La Stampa - 22.02.2020

(Nandana) #1
Elio Germano nei panni di Ligabue guadagna subito un posto importante nella rosa dei possibili candidati all’Orso

AL FESTIVAL DI BERLINO “VOLEVO SOLO NASCONDERMI” DI GIORGIO DIRITTI SUL PITTORE DELLA BASSA PADANA


Ligabue, la diversità è un quadro

Germano: il suo esempio, valorizzare la fragilità


FULVIA CAPRARA


BERLINO


U


n’autenticità sen-
za barriere, così
forte e, insieme,
così debole, da di-
ventare esempio
per tutti noi: «Li-
gabue - dice Elio Germano
che interpreta il pittore nel
film di Giorgio Diritti Volevo
nascondermi - ci insegna che
è possibile usare la fragilità,
oggi così poco alla moda, co-
me chiave delle nostre esi-
stenze. E, in questo, ci rappre-
senta tutti, spingendoci a ca-
valcare caratteristiche che,
per esigenze sociali, siamo
costretti a tenere nascoste».
La favola nera dell’artista,

completa di orchi, matrigne
e uomini violenti come lupi,
rivive in un film (ieri in gara
alla Berlinale e, dal 27, nei ci-
nema) che non si acconten-
ta di battere la solita strada
della cinebiografia d’auto-
re: «Il percorso narrativo -
spiega Diritti - segue lo stato
d’animo di Toni e fa delle
sue emozioni il perno di tut-
to». Il dolore, la solitudine,
le passioni improvvise, gli
sbotti d’ira e gli affetti since-
ri vengono a galla come le
immagini dei suoi quadri,
vissute e non solo dipinte:
«La storia - prosegue l’auto-
re - ha tantissimi livelli di fa-
scinazione, parla di un uo-
mo che ha avuto una parten-

za in salita, abbandonato
dalla madre, adottato per
interesse, brutto, malato di
rachitismo e misofonia, un
disturbo dell’udito che può

portare alla follia. Nono-
stante questo, Ligabue si è
attaccato alla vita con ener-
gia, credendo nella possibi-
lità di realizzarsi attraverso
la pittura».
Dalla nascita a Zurigo, nel

1899, dalla ragazza madre
Elisabetta Costa, che poi lo
abbandonerà in orfanotro-
fio, fino alla morte, nel 1965,
nel Ricovero Carri di Reggio
Emilia, l’esistenza di Ligabue
è un continuo peregrinare
tra il buio delle umiliazioni e
la luce di incontri salvifici, co-
me quello, nell’inverno del
‘28, sulla Golena del Po, con
l’artista Marino Mazzacura-
ti: «L’innamoramento per Li-
gabue - dice Diritti - viene da
lontano, è dettato dalla sua
vicenda di emarginazione
del diverso, una condanna
che rappresenta l’origine del-
le sue sofferenze, ma anche il
nucleo generativo della sua
identità artistica. Ogni perso-

na ha una sua specificità che
può essere un dono per la col-
lettività. Anni fa, un ragazzo
disabile mi disse "se sono di-
verso da te vuol anche dire
che posso darti qualcosa che
tu non conosci"».
La prova di Germano, che
guadagna subito un posto im-
portante nella rosa dei possi-
bili candidati all’Orso per la
migliore interpretazione, va
oltre la somiglianza fisica do-
vuta al trucco prostetico:
«Prima del film non lo cono-
scevo, ho cercato di interpre-
tare una persona, non un mo-
stro. Il trucco, i capelli, mi
hanno aiutato a immergermi
nella complessità del perso-
naggio». Curvo, stempiato, il

naso prominente, Ligabue
prendeva vita dal paesaggio
che lo circondava, dai rappor-
ti, spesso difficili, con gli esse-
ri umani e con gli animali,
amati, temuti, trasfigurati:
«Lo vedo - osserva Germano -
come una specie di Pinoc-
chio che non vuole crescere,
un uomo che si rifiuta di pas-
sare all’età adulta dei com-
promessi e dei filtri, uno che
preferisce vivere e dipingere
a modo suo». Il paragone con
la recitazione è inevitabile:
«Recitare significa anche ge-
stire il bipolarismo tra passio-
ne e necessità, succede di do-
versi adeguare, accettando
impegni che non corrispon-
dono a se stessi». Dalla parte
di Ligabue, oltre alla potenza
dei quadri, c’era anche un
contesto sociale in grado di
accogliere: «Oggi sarebbe
morto in uno scantinato, allo-
ra esisteva ancora un’econo-
mia circolare, non c’era solo
il rifiuto, il concetto del "chi
non produce non è"». Per
quelle misteriose coinciden-
ze della vita succede che Vole-
vo nascondermi venga pre-
sentato a poco più di 48 ore
dalla scomparsa di Flavio
Bucci che, con il suo Ligabue
tv aveva guadagnato enor-
me popolarità: «Non l’ho vi-
sto - commenta Germano -
Bucci era un grande, mi feri-
sce che il suo ricordo sia lega-
to solo a quella prova». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

