II Sole 24 Ore - 28.03.2020

(Romina) #1

6 Sabato 28 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore


Primo Piano Coronavirus


GLI INTERVENTI


Ministero dell’Economia. Coprire ex ante un blocco
generalizzato non sarebbe semplice, in un decreto che tra

mille difficoltà prova a superare i 30 miliardi e andrà


finanziato in larga parte a debito, come ribadito ieri dal
ministro dell’Economia Gualtieri

17 miliardi


LE IMPOSTE LOCALI IN GIOCO
L’acconto Imu di giugno vale 10 miliardi, almeno 5 miliardi le
prime rate della tariffa rifiuti e circa 2 miliardi di tributi “minori”

Il governo prepara la sospensione


dei tributi locali fino a novembre


Il decreto di aprile. A decidere saranno i singoli enti, compensati da anticipazioni Cdp coperte


da garanzia statale. In gioco  miliardi dell’acconto Imu,  miliardi di Tari e altri  di voci minori


Gianni Trovati


ROMA

Una sospensione di Imu, Tari e degli


altri tributi locali fino al  novembre.


Compensata da un’anticipazione di
liquidità da Cassa depositi e prestiti

con lo Stato nel ruolo di garante di ul-


tima istanza per andare in soccorso
alla cassa degli enti locali che decide-

ranno lo stop. Stop che potrà essere


definito direttamente in giunta senza
l’obbligo di passare in consiglio.

È questa l’architettura scritta nelle


bozze che preparano il capitolo enti
locali del decreto Aprile. E che come

anticipato dal Sole  Ore del  mar-


zo estendono al fisco locale la so-
spensione già avviata per i versa-

menti delle tasse erariali.


Non è un blocco generalizzato,
perché secondo questo schema a de-

cidere saranno i Comuni e gli altri enti


territoriali. Per ragioni di autonomia
tributaria, certo, ma anche di conti.

Perché in gioco ci sono somme pe-


santi come i  miliardi dell’acconto
Imu di giugno, almeno  miliardi del-

le prime rate della tariffa rifiuti e circa


 miliardi legati ai tributi cosiddetti
“minori” come l’imposta di pubblicità

o l’occupazione del suolo pubblico.


Resta da capire la sorte dei circa  mi-
liardi di Imu che le imprese dovreb-

bero pagare a giugno allo Stato per la
«quota erariale». Coprire ex ante un

blocco generalizzato non sarebbe


semplice, in un decreto che tra mille
difficoltà prova a superare i  miliar-

di e andrà finanziato in larga parte a


debito, come ribadito ieri dal ministro
dell’Economia Gualtieri. E che vedrà

almeno  miliardi assorbiti dalle mi-


sure di sostegno al reddito e dagli am-
mortizzatori sociali il cui costo è

esploso(Sole  Ore di ieri).


Anche per questo il governo sta
scegliendo di lasciare le decisioni agli

enti locali. Ma in un’Italia bloccata dal


distanziamento sociale è facile imma-
ginare che saranno molti ammini-

stratori a scegliere lo stop fiscale. An-


zi. In tanti casi si sta già verificando
una sospensione di fatto, complici gli

uffici svuotati dall’emergenza che in


tanti Comuni hanno smesso di lavo-
rare per esempio nella preparazione

delle cartelle Tari. Anche perché non


è semplice bussare alla porta di im-


prese e attività commerciali chiuse


per il blocco sanitario. Il problema è


chiaro anche ad Arera, l’Authority sui
servizi chiamata a gestire il nuovo

metodo tariffario al debutto proprio


quest’anno: in una delibera appena
approvata (la /), l’Autorità

chiede a Comuni e gestori di segnalare


le difficoltà per poter mettere in cam-
po i correttivi su costi extra e problemi

di riscossione necessari a disegnare
una “Tari per l’emergenza”.

