Il Sole 24 Ore Sabato 28 Marzo 2020 11
Coronavirus Primo Piano
L’EMERGENZA
Commissario all’emergenza. Gli acquisti di materiali
sanitari «effettuati dal governo, dalla Protezione
civile, dalla Consip e dal commissario, resteranno
complementari, in qualche modo suppletivi a quelli che le
regioni possono effettuare» ha spiegato Domenico Arcuri
969
I MORTI IN UN GIORNO
Ieri l’aumento più alto dall’inizio dell’emergenza. I nuovi
contagi 4.401 in lieve calo rispetto ai 4.492 di giovedì
Ospedale Fiera, a inizio aprile
i primi 50 pazienti in terapia
Il fronte del Nord. Non sarà più un ospedale da campo ma una struttura ospedaliera da posti
Contagi in leggero calo ma è record di morti (). Fontana: penso che stia per iniziare la discesa
Sara Monaci
MILANO
Non sarà più un ospedale da campo,
come ipotizzato una settimana fa,
ma una vera e propria struttura ospe-
daliera, con posti per la terapia
intensiva, la grande urgenza nella
lotta al coronavirus. I lavori nei due
ex padiglioni della Fiera di Milano,
mila metri quadrati all’interno del
quartiere Portello, stanno prose-
guendo su tre turni, ore su , con
circa lavoratori. L’obiettivo è cre-
are in tempi record, giorni, una
struttura che rimarrà in piedi per al-
meno mesi per sostenere gli ospe-
dali milanesi, lombardi e probabil-
mente di tutta Italia. Viene definita
una «diga» da Enrico Pazzali, presi-
dente della Fondazione Fiera Milano,
proprietaria della struttura.
Le imprese impegnate sono circa
, reperite con affidamento diretto
gestito d’ente fieristico. Sarà una delle
più grandi strutture per la terapia in-
tensiva in Europa. Si lavora senza so-
sta per tirare su le mura prefabbricate:
in pochi giorni sono stati realizzati i
primi otto moduli, stanze vere e pro-
prie al piano , dove i primi pazienti
probabilmente arriveranno a inizio
aprile. Ogni modulo potrà ospitare
sette persone, con altrettanti respira-
tori. Poi al piano zero ne verranno co-
struiti altri . Ogni modulo ha una sa-
la servizi adiacente.
Il percorso dei medici, la red line,
confluisce direttamente negli spo-
gliatoi a loro riservati, cosicché pos-
sano uscire e entrare senza indumenti
e mascherine contaminate. Ci saran-
no anche stanze per la radiologia.
Il progetto ingegneristico è stato
affidato alla società pubblica Infra-
strutture lombarde, controllata dalla
Regione Lombardia, specializzata in
strutture ospedaliere, mentre i fondi
sono stati in parte raccolti dalla Fon-
dazione Fiera e in parte dalla Regione
stessa. Gli acquisti dei letti e del mate-
riale ospedaliero è eseguito dalla cen-
trale acquisti lombarda, Aria. Si tratta
dunque di una sinergia tra pubblico
e privato. Sono già stati fatti e rifatti
diversi progetti in una sola settima-
na, per aggiungere, migliorare o ridi-
segnare gli spazi. I costi lievitano di
giorno in giorno, si parlava di mi-
lioni ma la spesa è già abbondante-
mente superiore. Difficile quantifica-
re adesso la cifra esatta.
Le risorse a gestione diretta sono
state utilizzate proprio per la costru-
zione dell’ospedale, mentre quelle in-
dirette (tra cui la donazione di Silvio
Berlusconi e della famiglia Caprotti)
vengono utilizzate per comprare at-
trezzature e respiratori.
I respiratori sono arrivati dalla Ci-
na. Adesso ce ne sono circa , poi ne
arriveranno ancora e poi ancora
, nel giro di un paio di settimane. Il
Policlinico di Milano gestirà la strut-
tura e il personale sanitario. Saranno
oltre mille indicativamente gli opera-
tori sanitari. Per ora Cracco sta offren-
do la ristorazione per il lavoratori.
