La Stampa - 28.03.2020

(Ben Green) #1
MONICA SERRA

L

a richiesta di Lucia è
stata una soltanto:
permettere alla mam-
ma di morire nel letto
di casa, risparmiandole lo stra-
zio già vissuto qualche giorno
prima quando era toccato al
fratello Stefano, 49 anni:
“Dimmi se sto facendo la cosa
giusta. Paolo, ti prego”. La
chiamata arriva alla sala opera-
tiva del 118 di Pavia. Dall’altra
parte del telefono c’è Paolo Bal-
dini, da quindici anni infermie-
re e soccorritore. Quella di Lu-
cia è una delle tante storie che
Paolo mai avrebbe immagina-
to di ascoltare prima di questo
mese di emergenza coronavi-
rus. Un mese nel quale alle ri-
chieste di soccorso, ai consigli

e alle paure si sono unite, per
cercare una consolazione, le
chiamate di chi chiede di ri-
sparmiare il tormento di una
morte in ospedale ai propri ge-
nitori. La storia di Lucia è una
di quelle che hanno colpito di
più Paolo. L’ha voluta raccon-
tare lui stesso sui social: “Una
lezione di vita, una dignità che
mi resterà nel cuore”.
Paolo lavora nella sala ope-
rativa di Pianura che copre la
bassa Lombardia (Pavia, Cre-
mona, Mantova e Lodi). Al tele-
fono del 118 ha vissuto la pri-
ma ondata dall’emergenza co-
ronavirus. La media di 2400 ri-
chieste di aiuto al giorno solo
ultimamente si è ridotta a 800.
Dalla sua postazione, ha visto
scorrere “il mare enorme di
malattia e dolore che questa
pandemia sta creando”. Che
ha trasformato le persone che

soffrono: “Non c’è più gente
che urla, che pretende. Chi ci
chiama si scusa, ringrazia,
qualcuno piange. Ma c’è una
consapevolezza, una rassegna-
zione e una dignità che mi re-
steranno impresse per tutta la
vita”. Per questo ha iniziato ad
affidare ai social il racconto
delle sue giornate al 118: “Per
me è uno sfogo, mi aiuta a but-
tare giù i pensieri”, che conti-
nuano a pesare anche quando
il turno finisce. “E poi penso
che sia utile, se può servire a
convincere anche una persona
in più a restare a casa”. Paolo
non ci sta a farsi chiamare
eroe: “Non ho alcuna voglia di
morire in battaglia. Alla sera
voglio tornare a casa dalla mia
compagna, dalla mia famiglia,
dai miei gatti. Faccio solo il
mio lavoro, con professionali-
tà e a testa bassa”.

La settimana scorsa ha pre-
so la chiamata di Anna, che ha
75 anni e una sorella di 80 al-
lettata dopo un ictus. Anna ha
la febbre e non sa come fare.
Comprende anche da sola che
quelli sono i sintomi del virus.
Ma deve dar da mangiare a
sua sorella, non può farla mo-
rire di fame. Ha un paura di in-
fettarla “e un profondo senso
di colpa tipico di chi è mala-
to”, racconta Paolo. “Le spie-
go cosa fare per evitare il con-
tagio: usare la mascherina, i
guanti, non avvicinarsi”. Non
c’è altra soluzione. Anna qual-
che giorno dopo richiama. La
febbre è salita a lei e alla sorel-
la: hanno bisogno di aiuto.
Ma non vuole andare in ospe-
dale, perché non vuole finire
in una struttura diversa da
quella della sorella: “Mi ha
supplicato al telefono e alla fi-
ne, con un collega della sala
operativa, siamo riusciti ad in-
gegnarci per organizzare il
trasporto di entrambe sulla
stessa ambulanza e per lo stes-
so ospedale”. Perché ora che è
tanta la paura di morire da so-
li, lontani dai propri cari, mol-
ta più gente, finché può, cerca
di curarsi a casa: “C’è molta
più consapevolezza”. I pazien-
ti si muniscono di saturimetro
e con l’aiuto del medico gene-
rale si procurano l’ossigeno a
domicilio. “I familiari ormai
sanno che le strutture sono al
collasso, che è difficile trova-
re un posto libero. Che i casi
più gravi rischiano di non arri-
vare in tempo in Terapia inten-
siva, dove ci sono anche perso-
ne più giovani. Sono tormen-
tati dal pensiero che una ma-
dre, un padre muoia da solo”.
Paolo sospira. “Siamo noi,
ora, che dobbiamo convincer-
li ad andare in ospedale”. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LAURA ANELLO
GRAZIA LONGO