Ma per essere davvero possibile, la


scelta di fermare i versamenti ha biso-
gno di un forte sostegno finanziario

alle casse locali. Che dovrebbe arriva-


re in due modi. Nel decreto sta pro-


vando a farsi spazio un fondo per il so-


stegno agli enti locali fino a  miliardi,


per contenere la prima emergenza.
Ma un aiuto più strutturale dovrebbe

arrivare appunto da Cdp. I soldi agli
enti arriverebbero da un ampliamen-

to delle anticipazioni di liquidità extra


rilanciate dall’ultima manovra (com-
ma ) per facilitare i pagamenti ai

fornitori. Ma i prestiti per coprire la


sospensione fiscale potrebbero avere
«un valore molto consistente», spiega

la relazione illustrativa, per cui serve


una copertura ulteriore, anche per ab-
battere gli interessi. A pensarci sarà lo

Stato, come garante «di ultima istan-


za», che potrà poi rivalersi nei prossi-


mi anni sugli enti interessati riducen-


do i trasferimenti. Ma questo, oggi,
non è il problema più urgente.

A decidere la sospensione sarà la


giunta. Questo passaggio serve a scio-
gliere un dubbio che sta animando le

discussioni negli enti locali, alle prese


con la necessità di gestire i pagamenti
in scadenza al  marzo su imposta di

pubblicità e suolo pubblico. In casi di


emergenza, in realtà, la giunta può già
fermare i pagamenti, come spiega

una sentenza del consiglio di Stato (la


/). Ma è ovvio che una nor-
ma esplicita eviterebbe ogni dubbio.

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EUROPA AL BIVIO


DALL’INDUSTRIA ALLA RICERCA, GOVERNANCE UE DA CAMBIARE


L’


emergenza sanitaria in at-


to ha reso evidente l'assen-
za di una posizione unita-

ria dell'Europa in materia


di sanità e sicurezza pubblica, e
l'incapacità dell'Unione nell'assu-

mere rapide e compatte decisioni


anche riguardo a problemi globali
che influiscono pesantemente

sull'economia e sulla vita sociale di


tutti i Paesi membri. L'emergenza
in corso, che si sta affrontando con

una serie di provvedimenti nazio-


nali privi di coordinamento a livello
europeo e dalle forti implicazioni

degenerative, rischia di compro-


mettere l'intero progetto europeo.
Il quadro economico e sociale

presenta una drammaticità senza


precedenti. Le prime stime lo con-
fermano. La situazione che gli Stati

europei si trovano improvvisa-
mente a fronteggiare costituisce

paradossalmente una opportunità,


una necessità storica per ripensare
l'Europa. La grave crisi in atto ob-

bliga gli Stati membri a concepire


un nuovo spazio europeo comune
in grado di rispondere con velocità

ed uniformità alle urgenze di oggi


e alla variabilità di scenario che ca-
ratterizzerà sempre più marcata-

mente il mondo globalizzato, dal


punto di vista economico, sociale,
così come sanitario ed ambientale.

Lo richiedono anche i cittadini, co-


me emerso nella recente consulta-
zione pubblica dello stesso Cnel.

Dobbiamo riflettere su quale


identità dell'Unione vogliamo,
quale governance e quali regole.

Le sfide alle quali occorre dar pre-


sto risposta pongono in evidenza
i limiti di una costruzione intergo-

vernativa. L'identità europea è
frutto di un assetto istituzionale

disallineato, che da un lato con-


sente l'esercizio della sovranità
monetaria europea e dall'altro la-

scia gli Stati liberi nella fiscalità,


nel lavoro, nella previdenza, nelle
politiche di sviluppo.

Le evidenze critiche sono tante.


Lo vediamo nei grandi programmi
di investimento infrastrutturali.

Nella ricerca e sviluppo. Nell'inno-


vare l'industria. Nelle carenze del
pilastro sociale europeo. Nella ri-

definizione della cornice concor-


renziale e delle regole, sotto la spin-
ta di piattaforme e tecnologie. Nello

spostamento del lavoro e delle


competenze. Così come nella sicu-
rezza e nella difesa. La sfida difficile

che ci troviamo davanti deve aprire


nell'immediato una fase costruttiva
che deve mirare a dotare l'Unione di

risorse e strumenti che da emer-


genziali devono diventare struttu-
rali, e che mettano gli Stati membri

in grado di fronteggiare insieme le
urgenze sociali presenti e future, e

realizzare transizioni rapide come


quelle economica, energetica ed
ambientale. E si può operare già

all'interno degli ampi spazi norma-


tivi esistenti e nel quadro regolato-
rio definito dai Trattati europei.