“Oggi sarebbe morto
in uno scantinato,
allora esisteva ancora
un’economia circolare”

GIORGIO DIRITTI


REGISTA DI «VOLEVO


SOLO NASCONDERMI»


«Da anni ci ripetono di
fare esercizio per preve-
nire le malattie e vivere
più a lungo. Adesso servirebbe
un altro consiglio: fare il pieno
di cultura, studiare, investire
in bellezza, perché è solo quel-
lo che ci distingue dalle mac-
chine. E che ci difenderà quan-
do loro prenderanno il soprav-
vento». Il monito arriva da
Danny Boyle, il regista di
Trainspotting, Millionaire, Ste-
ve Jobs e del recente Yesterday,
che alla Fondazione Prada di
Milano vara una retrospettiva
cinematografica dedicata alla

terza rivoluzione industriale
(dal 28 febbraio al 31 luglio ).
Spiega: «Avevo pensato di
scegliere per tema il cinema
musicale, ma poi è questo l’ar-
gomento che mi è sembrato de-
cisivo: ci sto pensando molto
in queste settimane, e può dar-
si che ne esca presto un film ori-
ginale. Non mi concentro tan-
to sul taglio dei posti di lavoro.
Ma sulla capacità che l’intelli-
genza artificiale sta già comin-
ciando a manifestare di pren-
dere decisioni al posto nostro:
anche a fin di bene, per il rispet-
to del pianeta, magari limitan-

do i nostri movimenti per pro-
teggere l’ambiente. Pensi alle
auto Tesla che prevedono do-
ve stiamo andando. Pensi al
Coronavirus e a un sistema so-
fisticato di misurazione della
temperatura che ci blocchi in
casa se abbiamo qualche linea
di febbre. È ovvio che, nella li-
nea dell’evoluzione, le macchi-
ne sono il prossimo passo. Ed è

anche vero che possono com-
porre musica e scrivere roman-
zi. C’è però un coefficiente di
emozioni e di sapere che è solo
umano. Ed è a quello che dob-
biamo attaccarci, che è neces-
sario potenziare».
Nella scelta di Boyle ci sono
capolavori come Metropolis,
Blade Runner, Alien e forse il
suo preferito, Solaris di Andrej
Tarkovskij («era notevole per-
fino il remake di Steven Soder-
bergh»). Ma anche film che
all’epoca «mi sembrarono di
puro consumo, e invece ades-
so trovo belli e profetici. Come
Generazione Proteus, dove la
macchina che governa il siste-
ma operativo di una casa im-
prigiona Julie Christie per fe-
condarla. Nel 1977 pareva
una stupidaggine, adesso pen-
so a Siri e ad Alexa e rabbrividi-
sco». Il futuro la spaventa? La
paura è un tema che percorre

alcuni dei suoi film, da Sunshi-
ne, dove l’umanità è messa in
pericolo dal sole che si spegne,
a 28 giorni dopo con i suoi vi-
rus contagiosissimi. «Sono cre-
sciuto in una famiglia molto
cattolica e l’Esorcista mi ha ter-
rorizzato. Ma della paura mi
sono liberato quando mi sono
liberato della religione: l’ho so-
stituita con la curiosità. Sono
stato in pericolo di vita un paio
di volte ma ho mantenuto il
sangue freddo». La gente si
rende conto dei rischi globali?
«La gente si adagia, perché la
tecnologia è incredibilmente
comoda e lavora per noi. Cosa
c’è di meglio che guardare The
Irishman sullo schermo di ca-
sa? Poi la macchina prosegue
da sola, e ti attacca altri film, al-
tre serie, senza che tu te ne ac-
corga. Più andremo avanti me-
no sapremo dei meccanismi
che ci governano». E. SANT.

