La Stampa - 28.03.2020

(Ben Green) #1
GIUSEPPE BOTTERO

È


una situazione diffi-
cilissima, di guer-
ra». Giorgio Mar-
siaj, fondatore del-
la Sabelt e numero uno
dell’Amma, non nasconde
la preoccupazione. «Per
uscire da questo stallo ci
vorranno mesi, tutte le eco-
nomie più importanti lo
hanno capito - dice- Biso-
gna mettere sul tavolo tanti
soldi, e farli arrivare alle
aziende e alle persone. Al
momento le imprese devo-
no anticipare per mesi la
cassa integrazione, abbia-
mo già pagato gli acconti
delle tasse».
Presidente, con l’indu-
stria ferma il problema
maggiore è la mancanza
di liquidità?
«Sì, anche se non è l’unico.
Mario Draghi ha ragione,
abbiamo bisogno di inietta-
re nel sistema imprendito-
riale tutto quello che è ne-
cessario. Bisogna farlo su-
bito, per dare sostegno a
quelli che soffrono di più:
dai nostri collaboratori al-
le imprese più piccole, che
sono la stragrande maggio-
ranza. Ho sempre insistito
sulla necessità di lavorare
quotidianamente con le
aziende della filiera, ades-
so è fondamentale».
Perché?
«Bisogna cercare di salva-
guardarle, garantendo loro
un futuro. Credo che le diffi-
coltà proseguiranno per tut-
ta l’estate, tra qualche mese
dovranno essere in condi-
zione di riaprire e andare
avanti. Gli studi che stiamo
leggendo ci preoccupano.
Negli Stati Uniti si parla di
un aumento della disoccu-
pazione fino al 20-30%, ci
sono milioni di lavoratori
chiedono il sussidio».
Come cambierà la nostra
industria?

«Credo che in futuro si
penserà a riportare a casa
alcune delle produzioni.
Dobbiamo stringere anco-
ra di più i rapporti con i
partner e con il sistema
bancario».
Perché è così importante?
«Se uno fa un prodotto com-
plesso, ha bisogno di diver-
se tecnologie e diversi setto-
ri. Ma quelli che sono più
piccoli avranno difficoltà a
immaginare cosa avverrà
domani. Io dico: sediamoci
allo stesso tavolo, e condivi-
diamo insieme un percorso
a dieci anni. Le aziende so-
no attente all’innovazione,
possono cogliere delle op-
portunità».
Il nostro territorio soffre
più di altri?
«Non nascondiamocelo,
era già in crisi. La disoccupa-
zione giovanile a Torino è

al 34%. L’automotive sta at-
traversando una fase di
grande trasformazione. Mi
sono battuto per un piano
nazionale dell’auto, perché
la nostra città ha sempre da-
to un importante contribu-
to al Paese. Con Anfia, Acea
e altre associazioni di cate-
goria abbiamo portato
avanti una iniziativa impor-
tantissima, nel breve termi-
ne. Non mettiamo in discus-
sione l’elettrificazione, ma i
tempi».
Che cosa proponete?
«Proponiamo di far slittare
il protocollo europeo di
qualche anno, anche solo
due. Siamo di fronte a quel-
lo che gli americani chiama-
no “disaster case”. C’è di
più. In Italia abbiamo poco
meno di 40 milioni di auto-
mobili circolanti, 15 milio-
ni hanno più di dieci o quin-

dici anni. Diamo un incenti-
vo a chi le sostituisce con
una vettura che costi, dicia-
mo, fino a 12 mila euro. Dia-
mo lavoro agli italiani, sen-
za dimenticare l’importan-
za dei i rapporti con l’Euro-
pa. Penso alle parole del
presidente tedesco
Frank-Walter Steinmeier,
che sono molto probabil-
mente il frutto di un rappor-
to eccellenze con Sergio
Mattarella, di cui ho apprez-
zato l’intervento con l’Euro-
pa, e fanno emergere la soli-
darietà del continente».
Su cosa bisogna puntare?
«Sulla crescita, che porta
lavoro. Tema fondamen-
tale. Assieme agli investi-
menti, e allo snellimento
delle regole. Vale anche
per il pubblico. Se sappia-
mo da anni che ci manca-
no 200 mila dottori, cer-

