La Stampa - 22.02.2020

(Nandana) #1

EF


ECONOMIA


& FINANZA


Acquisti sul titolo a Piazza Affari, ma l’ipotesi Ubi è troppo complessa


Montepaschi al centro del risiko


Ma la soluzione è ancora lontana


ROMA


M


ancano solo gli
ultimi dettagli
che verranno
messi a punto al
più tardi entro la fine di que-
sto mese. L’accordo fra gli
sherpa del governo e gli av-
vocati della famiglia Mittal
sulla ex Ilva è ormai chiuso:
lo Stato torna azionista del-
la più grande acciaieria
d’Europa.
Gli indiani rinunciano al-
la richiesta di recesso dal
contratto di affitto, il gover-
no ritira il ricorso di fronte
al Tribunale di Milano. Per
non trovarsi con diecimila
persone per strada, il contri-
buente pagherà circa un mi-
liardo di euro, di fatto uno
sconto di oltre la metà su
quanto il gigante dell’accia-
io si era impegnato a paga-
re: il credito del governo si

trasformerà in una quota di
Mittal Italia. Quanto varrà
la quota, lo si capirà in un se-
condo tempo.
Il pre-accordo fra le parti
prevede una due diligence,
ovvero la verifica di un’ana-
lista indipendente sul valo-
re degli stabilimenti, e tenu-
to conto della crisi che nel
frattempo ha colpito il setto-
re. Non sarà certamente me-
no del trenta per cento, pro-
babilmente di più. La quota
dovrebbe essere rilevata da
Invitalia, anche se - raccon-
tano i ben informati - non si
può ancora escludere il ri-
torno in campo della Cassa
depositi e prestiti. Se il veto
degli azionisti privati - le
Fondazioni bancarie - venis-
se meno, il Tesoro non sa-
rebbe contrario all’investi-
mento. Un investimento
che però non garantisce nes-
sun utile, e per questo in-
compatibile con lo statuto
della Cassa. Tutto avverrà

molto lentamente: il pre-ac-
cordo prevede di chiudere
l’operazione entro novem-
bre di quest’anno.
Il leader dei metalmecca-
nici Cisl, Marco Bentivogli,
non è soddisfatto: «In que-
sta fase non siamo stati coin-
volti. Speriamo solo che la
partecipazione pubblica
non serva ad agevolare la
exit strategy dell’azienda».
Il sospetto è legittimo: pri-
ma del pasticcio attorno al-
lo scudo penale sui reati am-
bientali, i Mittal avevano
promesso ben quattro mi-
liardi di investimenti. Una
cosa è certa: la nuova Ilva a
partecipazione pubblica im-
piegherà a regime almeno
tremila persone in meno di
oggi. Ufficialmente non lo
conferma nessuno, ma i nu-
meri che circolano fra gli ad-
detti ai lavori sono questi: ai
mille e più lavoratori in cas-
sa integrazione se ne ag-
giungeranno altri duemila.

Nell’arco di un triennio que-
ste persone usciranno dall’a-
zienda. Dei cinque altoforni
originari ne dovrebbero ri-
manere tre o quattro. Il più
grande di questi - il numero
cinque - dovrebbe essere
rinnovato in tempi rapidi.
Dimenticate però le pro-
messe di fare dell’Ilva un’a-
zienda “full green”. Due al-
toforni resteranno a ciclo
integrale, un terzo dovreb-
be funzionare a gas, al del
quarto un forno elettrico.
Non è probabilmente quel
che sperano i tarantini, ma
è il prezzo da pagare per
mantenere viva l’unica vera
grande azienda del Sud.
Sempre che nel frattempo
non si scateni la recessione
che potrebbe affossare una
società che perde già cinque-
cento milioni di euro l’an-
no. Un salasso per Pantalo-
ne, già provato dalle perfor-
mance di Alitalia.—
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il socio arabo al 49% della ex meridiana


Qatar si sfila dal rilancio di Air Italy
“Non siamo più interessati a investire”

3


I numeri di altoforni che
dovrebbero rimanere
nello stabilimento
ex Ilva a Taranto

È partita ufficialmente ieri, nello stabilimento di Melfi, in
Basilicata, la produzione della Jeep Compass per il merca-
to europeo (in precedenza veniva realizzata in Messico).