La Commedia

di Canetti

com’è urlata

la vanità

Era un diverso
e nella sua folle
dimensione artistica
c'era tutta la sua
voglia di riscatto

RETROSPETTIVA ALLA FONDAZIONE PRADA


Danny Boyle: “Solo la bellezza

ci difenderà dalle macchine”

MASOLINO D’AMICO


Colpito dai roghi di li-
bri ordinati dai nazisti,
ispirato dal sarcasmo
di Karl Kraus e dalle parabole
di Bertolt Brecht, il giovane
Elias Canetti scrisse uno ster-
minato dramma intitolato La
commedia della vanità. Qui un
regime totalitario vieta di ri-
produrre l’immagine dell’uo-
mo o della donna. Con pene se-
verissime sono banditi spec-
chi, ritratti, fotografie. In una
prima fase la gente si adatta,
magari malvolentieri, e dei
prepotenti (insegnanti, funzio-
nari, preti) vessano i sottopo-
sti. In una seconda fase, dieci
anni dopo, prospera un rischio-
so contrabbando, c’è chi è
pronto a tutto pur di procurar-
si un pezzettino di specchio o
una vecchia foto. Nella terza fa-
se ciascuno ormai è una mona-
de isolata dagli altri; è il mo-
mento di acclamare un dittato-
re. Strano apologo, perché
non è chiaro con chi Canetti se
la prenda davvero. Vuole de-

nunciare il conformismo con
cui si accetta una imposizione
assurda (tipo Rinoceronte di Io-
nesco)? O un regime oppresso-
re, che peraltro non definisce?
Vuole ragionare sull’importan-
za, per l’uomo, dell’immagi-
ne? Certo qui il contesto è cam-
biato. Oggi abbiamo da una
parte l’Islam che vela le donne
e proibisce di rappresentare il
Sacro; dall’altra, il dilagare del-
la cultura visiva, fino al narcisi-
smo del selfie. Ma forse Canet-
ti non ha una tesi. Guarda, ec-
co, la varia e frammentata
umanità alle prese con una si-
tuazione disumana: un bruli-
care che la regia di Claudio
Longhi affronta con enorme ri-
spetto per non dire venerazio-
ne. Dimezzate le forse sette ore
dell’originale, adottato l’espe-
diente unificante di ambienta-
re il tutto in un circo, sfilano bre-
vi episodi e una miriade di mac-
chiette affidate a 23 attori vesti-
ti da Gianluca Sbicca in stoffe
pesanti Anni 20, dentro e fuori
un tendone con gabbia per leo-
ni e continue metamorfosi (su-
perba, duttile scena di Guia
Buzzi). Violino e cimbalon dan-
no un sommesso sottofondo
ebraico alle violente declama-
zioni. Già, ecco il punto dolen-
te. Dall’inizio alla fine il tono di
queste declamazioni è stento-
reo, cosa che spesso impedisce
di capire quanto accade. Tutti
esasperano il loro pupazzo ur-
lando energicamente, nessu-
no più dell’ammirevole Fausto
Russo Alesi, che oltre a incar-
nare una serie di mostri, grida
anche le didascalie. In sala
ogni tanto si vorrebbe avere in
mano un telecomando, per ab-
bassare il sonoro. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Danny Boyle

E’ mancato
Andrea Comba
Lo annunciano la moglie Maria Pia,
i figli Mario con Carlotta, Alessandra
con Andrea, Carlotta con Emilio, i ni-
poti Lorenzo, Pietro, Giulia, Alessan-
dra, Costanza, Federico e il fratello
Riry. Un affettuoso ringraziamento
alla cara Rosaria, a Raffaele e a Mark.
Santo Rosario domenica 23 ore 17,15
e Funerale lunedì 24 ore 10, Parroc-
chia B. V. delle Grazie - Crocetta.
Torino, 21 febbraio 2020
Genta dal 1848 - Torino

I nipoti Marchetto Andrea con Fe-
derica e Maddalena ed Enrico con
Liliana e Roberta partecipano affet-
tuosamente.

Il fratello Riry con Attilia e le figlie
Emanuela con Guido, Elena con Ma-
rio e rispettive famiglie ricordano con
tanto affetto il caro

Andrea

Carla e Gualtiero, Bianca e Oreste,
Giacomo Titina Mario Emanuele
e Consolata con le loro famiglie si
stringono affettuosamente a Maria
Pia, Mario e Carlotta, Alessandra e
Andrea, Carlotta e Emilio ed ai loro
ragazzi nel ricordo bello del carissi-
mo ANDREA.

Bebetto e Memma con Francesca,
Gion, Anna e famiglie sono con af-
fetto vicini a Maria Pia e figli nell’indi-
menticabile ricordo di Andrea.

Claudio Bernardini ricorda con affet-
to l’amico
Prof. Avv.

Andrea Comba
col quale ha condiviso i primi passi
professionali.

Elisabetta con Paolo ed Elena, Fabrizio
con Mariacristina e Ludovica si stringo-
no con tanto affetto e amicizia a Mario e
alla sua famiglia ricordando il caro
Professor
Andrea Comba

Enrico e Novella Salza profondamente
commossi partecipano al dolore della fa-
miglia per la scomparsa del grande amico

Andrea Comba
Torino,22 febbraio 2020

Giuseppe e Donatella Porro, Dado e
Cristina Greppi abbracciano con gran-
de affetto Mariapia e tutta la famiglia,
nel ricordo del Maestro e Amico
Professor
Andrea Comba

Gli amici del Club Otto partecipano al
dolore di Maria Pia e dei figli per la perdi-
ta del carissimo Andrea socio fondatore,
primo e più volte Presidente del Circolo.

