La Stampa - 21.03.2020

(Chris Devlin) #1
ANDREA JOLY

L’


emergenza come op-
portunità, un esem-
pio di rinascita in
questi giorni di crisi.
Molte attività sono bloccate
dal decreto e non possono con-
tinuare a produrre come pri-
ma. Non la Madison Mark di
Rosta che, dopo oltre 30 anni
trascorsi ad occuparsi princi-
palmente di marketing sporti-
vo, allestimenti fieristici e mu-
seali, ha saputo reinventarsi
pensando ad una barriera più
utile che mai per chi è ancora
aperto. Con la Juventus - tra le
tante società di cui è partner
tra calcio, Formula E e altri
sport - dagli anni Novanta la-
vora sugli allestimenti allo sta-
dio e sulla visibilità degli spon-
sor, oltre a villaggi commer-
ciali ed eventi. Progetti in qua-
rantena insieme all’attività
sportiva, ma il fondatore Pie-
ro Prestini in queste settima-
ne ha rivoluzionato la sua
azienda puntando sulle bar-
riere in plexiglass: «Tutto è
stato bloccato dal Coronavi-

rus e lo scenario era quello di
chiudere fino a quando l’e-
mergenza non sarebbe finita,
sperando negli aiuti da parte
del Governo o delle banche.
Ma uno dei primi giorni di cri-
si mi ha contattato un’amica
che ha una farmacia, chieden-
domi se potessi produrre del-
le protezioni per il suo banco-
ne. Per fare da schermo, in
qualche modo, tra il pubblico
e i farmacisti. Così è nato un
nuovo business».
Da quel giorno le richieste,
da parte di piccole e grandi at-
tività, sono aumentate in mo-
do esponenziale: «Abbiamo
iniziato a produrne per chiun-
que le richiedesse, i nostri mac-
chinari ci permettono di esse-
re molto reattivi. E in mezza
giornata, prendendo tutte le
precauzioni del caso su ogni
singola fase, lo montiamo di-
rettamente in negozio. Dal
punto di vista economico non
va bene neanche a noi questo
periodo, ma produrre queste
barriere ci permette di restare
a galla a ranghi ridotti e non
mandare a casa tante fami-
glie». Le barriere sono richie-
ste soprattutto da farmacie e

tabaccai. Anche da lontano:
«Ieri ne abbiamo montata una
in Valle d’Aosta, ma lavoria-
mo soprattutto in Torino e pro-
vincia. Spero che le richieste
aumentino ancora, non solo
da noi ma anche alle altre
aziende che le producono, per-
ché è un deterrente importan-
te consigliato anche dalle asso-
ciazioni di farmacisti». Anche

nel futuro prossimo: «Quando
questa cosa finirà, non credo
che chi lavora a contatto con il
pubblico torni a farlo a cuor
leggero da subito. Penso a chi
ora è chiuso e riaprirà finita la
quarantena: la grande distri-
buzione ha mezzi e tempisti-
che per attrezzarsi sul momen-
to, chi ha un negozio però de-
ve pensarci».

Il prossimo passo? «Stiamo
lavorando con un’associazio-
ne di taxisti, anche la loro cate-
goria è molto esposta. Poi spe-
riamo, come tutti, di tornare a
occuparci della visibilità tra le
tribune della Formula E e quel-
le degli stadi, da Torino a Vero-
na. La normalità, anche se ora
è stravolta». —
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OSCAR FARINETTI. Il fondatore di Eataly: affari crollati del 60%, chiuso negli Usa e cassa integrazione in Italia

“Il governo deve decidere che modello di sviluppo vuole: i risparmi degli italiani aiuteranno chi resta senza lavoro”

“Patrimoniale per salvare le imprese


Anche la ristorazione ora è a rischio”


LODOVICO POLETTO

«A

bbiamo
stampato fi-
no a ieri car-
ta moneta
per salvare la finanza. E le
banche adesso stanno facen-
do utili pazzeschi. Sa che le
dico? È arrivato il momento
di avere carta moneta anche
per le aziende. Come? Il go-
verno deve fare un atto di co-
raggio e imporre una patri-
moniale del 2 per mille, così
da avere liquidità per le
aziende, per pagare i salari e
salvare il nostro modello eco-
nomico».
Alle prese con uno stop
epocale, con le strutture di
New York e di Las Vegas sbar-
rate, Oscar Farinetti, l’inven-
tore di Eataly, lancia la sua
proposta per salvare quelle
aziende oramai allo stremo.
E prime fra tutte quelle lega-
te al mondo della ristorazio-
ne. «Dal ristorante stellato al-
la più umile osteria di provin-
cia tutti hanno lo stesso pro-
blema. Sono chiusi, dispera-
ti, ma devono pagare gli affit-
ti e gli stipendi. Il governo de-
ve impegnarsi sennò qui sal-
ta tutto».
Farinetti, vuol dire che biso-
gna mettere le mani nelle ta-
sche degli italiani?
«Guardi, nelle banche italia-
ne ci sono 4117 miliardi di ri-
sparmi. In un momento co-
me questo il 2 per mille di pa-
trimoniale per sostenere l’e-
conomia non sarebbe un’ere-
sia. Chi ha di più, paga di
più, chi ha di meno pagherà
di meno».
E gli imprenditori non devo-
no mettere nulla?
«Anche loro devono fare la lo-
ro parte, e con senso di re-
sponsabilità. Chi ha guada-
gnato in questi anni deve
mettere mano al portafoglio
e sostenere le aziende. Ci sa-
rà tempo dopo, quando tutto
questo sarà finito, per guada-

