La Stampa - 21.03.2020

(Chris Devlin) #1
DONATO SANSONE Il regista al lavoro su un corto visionario e noir

“Creo video-collage

È il mio videogioco

per la quarantena”

INTERVISTA

FABRIZIO ACCATINO
Chissà che cosa avrebbero
pensato Luis Buñuel e Salva-
dor Dalì se avessero saputo
che un giorno la loro secon-
da (e ultima) collaborazio-
ne cinematografica sarebbe
entrata nelle case di milioni
di potenziali spettatori sen-
za filtri né censure, fruibile
da chiunque. Proprio quel
film maledetto e iconocla-
sta, che alla sua uscita ven-
ne contestato dalla Chiesa e
dalla destra reazionaria, al

punto da essere vietato dal-
la prefettura, far rischiare la
scomunica al suo principale
finanziatore ed essere con-
dannato a restare chiuso
nel cassetto per decenni.
Domani alle 18 Distretto
Cinema presenterà «L’Age
d’Or» in tutto il suo splendo-
re, in una speciale diretta
Facebook in cui il film ver-
rà sonorizzato dal colletti-
vo elettronico torinese dei
Project-To, con musiche di
Riccardo Mazza. «L’evento

nasce in collaborazione
con il Museo Guggenheim
di Venezia», spiega il presi-
dente di Distretto Cinema,
Fulvio Paganin. «Avremmo
dovuto portarlo in giro per
il Piemonte, ma per ovvie
ragioni abbiamo dovuto an-
nullare tutto. Abbiamo allo-
ra deciso di ricorrere al ca-
nale web e a un pubblico po-
tenzialmente internaziona-
le, visto che Buñuel e Dalì
sono conosciuti in tutto il
mondo e la musica è un lin-

guaggio senza confini. An-
che se in streaming, sarà co-
munque un live vero, per-
ché il Maestro Mazza ac-
compagnerà la proiezione
suonando dal vivo nel suo
studio».

La pellicola – non muta
ma quasi (ha solo un pugno
di battute in francese per tut-
ti i 62 minuti della sua dura-
ta) – venne girata nel 1930 a
Parigi, come seguito ideale
del cortometraggio «Un

chien andalou». «L’Age
d’Or» esprime ancora una
volta il senso del surreali-
smo applicato al cinema, a
partire dal titolo, che vagheg-
gia un’epoca mitica che nel
film naturalmente non c’è.
Nel prologo un documen-
tario sugli scorpioni, nell’e-
pilogo una lettura biblica di
«Le 120 giornate di Sodo-
ma» di de Sade, in mezzo le
vicende erotico-politiche di
una coppia di amanti osteg-
giati dalla società clericale,
tra ciechi, insetti, cani, albe-
ri in fiamme e giraffe che vo-
lano fuori dalla finestra.
Un’opera sconnessa e sim-
bolica, allucinata e distur-
bante, che non smette di sor-
prendere e affascinare, no-
vant’anni dopo. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

TIZIANA PLATZER

L

a noia, quanto può es-
sere spossante? «Non
mi piace la parola no-
ia, non è quello che
sento in questi giorni chiuso in
casa: io provo a occupare il
tempo con il lavoro, facendo
esperimenti». Come fa sem-
pre, Donato Sansone, video-
maker lucano trasferito a Tori-
no dal 2001, noto, tra l’altro,
per i corti come «Bravure» e

«Ghostcrash» (220 milioni di
visualizzazioni su Facebook).
Con tutto questo tempo a di-
sposizione, cosa verrà fuori
dalla sua casa-studio?
«La quarantena ha stimolato
un’idea, perché io devo lavora-
re a più progetti contempora-
neamente per star bene, quelli
che mi commissionano e quel-
li che mi portano via con la te-
sta. Quindi ho cominciato a
sperimentare scaricando tan-
te clip da YouTube e incollan-
dole. Voglio creare un evento,
ma è complesso, per ora ho