Questa struttura rimarrà in piedi
per almeno sei mesi come sbocco per
gli ospedali in difficoltà. Adesso sono
quelli lombardi ad avere bisogno, ma
potrà servire anche ad altre regioni.
Per i vertici della Fondazione Fiera ri-
mane in piedi l’idea di ospitare la Rai
regionale, come nei progetti di qual-
che mese fa, ma adesso il cronopro-
gramma andrà aggiornato.
Anche ieri c’è stato intanto un ag-
giornamento del bilancio del conta-
gio. Sono . i nuovi positivi, stabili
rispetto ai . del giorno prima (il
totale sale così a . ). I decessi so-
no stati . Secondo il commissario
all’emergenza Domenico Arcuri non
ci sarebbe più «un caso Italia», dato
che tutti i paesi stanno adottando «le
stesse nostre misure», e stiamo pe-
raltro collaborando con Germania,
Francia, Russia, Cina.
Per quanto riguarda la Lombar-
dia, ieri il governatore Attilio Fonta-
na ha detto che «i contagi non stanno
crescendo, per avere una visione rea-
listica bisogna fare la media su alme-
no cinque giorni. Potrebbe essere
iniziata la discesa». I nuovi contagia-
ti sul territorio sono . (dai .
del giorno prima), . totali. Ca-
lano anche i ricoveri, passati a
dai del giorno prima.
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GLI ALBERGHI SANITARI
Aprono i Covid hotel
per quarantene
e casi meno gravi
Dalla Toscana alla Sicilia
attivati oltre mila letti
per liberare posti in ospedale
Marzio Bartoloni
Sono già oltre mila i posti letto che
si stanno aprendo in Italia - dalla
Lombardia alla Toscana fino alla Si-
cilia - nei «Covid hotel» riservati ai
pazienti dimessi dagli ospedali per-
ché ormai sotto controllo o per tutti
quegli italiani positivi al virus che
non sono in grado di fare la quaran-
tena a casa, magari per il rischio di
contagiare qualche familiare.
L’ipotesi di “affittare” alberghi o
addirittura di requisirli per l’emer-
genza Covid è prevista nel decreto
«Cura Italia» e alcune Regioni non
hanno perso tempo e si sono già mo-
bilitate: la Toscana è appena partita
con l’operazione «alberghi sanitari»
siglando convenzioni con hotel
sparsi su tutto il territorio per circa
letti. In Lombardia a Milano il
Comune ha “prenotato” l’hotel Mi-
chelangelo ( posti) vicino alla sta-
zione centrale mentre a Bergamo so-
no i Covid hotel che saranno aperti
nei prossimi giorni. A Modena il pri-
mo è stato appena aperto nella zona
di San Possidonio. E infine anche la
Sicilia ha aperto un bando che ha vi-
sto farsi avanti diverse strutture al-
berghiere per almeno mille letti.
«Chi non dispone di condizioni di
sicurezza a casa propria, come pro-
messo, potrà già essere accolto in uno
dei alberghi sanitari diffusi in tutto
il territorio della Toscana – ha detto
il presidente Enrico Rossi - Gli alber-
ghi sanitari sono soluzioni molti im-
portanti per garantire l’isolamento e
evitare il contagio intrafamiliare, ol-
tre che per alleggerire il carico degli
ospedali e garantire un livello di cura
intermedia per i malati di coronavi-
rus in sicurezza e in isolamento».
I Covid hotel toscani sono a Fi-
renze, Prato, Pistoia Grosseto, Sie-
na, Arezzo, Pisa, Livorno, Lucca e
Massa. L’acquisto della totalità delle
camere è a carico delle aziende sani-
tarie (circa , euro per ciascuna
stanza), che dovranno inoltre prov-
vedere alla fornitura dei pasti e dei
servizi di assistenza di base, come il
cambio di biancheria e lenzuola. In
ognuna di queste strutture ci saran-
no equipe di medici e infermieri per
verificare le condizioni degli assisti-
ti. In alcuni di questi alberghi sani-
tari potranno alloggiare anche le
persone venute a contatto con i po-
sitivi al Covid ma impossibilitati a
fare la quarantena a casa.
