L\'Espresso - 22.03.2020

(WallPaper) #1
Eurovirus / L’analisi Prima Pagina

di SOFIA VENTURA

Quelle leadership mondiali

che sbattono nel vuoto

I

n un commento per il Guar-
dian, Gordon Brown ha denun-
ciato un mondo diviso e senza
guida. Di fronte alla difusione
planetaria del Coronavirus, manca
quel «governo dell’interdipenden-
za», come ha osservato Vittorio
Emanuele Parsi, senza il quale non
ci rimangono che le conseguenze
non volute di una interdipenden-
za che comunque esiste nei fatti.
L’Unione europea ha cominciato
nell’ultima settimana a muovere
passi tardivi, la chiusura dei coni-
ni di Schengen potrebbe signiicare
che ora marceremo compatti, ma
sinora è stata una corsa alla chiu-
sura delle frontiere “interne”. Inol-
tre, se le misure adottate da diversi
paesi cominciano a somigliarsi, è
per la pressione degli eventi, non
per un’azione concordata. I leader
nazionali per settimane hanno re-
agito ripiegati sui propri paesi, in-
capaci di prendere atto del perico-
lo, nonostante l’esperienza prima
della Cina e poi dell’Italia. Anche
il governo italiano è arrivato tardi,
procedendo poi in una sincopata
rincorsa un po’ confusa. Ma gli al-
tri leader avevano di fronte la no-
stra esperienza, trattata con sui-
cienza.

Il comportamento di Emma-
nuel Macron è tra i più sconcer-
tanti. Lunedì scorso ha reso note
misure simili alle nostre, ripeten-
do più volte «siamo in guerra». Il
giovedì precedente, illustrando le
prime parziali misure, aveva an-
nunciato però che le elezioni mu-
nicipali si sarebbero tenute, salvo
poi dichiarare il giorno dopo la
consultazione, lunedì, appunto,
che il secondo turno sarebbe stato
rinviato (!). E ha scaricato su altri
la responsabilità: gli scienziati che
avrebbero dato l’ok al voto, i fran-
cesi che con il loro comportamen-
to irresponsabile lo costringevano
a introdurre nuove restrizioni.
Lui che alla ine di febbraio si era
recato a teatro! Negli Stati Uniti,
Donald Trump dopo avere cerca-
to capri espiatori e accusato gli
esperti di volerlo danneggiare coi
loro allarmi, ha prima minimizza-
to, per poi dichiarare, il 13 marzo,
lo Stato di emergenza, limitandosi
però, a parte la chiusura dei voli,
a raccomandazioni. Ora, peraltro,
dovrà misurarsi con la sua ostilità
nei confronti degli avanzamenti
(relativi, ma importanti) del wel-
fare realizzati da Obama, così co-
me con le carenze che permango-

no nel sistema sanitario: nemici e
complotti ormai gli serviranno a
poco. Boris Johnson, dopo avere
sconcertato con le sue posizioni di
fatto basate sull’ipotesi, dall’im-
probabile fondatezza scientiica in
questo contesto, dell’immunità di
gregge, è stato attaccato dalla co-
munità scientiica e non è seguito
dalla maggioranza dell’opinione
pubblica britannica. Ora fa sapere
che intende ritardare la difusione
del virus, ma senza serie misure
conseguenti. Angela Merkel ha
privilegiato il coté pragmatico e
di basso proilo del suo stile, non
ha proceduto (al momento) alla
proclamazione dell’emergenza na-
zionale (le scuole sono state chiuse
per un accordo tra i Länder), forte
delle risorse della Germania. Cer-
tamente non ha ancora inviato un
messaggio da leader “europeo”.

Le crisi rappresentano inestre
di opportunità. Forse alcuni le-
ader, di fronte a questa sida, po-
trebbero - anche se in ritardo - mo-
strare nuovi aspetti, abbandonan-
do la miopia che non gli ha fatto
comprendere che la politica e l’e-
conomia che volevano “difendere”
minimizzando rischiano di essere
travolte dal mancato governo del-
la pandemia. Oppure altre leader-
ship potrebbero emergere, in grado
di mettere in moto quel governo
dell’interdipendenza di cui si par-
lava. Forse. In alternativa gli scuri
di quelle inestre continueranno
sinistramente a sbattere nel vuoto
epocale di una classe dirigente. E
sarà una tragedia. Q

LA CRISI AVREBBE POTUTO

ESSERE UN’OPPORTUNITÀ.

HA INVECE MOSTRATO CLASSI

DIRIGENTI DEL TUTTO INADEGUATE

Foto: Xxxxx Xxxxxx

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