messo insieme una ventina di
secondi».
Che tipo di evento?
«Un accadimento riassunto
con questo collage di immagi-
ni: racconto un’azione, non
una storia. Creo una catena di
movimenti, generata ad esem-
pio dallo sparo di una pallotto-
la o dal lancio di un pallone.
Poi lo metterò sui social, ha le
potenzialità per diventare vira-
le, che è un fatto fortuito».
È il suo videogioco da quaran-
tena?
«Sì, potrebbe essere il mio se-
condo videogioco, fatto con le
riprese in live action».
C’è qualcos’altro che nasce
dalla sua emergenza?
«Sto lavorando anche in ani-
mazione classica, un corto con
la storia di un ragazzo: una se-
ra sente bussare alla porta,
non c’è nessuno ma a terra ve-
de un gatto e una testa decapi-
tata. Sta per chiamare la poli-
zia quando la testa gli parla e
gli chiede di aiutarlo a risolve-
re una situazione, entrando
dentro la pelliccia del gatto.
Lui decide di ascoltarla e im-
mediatamente si trova in un’al-
tra dimensione».

Fantasia noir la sua...
«Sì è il mio genere di visionarie-
tà, la storia l’ho scritta di getto,
una notte. Dormo poco e mi è
venuta in mente guardando
una maschera bellissima che
ho, di un gatto di gomma».
La fa sentire in ansia questa
distanza da tutti?
«La realtà ha connotazioni in-
quietanti oggi e io di solito la
fuggo, come i bambini, a me fa
più paura la vita normale che
l’incubo nato nella fantasia. Pa-
tisco la distanza, ho la fidanza-
ta a Murialdo, non ci vediamo
da una decina di giorni».
Entrerà qualcosa nel motore
della creatività di questa espe-
rienza unica?
«La creatività sarà trasforma-
ta. A me farà percepire di più la
bellezza della quotidianità. Io
vivo di fantasia quasi tutto il
giorno, mentre lavoro, e sono
abituato a farlo da solo, il mio
viaggio sono i miei video. Ma
ora sento la mancanza delle
piccole cose, ho bisogno di an-
dare a pranzo con gli amici, fa-
re una passeggiata in centro,
andare alla Feltrinelli. Ecco,
questo si potrà raccontare».—
© RIPRODUZIONE RISERVATA

VALTER MALOSTI La prossima uscita del regista è “La governante”

“Porto nelle case tre radiodrammi

Non esistevano più, ora sono podcast”

TIZIANA PLATZER

U


n maestro dall’aria
severa e i capelli im-
pomatati chiama al-
la cattedra un bambi-
no. Non c’è scelta, davanti ha
una classe di soli maschi. Il ra-
gazzino con grembiule nero e
fioccone bianco che gli strizza il
collo, si avvicina e butta l’oc-
chio dentro il microscopio, che
pare quello del Piccolo Chimi-
co: sul vetrino c’è il bacillo. Si
muove, guizza e si moltiplica
come un pazzo: è lui, il maledet-
to Koch. Immagine successiva,
il manifesto «Per la Federazio-
ne Nazionale Fascista per la lot-
ta contro la tubercolosi». Sono
le prime sequenze del cortome-
traggio «Pericolo Pubblico n.1»
girato e mandato nei cinema
nel 1938 e in questo caso il lavo-
ro del pioniere dell’animazione
Luigi Liberio Pensuti è materia-
le della massiccia campagna di
sensibilizzazione contro la tu-
bercolosi messa in campo fra il
1930 e il 1940.
Una testimonianza dalla pel-
licola decolorata che in un fra-
me ci rimbalza all’emergenza
pandemica: le regole da segui-
re per combattere il male ai pol-
moni sono igiene personale, pu-
lizia domestica, lavaggio fre-
quente delle mani. È un flash,
la strategia di combattimento,
a distanza di cento anni non è
tanto diversa. E per vedere co-
me va a finire il corto è sempli-
ce, basta cercarlo su Youtube
CinemaimpresaTV, il canale
dove l’Archivio Nazionale Cine-
ma Impresa, che ha sede a
Ivrea – ora chiusa, ma da remo-
to vengono avviati persino i re-
stauri delle pellicole – ha un im-
portante patrimonio di docu-
menti on line. «Stiamo carican-
do nuovi contenuti che danno
uno sguardo sul passato, ma in-
trattengono e divertono – dice
Elena Testa, responsabile
dell’Archivio – Quindi il canale
CinemaimpresaTv è arricchito
quotidianamente da materiali

