La Stampa - 28.03.2020

(Ben Green) #1
Intervento di Stoltenberg dopo gli aiuti arrivati da Cuba, Cina e Russia

Assistenza logistica

Anche la Nato

in soccorso di Roma

È


difficile non reagire
emotivamente di
fronte alla difficoltà
del Consiglio Euro-
peo ad accordarsi
giovedì scorso sulla risposta
alla crisi del coronavirus. La
frase critica del comunicato
stampa («A questo punto, in-
vitiamo l’Eurogruppo a pre-
sentarci proposte entro due
settimane») è in stridente con-
trasto con l’urgenza della si-
tuazione. Comprensibile allo-
ra la tentazione, espressa sem-
bra anche ai nostri più alti li-
velli, di rispondere con un «se
questa è la solidarietà euro-
pea, allora facciamo da soli».
È difficile non reagire emoti-
vamente, ma sarebbe sbaglia-
to farlo. Stiamo ai fatti, riassu-
mibili in cinque punti.
Primo, come ha sottolinea-
to Mario Draghi, l’Italia e gli al-
tri Paesi stanno combattendo
una guerra e una guerra ri-
chiede un forte aumento del
debito pubblico. La perdita di
Pil dovuta alle chiusure è ine-
vitabile (il Pil, il prodotto in-
terno lordo, si chiama così per-
ché qualcuno deve produr-
lo), ma occorre evitare che le
chiusure temporanee causi-
no effetti permanenti. Insom-
ma, occorre assicurare che,
una volta superata l’emergen-
za sanitaria (che richiede di
per sé risorse adeguate), le im-
prese possano tornare a pro-
durre e investire e le famiglie
a consumare. Per questo ser-
ve una politica fiscale eccezio-
nalmente espansiva.
Secondo, dovrebbe essere a
tutti evidente che l’Italia non
può farcela da sola. Quello
che può frenare l’azione italia-
na non sono le regole europee
sui conti pubblici, che fra l’al-
tro sono state sospese. Come
sempre è avvenuto, quello
che frena il nostro deficit è la
difficoltà che abbiamo a pren-
dere a prestito. Insomma, non
basta dire «bisogna fare più de-
ficit»: serve qualcuno che ci
presti i soldi. Abbiamo difficol-
tà a indebitarci perché ci sia-
mo indebitati troppo in passa-
to. Ma non è questo il tempo di
recriminare. Fatto sta che
quando si è capito che il no-
stro deficit avrebbe comincia-
to a crescere, i tassi di interes-
se sul nostro debito si sono im-
pennati, entrando in un terri-
torio pericoloso. Certo, ha con-
tribuito inizialmente l’impres-
sione data dai vertici della Bce
che questa non sarebbe inter-
venuta per impedire un au-
mento dello spread (impres-
sione peraltro poi smentita
dai fatti). Ma questo dimo-
stra, appunto, che non possia-
mo farcela da soli. Dobbiamo
contare sull’aiuto di altri.
Terzo, l’aiuto non potrà ve-
nire al di fuori dell’Europa,
né con l’uscita dall’Europa.

Tutte le aree del mondo sono
colpite dalla pandemia e pen-
sano, prima di tutto, ai pro-
pri interessi. Le massicce ri-
sorse finanziarie di cui abbia-
mo bisogno non arriveranno
certo né dalla Cina, né dalla
Russia, né da altre parti del
mondo. C’è allora già qualcu-
no che invoca l’uscita dall’eu-
ro. Se l’Europa non ci aiuta,
tanto vale andarsene. Che di-
re? Mi sembra questo il mo-
do migliore per scatenare

una bella crisi finanziaria nel
momento peggiore. Non cre-
do serva aggiungere altro: sa-
rebbe anzi meglio evitare fra-
si e toni che possano suggeri-
re che ci si intenda muovere
in questa direzione.
Quarto, la risposta dell’Eu-
ropa alla presente crisi dovreb-
be includere l’emissione di ti-
toli da parte di una istituzione
europea, i famosi eurobond.
Questi eurobond sarebbero
ben diversi da quelli di cui si

parlava una decina di anni fa.
Quelli erano titoli per mutua-
lizzare il debito dei singoli Sta-
ti (accumulato magari per ef-
fetto di politiche dissennate).
Questi nuovi eurobond sareb-
bero titoli emessi per finanzia-
re e, magari, gestire, nuove
spese da parte delle istituzioni
europee, per esempio sussidi
di disoccupazione europei o
progetti infrastrutturali, in
presenza di un grave choc co-
mune. Ma su questo non si è

trovato un accordo al Consi-
glio Europeo. I Paesi nordeu-
ropei non hanno bisogno di
eurobond. I loro conti sono a
posto e possono prendere a
prestito dai mercati finanziari
tutto quello che a loro serve. E
forse temono che questo pri-
mo passo porti poi anche alla
mutualizzazione del debito
passato. Sarà importante rias-
sicurali che questa non è l’in-
tenzione ma non sarà facile. I
Paesi nordeuropei si oppongo-

