L\'Espresso - 22.03.2020

(WallPaper) #1
uando due settimane fa,
durante un’audizione al
Congresso, l’immunologo
Anthony Fauci disse che il
sistema sanitario america-
no «non è adeguato a ciò
di cui abbiamo bisogno in
questo momento», una buona parte dei de-
putati fece orecchie da mercante liquidando
le sue parole come un’eccessiva preoccupa-
zione. Fauci, 79 anni, da 35 è a capo del Na-
tional Institute of Allergy and Infectious Di-
seases, la branca del ministero della Sanità
Usa che si occupa di malattie infettive. In
prima linea negli anni Ottanta nella guerra
all’Aids, protagonista durante le crisi della
Sars e del virus Ebola, con l’arrivo dell’emer-
genza Coronavirus è stato messo a capo del-
la task force voluta da Donald Trump.
Peccato che proprio il presidente Usa, il
suo staf alla Casa Bianca e i politici al Con-
gresso - specie quelli repubblicani - abbiano
per diversi giorni sottovalutato (in qualche
caso anche denigrato) gli allarmi che il dot-
tor Fauci e la maggioranza della comunità
scientiica e medica degli Stati Uniti stavano
lanciando. «Solo l’anno scorso 37 mila ame-
ricani sono morti per l’inluenza comune.
In media ne muoiono tra 27 mila e 70
mila all’anno. Niente è chiuso, la vita e
l’economia continuano. In questo
momento ci sono solo 546 casi con-
fermati di Coronavirus, con soli 22
morti. Pensateci!»: era martedì 10
marzo, quando he Donald - irri-
tato dalle notizie in arrivo da Wall
Street, con i mercati inanziari in
caduta libera - sul solito Twitter
tentava a modo suo di rassicurare
gli americani. Il giorno successivo -
poche ore dopo che l’Organizzazione
Mondiale per la Sanità aveva uicial-
mente deinito il Coronavirus una pan-
demia - una clamorosa giravolta in un di-
scorso in diretta tv a reti uniicate: «Tutti i
voli da e per l’Europa, con l’eccezione di
Gran Bretagna e Irlanda, saranno chiusi per
30 giorni».
Nelle settimane precedenti, quando in
quasi ogni parte del mondo si prendevano
misure eccezionali per contenere il conta-
gio, usando Twitter e gli interventi televisivi

come una clava il presidente Usa negava
ogni evidenza: «Una pandemia? No, niente
afatto!»; «Andrà tutto bene, non date retta
ad allarmismi ingiustiicati!»; «Abbiamo
tutto sotto controllo, completamente!»;
«Abbiamo chiuso praticamente tutte le por-
te con la Cina»; «Penso che i nostri numeri
miglioreranno progressivamente man ma-
no che andremo avanti»; «Qui da noi i casi
diminuiscono!»; «Il virus sta per sparire, è
come un miracolo, scomparirà».
Il primo commento tra quelli raccolti era
del 22 gennaio e arrivava da Davos (intervi-
sta al canale televisivo CNbc) dove Trump si
trovava e dove già si discuteva pubblica-
mente dei rischi. Gli altri sono delle settima-
ne seguenti, quando anche all’interno degli
Stati Uniti medici ed esperti chiedevano di
prendere misure urgenti. Come ha scritto il
columnist David Leonhardt sul New York
Times, «Trump avrebbe potuto prendere
misure aggressive per rallentare la difusio-
ne del virus. Avrebbe potuto insistere sul
fatto che gli Stati Uniti intensiicassero gli
sforzi per produrre kit e test. Avrebbe potu-
to enfatizzare i rischi presentati dal virus e
sollecitare gli americani a prendere precau-
zioni se avessero motivo di credere di essere
malati. Avrebbe potuto usare i poteri della
presidenza per ridurre il numero di persone
che alla ine si sarebbero ammalate. Non ha
fatto nessuna di queste cose».
È solo nella serata di mercoledì 11 marzo
che gli americani prendono atto che il con-
tagio riguarda direttamente anche loro. Ma
il presidente Usa e i suoi più stretti collabo-
ratori - che nelle ore successive invadono i
programmi tv - evitano accuratamente ogni
forma di autocritica, sotto accusa vengono
ancora messi la Cina e i cinesi, l’Europa e gli
europei, untori universali che hanno porta-
to il virus oltre Atlantico. Anche nell’emer-
genza, he Donald prova ancora a minimiz-
zare: il virus resta una seccatura minore ri-
spetto al crollo delle Borse, la Casa Bianca
sta facendo più di tutti gli altri, la colpa è
tutta degli stranieri e anche dell’ammini-
strazione Obama che non ha previsto cosa
potesse succedere.
La svolta però inine avviene, una setti-
mana fa. Di fronte a polemiche, proteste,
Stati che prendono autonomamente de-

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Foto: Bloomberg via Getty Images


In alto: passanti con
la mascherina
a Times Square, New York

DI ALBERTO FLORES D’ARCAIS DA NEW YORK

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