Le iniziative, forti, prese in que-


sti giorni, sono fondamentali e su
questa linea occorre insistere.

L'emissione di debito garantito da


tutti gli Stati europei (Eurobond)
che - proprio perché comune - può

ragionevolmente essere percepito


come strumento di alta qualità fi-
nanziaria sui mercati globali, appa-

re idoneo a contenere rischi di ca-


rattere sistemico. L'introduzione di
un simile strumento su base stabile

e strutturale, supportato da un bi-


lancio europeo sufficientemente
capiente, darebbe impulso a una

maggiore integrazione economica.


L'ultimo intervento della Banca
Centrale Europea, anch'esso rile-

vante, costituisce un esempio di ri-
sposta efficace a scongiurare pro-

fonde criticità sul sistema econo-


mico. Ma si deve andare oltre, dan-
do ossigeno all'economia reale, alle

imprese in sofferenza, da un lato


attraverso il potenziamento del
fondo di garanzia per assicurare la

liquidità immediata e necessaria da


parte delle banche con restituzione
a  anni, e dall'altro, e perché no,

con una forte iniezione di liquidità


diretta (helicopter money). Mecca-
nismi straordinari, duraturi, per

crisi di natura senza precedenti, e


per una lunga fase di ricostruzione.
Si sta inoltre facendo strada la con-

sapevolezza che il superamento


(non la mera sospensione) del patto
di stabilità, attuato per affrontare e

superare questa fase emergenziale,


debba restare quale strumento per
sostenere le grandi scelte strategi-

che di crescita economica e coesio-
ne, pur sempre in una prospettiva

di equilibrio finanziario. A vantag-


gio dell'unione e dei singoli Paesi.
Un appello forte, quindi, che le

parti sociali nazionali ed europee


rivolgono perché l'Unione affronti
questa fase con la consapevolezza

che occorre rivedere i propri modi


operativi, una sorta di stress test
rispetto a shock di mercato, am-

bientali e sociali, nei confronti dei


quali l'assetto esistente si è dimo-
strato inadeguato.

L'Unione è di fronte ad un croce-


via pieno di incertezze. Va colto il
momento, per mettere in campo

politiche straordinarie, coordinate


e coerenti, pena il rischio di essere
anch'essa una vittima.