Apriranno nei prossimi giorni i
primi tre hotel nella provincia di Ber-
gamo che accoglieranno circa
malati di Covid-. Il progetto è stato
messo a punto dall’Ats di Bergamo
con tre cooperative di medici di me-
dicina generale, che segnaleranno i
possibili casi da inviare in questi ho-
tel per alleggerire il carico degli ospe-
dali. «Si tratterà di un tipo di assisten-
za intermedia tra quella ospedaliera
e domiciliare - spiega Mario Battista
Sorlini, medico di famiglia e presi-
dente della cooperativa Iml - un’assi-
stenza domiciliare integrata, ma fatta
in hotel». Questi alberghi trasformati
in “residenze sanitarie” sono stati do-
tati di ossigeno, idratazione e flebo.
Si attrezza anche la Sicilia con al-
meno mille posti letto ricavati dal-
l’utilizzo di alberghi e residen-
ce: «Ne stiamo cercando almeno
uno in ogni territorio provinciale per
essere pronti - sottolinea il governa-
tore siciliano Nello Musumeci - a un
possibile picco dei contagi che ri-
chieda di tenere in isolamento i sog-
getti risultati positivi, ma che non
presentano particolari sintomi. Ab-
biamo allertato le organizzazioni di
categoria e contiamo su adeguate ri-
sposte al nostro avviso pubblico».
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Pasquale
Ferrante. «Troppi
problemi e
pochissime
possibilità di
confronto. non
possiamo andare
avanti così», è lo
sfogo del
direttore
sanitario
dell’Istituto
clinico Città studi
di Milano
ASSOGASTECNICI CHIEDE ALLE REGIONI DI ATTREZZARSI PER IL TERZO LIVELLO DI CURA
Bisogna creare hub per l’ossigenoterapia
Mancano le bombole, con la
soluzione domiciliare non si
potrà andare avanti a lungo
Cristina Casadei
«Tutti coloro che hanno a casa un
dispositivo per l’ossigenoterapia,
bombola o serbatoi liquido, non in
uso, devono riconferirla al più pre-
sto alla farmacia o, guardando l’eti-
chetta, chiamare l’azienda che la
aveva fornita e che provvederà a re-
cuperarla. È necessaria l’attivazio-
ne di tutti i cittadini». A parlare è
Gian Luca Cremonesi, il presidente
di Assogastecnici, l’associazione di
Federchimica che rappresenta i
produttori di gas tecnici, tra cui
quelli medicali. Il problema della
carenza dei contenitori, però, per
Cremonesi, «si risolverà solo con
gli “hub”, ossia strutture dove più
pazienti possono ricevere l’ossige-
noterapia in un unico luogo, come
in ospedale». Giorno dopo giorno la
domiciliazione dei pazienti è di-
ventata un fenomeno molto più
grande di qualsiasi previsione: «Le
aziende hanno fatto salti mortali,
stanno lavorando su tre turni per
poter riempire i contenitori dispo-
nibili, ragionando solo in termini di
servizio: la nostra priorità è oggi il
servizio. Ma le strutture sanitarie,
per una evidente ragione oggettiva
e cioè la disponibilità di letti, stan-
no mettendo in domiciliare molti
più pazienti di quanto si possa ge-
stire, scelta che non può prescinde-
re dalla reale disponibilità di dispo-
sitivi per l’erogazione dell’ossige-
no», fa notare Cremonesi.