realizzati dalla aziende».
E in questo mare di storie del
nostro passato e del costume
della società italiana, si può se-
lezionare il film di Pensuti – suo
anche un altro corto sulla stes-
sa campagna, «Crociato 900» –
raffinato lavoro fra animazio-
ne e fiction. Il bacillo è infatti
un disegno animato, che pren-
de l’aereo o sale in mongolfiera
nel momento in cui la realtà rac-
conta di strade poco pulite in
mano a spazzini senza cura, di
uomini che sputano per abitudi-
ne sul marciapiede, di bambini
che lasciano la loro traccia di sa-
liva sfogliando le pagine dei li-
bri: è così che il bacillo di Kock
fa il suo ingresso in bocca, scivo-
la nella trachea con una lanter-
na e si fa largo fino agli alveoli.
Ma soprattutto: in un amen è se-
guito da un esercito di disfatto-
ri identici, con tanto di picconi
per sbriciolare i polmoni. Una
storia per un pubblico popolare
di fine Anni Trenta, per quanto
i consigli siano il visto e sentito
di oggi: i bambini devono farsi
il bagno nei catini, le massaie
devono pulire con sapone e piu-
mini la casa, tutti si lavano le
mani. Certo l’invito di andare
in vacanza in montagna per re-
spirare aria pulita non è un’op-
portunità previsto dal covid19.
C’è anche un altro canale su
cui l’Archivio da oggi ha carica-
to on line circa 250 documenti
e si chiama Documentalia, un
forziere del cinema minore e
d’autore, da ricercare per farne
percorsi personali o rassegne ci-
nematografiche rispetto a temi
come l’urbanizzazione, i docu-
mentari d’arte, la tecnologia e i
cambiamenti delle città, e a
questo proposito è in elenco il ti-
tolo «L’età di Torino» girato da
Massimo Mida nel 1968. Se poi
si vuole seguire la strada delle
abitudini perdute, c’è ancora
un giro possibile sul canale
YoutTube Mi ricordo – l’archi-
vio di tutti, scartabellando fra
filmini di pic-nin e gite al mare,
un buon esercizio a sostegno
dell’umore sereno. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

il film si potrà vedere domani alle 18 su facebook

La surreale Age d’Or di Buñuel e Dalì

sonorizzata live dal torinese Project-To

SILVIA FRANCIA

C’


è chi, al teatro in
streaming – giudi-
cato «piatto» nel-
la sua versione bi-
dimensionale – non vuole cre-
dere né cedere. Come Valter
Malosti, direttore della Fonda-
zione Tpe/Teatro Piemonte
Europa che, alle tante iniziati-
ve di copia-incolla dalla platea
live a quella virtuale, risponde

con una proposta alternativa.
Si arriva nelle case del pubbli-
co, sì, ma in formato audio.
Con i radiodrammi. Gli ultimi
(o quasi) prodotti dalla Rai un
quindicennio fa, tre dei quali
firmati dallo stesso Malosti.
Valter, il Tpe è chiuso. Ma è
fermo del tutto?
«Chiuso sì, in assoluto accordo
con i decreti. Sarebbe impossi-
bile fare le prove,con attori
che arrivano da zone diverse e
poi stando tutti vicini sul palco.
Tra l’altro, non abbiamo nessu-

na fretta di riaprire, per non
mettere a rischio nessuno. Lo
faremo con calma, quando e co-
me sarà possibile. Ma fermi no.
Io sto lavorando, da casa, ai
“Due gemelli veneziani” di Gol-
doni, la nostra prossima produ-
zione, che avrebbe dovuto de-
buttare a maggio a Venezia e
poi andare al Piccolo di Milano
e approdare, la prossima sta-
gione, all’Astra. Ora, niente è
ancora certo, ma le date di Ve-
nezia e Milano con grandissi-
ma probabilità salteranno. È in

