora in attesa del primo
grado di giudizio: si tratta di . persone, per cui la
sospensione delle udienze e dei termini massimi di
custodia fino al  aprile, prevista sempre dal decreto
“cura Italia”, avrà il probabile effetto di allungare i
tempi di reclusione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA NUOVA MISURA
DEL «CURA ITALIA»

I limiti


Non esce


chi partecipa


alle rivolte


Il decreto legge
/ introduce,
fino al  giugno, una
forma speciale di
detenzione
domiciliare , sempre
per chi ha pene (anche
residue) inferiori a 
mesi, prevedendo che
oltre i sei mesi sia
necessario il
braccialetto
elettronico (non per i
minori)
Sono esclusi i
detenuti privi di un
domicilio (sono molti,
soprattutto stranieri),
i condannati per i
delitti dell’articolo -
bis dell’ordinamento
penitenziario (fra cui
corruzione e
concussione), i
delinquenti abituali, i
detenuti in
sorveglianza
particolare e chi ha
partecipato alle
rivolte
Celle sovraffollate. In carcere
dilaga la paura del contagio

LA SITUAZIONE

Negli istituti ottomila detenuti
in più rispetto alla capienza

I NUMERI DELL’ALLARME




Prima delle rivolte dei giorni scorsi, in cella,
secondo i dati aggiornati a febbraio dal
ministero della Giustizia c’erano 61.
detenuti reclusi contro 50.931 posti
regolamentari. Di questi, 19.899 erano
stranieri. Nei giorni scorsi le presenze sono
scese a 59.132 (come segnala il Garante
nazionale dei detenuti) perché i Tribunali di
sorveglianza stanno cercando di applicare il
più speditamente possibile le misure già
previste dall’ordinamento penitenziario.
Di questi, 9.408 sono detenuti in carcere
in custodia cautelare, in attesa del primo
grado di giudizio

L’INTERVENTO

Per tremila reclusi domiciliari
e braccialetto elettronico




La detenzione domiciliare speciale introdotta dal
decreto legge 18/2020 avrà un impatto limitato.
Saranno infatti poche migliaia i detenuti che
usciranno dal carcere con questo beneficio. In
particolare, la relazione tecnica al decreto legge
afferma che saranno installati circa 3mila
braccialetti elettronici fino al 30 giugno 2020 e
che al momento e fino al 15 maggio ne risultano
disponibili 2.600. A questi occorre aggiungere chi
ha una pena residua sotto i sei mesi che potrà
essere rilasciato senza braccialetto elettronico. I
detenuti con pene da scontare sotto i 24 mesi
sono circa 17mila

Per favorire
le uscite,
già da feb-
braio, i ma-
gistrati
fanno largo
utilizzo
degli stru-
menti
ordinari

L’INTERVISTA


Poggioreale. Parla il direttore del super-carcere


«Le nuove misure speciali


avranno effetti contenuti»


Flavia Landolfi

«L


e misure del Gover-
no avranno un im-
patto molto limita-
to sulle uscite anti-
cipate dalle carceri: stiamo già la-
vorando alla raccolta delle
domande e i numeri sono esigui».
Carlo Berdini,  anni, è direttore
da pochi mesi a Poggioreale (Na-
poli), l’istituto pentenziario, dico-
no, più grande d’Europa. Di sicuro
il primo in Italia con i suoi .
detenuti contro i . posti rego-
lamentari in base ai dati aggiorna-
ti al  marzo scorso.
Dottor Berdini, che impatto
avranno le misure cosiddette
“svuotacarceri” previste dal de-
creto legge “cura Italia” su Pog-
gioreale?
Non siamo ancora in grado di dare
dei numeri, stiamo verificando, ma
direi che siamo nell’ordine di poche
centinaia di posizioni. Ne sapremo
di più nei prossimi giorni, al termi-
ne delle procedure di domanda e di
verifica interna: poi ovviamente
tutto andrà vagliato e deciso dai
magistrati di sorveglianza, saranno
loro ad avere l’ultima parola.
Quali sono le ragioni di un ef-
fetto così blando in una mega-
struttura come Poggioreale?
Si è privilegiato il tema, legitti-
mo, della sicurezza dei cittadini
contemplando una serie di esclu-
sioni dal raggio d’azione della de-
tenzione domiciliare. Sotto un
profilo strettamente procedurale
però una di queste esclusioni po-
trebbe creare perplessità sul pro-
filo delle garanzie.
Quale?
Mi riferisco alla previsione di esclu-
dere anche i detenuti che siano stati