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di Elio Catania


IL NEGOZIATO E I DUBBI DELLE REGIONI


Fondi Ue, il piano


per mettere 10 miliardi


sull’emergenza


Provenzano: un anticipo,


poi doppio meccanismo


di rimborso con risorse Fsc


Carmine Fotina
ROMA

Dieci miliardi di euro. È la proposta
che il governo avanzerà all’inizio

della prossima settimana alle Regio-


ni per utilizzare i fondi europei nel
decreto di aprile, e in parte a coper-

tura del decreto Cura Italia, nell’am-


bito dell’emergenza sanitaria ed
economica. Partiranno lettere dal

ministero del Sud, guidato da Giu-


seppe Provenzano, ai singoli gover-
natori. Non sarà un negoziato sem-

plice, viste resistenze già trapelate


nei giorni scorsi dal fronte del Sud,
ma il governo conta di trovare l’ac-

cordo con uno schema che promette


di mantenere la chiave di riparto a
garanzia del Mezzogiorno, esclu-

dendo travasi territoriali, e il fonda-


mentale criterio dell’addizionalità
dei fondi che per le regole delle poli-

tiche della coesione non possono


andare a sostituire risorse ordinarie.
Questa operazione secondo il go-

verno consentirebbe tra l’altro un


rapido assorbimento degli , mi-
liardi relativi ai prefinanziamenti

assicurati dalla Commissione Ue,


non risorse nuove ma di cui si dispo-
ne con un’immediata disponibilità

di cassa. L’idea, riassumendo, è
chiedere ai governatori di utilizzare

una cifra attorno al % dei loro pro-


grammi (Por) -. Le opera-
zioni già selezionate che rischiereb-

bero di essere dirottate per l’emer-


genza verrebbero salvaguardate uti-
lizzando il Fondo nazionale

sviluppo e coesione (Fsc). L’obiezio-


ne principale è che l’Fsc deve garan-
tire risorse addizionali e non sosti-

tutive di interventi già programma-


ti, per questo il secondo pezzo della
proposta prevede che le Regioni

vengano compensate in quota parte


con una tranche aggiuntiva di risor-
se nella prossima programmazione

-. Anche in questo caso si


utilizzerà l’Fsc, con uno stanzia-
mento straordinario che verrebbe

inserito nella prossima legge di bi-


lancio. Uno schema che somiglia
molto a una richiesta di anticipo alle

Regioni. «Di fatto anche con un pre-


mio – osserva Provenzano – perché
alla fine, considerando anche la

prossima programmazione, le risor-


se Fsc aggiuntive potrebbero essere
superiori a quelle che spetterebbero

loro ad oggi, a bocce ferme».


I  miliardi che il Governo punta
a mettere sul piatto potranno fi-

nanziare spese sanitarie, dalle at-
trezzature all’assunzione di medici

e infermieri, misure sociali (am-


mortizzatori sociali e sostegno al
reddito), misure anche per il capi-

tale circolante delle imprese. Il la-


voro di ricognizione fatto in questi
giorni da Agenzia per la coesione e

Dipartimento politiche di sviluppo
è stato piuttosto complesso. Sono

stati individuati , miliardi di


fondi strutturali (sia Fesr che Fse, di
cui , di quota regionale e , di

programmi nazionali) teoricamen-


te attivabili sulla base delle opera-
zioni “selezionate” comunicate a

Roma e Bruxelles. Si tratta di pro-
getti per i quali non ci sono ancora

impegni giuridicamente vincolanti


(al  dicembre al Sud solo il % è
impegnato). Se si considerassero

solo gli impegni, le risorse “libere”


sarebbero anche di più. Su questo
punto però non c’è accordo con le

Regioni, che sulla base delle proce-


dure amministrative già avviate ri-
tengono le risorse attivabili di gran

lunga inferiori (solo -, miliardi).


Di qui la controproposta studiata
dal ministero del Sud per superare

l’impasse, cioè il meccanismo alter-


nativo basato su un anticipo del
% e il ristoro. In questo caso la

cifra finale potrebbe attestarsi ap-


punto sui  miliardi.
In questo schema, circa , mi-

liardi potrebbero essere anticipati


da regioni del Mezzogiorno, , da
regioni del Centro-Nord,  attraver-

so i Pon (programmi nazionali). Le


Regioni temono una centralizzazio-
ne che comprometta l’attuale ripar-

tizione. «Non ci sarà alcuna distra-


zione territoriale di risorse – replica
Provenzano –. Tutto il paese dovrà

fronteggiare l’emergenza economi-


ca e sociale, il problema non è solo
comprare mascherine per le quali

allo stato c’è un fabbisogno molto
più alto al Nord. Le Regioni potreb-

bero chiedere di riprogrammare au-


tonomamente le risorse, se invece
accetteranno di concorrere alle mi-

sure nazionali per l’emergenza


avranno fondi Fsc a salvaguardare
i programmi che in parte saranno

definanziati». Ad ogni modo Pro-


venzano mette in evidenza una nor-
ma del decreto Cura Italia passata

quasi inosservata. Il comma  del-


l’articolo  specifica che le Pa, nel
rispetto della normativa Ue, desti-

nano le risorse disponibili dei loro


programmi alla realizzazione di in-
terventi per l’emergenza.

