Corriere della Sera - 22.02.2020

(Sean Pound) #1


Corriere della Sera Sabato22Febbraio2020 55


Spettacoli


Pop


Alanis Morissette
ritornaaproporre
l’album di culto
«Jagged Little Pill»

Venticinque annifa si fece conoscere in tutto il mondocon quelle
ballad appassionate, un po’ litanie, un po’rock’n’roll, contenute nel
disco Jagged Little Pill , presto diventato cult: spiritata quasi, la
canadese, poi naturalizzata americana, Alanis Morissette, da
cantante underground siconsacrò velocemente popstar globale.Da
allora la suacarriera haavuto alti e bassi, ma il ricordo di quell’album
è più vivo che mai.Per questotorna a riproporlo nell’imminentetour
europeo chefarà tappa anche a Milano, alForum il 15 ottobre.
Insieme al nuovo disco Such PrettyForks In TheRoad , in uscita il 1°
maggio, il primo dopo otto anni diassenza.

FestivaldiBerlinoIn gara «Volevo nascondermi» di Diritti. Il protagonista:4ore di trucco


Nella mente di Ligabue


Elio Germano: «Pittore simbolo dei nostri traumi


Io a14anni ero deriso perché recitavo ateatro»


TraleteleElio Germano, 39 anni, nei panni del grande artista Ligabue. L’attore per interpretare questo personaggio si è sottoposto a sedute di trucco che rimodellavano i suoi lineamenti


Ilprofilo


●Antonio
Ligabue (1899


  • 1965, foto) è
    stato un pittore
    e scultore
    italiano tra i più
    influenti: nel
    1928, grazie
    all’incontro con
    Renato Marino
    Mazzacurati,
    aveva iniziato
    la sua carriera
    artistica


●Il film diretto
da Giorgio
Diritti, vede Elio
Germano nei
panni del
pittore: oltre a
ripercorrere le
vicissitudini di
Ligabue,
racconta
l’Emilia in cui
l’artista ha
vissuto, fino
alla sua morte

«Minamata»


L’atto d’accusa di Johnny Depp:


film contro i disastri ambientali


I


l basco, la giacca verde stile militare,
capelli e barba arruffaticon un effetto
alla Che Guevara.Johnny Depp è
irriconoscibile nel film di denuncia
Minamata , dalla localitàcostiera
giapponese dove avvenne un disastro
ambientale, oltre 2.000 vittime.Una fabbrica
chimica scaricava in maretonnellate di
mercurio che avvelenava acqua e pesci. Il
caso fu scoperto nel ’56, per decenni le
richieste di risarcimentovennero rifiutate. Il
regista è il giovane Andrew Levitas.Johnny
Depp viene accoltocome sefosse rinato, la
sala apprezza la misura nelrestituire un
grandefotografo USA, alcolizzato,con
tendenze suicide. W. Eugene Smithfece un
reportage sulcaso per Life nel 1971, sette
anni prima di morire. «Da giovane avevo una
strana fascinazione per lui, pensavo che W
fosse perWonderful, è difficile credere a ciò
che è successo, la gente non potevafar nulla,
gli arti irrigiditi, la paralisi, quel senso di
impotenza locontinuano ad avere perché gli
effetti di quel disastro non sonocessati.Un
film politico che fa aprire gli occhi». (V.Ca.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

DivoL’attore e musicista
americano Johnny Depp, 56 anni

diPaoloMereghetti


Quei tormenti


dell’artista


in una grande


prova d’attore


Ilcommento


U


n lungo percorso di
riscatto alla
disperata ricerca di
se stesso, del proprio io.
Questa è la storia del
pittore Antonio Ligabue
secondo Giorgio Diritti
che l’ha raccontatacosì in
Volevonascondermi ,
applaudito ieri alla
Berlinale.Per far pacecon
se stesso e imparare a
controllare le paure e le
ossessioni (soffriva di
misofonia:certi rumori
come latosse lo
ossessionavano), dovrà
compiere una lunga
strada, fatta di sofferenze e
vergogne (la prima
inquadratura è solo per il
suo occhio, che si

nasconde sotto un abito
nerissimo) perché
l’infanzia era stata
dolorosa: «Tu non meriti
di esistere» lo apostrofa il
maestro elementare. E già
adolescente si presentava
scusandosi perché «io non
so stare alleregole».Poi
troverà anche persone
comprensive, potrà
coltivare la passione per il
disegno,verrà
riconosciuto per quel che
vale — «sono un artista»
— ma la lottacon le
proprie angosce non finirà
mai. Questo percorso
biografico, però, è solo
un’esile traccia perché
Diritti noncercauna
ricostruzione tradizionale,
ma piuttosto vuole
illuminare singoli
momenti, anche acosto di
offuscarecerti riferimenti
cronologici (i ricoveri in
manicomio, per esempio).
Sceglie solo quello che
può raccontarci lafollia, la
paura, il mistero di un
personaggiotormentato,
che Elio Germano fa vivere
con controllatissima
maestria, mai una
sbavatura di troppo, mai
uncedimento alfolclore o
al romanzesco. In un
mondocampagnolo che
risplendecome in un
quadro a olio, Volevo
nascondermi ci
accompagnacon
delicatezza e dolcezza
(come si sente che Diritti
ama il suo personaggio!
Quasi da identificarsi)
nellatesta e nel cuore di
un essere umano che altri
uominivolevano mettere
al bando. Commovente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