oggetto del solo rapporto discipli-
nare in occasione dei disordini del
 e  marzo. Allo stato, questa circo-
stanza non implica ancora l’accer-
tamento di responsabilità, che av-
viene alla fine della procedura am-
ministrativa interna. C’è un tema di
garanzie che ha dovuto cedere il
passo all’emergenza sanitaria.
Le altre esclusioni previste dal
provvedimento sono congrue?
Non sta a me dare giudizi sull’ope-
rato di chi ci governa, ma certa-
mente, prevedendo comunque l’in-
tervento della magistratura, le altre
esclusioni hanno un’investitura
giuridica che le rende più forti sotto
il profilo delle garanzie: parlo, per
esempio, delle esclusioni per chi
delinque abitualmente e per chi si
è macchiato di reati gravi indicati
dall’articolo -bis dell’ordinamen-
to penitenziario.
Qual è la densità di popolazione
all’interno del carcere?
Poggioreale ospita . detenuti
con situazioni diverse a seconda
della dimensione delle celle. Voglio
subito dire però che i limiti della
sentenza Torregiani qui sono ri-
spettati. Chiaramente ci sono degli
ambienti in cui però le condizioni
non sono ottimali.
Poche uscite anticipate, due-
mila detenuti a stretto contatto.
Come pensate di arginare possi-
bili contagi?
Noi stiamo facendo di tutto. Anche
grazie al lavoro della polizia peni-

tenziaria che si è messa a disposi-
zione e sta facendo un lavoro stra-
ordinario e che desidero ringrazia-
re pubblicamente. Venendo alle
misure che stiamo mettendo in
campo, abbiamo distribuito ma-
scherine e disinfettanti, aumentato
i controlli e siamo dotati di una ten-
sostruttura esterna di triage che
controlla tutti i nuovi ingressi.
Basterà? Cosa state facendo per
tenere bassa la tensione?
Dopo i fatti dell’ marzo scorso
con la rivolta di  detenuti, la
situazione è normalizzata ma da
monitorare costantemente. Per
ovviare alla sospensione dei col-
loqui abbiamo attivato, dove pos-
sibile, postazioni Skype e comun-
que abbiamo intensificato le tele-
fonate con le famiglie. Certo, pe-
rò, i detenuti sono preoccupati.
Veniamo ai disordini dell’
marzo, che cosa è successo?
La notizia della sospensione delle
visite esterne ha scatenato la rivol-
ta, anche se ci tengo a sottolinare
che la gran parte dei detenuti ha
assunto un atteggiamento respon-
sabile con prese di posizione an-
che ufficiali di condanna dei disor-
dini. Abbiamo avuto parecchi dan-
ni che si sono sommati alle caren-
ze di una struttura vetusta e che
avrebbe urgente bisogno di essere
rimodernata. Anche in questo sen-
so il rapporto del garante naziona-
le dei detenuti, Mauro Palma, che
ha visitato Poggioreale nel maggio
scorso rilevando una serie di criti-
cità è per me a tutti gli effetti un
vero e proprio piano di lavoro. I
fondi stanziati dal governo nell’ul-
timo provvedimento ( milioni in
tutto, ndr) rappresentano un pri-
mo passo nella direzione giusta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

CARLO
BERDINI
Direttore del
carcere di
Poggioreale

9408
IN CUSTODIA
CAUTELARE
Nulla è previsto
per i reclusi in
carcere in attesa
del primo grado di
giudizio che, per
la sospensione
dei termini e delle
udienze, rischiano
di restare in cella
più a lungo

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