Melfi, prodotte le prime Compass


MILANO


Jean Pierre Mustier sarebbe
pronto a lasciare Unicredit
per andare in Hsbc. Sono le
17.15 quando Bloomberg ri-
lancia la notizia di un possi-
bile addio imminente del
numero uno del gruppo di
piazza Gae Aulenti. Notizia
già circolata giovedì, alla
quale però il mercato non
sembrava aver dato credito.
Ieri, all’opposto, il titolo Uni-
credit - già al centro dell’at-
tenzione di un mercato ner-
voso per i casi di Coronavi-
rus registrati in Lombardia -
è scivolato pesantemente
nel finale fino a chiudere in
calo del 3,89%.
«No comment» è l’unica
cosa che esce da Unicredit.
Secondo quanto ricostrui-
to, la trattativa con il colos-
so bancario inglese è anco-
ra in corso, ma al momento
non sono ancora previste
comunicazioni ufficiali. «Fi-
no a lunedì non succederà
niente», spiega una delle
fonti interpellate da La
Stampa. A complicare la
partita, si spiega, anche il
fatto che la poltrona di
Noel Quinn, che ha assunto
nei mesi l’incarico ad inte-
rim in Hsbc, non si libererà
fino al giugno prossimo.
Giovedì era emerso come
proprio Mustier fosse il
«candidato principale» per
guidare Hsbc nell’ambito
del processo di selezione

del nuovo amministratore
delegato. Quinn è alla gui-
da del colosso bancario da
agosto - dopo l'estromissio-
ne repentina di John Flint -
e proprio questa settimana
ha annunciato un maxi pia-
no biennale di ristruttura-
zione con annesso taglio di
35 mila dipendenti.
Un'uscita di Mustier da
Unicredit non sarebbe indo-
lore. Il manager arrivato al-
la guida del gruppo per sosti-
tuire Federico Ghizzoni
nell'estate del 2016 ha cam-
biato completamente il vol-
to dell'istituto. L'ad con il
suo primo piano “Tran-
sform 2019” ha tagliato pro-
fondamente i costi e ceduto
le quote in Pioneer, Pekao,
Fineco, Mediobanca e, da ul-
timo, rivisto l'esposizione in
Turchia decidendo di scio-
gliere la joint venture che
controllava Yapi Kredi e suc-
cessivamente ha tagliato ul-
teriormente la quota rima-
sta in possesso.
A dicembre è stato poi
presentato il nuovo piano
al 2023 che punta a un utile
di 5 miliardi e ha in pancia
anche 8.000 tagli, di cui
6.000 in Italia, e per i quali
sono già partite le trattati-
ve con i sindacati con un
nuovo round di incontri già
da martedì prossimo, dopo
i colloqui già avvenuti con
il ministro del Lavoro, Nun-
zia Catalfo.

Se la trattativa verrà fina-
lizzata, Mustier diventereb-
be il primo esterno a guida-
re in 155 anni di storia a gui-
dare Hsbc, la cui cultura
aziendale è storicamente ca-
ratterizzata da una lunga
permanenza di manager al
vertice dell’istituto.
Il profilo di Mustier è
emerso tra gli altri candida-
ti anche per l’esperienza ma-
turato nella sua carriera pri-
ma di arrivare a Unicredit.
In 22 anni in SocGen è stato
a lungo a Londra e ha guida-
to la divisione di corporate
and investment banking del-
la banca francese. Sempre
per SocGen è stato anche a
Hong Kong, dove Hsbc è sto-
ricamente forte e anche
nell’ultimo piano di ristrut-
turazione presentato a ini-
zio settimana l’Asia è indica-
ta come una delle aree di svi-
luppo per il futuro del grup-
po bancario.
Il possibile avvicenda-
mento al vertice di Unicre-
dit è solo un tassello dei
grandi movimenti al verti-
ce di importanti banche.
Da ieri, un ex Unicredit co-
me Sergio Ermotti è sul
mercato. Il gruppo svizze-
ro Ubs ha annunciato infat-
ti che Ermotti lascerà il suo
incarico di amministratore
delegato che ricopriva dal


  1. Al suo posto arriverà
    da Ing Ralph Hamers. —
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit

IL CASO JEEP


Il 28 febbraio la firma: l’esecutivo avrà una quota intorno al 30%. A regime tremila esuberi

Critico Bentivogli (Cisl): speriamo non sia solo la premessa per l’addio degli indiani