gnare. Ma io penso anche a
chi non ce la fa. A chi in que-
sto momento non ha liquidi-
tà. A quei settori più dramma-
tici, come la ristorazione,
che per il nostro Paese è
un’eccellenza».
E da lei come va?
«Anche da noi, ovviamente,
la ristorazione è al palo. Fun-
ziona soltanto il mercato. Ho
dovuto mettere in cassa chi
lavora. Stiamo registrando
un crollo del giro d’affari al-
meno del 60 per cento. Ma
con quel che resta proviamo
a mantenerci. Sa, è chiuso il
Fico di Bologna. In America
hanno sbarrato tutto. New
York è ferma. Di Las Vegas
l’ho detto. E i dipendi lì non
hanno ammortizzatori socia-

li come da noi. Gli passo io
100 dollari a settimana: spe-
riamo finisca presto. Ma in
Italia noi abbiamo 3500 lavo-
ratori e ne abbiamo 8900 nel
mondo».
Insomma, senza aiuti non si
va avanti, vuol dire?
«Voglio dire che se si vuole
mantenere questo modello
sociale, il Governo deve pen-
sare a come intervenire in
soccorso delle imprese: e de-
ve farlo molto rapidamente.
È una questione di scelte ob-
bligate. Ma prima di tutto di
scelte. Vogliono dare a tutti il
reddito di cittadinanza? Allo-
ra lascino andare le cose co-
me vanno adesso. Ma si sap-
pia che un qualunque nuovo
modello sociale richiederà al-

meno un paio di decenni per
entrare in funzione a pieno
regime. Se, invece, si pensa
che il modello che è stato
adottato fino ad oggi abbia
funzionato, allora non si può
far finta di niente. Ecco, que-
sto è ciò che penso».
E gli aiuti alla sanità, non so-
no prioritari?
«Ma certo che lo sono. Ma lo
stato dopo aver pensato a Sa-
nità e Welfare dei cittadini
deve mettersi a guardare più
lontano. Deve tracciare le
prospettive per il futuro».
Per quale ragione la vede co-
sì nera, Farinetti?
«Perché ho la netta sensazio-
ne che il Paese stia entrando
nel panico totale. E vuole sa-
pere il perché? Perché chi ci

governa non traccia delle
“dead line”. Non ci dice fino
a quando ne avremo. Abbia-
mo bisogno di sapere tra
quanto se ne uscirà. Abbia-
mo bisogno di certezze: una
data certa. Poi, ovviamente,
le date si possono anche spo-
stare. Ma dobbiamo capire
fino a quando si andrà avan-
ti in queste condizioni. Mi
creda, è una questione psico-
logica».
E poi?
«E poi con l’aiuto di tutti fe-
steggeremo di nuovo. Festeg-
geremo l’aver sconfitto come
abbiamo sconfitto altre cose.
E sarà un nuovo 25 aprile. Sa-
rà un nuovo boom. Ma se non
si fa nulla, salta tutto».–
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CLAUDIA LUISE
Un esempio drammatico ma
chiaro per comprendere gli ef-
fetti dell’emergenza economi-
ca che a Torino prosegue paral-
lelamente a quella sanitaria è
il caso di un bar con un titolare
e un apprendista, come in cit-
tà ce ne sono centinaia. I gua-
dagni sono azzerati, le spese
fisse come affitto e riscalda-

mento continuano e il risulta-
to è che il barista è meno tutela-
to dell’apprendista. A fine mar-
zo finirà per portare a casa so-
lo conti da pagare. Nessuno
stipendio per mantenere la fa-
miglia, solo il contributo di
600 euro per il mese di mar-
zo, quando arriverà. L’ap-
prendista, invece, grazie alla
cassa in deroga dovrebbe riu-
scire a guadagnare di più del

suo titolare. È tutto qui il para-
dosso di autonomi, partite
Iva, professionisti che si trova-
no a fare i conti con misure
che vengono ritenute in larga
parte insufficienti.
«L’imprenditore stesso è me-
no tutelato dei propri dipen-
denti», spiega Luisella Fassi-
no, presidente dell’ordine di
consulenti del lavoro di Tori-
no. Tutte le attività che per de-
creto sono state chiuse per l’e-
mergenza rischiano seriamen-
te di non riaprire più. «È vero
che possono fare ricorso agli
ammortizzatori sociali per su-
perare il periodo ma questo è
uno strumento che allevia so-
lo i costi del personale e non
gli altri costi. I crediti di impo-
sta arriveranno tra tanto tem-
po e in questo momento il por-
tafoglio è vuoto. Non si può
aspettare la dichiarazione dei
redditi del 2021 per mangia-
re», dice Fassino sottolinean-
do che il decreto interviene al-
leviando i costi ma, invece di
dispensare contributi, si fa ri-
corso a finanziamenti agevola-
ti con la conseguenza di spo-