chiamo di facilitare la lo-
ro assunzione».
Basta?
«No. Dobbiamo lavorare
sul turismo, l’artigianato, il
commercio. Immagino un
patto per la ricostruzione».
Nei prossimi mesi è previ-
sta l’elezione del nuovo
presidente dell’Unione
Industriale di Torino. Il
consiglio generale
dell’Amma, prima di Na-
tale, le ha chiesto di can-
didarsi. Lo farà?
«Sì. Ci ho pensato parec-
chio. E’ un momento diffi-
cile, ma non voglio un pas-
so indietro. Desidero met-
termi al servizio, per lotta-
re fino alla fine per elabo-
rare assieme a tanti im-
prenditori, alla società ci-
vile, alla politica e al pub-
blico un percorso di ripre-
sa per il territorio il cui
ruolo è fondamentale per
la crescita del Paese».
Che cosa ha in mente per ri-
partire?
«Torino è un punto di riferi-
mento, dobbiamo lavorare
insieme a Milano, smetter-
la con questi campanilismi.
Il 60% del Pil italiano viene
generato dalle regioni del
Nord. Bisogna intensificare
il sistema, con un progetto
di ampio respiro, un piano
che parta da oggi».
In che modo?
«Mettendoci al servizio
della comunità, delle im-
prese, per dare ancora
maggiore enfasi e spinta a
un progetto di ripresa. So-
no contento di aver preso
questa decisione, anche se
so che la strada è in salita.
E’ come scalare il Monte
Bianco a piedi nudi, però
bisogna provarci. Voglio
che ne veniamo fuori insie-
me. Se si salvano le impre-
se si salva il lavoro. La poli-
tica è al centro, la snaità è
in una situazione dramma-
tica. E’ fondamentale aiu-
tare le aziende. E bisogna
farlo oggi».—
© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Questo territorio ha le possi-
bilità di ripartire. Ma bisogna
essere veloci». Teresio Testa,
alessandrino di nascita, tori-
nese d’adozione, una vita a
curare i rapporti tra le ban-
che e le imprese, da gennaio
guida la direzione regionale
Piemonte, Valle d’Aosta e Li-
guria di Intesa Sanpaolo. L’i-
stituto, a livello nazionale,
ha messo sul piatto 15 miliar-
di di euro, ed è pronto ad au-
mentarli ancora. Di questi, al-
meno un miliardo è destina-

to al Piemonte. Ora questi
soldi vanno «scaricati a ter-
ra», perché «siamo di fronte
a un evento straordinario»,
dice Testa. Ecco perché, spie-
ga, «le filiali si stanno muo-
vendo in autonomia». La
priorità è sostenere le filie-
re, quella cerniera tra le pic-
cole e le medie aziende «che
deve superare questa fase di
chiusura. Dobbiamo tenerle
in piedi, la liquidità è impor-
tante ma forse è più impor-
tante essere veloci».

Secondo Testa «da parte
degli imprenditori c’è molta
consapevolezza, ma le critici-
tà che potranno emergere
sul fronte delle forniture fa-
ranno emergere riflessioni
importanti. Penso che que-
sta situazione possa accelera-
re il percorso di reshoring, di
rientro in Italia delle impre-
se». Al momento sono alme-
no cinquecento le richieste
di sospensione delle rate già
perfezionate. Ora , dice il nu-
mero uno di Intesa, le azien-

de vanno accompagnate. I
numeri dell’impatto del coro-
navirus non ci sono ancora,
ma si possono intravvedere
dei trend per i settori. Non
soltanto negativi. «Questo
territorio, uno dei motori pro-
pulsivi, potrà cogliere delle
opportunità. L’automotive è
in una fase di profondo cam-
biamento, credo che questa
crisi potrebbe portare a delle
aggregazioni nell’industria».
Secondo Testa ci saranno
dei settori che soffriranno di
meno, «penso al Food, alle ec-
cellenze del Cuneese e del To-
rinese. Le aziende farmaceu-
tiche avranno delle opportu-
nità, così come quelle tecno-
logiche». E i consumi? «Li ve-
do molto legati al livello di oc-
cupazione». In ogni caso, si
sta ragionando su come aiu-

tare i commercianti, metten-
do a disposizione «delle risor-
se. Ci auguriamo di poterlo fa-
re attraverso il fondo centra-
le». I crediti deteriorati, in
questo momento, non preoc-
cupano troppo. «Ci aspettia-
mo un impatto non drammati-
co perché avevamo già fatto

pulizia nei conti e perché le
imprese sono molto più soli-
de rispetto alla crisi del 2008.
Si sono in qualche modo "alle-
nate». In questi giorni difficili
c’è chi continua a scommette-
re sul futuro. Ledoga, azien-
da cuneese del Gruppo Silva-
team, sta cercando di accele-
rare grazie a un prestito ob-
bligazionario di 10 milioni
di euro a 7 anni, sottoscritto
interamente da Intesa San-
paolo. «C’è il potenziale per
ripartire e vincere delle sfi-
de», ragiona Testa.
Sullo sfondo, le nozze con
Ubi, e la costruzione di una
«Impact Bank» a Cuneo. E’ la
scommessa su un territorio.
Soltanto a Torino, nel bien-
nio, sono previste 250 assun-
zioni. G.BOT. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

In piazza Solferino ogni giorno c’è chi porta fiori e lascia messaggi di solidarietà. E’ la forza di Torino che vuole reagire

INTERVISTA

GIORGIO MARSIAJ
PRESIDENTE
AMMA

il nuovo direttore del gruppo

Intesa San Paolo, piano da un miliardo


“Il Piemonte ha il potenziale per reagire”


GIORGIO MARSIAJ Il presidente dell’Amma: è un momento difficile ma ho deciso di dire sì alla candidatura alla guida dell’Unione industriale

“Industria, commercio e banche si uniscano


A Torino serve un patto per la ricostruzione”


Teresio Testa

E’ fondamentale
aiutare le aziende
con iniezioni
di liquidtà
E bisogna farlo oggi

IL CORONAVIRUS

SABATO 28 MARZO 2020LASTAMPA 37
CRONACA DI TORINO

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