«È evidente – dice Provenzano –


che per rispettare quella disposizio-
ne di legge e per avere entità di ri-

sorse congrue per l’emergenza le


scelte non possono essere deman-
date alla singola autorità di gestio-

ne. Di qui la necessità di costruire un


accordo politico, con i ministri com-
petenti e con le Regioni». La flessi-

bilità prospettata dalla Commissio-


ne Ue viene giudicata «un’occasione
preziosa per spendere entro i termi-

ni fondi che vedano ancora percen-


tuali di assorbimento modeste. E
non va sprecata, anche per guada-

gnarci flessibilità sul dopo. Quello
che è certo, in questa crisi, è che non

si può pensare di uscirne come se


nulla fosse, continuando con i ritmi
di spesa di prima».

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Tariffa


rifiuti. Arera ha


avviato una
raccolta dati fra

Comuni e gestori


per studiare i
correttivi

necessari a


gestire la tariffa
rifiuti nella fase di

emergenza


IMAGOECONOMICA

Giuseppe


Provenzano. «Per
avere entità di

risorse congrue


per l'emergenza -
spiega il ministo

del Sud - è


necessario
costruire un

accordo politico,


con i ministri
competenti e con

le Regioni»


LA PROROGA


Possibile il rinvio


fino al 30 novembre


SUL TAVOLO DEL GOVERNO





Serve una delibera di giunta
Allo studio nel decreto di aprile

un rinvio dei tributi locali per il



  1. Comuni, province e città


metropolitane potranno


prorogare, con delibera di
giunta, le scadenze di

pagamento delle imposte di


propria competenza, ma senza
superare il termine massimo

del 30 novembre prossimo


LE RISORSE


Anticipi di liquidità


per i mancati incassi





Domanda entro il 31 maggio
Per far fronte ai mancati

incassi temporanei collegati
al rinvio dei versamenti dei

propri tributi, gli enti locali


potranno ottenere le
anticipazioni di liquidità da

Cdp previste dalla manovra


per il pagamento dei debiti
commericiali. La domanda

andrà fatta entro il 31 maggio


I MECCANISMI


Sugli importi scatta


la garanzia statale





Nuovo Fondo al Mef
Una garanzia dello Stato – con

un Fondo istituito presso il
ministero dell’Economia–

assisterà le anticipazioni di


liquidità di Cassa depositi e
prestiti che essendo collegate

ai tributi locali potrebbero avere


un valore molto consistente. In
modo da renderne più agevole

la concessione


‘‘


RAPIDITÀ


L’emergenza


sanitaria ha


fatto


emergere


l’incapacità


dell’Ue di


assumere


rapide e


compatte


decisioni


L’ALLARME DEI COMMERCIALISTI


Miani: serve liquidità


Il lockdown comporta


una perdita di Pil dagli 


ai  miliardi ogni mese


I commercialisti lanciano l’allarme


sugli effetti del blocco causato dal-


l’emergenza sanitaria. Il paese rischia
una perdita del Pil tra gli  e  mi-

liardi per ogni mese di lockdown.


Da un’elaborazione effettuata dal
Consiglio nazionale risulta che nel 

le attività economiche oggi chiuse ave-
vano contributo al Pil - pari a . mi-

liardi - per il ,%, quelle chiuse par-


zialmente per il ,%, quelle ancora
aperte per il ,%. Il presidente dei

commercialisti Miani parla di numeri


drammatici «servono strategia e capa-
cità di visione - afferma - per salvare li-

quidità e consumi» perché un periodo


di lockdown superiore a due mesi


avrebbe impatti a due cifre sul Pil .
Per Miani servono provvedimenti che

partano dalla consapevolezza di questi


numeri e che siano connotati da un co-
raggio e una capacità di visione di quel-

lo che sarà lo scenario economico nei
- mesi di convalescenza dell’eco-

nomia, una volta rientrata la crisi sani-


taria. Il punto. secondo Miani, non è va-
rare uno, due o tre decreti da  miliardi

ma mettere in campo una strategia che


metta al centro la liquidità con cui assi-
curare i consumi essenziali delle fami-

glie e la filiera dei pagamenti tra opera-


tori economici, così da consentire al-
l’apparato produttivo di ripartire men-

tre il sistema si reinventa.


—Fe. Mi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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