RegistaGiorgio Diritti, 60 anni


DAL NOSTRO INVIATO


BERLINOI capelli radi, la bocca
semiaperta, storto, rachitico, i
pantaloni di tretaglie più
grandi. Elio Germano «è» let-
teralmenteilpittoreAntonio
Ligabue nel film Volevona-
scondermi
di Giorgio Diritti,
in gara alla Berlinale.
Ungrandeassolo?
«No, il film non vuole es-
serlo. Mi auguro che si parli di
quell’artista fragile e non del-
la mia performance, di quel-
l’uomo sbagliato, abbandona-
todai genitorieallontanato
da quella adottiva svizzera do-
po una sua aggressione, che
trovalasua strada di esistere
senzacompromessi percom-
piacereilpubblico, edèuna
grande lezione.Perchéèuna
storia potenteemisteriosa,
una dimensione estremizzata
in cui in tanti si possono rico-
noscere. Ligabueèlaparte
più fragile di noi, che acquista
un orgoglio e una sua dignità.
Io sono più piccolo di quello
che raccontiamo».
ChepostoavrebbeLiga-
buenell’Italiadioggi?

«Sarebbe borderline ,gesti-
to con interventi di assistenza
psichiatrica. La suafollia na-
scevaquando il fascismo ti
sbattevainmanicomio per-
ché non avevi lavoro, eri senza
fissa dimora e dormivi nei fie-
nili, non eri sposato...Oggi
unocome lui non sarebbe
nemmenocalcolato, tuttoè
schiacciato sul mercato, quel-
lo che nonvendeenon pro-
ducenonconta nulla, anche
gli anziani sono degli scarti,
figuriamoci il matto».
Manonerasoloderiso...
«Sì, gli permettevano di an-
dareinmoto,neaveva12 e
gliene funzionavauna. C’era
una sorta di accettazione e di
riconoscimentosociale. Oggi
gli artistiovengono ricono-
sciuti dall’alto oppure sempli-


cemente non esistono».
Puòspiegaremeglio?
«Io a 14 anni anziché gioca-
re apallone mi iscrissiauna
scuola direcitazione, facevo
teatro e al quartiere mi scher-
nivano, pensavano: sei gay,
sei problematico,cos’hai? Do-
po Shakespeare mi proposero
Unmedicoinfamiglia ,che
pensavo meno qualitativo e la
gente invecevoleva farsi lefo-

toconme, mi mettevano i
bambini in braccio. È una me-
tafora chevale per tutti».
Latrasformazionefisica?
«Il naso, le guance, le orec-
chie, ilcollo, le rughe... Quat-
tro ore di truccoprostetico al
giornoconlastessa équipe
che ha avutoFavino per Bu-
scetta, ma noi abbiamoco-
minciatoprima. Ogni giorno
rimodellavano,cominciavano

dacapo. Sono gli scultori di
oggi. Era necessario, altri-
menti dovevofare la faccia del
matto e unarecitazione sopra
le righe. Insistere sulla defor-
mità sarebbe stato un errore,
non avrei potuto interpretare
Ligabue liberamente».
Havistolosceneggiatotv
sulpittoreconFlavioBucci,
l’attoreappenascomparso?
«Non ho guardatoniente,
mi sono affidato agli aneddoti
di chi loconobbe. Dacollega,
miferisce il fatto che Bucci lo
si ricordi solo per Ligabue».
Isuoireiettiagliestremi,
LeopardieLigabue?
«Da un artista tuttosulla
parola a uno che si esprime in
un dialettospesso incom-
prensibile doveimpasta lo
svizzerotedescoel’emiliano.
Era la sua dimensione di au-
tenticità. Ho anche frequenta-
to uncorso di pittura».
Comesièavvicinatoa
queidémonisutela,allavio-
lenzaprimordialedeiqua-
dridiLigabue?
«I suoicolori erano il san-
gue dei gatti, lo stercodei pic-
cioni, la bile degli animali
morti. Agli uomini preferiva
le bestieferoci e esotiche mai
viste. Dipingeva le piante che
vedevasulle rivedel Poche
trasfiguravaingiungla per
esprimerelesue difficoltà,i
castelli della sua infanzia, ciò
che aveva dentro».
HaduefilmallaBerlinale.
«Ho Favolacce dei fratelli
D’Innocenzo. Mi augurosia
importanteper il cinema ita-
liano che meriterebbe di più
ma è dimenticato dai media».
ValerioCappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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