no anche al coinvolgimento
del Mes, il Fondo salva-Stati, a
meno che, secondo le attuali
regole, non si prevedano con-
dizioni sulle politiche econo-
miche dei Paesi coinvolti. L’Ita-
lia si oppone invece a qualun-
que tipo di condizionalità, an-
che puramente formale o qua-
si. Fatto sta che in queste due
aree (eurobond e Mes) ci si
può muovere solo in presenza
di una comunanza di intenti
che ora sembra mancare. E la
Commissione europea, in as-
senza di tale comunanza e
con un bilancio di dimensioni
minime (l’1 per cento del Pil
europeo), ha le mani legate.
Inutile prendersela con l’istitu-
zione guidata da Ursula Von
der Leyen.
Quinto, se gli interventi at-
traverso eurobond e altre ini-
ziative sembrano al momen-

to difficili, non possiamo
scordarci di quello che sta fa-
cendo la Banca Centrale Eu-
ropea. La Bce ci sta finanzian-
do in modo massiccio. Si trat-
ta di almeno 220 miliardi (ol-
tre il 12 per cento del Pil) di
acquisti di titoli di Stato italia-
ni da qui alla fine dell’anno,
realizzati attraverso i pro-
grammi di «quantitative ea-
sing». Chi denuncia l’inazio-
ne dell’Europa dovrebbe ri-
cordarsi che senza la Bce sa-
remmo probabilmente nel
mezzo di una pesantissima
crisi finanziaria e lo Stato
non avrebbe risorse per muo-
versi. La Bce ha anche dato la
propria disponibilità ad au-
mentare ulteriormente que-
sti acquisti e ha, di recente, ri-
mosso alcuni impedimenti
tecnici che ne avrebbero limi-
tato la flessibilità. Possiamo
sperare che la Bce mantenga
questo approccio costrutti-
vo? Un punto è, in proposito,
critico. Mentre l’emissione di
eurobond, o l’attivazione del
Mes senza condizionalità, ri-
chiede l’unanimità dei Paesi
dell’area euro, le decisioni
della Bce vengono prese a
maggioranza e si può pensa-
re che, come avvenuto in pas-
sato, l’alleanza tra Italia,
Francia, Spagna e altri Paesi
continui a mettere in mino-
ranza il Nordeuropa. Cer-
chiamo quindi di essere con-
creti e muoviamoci insieme a
chi la pensa come noi, in pri-
mis Francia e Spagna, evitan-
do inutili polemiche verso
un’Europa di cui non possia-
mo fare a meno. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla Bce un aiuto da 220 miliardi all’Italia

Ecco perché non c’è soluzione fuori dall’Ue

Siamo troppo indebitati per ottenere nuovi crediti e l’Eurotower ha fatto un maxi acquisto di nostri titoli

Bisogna mettere da parte la tentazione di “fare da soli”, anche rafforzando l’alleanza con Spagna e Francia

I medici cubani al loro arrivo in Lombardia

IL PUNTO

FABIO MARTINI
ROMA

L

e «campagne dell’ami-
cizia» verso l’Italia so-
no tante e non sono
tutte uguali: di alcune
si sa tutto e di più, di altre si sa
poco o nulla. Gli aiuti cinesi
per il coronavirus sono stati ac-
colti all’aeroporto di Pratica di
Mare dal ministro degli Esteri
Luigi Di Maio; quelli russi so-
no stati presentati agli italiani
dallo stesso ministro dai locali
della Croce rossa; i medici cu-
bani appena hanno messo pie-
de sul suolo italiano, hanno
srotolato sulla pista di Malpen-
sa una bandiera del loro Pae-
se. Mentre quelli americani so-
no arrivati alla spicciolata, in
buona parte all’aeroporto di
Aviano e poi indirizzati verso
la Lombardia senza grancassa
e senza seguito di telecamere.
Gli americani – storicamen-
te i più inclini alla propaganda


  • da decenni sono anche i più
    abituati a dare una mano ai
    propri alleati e dunque l’enfasi
    degli altri «soccorritori» segna-
    la un fenomeno originale: la
    pluralità di indirizzi di politica
    estera all’interno del governo
    Conte. Dove coabitano alme-
    no tre aree: i filo-cinesi, i fi-
    lo-russi, mentre resistono (ma
    con minore peso di un tempo)
    coloro che restano leali all’al-
    leanza storica dell’Italia, quel-
    la atlantica con gli Stati Uniti.
    Per sensibilità politica, per
    ruolo e per un buon rapporto
    personale con l’omologo statu-
    nitense, il principale interlocu-
    tore degli americani nel gover-
    no è il ministro della Difesa Lo-
    renzo Guerini del Pd. È lui che
    dieci giorni fa ha scritto una let-


tera a Mark Esper, numero
uno del Pentagono, per valuta-
re la possibilità di un aiuto
americano. Nei giorni successi-
vi è maturata una missione
coordinata dal governo ameri-
cano ma che ha coinvolto alcu-
ne aziende e Ong.
Il 22 marzo, dalla base di
Ramstein in Germania è arriva-
to alla base di Aviano un C-
Super Hercules dell’aviazione
statunitense, che ha sbarcato
un sistema per il monitoraggio
mobile dei pazienti che può di-
ventare operativo con un’ora
di preavviso ed è stato preso in
consegna dalla Difesa. Tre
giorni dopo un nuovo sbarco:
140 letti, barelle, schermi per
il monitoraggio e altre attrez-
zature mediche che con otto
Tir sono stati donati alla Regio-
ne Lombardia dall’ambasciata
Usa in Italia.