stare sul futuro il carico finan-
ziario di oggi. «Noi consulenti
del lavoro siamo per le impre-
se quello che il pronto soccor-
so è per le persone. Con la diffe-
renza che al nostro triage arri-
vano tutti codici rossi - aggiun-
ge la presidente -. C’è una ne-
vrosi collettiva perché ci stan-
no facendo capire che le misu-
re ci sono ma non per tutti.
Quindi vincerà la velocità e
non la necessità. Tutte le im-
prese stanno correndo a chie-
dere le 9 settimane di cassa in-
tegrazione ordinaria o del fon-
do integrativo salariale (il Fis
che spetta alle aziende non co-
perte da cassa integrazione
che hanno più di 5 dipenden-
ti). Chi ha meno di 5 dipenden-
ti può solo sperare nella cassa
in deroga ma sarà la Regione a
gestirla e non si sa ancora a
quanto ammonterà».
E poi ci sono categorie che
sono sprovviste totalmente di
misure compensative come i
professionisti. Del tutto privo
di tutela anche il personale del-
le associazioni e attività sporti-
ve dilettantistiche, dai perso-

nal trainer agli amministrativi
che fanno funzionare le pale-
stre: una categoria molto nu-
merosa. «Più che combattere
per i 600 euro, bisogna affer-
mare che i professionisti han-
no diritto a un equo compen-
so», aggiunge la consulente
del lavoro.
Della stessa opinione an-
che il presidente dell’ordine

degli ingegneri di Torino,
Alessio Toneguzzo: «Le libe-
re professioni in Italia rappre-
sentano il 6% della forza lavo-
ro. Solo tra gli ingegneri tori-
nesi le partite Iva sono più di


  1. Il punto non sono i 600
    euro. Il punto è che producia-
    mo ricchezza e conoscenza,
    sosteniamo costi e vederci
    esclusi da garanzie e protezio-


ne è un problema. Anche il ri-
mando alle casse degli ordini
professionali è ingiusto per-
ché noi le tasse le paghiamo
allo Stato. La nostra cassa ha
stanziato 100 milioni per mi-
sure a sostegno di ingegneri e
architetti ma sono i nostri con-
tributi, ci aspettavamo un aiu-
to anche dal governo». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA STORIA

Da vent’anni la Madison Mark di Rosta cura gli allestimenti per la Juve

Adesso che gli eventi sono fermi, ha inventato un nuovo business

Dagli stadi alle farmacie

Le barriere di plexiglass

ora proteggono dal virus

Se si vuole questo
modello sociale, il
governo deve
intervenire molto
rapidamente

Il portafoglio è vuoto
Non si può aspettare
la dichiarazione
dei redditi del 2021
per mangiare

Senza stipendio né tutele

Il dramma delle partite Iva

Credito d’imposta e bonus non bastano a imprenditori e professionisti

PIERO PRESTINI
MADISON MARK

IL CORONAVIRUS

OSCAR FARINETTI
FONDATORE
EATALY

LUISELLA FASSINO
CONSULENTE
LAVORO

ALESSIO TONEGUZZO
PRESIDENTE
ORDINE INGEGNERI

Una barriera di plexiglass della Madison Mark: le richieste arrivano soprattutto da farmacie e tabaccherie

La prima barriera me
l’ha chiesta un’amica
per la sua farmacia
In mezza giornata la
protezione è montata
in negozio, abbiamo
macchine flessibili

Decine in coda di fronte al Carrefour

INTERVISTA

IL CORONAVIRUS

Anche Eataly soffre:
da noi gli affari sono
crollati del 60% e i
dipendenti sono
in cassa integrazione

Il governo deve dire
fino a quando durerà
questa situazione
In questo momento
ci servono certezze

Solo tra gli ingegneri
torinesi le partite Iva
sono più di 2100: sen-
za protezioni diventa
un problema

Aperte tutti i giorni: piazza Massaua 1,
sempre aperta (24 ore su 24); atrio
Stazione Porta Nuova dalle ore 7 alle
ore 20; corso Romania 460 (Auchan)
alle ore 9 alle ore 21; corso Vittorio Ema-
nuele II 34 dalle ore 9 alle ore 20.

Di sera (19,30-21,30): Corso Traiano
73, piazza Galimberti 7; via Sacchi 4.

Aperte la sera e la notte: piazza Mas-
saua 1; via Nizza 65; via XX Settem-
bre 5.

Informazioni: http://www.federfarmatorino.it.

Farmacie

Le attività chiuse
per decreto rischiano
seriamente
di non riaprire più

36 LASTAMPA SABATO21 MARZO 2020
CRONACA DI TORINO

T1 PR
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