forse anche la ripresa di “Giu-
lietta”, spettacolo del 2004 che
riallestiremo all’Astra e che si
ispira al primo soggetto/sce-
neggiatura di “Giulietta degli
spiriti” di Fellini».
Nel frattempo, avete deciso
di premiare i vostri fans con
un cadeau telematico. Di che
si tratta?
«Di un regalo, appunto, per
ora riservato agli abbonati –
ma più avanti, chissà, forse de-
stinato a tutto il pubblico – per
ringraziarli della loro fedeltà.
Non solo hanno pagato per ve-
nire all’Astra e, purtroppo, in
questi giorni devono restare a
bocca asciutta, ma tanti di loro
ci hanno già fatto sapere che,
in segno di solidarietà verso il
teatro, non pretenderanno al-
cun rimborso. Di fatto, funzio-
na così: ogni martedì, per tre

settimane, gli abbonati della
Stagione TPE alle 19.20 rice-
veranno via mail e whatsapp
il link al per l’ascolto dei pod-
cast dei tre radiodrammi fir-
mati da me: “Le amare lacri-
me di Petra von Kant”, appun-
tamento a oggi già diffuso on
line, “La governante” di Bran-
cati, dal 24 marzo e, infine,
“M. Butterfly”, che si potrà
ascoltare dal 31 marzo».
Come vive da attore in stand
by questa quarantena?
«Sono e resto un ottimista.
Nella mia vita ho preso tante
batoste e mi sono sempre rial-
zato per cui tendo a non fare
un dramma di nessuna situa-
zione. Alla fine, ce la faremo.
E faremo, tutti quanti, cose
bellissime. Diverse da prima,
ma bellissime». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

mole antonelliana

Vent’anni di Museo
Amarcord virtuale
e il “Cinemaddosso”

Il regista Donato Sansone

Farsi vedere, come se la por-
tentosa rampa che dall’Aula
del Tempio punta alla cima
della Mole Antonelliana po-
tesse permettersi una scor-
ciatoia: dritta in casa di cia-
scun visitatore. Lì nelle stan-
ze di computer, tablet e dei
cellulari dove compaiono i
meravigliosi abiti dei set
puntati sui manichini digita-
li della mostra «Cinemad-
dosso» con i costumi dell’a-
telier Annamode, allestita al
Museo del Cinema e ora visi-
tabile sul sito http://www.cine-
maddosso.com. La sfilata
della creatività sartoriale
nel viaggio da Cinecittà a
Hollywood è il primo proget-
to social e interattivo del mu-
seo, narrato attraverso vi-
deo, testi e ipertesti, schede
e approfondimenti, e ogni
giovedì, sia sul sito che sui
social del museo, verranno
illustrate le sezioni della mo-
stra. È attiva anche la campa-
gna «The Best Of» sempre
sui canali social, il racconto
dei momenti più importan-
ti del museo degli ultimi
vent’anni ripercorsi con im-
magini e video: da Nanni
Moretti con Roman Polan-
ski e Oliver Stone alla mo-
stra dedicata a Isabelle Hup-
pert, ai tanti ospiti di Tff, Ci-
neambiente e Lovers: «È un
modo per ricordare quello
che la nostra fondazione ha
fatto dal 2000 ad oggi: non
solo il museo e le sue colle-
zioni, ma anche i festival»
dice il direttore Domenico
De Gaetano. T. PLA. —

IL CASO

Una sequenza dal cortometraggio ”Il gatto” del regista Donato Sansone

Viaggio nell’Archivio Nazionale del Cinema Impresa a Ivrea: vecchi documentari, stessa emergenza

Quando il “Pericolo Pubblico n.1” era la Tbc


Cronaca di una guerra vinta contro i bacilli



  1. Un’immagine del film animato «Pericolo Pubblico n. 1» di Lui-
    gi Liberio Pensuti; 2. Il filmino di un pic-nic conservato all’Archi-
    vio Nazionale Cinema Impresa; 3. Un altro filmino amatoriale:
    questa volta di gita al mare, a Boccadasse


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2

«L’Age d’Or» di Luis Buñuel, sceneggiato con Salvador Dalì

Il regista Valter Malosti

La mostra allestita nella Mole

INTERVISTA

SABATO 21 MARZO 2020LASTAMPA 43

T1 PR
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