È, questa, una fase in cui lo sce-
nario cambia di ora in ora e si passa
di emergenza in emergenza. I di-
spositivi di protezione individuali
rimangono un problema non risolto
nel settore. «Ancora oggi, il tema dei
Dpi, che sembrava gestibile è invece
di massima urgenza perché i milioni
di mascherine attese dall’estero non
sono arrivate e non ci sono – spiega
Cremonesi -. È indispensabile che le
nostre aziende accedano al più pre-
sto alle disponibilità di questi di-
spositivi, per esempio attraverso la
Protezione civile, altrimenti l’intera
catena del servizio ai pazienti sarà
ulteriormente messa in difficoltà».
Dopo quella dei dispositivi, oggi,
per i gas medicali la nuova emer-
genza è rappresentata dai conteni-
tori, un problema che si è manife-
stato in maniera drammatica so-
prattutto a Bergamo. I multipli delle
richieste sono ormai a doppia cifra,
per alcune aree arrivano anche a -
volte il normale, ma se la produ-
zione non è un problema, lo è invece
la distribuzione. «Sul territorio di
Bergamo ci siamo attivati e abbia-
mo dato una risposta ai nostri inter-
locutori, ossia il Comando dei Cara-
binieri e l’Ats di Bergamo che hanno
suddiviso il territorio, grazie al pre-
zioso supporto della logistica da
parte dei comandanti dei Carabinie-
ri che si sono messi a disposizione
in maniera encomiabile per recupe-
rare le bombole – dice Cremonesi -.
Tutti si sono attivati in un regime di
mutuo soccorso: le nostre aziende
hanno portato qui tutti i contenitori
disponibili, le farmacie stanno col-
laborando nel recupero di quelli
non utilizzati. Per questo ripetiamo
un forte appello a tutti i cittadini af-
finché restituiscano quelli che han-
no ancora a disposizione ma non
utilizzano». Tutto questo sforzo pe-
rò non basta se non viene realizzata
la premessa e cioè «il fatto che ven-
gano attrezzati grandi centri di ac-
coglienza per i malati Covid, in cui
poter rifornire i pazienti nello stes-
so luogo, come avviene negli ospe-
dali, dove sono presenti grandi ser-
batoi che alimentano una rete di di-
stribuzione che porta l’ossigeno fi-
no ai letti dei pazienti».
Dopo quella di Bergamo si sono
attivate anche le altre Ats della
Lombardia (Cremona, Crema, Man-
tova, Monza-Brianza, Milano, Pa-
via) che hanno chiesto ad Assoga-
stecnici di mettere in piedi il model-
lo Bergamo, ma, avverte Cremone-
si, «il problema si potrà gestire solo
creando grandi hub perché la solu-
zione domiciliare non ci consentirà
di andare avanti a lungo. Il fenome-
no che stiamo constatando ci impo-
ne di allertare anche le altre regioni
affinché si attrezzino, fin d’ora, con
questi hub, senza perdere giorni
preziosi». Gli hub, dice Cremonesi,
«possono essere individuati in ex
strutture ospedaliere dove è già
presente una struttura di distribu-
zione dell’ossigeno o strutture che
hanno open space dove è più facile
predisporre una struttura per im-
piantare i tank e creare i collega-
menti ai letti dei pazienti».
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PASQUALE FERRANTE (ISTITUTO CLINICO CITTÀ STUDI DI MILANO)
«Non riusciamo a dimettere i pazienti»
Troppa burocrazia, carenza
di personale e difficoltà
nel reperire i farmaci
Francesca Cerati
«Troppi problemi e pochissime
possibilità di confronto. Non pos-
siamo andare avanti così». È lo sfo-
go sommesso e senza polemiche del
direttore sanitario Pasquale Fer-
rante, dell’Istituto clinico Città studi
di Milano. «Sono giorni e notti che
scrivo alla centrale operativa della
Regione Lombardia senza ricevere
mai una risposta o una possibilità di
un confronto. I problemi sono tanti,
la mancanza di posti, di farmaci e
l’immancabile burocrazia».