Il Museo Egizio ricorda con stima e
gratitudine il
Professor

Andrea Comba

Lionello e Grazia Jona Celesia unita-
mente a Lorenzo, Luisa e Vincenzo par-
tecipano con affetto ed amicizia al do-
lore della famiglia per la scomparsa di

Andrea Comba
Torino, 21 febbraio 2020

Ricordando

Andrea
abbracciano Mariapia e tutta la fa-
miglia Roberto, Anna, Auro, Lulli, Ar-
duino, Rosanna, Lilli, Pippo, Paoletta,
Vittorio, Elsa.

Sono vicini a Mario e famiglia Marina,
Ilaria, Fabrizio

Alberto Oddenino, con la moglie
Adriana e le figlie, ricorda con com-
mozione e gratitudine la figura del
professore e il suo magistero, strin-
gendosi con affetto alla famiglia.

Angelo Miglietta ricorda con com-
mozione il professor
Andrea Comba
ed è vicino ai famigliari.

I soci dello Studio Legale Ferreri sono
vicini a Mario e alla famigllia.
Torino, 21 febbraio 2020

Il Dipartimento di Giurisprudenza
dell’Università di Torino partecipa al
dolore per la scomparsa di
Andrea Comba
Professore Emerito di Diritto
Internazionale
che per molti anni ha dato lustro alla
Facoltà di Giurisprudenza torinese.
Tutto il personale del Dipartimento si
stringe con affetto al figlio Mario.

Il Presidente della Fondazione CRT
Giovanni Quaglia, le Vicepresidenti
Anna Chiara Invernizzi e Anna Ferrino, i
Consiglieri di Amministrazione e di In-
dirizzo, il Collegio Sindacale, il Segreta-
rio Generale Massimo Lapucci con tut-
ta la struttura, partecipano commossi
al dolore per la scomparsa del
Prof. Andrea Comba
Presidente di Fondazione CRT dal
1994 al 2012, ricordandone le alte
qualità umane e morali, la grande pro-
fessionalità e il costante impegno al
servizio dell’istituzione e del territorio.
Torino, 21 febbraio 2020

Laura Giovando, con Cristina e Gior-
gio sono vicini a Maria Pia, ai figli, al
fratello Riry nel ricordo di
Andrea

Marco Pizzetti ricorda con affetto e
riconoscenza chi gli fu maestro pro-
fessionale e di vita
Prof. Avv. Andrea Comba
Ed è vicino alla Famiglia tutta e a Ma-
rio Eugenio Comba in particolare.

Michele e Elisabetta Vellano ricorda-
no con molto affetto il
Professor
Andrea Comba

Paola e Enrico Motta sono affettuo-
samente vicini a Maria Pia e ai figli

Si stringono a Mario e famiglia Ange-
lo e Teodora, Luca e Francesca, Ma-
rina, Massimo, Emanuele, Umberto

Tutta la Scuola torinese di Diritto
internazionale e la SIOI Piemonte e
Valle d’Aosta ricordano con gratitu-
dine l’insegnamento accademico e
l’impegno istituzionale del
Professor
Andrea Comba

Francesca e Luciano Cagnassone sono vi-
cini a Maria Pia nel ricordo di momenti felici

Fulvio e Nicola Gianaria, Anna C.
Ronfani, affettuosamente vicini
all’amico Mario.

Guido e Laura Capelli, Marco e Mau-
rizia Rosazza, Giancarlo e Franca Ro-
sazza ricordano con affetto l’amico di
una vita
Avv.

Andrea Comba
e abbracciano forte Maria Pia e fa-
miliari.
Milano, 21 febbraio 2020

Il Presidente Giandomenico Gen-
ta, i Consiglieri d’Amministrazione,
i Consiglieri Generali, i membri del
Collegio Sindacale, il Direttore Gene-
rale e lo staff tutto della fondazione
CRC partecipano al dolore della fa-
miglia Comba per la scomparsa del
Prof. Avv.

Andrea Comba
già Presidente della fondazione CRT

Luisetta con tutta la sua famiglia è
vicina a Mariapia, figli e nipoti nel ri-
cordo del carissimo

Andrea

continua a pag 32


TEATRO & TEATRO


La commedia delle vanità

26 LASTAMPASABATO22 FEBBRAIO 2020


TMSPETTACOLI


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