Corriere della Sera - 08.04.2020

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26 Mercoledì8Aprile2020 CorrieredellaSera


N


LAVITADOPO


Primopiano L’emergenzasanitaria


ILFUTURO


ÈUNPUZZLE


CHEVA


COSTRUITO


INSIEME


SEGUEDALLAPRIMA


Nessuno, poi,ècompetentenellatotalità dei
campi che sarà necessario gestire e armoniz-
zare da qui in avanti. Abbiamo virologi eccel-
lenti, immunologi, analisti di dati, informati-
ci, economistiepsicologi; secapiamo quali
domande rivolgere, avremo indietrodelle ri-
sposte sensate. Da ognuno un pezzetto del no-
stro futuro. Ormai sono parecchi, sparpagliati
sul tavolo: pezzi di virologia e immunologia ed
epidemiologia e macro e microeconomia, pez-
zi inquietanti di sociologia e di psicologia. Ri-
comporli è ilcompito arduo della politica. Ma
percompletareunpuzzle siamo abituati a
guardare la figura sulla scatola, e stavolta la fi-
gura nonc’è. Vainventata. Noi che scriviamo,
esperti di nulla, ci limitiamo acontare i pezzi e
magari a suddividerli in base alcolore,come ci
veniva raccomandato da bambini prima d’ini-
ziare l’assemblaggio.
Primo pezzo. È passato un mese dall’inizio
del lockdown. Ci sono cresciuti icapelli, siamo

notevolmentepiù trasandatiecominciamoa
chiederci se sapremo ancora indossare un pa-
io di pantaloni normali al posto della tuta. La
primavera, intanto, premecontro ivetri dica-
sa, le giornate si allungano e ogni mattina è un
po’ piùcalda e seduttiva della precedente. L’in-
filata difestecomandate si estende davanti a
noiconun’inedita aria minacciosa. Sarà
un’impressione personale, ma mi sembra che
in molti inizino avacillare. Che ci sia più movi-
mento nelle strade. Oforse sono io acedere.
Ma non è ancora iltempo: mollare adessovor-
rebbe dire precipitare in un istante al punto di
partenza. I nuovi infetti, plausibilmente, sono
molti di più di quelli che ascoltiamo nel bollet-
tino delle 18. L’epidemiacontinua nelle strut-
tureancora aperte, nelle interazioniresidue,
neicortili dellecase e dentro lecase stesse. Ab-
biamo bisogno subito, però, di una narrazione
nuovache ci motivi aresistere. L’affollamento
degli ospedali e il bisogno di supportare medi-
ci e infermieri ci hanno incoraggiato a lungo,
gli appelli delle star hanno aiutato, le minacce
d’inasprire le sanzioni molto meno; laretorica
delle pubblicità sulla meraviglia direstarea
casa è diventata stucchevole e rischia diotte-
nerel’effettoopposto. Senza una narrazione
nuova,senza una descrizione anchevaga di
come si presenterà ilcoronapuzzle unavolta
completato, la gentesmetterà di sacrificarsi.
Ricominceremoauscirepiù del dovutoeci
troveremo daccapo.