Dallo Stato un miliardo per l’Ilva


C’è l’intesa tra governo e Mittal


Taranto: lo stabilimento ex Ilva rilevato dal gruppo indiano Arcelor Mittal

BRUXELLES
Non sono bastati due giorni
e una notte di negoziati: il
summit Ue straordinario si è
chiuso senza un accordo sul
bilancio 2021-2027. «Le di-
vergenze tra i Paesi si sono ri-
velate troppo grandi» ha am-
messo Angela Merkel al ter-
mine della riunione-fiume.
Irremovibili i quattro “fruga-
li” - Austria, Paesi Bassi, Da-
nimarca e Svezia - che non
si sono mossi di un millime-
tro dalle loro richieste: bud-
get limitato all’1% del reddi-
to nazionale lordo Ue e
sconti sulle loro quote con-
tributive. «Una rigidità in-
giustificata» li ha attaccati
Giuseppe Conte, che è tor-
nato a chiedere lo stop degli
sconti per quei Paesi, «an-
che per la Germania».
«Abbiamo bisogno di più
tempo» ammette Charles
Michel, presidente del Con-
siglio europeo, che non è
stato in grado di far conver-
gere i 27 su una posizione
comune. Tutto rinviato a da-
ta da destinarsi. Serviranno
settimane (o forse addirittu-
ra mesi) di negoziati infor-
mali prima di rimettersi at-
torno al tavolo. Ma il tempo
stringe: «Senza un’intesa
entro fine anno - ha avverti-
to Ursula von der Leyen,
presidente della Commis-
sione Ue - non avremo un bi-
lancio. E questo vuol dire
niente Erasmus, niente aiu-
ti per le regioni...».
Le trattative iniziate nel
pomeriggio di giovedì sono
proseguite tutta la notte,
con una serie di incontri bila-
terali tra Michel e ognuno
dei leader per capire le ri-
chieste dei singoli. I faccia a
faccia son andati avanti fino
alle 6.30 del mattino, dopo-
diché i 27 si sono ritrovati al-
le 10 del mattino. Ma prima
di sedersi nuovamente tutti

attorno al tavolo ci sono vo-
lute altre nove ore di con-
fronti e mini-riunioni a grup-
pi di Paesi per definire la stra-
tegia negoziale. Merkel e
Macron hanno provato a fa-
re da mediatori tra i due prin-
cipali club, con i quali erano
rispettivamente in sintonia:
da un lato i quattro frugali
(vicini alle istanze di Berli-
no), dall’altra i diciassette
“ambiziosi”, che come Pari-
gi chiedono un bilancio più
generoso con maggiori fon-
di per coesione e agricoltu-
ra. Ai leader del Sud e dell’E-
st Europa si è aggiunto Giu-
seppe Conte: alla fine del
vertice il gruppo ha affidato
all’Italia, alla Romania e al
Portogallo il compito di lavo-

rare a una contro-proposta.
Nel pomeriggio di ieri la
Commissione europea ha
cercato di sbloccare l’impas-
se mettendo sul tavolo una
proposta sulla falsariga di
quella presentata da Mi-
chel, ma rivista al ribasso:
dall’1,074% all’1,69%, cir-
ca sei miliardi in meno.
Con più fondi per agricoltu-
ra e coesione, tagli alla Di-
fesa, ma il ripristino degli
sconti per i cinque Paesi, ai
quali sono state offerte an-
che ulteriori agevolazioni.
Non è bastato. E così tutti
sono tornati a casa. «Il Par-
lamento europeo è deluso
dall’incapacità del Consi-
glio» si è sfogato David Sas-
soli, presidente dell’Euro-
camera che vuole un bud-
get molto più ricco. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Qatar Airways non ha più in-
teresse a investire in Air Italy
e in nessun altro progetto
nel trasporto aereo in Ita-
lia», poiché il suo impegno
ment era «esclusivamente le-
gato all’operazione Air Italy,
sulla base del business plan
approvato con l’azionista di
maggioranza Alisarda». Lo

comunica la compagnia ae-
rea di Doha, che in Air Italy
(la ex compagnia Meridia-
na) era entrata con il 49 per-
cento delle azioni. Qatar Air-
ways aggiunge in una nota
che farà «tutto il possibile
nel proprio ruolo di azioni-
sta di minoranza per mini-
mizzare l’impatto sociale sui

lavoratori e sui viaggiatori,
nell’ambito della procedura
di liquidazione volontaria in
bonis decisa con l’azionista
di maggioranza l’11 febbra-
io scorso». Cade così definiti-
vamente l’ipotesi di una nuo-
va compagnia aerea con ca-
pitale pubblico ma parteci-
pata da Qatar Airways, come
era stato ipotizzato dai presi-
denti delle Regioni Sarde-
gna e Sicilia, che più hanno
da perdere dalla fine delle
operazioni di Air Italy. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CASO


500


I milioni di euro
che perde all’anno
l’ex Ilva, il gruppo
dell’acciaio

Il 2019 è un anno nero per l'industria italiana
con fatturato e ordinativi che accusano una
flessione per la prima volta negli ultimi cin-
que anni. I dati Istat, che rilevano per l'intero
2019 un calo del fatturato dell'industria dello
0,3% rispetto al 2018, confermando la fase
di rallentamento, che ora con l'emergenza
del Coronavirus potrebbe preludere a una re-

cessione. In allarme il Codacons che vede
una "Caporetto" nel nuovo «flop totale per
l'industria italiana» e chiede al governo «mi-
sure di sostegno e rilancio» per salvare il set-
tore industriale. Più in dettaglio l'Istat rileva
che a dicembre il fatturato dell’industria è
sceso del 3%. Tra i settori in calo: -0,9% i be-
ni di consumo, -2,7% l'energia, -3% i beni in-

termedi e -5,2% i beni strumentali. Nel com-
parto manufatturiero, l'industria dei compu-
ter e dell'elettronica mostra il calo maggiore
(-7,7%), mentre il settore farmaceutico è
quello che cresce di più (+15,4%) Bene anche
la crescita del fatturato dell'industria alimen-
tare che segna un balzo del 2,3%. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Industria, giù il fatturato
Frenano energia e pc
ma corre l’alimentare
ROMA

cambio ANCHE IN UBS: ermotti, ex top manager dell’istituto lombardo, LASCIA LA POLTRONA DI Amministratore delegato