Tenuta sociale: appena due
parole che racchiudono un
problema enorme nel Sud
del nostro Paese, Palermo in
testa. Al momento il disagio e
la protesta sono in una fase
embrionale, ma il pericolo
che esploda una bomba socia-
le è alto. I cittadini che per col-
pa del lockdown non posso-
no lavorare e quindi non gua-
dagnano perché non hanno
un’occupazione regolare si
stanno mobilitando, anche
online, per razziare super-
mercati e centri commerciali.
Un fenomeno che sta pre-
occupando non poco le forze
dell’ordine e la nostra intelli-
gence. Dal Viminale e dai no-
stri servizi segreti filtrano no-
tizie sull’esigenza di vigilare
su questi focolai di protesta.
Doppio il canale di moni-
toraggio messo in atto: da
una parte il controllo della
Rete e dei social media da
parte degli esperti informa-
tici per rintracciare gli esagi-
tati più pericolosi, dall’altra
il presidio dei centri com-
merciali reso più facile visto
l’impiego già in corso delle


forze dell’ordine nelle stra-
de per lo più deserte.
Certo è che dopo l’assalto
al supermercato Lidl di viale
Regione siciliana a Palermo,
ieri, da parte di una quindici-
na di persone che hanno
riempito i carrelli rifiutando-
si di pagare alle casse, sono
comparsi presidi di polizia,
carabinieri e guardia di fi-
nanza davanti ai tre princi-
pali ipermercati della città.
Su Facebook qualche ora
prima si era costituito il
gruppo «Noi» ( di cui, secon-
do le indagini, i quindici fa-
rebbero parte) che chiama-
va a raccolta affamati e sen-
za lavoro per andare a svuo-
tare gli scaffali. E ha scelto i
social anche un trentacin-
quenne di Catania che è sta-
to denunciato dopo avere in-
viato un messaggio audio su
WhatsApp con cui invitava
tutti alla disobbedienza per
andare a saccheggiare su-
permercati e rivendite di
prodotti alimentari.
Potrebbero essere le pri-
me avvisaglie se si considera
che, secondo i dati Istat sono


3 milioni e 700 mila gli italia-
ni che vivono grazie al cosid-
detto lavoro sommerso, di
cui l’80 per cento al Sud. Bari-
sti, garzoni, camerieri, ma-
novali in nero, per non parla-
re di coloro che si «arrangia-
no» con lavoretti della bassa
manovalanza criminale co-
me parcheggiatori abusivi,
venditori di sigarette di con-
trabbando e via discorren-
do. Costoro non sono, ovvia-
mente, garantiti da alcun de-
creto governativo e da alcun
ammortizzatore sciale. E
uno studio della Cgil confer-
ma che una persona su tre in
Sicilia (come nel resto del
Sud) lavora in nero. Ambu-
lanti, tuttofare, ma anche
colf e badanti che da un gior-
no all’altro si sono trovati
senza un euro in tasca.
Il nocciolo della questione
dunque - al di là della speran-
za che il contagio da corona-
virus rallenti presto e con es-
so l’isolamento sociale impo-
sto per contenerlo - è tutta
squisitamente politica.
Se il malcontento e la con-
testazione dovessero cresce-
re in modo esponenziale,
mettendo a rischio la tenuta
sociale di una parte del Pae-
se, non si potrebbe certo assi-
stere a folle che reclamano
prodotti alimentari mentre
vengono represse a suon di
idranti e manganelli. Occor-
re dunque una risposta politi-
ca, un aiuto economico con-
creto che possa sedare i foco-
lai della ribellione.
Non è un caso che già qual-
che giorno fa il sindaco di Pa-
lermo Leoluca Orlando e
quello di Siracusa Francesco
Italia, entrambi distanti dal
provvedimento-manifesto
dei Cinquestelle, abbiano
chiesto un’estensione del
reddito di cittadinanza alle
fasce più deboli. E ieri il lea-
der del M5S, Vito Crimi, ha ri-
badito «l’esigenza di estende-
re il reddito di cittadinanza a
tutti i cittadini che non gua-
dagnano a causa delle restri-
zioni per arginare il contagio
Covid-19».
Adesso, intanto, è una
corsa contro il tempo per da-
re risposte prima che la
bomba deflagri. A Palermo
il Comune, in collaborazio-
ne con la Caritas, l'associa-
zione Banco Alimentare e
l'associazione Banco delle
opere di carità ha messo in
campo un portale e un nu-
mero telefonico dove chi è
in difficoltà può chiedere
aiuto. In tre giorni si sono
registrate 1800 famiglie. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

MIRCO TONIOLO / ERREBI

Rivolte al Sud


A Palermo


prime razzie


alimentari


Cittadini rimasti senza lavoro


si mobilitano sempre più aggressivi



  1. Polizia locale in centro a Molfetta 2. Lisa De Virgilio con una mascheri-
    na “Andrà tutto bene”. 3. Il San Giovanni di Dio a Fondi


L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Nella sala operativa della Bassa lombarda da 2400 richieste di aiuto al giorno si è scesi a 800

Un infermiere racconta: “E’ solo perché ci implorano piangendo di restare assieme ai cari”

L’ultima trincea degli anziani soli:


il desiderio di curarsi o morire a casa


IL CASO

Operatori della Croce Rossa nella trincea della Bassa lombarda

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Si monitorano gruppi
web e centri
commerciali
per evitare il caos

REUTERS

ANSA/GIUSEPPE LAMI

REUTERS/ALESSANDRO GAROFALO

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SABATO 28 MARZO 2020LASTAMPA 13
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