Secondo pezzo. La fine ultima delcontagio
può arrivare in quattro modi:con unvaccino,
con l’immunità di gregge,con una cura effica-
ce,con un miracolo. Contaresul miracoloè
parecchio rischioso, della cura efficacenon
sappiamo moltoelastradaverso l’immunità
di gregge è incerta eforse pavimentata di trop-
pe vittime (sebbene potremmo trovarci a per-
correrla senza nemmenorenderceneconto).
Pertantodobbiamo assumerecome «fine di
tutto questo» il momento in cui una parteco-
spicua della popolazione saràvaccinata. In
uno scenarioottimistico,ovveroassumendo
che ilvaccino esista già fra i tanti allo studio e
che sia sperimentatoeprodottointempire-
cord, significa non prima di un anno.Unanno:
eccola cornice del nostro puzzle impossibile.
Terzopezzo. Sarà un anno diverso da tutti
quelli che abbiamo vissuto, ma non sarà fatto
da dodici mesi orribilicome l’ultimo marzo.
Tuttodipende, ancora unavolta, dalle curve.
Dobbiamo solo stare attenti a guardare quelle
giuste. Ci ostiniamo aconsiderare i nuovicon-
tagi, quando sono ormaicosì lontani dallare-
altà da aver perso quasi tutto il senso. Se ieri
eravamo a più di 130 milacasi ufficiali, le stime
ci dicono che parliamo almeno di diecivolte
tanto (secondo l’Imperial College, di cinquan-
tavolte tanto).Potremmo farci guidare, in al-
ternativa, dal trend dei decessi, ma anche
quelli sono sottostimatienon sappiamo di
quanto. Inoltre, le morti hanno un ritardo sul
contagio di almeno un paio di settimane, che
rischia di ritardare anche noi. Procediamo alla
cieca quindi? No. Esiste un dato più rilevante,
quello dei ricoveri e delle dimissioni dallete-
rapie intensive degli ospedali.Undato che di-
venterà ancora più affidabilecon la deconge-
stione progressivadeireparti del Nord. Ciò
chevogliamo assicurarci per poter «convivere
con il virus» nell’anno cheverrà è che tutte le
persone bisognose di cure possano riceverle. Il
viruscontinuerà a farci ammalare, anche gra-
vemente, ma noi saremo tutti trattati al meglio
delle possibilità mediche. Quel tasso di letalità
apparente che finora in Italia ci ha sconvolti si
attesterà sulvalore intrinseco della malattia. E
noi andremo avanti. Eccoil nuovoequilibrio
sostenibile a cui dobbiamo puntare, sebbene
appaia, a descriverlo, un po’ triste.
Quartopezzo. Ilcontagio non hacolpitoil
nostroPaese in maniera omogenea, lo sappia-
mo. Ma latendenza all’uniformità, alconta-
giarci tutti, è purtroppo un’altracaratteristica
intrinsecadiquestacome di ogni epidemia.
Ciò significa che leregioni finora «risparmia-
te» sono proprio quelle a cui prestare maggio-
reattenzione.Imotivi sono svariati. Innanzi-
tuttolapercentuale di suscettibili al Centro-
sud potrebbe esseresignificativamentemag-
giorerispettoacerteareedel Norddoveun
principio d’immunità gruppale si staforsefor-
mando (ma lo sapremo solo quando avremo a
disposizione itest adeguati). L’estate, severrà
data la possibilità, attrarrà flussi massicciver-
sozone dovelacapacità dei serbatoi ospeda-
lieri è inferiore e non è stata rafforzata durante
l’emergenza. L’equilibrio fra nuovi ricoveri e
posti liberi interapia intensiva potrebbe quin-


Glialienisiamonoi
L’annocheverràsarà
alieno.Eallafine
assomiglieremo
unpo’adeglialieni
anchenoi,conguanti
emascherineedistanze
disicurezza.Ilpaesaggio
saràqualcosa
chenonabbiamomai
vistoe,perunavolta,
abbiamol’occasione
didisegnarlopiùsimile
acomelovogliamo

diSergioHarari


Testsuglianticorpi,app,


imedici egliinfermieri


messiinsicurezza


Solocosì sipuòripartire


Ilcommento


L


a fine del tunnel è purtroppo ancora
lontana, è bene saperlo, ma da qualche
giorno finalmente sicomincia
a intravedere una luce che ci fa
ben sperare e ci permette dicominciare
a pensare al futuro del nostroPaese
dopo Covid-19.Renderecompatibile
il ritorno alla normalitàcon i pericoli legati
alla persistenza del virus nella nostra
comunità,come harecentemente
sottolineato il ministro della SaluteRoberto
Speranza, non sarà per nulla semplice.
Nessunovorràtornare al lavoro
e alleconsuete attività quotidiane, se non
in tranquillità. Questo è e sarà il problema
centrale da affrontare nelle prossime
settimane dal quale dipenderà la ripresa
economica e sociale, nazionale e
internazionale. La prima priorità

sarà mettere in sicurezza il personale
sanitario, sia per potere continuare
a garantire l’assistenza ai malati
(purtroppo non si può escludere una
fiammata di ritorno del virus), sia per evitare
che medici e infermieri possano diventare
vettore dicontagio per la popolazione
generale, visto l’alto tasso di infezione
che purtroppo hannoregistrato. Fra
poco diventerà urgente affrontare

Ilritornoallavoro
Ilpercorsoversolanormalitànon
èsemplice:nessunovorràtornare
allavoroealleconsueteattività
quotidianesenonintranquillità

diPaoloGiordano

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