Nei giorni precedenti era arri-
vato all’aeroporto di Verona un
Dc8 dalla North Carolina, un
ospedale da campo (poi realiz-
zato a Cremona), spedito dalla
Samaritan’s Purse, un’organiz-
zazione umanitaria evangelica
americana. Alcune aziende -
Amazon, Mc Donald’s, Pfizer,
Eli Lilly - hanno fatto arrivare
circa 15 milioni di euro.
Tre giorni fa Guerini ha telefo-
nato al suo omologo Esper, rin-
graziandolo: tra i due, dopo la
recente visita al Pentagono del
ministro della Difesa italiano, si
è creata una consuetudine di
contatti e nei prossimi giorni po-

trebbero intervenire in Italia an-
che un’ assistenza logistica da
parte della Nato, ma su questo
non c’è ancora un piano defini-
to. Sulla scorta dei contatti per-
manenti tra i due ministri della
Difesa, del supporto Nato han-
no parlato anche il ministro de-
gli Esteri Luigi Di Maio e il Segre-
tario generale della Nato Jens
Stoltenberg. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

“Roma scelga Pechino e lasci il G7”


La falsa notizia del Twitter cinese


FRANCESCA PACI

IL CASO

La solidarietà di
diversi Paesi evidenzia
la pluralità di indirizzi
di politica estera
UFFICIO STAMPA

C’è chi le chiama fake news e chi interpretazione del-
la storia (pro domo sua). Di certo sui social in cinese
il racconto di come il Covid-19 stia segnando il no-
stro Paese ha toni decisamente originali. Nelle ultime ore
a Palazzo Chigi è arrivata l’eco di un rilanciatissimo post
su Weibo, il Twitter del lontano Oriente, in cui si invitereb-
be Roma a lasciare il G7 per allearsi con Pechino (tra le ri-
ghe, un partner assai più solidale degli alleati storici). I
meno filo-governativi tra gli utenti in mandarino fatica-
no a recuperare l’originale, a conferma che l’algoritmo
non puntava a loro, ma segnalano invece altre varianti
della medesima strategia comunicativa, centrata eviden-
temente sull’Italia quale presunto anello debole della ca-
tena europea. «L’Italia annuncia la resa» scrive un post
isolato dal sito di fact-checking“Fullfact”, che spiega co-
me, di fronte al Coronavirus assassino, Roma alzi e brac-
cia e, vinta, si raccomandi al cielo: a corredo della notizia
c’è la foto del nostro presunto premier in lacrime che pe-
rò non è Conte bensì il brasiliano Bolsonaro. —

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

a milano

Salone del Mobile
Salta la kermesse
Si riparte nel 2021

il caso alitalia

Cassa integrazione
per 6.800 persone
L’ira dei sindacati

CARLO COTTARELLI

CLAUDIO FURLAN/LAPRESSE

La videoconferenza del G20 con i capi di Stato e di governo collegati via computer

Circa 6.800 dipendenti di
Alitalia, oltre la metà di tut-
to il personale, rischiano
di essere coinvolti dalla
cassa integrazione nei
prossimi 7 mesi. L’azienda
ha «aggiornato» i numeri
della nuova cigs per il pe-
riodo da marzo a fine otto-
bre. Con il risultato che la
cassa legata al Covid-
raddoppia rispetto alla ri-
chiesta iniziale (2.785).
Immediata la replica dei
sindacati, sul piede di guer-
ra: «Non accetteremo alcu-
na azione che vada nella di-
rezione del ridimensiona-
mento». —
Dopo un rinvio da aprile
a giugno è saltata definiti-
vamente l’edizione 2020
del Salone del Mobile di
Milano. «Si tratta di una
decisione dolorosissi-
ma, prima di tutto per il
contesto drammatico in
cui avviene, con il Co-
vid-19 che ha messo in gi-
nocchio la Lombardia, l'I-
talia e non solo, in secon-
do luogo perché rinvia-
mo di un anno la manife-
stazione del design più
importante al mondo»
ha scritto su Facebook il
presidente di Federle-
gnoArredo Emanuele Or-
sini. L’appuntamento è
per la settimana dal 13 al
18 aprile del 2021. —

Senza l’intervento
dell’Eurotower
attraverseremmo
una crisi pesantissima

L’OPINIONE

SABATO 28 MARZO 2020LASTAMPA 11
PRIMO PIANO
Free download pdf