Unicredit, si scommette sull’addio di Mustier


La Borsa ci crede e il titolo perde il 3,89%


L’ad tentato dalla banca inglese Hsbc, al cui timone sarebbe il candidato principale. “No comment” da Milano


ANSA


ITALIA


FTSE/MIB


24.


-1,22%


Olanda e Danimarca
dicono no.
Il premier Conte:
rigidità ingiustificate

MILANO


B


anca Uno ha un Cet
del 12,09%, commis-
sioni nette di 1,
miliardi, costi per 2,
miliardi e un margine di nego-
ziazione di 54 milioni, con un
Npe Ratio del 5,84%. Banca
Due ha un Cet1 del 12,7%,
commissioni nette di 353 mi-
lioni, costi per 2,32 miliardi e
un Npe Ratio del 6,8%. Eppu-
re, il mercato valorizza Banca
Uno quasi tre volte di più di
Banca Due. La ragione è che
Banca Due si chiama Monte
dei Paschi mentre Banca Uno
è Ubi Banca. Mps ha oltre 4 mi-
liardi di rischi legali, ma anche
un pacchetto di Npe in corso

di cessione che, se venisse fina-
lizzata, abbatterebbe drastica-
mente il dato dei crediti non
performanti.
Il ragionamento - e i calcoli


  • di un analista interpellato
    da La Stampa sono gli stessi
    che hanno riportato gli acqui-
    sti sul titolo dell’istituto sene-
    se. Ieri, in una seduta molto
    nervosa a Piazza Affari per
    l’allarme Coronavirus, Mps
    ha chiuso in progresso dello
    0,54% dopo aver toccato un
    rialzo di oltre il 3% nel corso
    della seduta.
    Alle riflessioni del mercato
    sui conti si è aggiunta ieri la
    scommessa di una possibile
    aggregazione in vista. Mps po-
    trebbe essere la preda di Ubi,
    è il ragionamento, se questa
    volesse «bruciare» l’offerta di
    Intesa Sanpaolo con una rapi-
    da crescita dimensionale che
    farebbe diventare la stessa
    Ubi un boccone troppo gran-
    de per Intesa. In questa rico-
    struzione gli ostacoli sono pe-
    rò più di uno. Il principale è
    rappresentato appunto dai ri-
    schi legali, dei quali l’acqui-
    rente dovrebbe farsi carico.
    Altro ostacolo è che l’aggrega-


zione con Mps, più volte stu-
diata dall’ad Victor Massiah,
è stata sempre vista con diffi-
denza dai soci forti dell’istitu-
to. Gli stessi che adesso temo-
no l’acquisizione da parte di
Intesa Sanpaolo.
Inoltre, il Tesoro- che deve
vendere entro il 2021 - se ce-
desse a Ubi finirebbe di fatto
per agevolare la difesa di Ubi
e danneggiare Intesa in una
operazione che si presenta co-
me pienamente di mercato.
Ancora più complesso di-
mensionalmente o strategica-
mente, per altri gruppi. Non
ce la farebbe il Banco Bpm, ad
esempio. Mentre Unicredit
non appare lontana da una
operazione che la focalizze-
rebbe in Italia.
Ma se la vendita resta sullo
sfondo - in ambienti politici
continua a circolare anche l’i-
potesi di Poste - il tema più ur-
gente è il rinnovo del cda e la
scelta di un nuovo ad dopo l’u-
scita annunciata di Marco Mo-
relli. La scadenza per le liste è
il 12 marzo ma il nuovo capoa-
zienda potrebbe arrivare già
la prossima settimana. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

EURO-DOLLARO


CAMBIO


1.


-0,10%


PETROLIO


WTI/NEW YORK


53,


-0,90%


ALL'ESTERO


DOW JONES


28.


-0,78%


NASDAQ


9.


-1,79%


Il punto della
giornata
economica

ANSA


FTSE/ITALIA


26.


-1,24%


non passa la proposta con più fondi

Salta l’accordo

sul bilancio Ue

A marzo si riparte

SABATO 22 FEBBRAIO 2020 LASTAMPA 19

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