Quello che stiamo descrivendo è
un ospedale metropolitano con-
venzionato di dimensioni medio
piccole: posti letto, che nel giro
di poche settimane si è trovato a do-
ver gestire pazienti Covid, più
letti in terapia intensiva (da che
erano) e si stanno preparando per
aggiungerne altri.
«Per noi pazienti sono un
numero enorme se teniamo conto
del fatto che come ci è stato chiesto
dall’unità di crisi abbiamo lasciato
aperto il pronto soccorso anche per
le altre emergenze, differenziando
il percorso per evitare che i malati
Covid, circa ogni giorno, conta-
gino gli altri pazienti. Una situazio-
ne che è arrivata allo stremo, come
accade in molti altri ospedali. Ab-
biamo un consumo di ossigeno che
ha mandato in tilt il nostro impian-
to di erogazione di ossigeno, per-
ché eravamo tarati su una popola-
zione di pazienti diversa da quella
che abbiamo oggi- ci racconta con
l’ansia di chi è consapevole del pro-
blema che deve risolvere veloce-
mente - siamo arrivati a consumare
più del % del consumabile. Sia-
mo subito ricorsi all’acquisto di un
grosso serbatoio da campo e lo ab-
biamo messo nel cortile del pronto
soccorso e almeno per qualche
giorno siamo coperti».
In una situazione già complessa
e devastante di suo, Ferrante la-
menta una burocrazia insostenibi-
le, che non gli consente di dimettere
i pazienti guariti, liberando così i
posti per altri malati. «Per dimette-
re i pazienti ci sono due strade: chi
dispone di un’area isolata in casa
(camera e bagno singoli) può torna-
re al proprio domicilio, tutti gli altri
vengono inseriti in un programma
centralizzato regionale per le di-
missioni per essere distribuiti nelle
strutture preposte alla “convale-
scenza” (Ospedale militare di Bag-
gio, l’Hotel Michelangelo, la Fonda-
zione Maugeri,...ndr). Ma a questo
programma noi non riusciamo ne-
anche a far arrivare la richiesta,
rendendoci inefficaci se a fronte di
pazienti che arrivano al pronto
soccorso ogni giorno non siamo in
grado di dimettere neanche i cinque
degenti che sono guariti».
E poi c’è la difficoltà a reperire i
farmaci. «Aifa qualche giorno fa ha
fatto rientrare nel protocollo per il
trattamento dei pazienti Covid an-
che gli antiretrovirali, ma questi
farmaci, che non si trovano in com-
mercio, non sono disponibili. Ho le
risposte ufficiali delle aziende far-
maceutiche davanti a me: non san-
no né quando né quante confezioni
riusciranno a fornirci». Infine la ca-
renza di personale. «Come tutti sia-
mo carenti di medici, infermieri, di
operatori sanitari - conclude Fer-
rante -, ma a differenza degli ospe-
dali pubblici non rientriamo nel-
l’elenco apposito per richiedere
personale aggiuntivo. Così non
possiamo andare avanti».
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Il presiden-
te Gian Luca
Cremonesi
denuncia
che i milioni
di masche-
rine attese
dall’estero
non sono
arrivate
Il Policlinico
di Milano
gestirà la
struttura e il
personale
sanitario.
Gli operatori
dovrebbero
essere
più di mille
«Remiamo tutti insieme»
IL PAPA IN UNA PIAZZA SAN PIETRO DESERTA
«Siamo tutti su una stessa barca, dobbiamo remare insieme». Così Papa
Francesco, in una piazza San Pietro deserta (evento unico nella storia) e
sferzata dalla pioggia, ha pregato per la fine della pandemia. Il Pontefice
ha poi rivolto la benedizione Urbi et Orbi con l’indulgenza plenaria.
EPA
Il nuovo
ospedale.
Proseguono 24
ore su 24 i lavori
nei due ex
padiglioni della
Fiera di Milano
Per i conte-
nitori le
richieste
sono a dop-
pia cifra: per
alcune aree
arrivano
anche a
10-15 volte
il normale