Il Sole 24 Ore Sabato 22 Febbraio 2020 11
Marketing Economia & Imprese
IL CASO DI BRAINPULL
Da un garage in Puglia le strategie per i grandi marchi
H
anno scelto di lavorare in una
terra che richiama molto la Si-
licon Valley. Non siamo però
nel canyon americano, bensì
nell’entroterra barese, sui primi rilievi
della Murgia fatti di roccia calcarea. È
qui che un gruppo di giovani professio-
nisti ha deciso di fare squadra e di inno-
vare nel marketing, intercettando top
brand. Ancorati alle loro radici, ma im-
pegnati in progetti internazionali per
un mercato sempre più globale e inter-
connesso. «All’inizio avevamo soltanto
cinque scrivanie e cinque computer in
un garage con una connessione wi-fi
casalinga. Non disponevamo di contat-
ti, ma avevamo una sola grande convin-
zione: il tempo era il nostro più grande
capitale. Siamo innamorati del nostro
territorio e da qui oggi lavoriamo con
decine di brand in Italia e nel mondo»,
afferma Domingo Iudice , trentatreen-
ne co-fondatore e direttore marketing
di Brainpull , agenzia creativa e coope-
rativa. Tutto nasce da quel garage nel
con un assetto societario fuori da-
gli schemi. «Abbiamo un regolamento
interno simile a quello di uno studio
americano di avvocati: chiunque en-
trando può ambire, con talento e impe-
gno, a diventare un agency partner. Per
questo la cooperativa è apparsa subito
la forma societaria più adatta», precisa
Iudice. Oggi la società conta soci e ol-
tre collaboratori con un’età media di
anni per , milioni di euro di fattu-
rato. L’headquarter è a Conversano,
mila anime nell’area metropolitana
barese. «Dalla Puglia abbiamo l’orgo-
glio di lavorare per brand di primo pia-
no: Autogrill, Piquadro, Preziosi Food,
Divella, Cigierre, Zeta Service. Sono
sempre stato convinto che questa terra
non è solo da vivere, ma anche da po-
tenziare», precisa Domingo, in tasca
una laurea in marketing conseguita al-
l’università di Bari e poi un percorso
professionale tra New York e Milano,
fino al rientro in Puglia.
Qual è la vostra forza?
Abbiamo una precisa missione: offrire
opportunità di lavoro in un territorio
lontano dai circuiti di corporate e big
brand. Ma oggi qui abbiamo competen-
ze tecniche e artistiche capaci di fare la
differenza.
Una cooperativa può sfidare gli as-
setti consolidati delle grandi agenzie?
Dico spesso che con il talento puoi pren-
derti qualche soddisfazione, ma è gio-
cando in squadra che arriverai lontano.
Qui è nata l’intuizione di Pescaria,
nominata da Forbes tra le aziende
italiane più influenti su Facebook.
L’impresa è stata co-fondata con Bar-
tolomeo Labbate, all’epoca cliente
dell’agenzia e imprenditore dell’ittico
di Polignano a mare, a due passi da
Conversano. Si tratta di un brand di
ristorazione fast food di qualità con
prodotti ittici locali. Un ristorante con
annessa pescheria nato quasi per gio-
co nel . Poi si è aggiunto lo chef
Lucio Mele di Manfredonia, già a
anni Bib Gourmand Michelin col suo
ristorante a Bologna. Si è innamorato
subito dell’idea di Pescaria.
Perché ha funzionato?
Pescaria ha dato una risposta ad un
bisogno latente: un’esperienza di fast
food dove si può gustare pesce di qua-
lità. Ha rotto un equilibrio e sdogana-
to un trend in crescita. Oggi è l’unico
brand italiano ad essere stato men-
zionato da Facebook nelle trimestrali
di Borsa, ha quasi dipendenti,
quattro ristoranti dislocati a Poligna-
no, Milano e Torino e a breve aprirà i
battenti a Roma e Bologna.
Avete integrato online e offline: la
ricetta vincente?
Una strategia di marketing virata su
strumenti digitali e con una content
strategy dirompente, innovativa, sca-
labile. Facebook è stata la principale
piazza per far conoscere alla clientela
il nuovo locale già alcuni mesi prima
dell'inaugurazione. Ma è sempre il
prodotto a fare la differenza.
Qual è l’elemento distintivo del
vostro modello di marketing?
Puntiamo su campagne integrate con
un livello alto di coinvolgimento dei
professionisti.
E il futuro delle campagne da cosa
sarà segnato?
Sarà un mix di diversi componenti: in-
tuizioni geniali, comunicazione effi-
cace, profilazione dei target, analisi
dei dati. Ecco perché abbiamo poten-
ziato il reparto It portando a bordo set-
te ingegneri che si occupano di sistemi
di profilazione avanzata. Nel futuro c’è
un CRM sempre più performante con
sistemi di attribuzione avanzati.
Un esempio di campagna?
Abbiamo organizzato un flashsales,
ossia una vendita lampo lanciata da
Piquadro e Lamborghini: il prodotto
in vendita era uno zaino di fascia alta
a tiratura limitata, con una sessantina
di pezzi venduti nell’arco di qualche
ora. Un lancio esclusivamente social
su Facebook e Instagram e una strate-
gia basata sulle lead: abbiamo attivato
una profilazione psicografica parten-
do dalla community dei brand lovers.
La campagna ha generato migliaia di
nuovi lead. Un modo efficace per cer-
care nuovi clienti sulla base di quelli
attuali.
Nel futuro ci sarà sempre la Puglia?
Certamente. Stiamo lavorando al pro-
getto della nuova sede con investi-
menti superiori ai mila euro. Sia-
mo certi che il divide territoriale non
intacchi la portata nazionale dei no-
stri servizi.
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DIVERSITY BRAND INDEX
Chi punta
sulla diversità
ha una crescita
del 23 per cento
Puntare sulla diversità convie-
ne. Perché quei brand che scom-
mettono sulle politiche di inclu-
sione crescono nel business.
Una correlazione che arriva dai
dati della terza edizione del Di-
versity Brand Index, progetto di
ricerca che misura i progetti di
D&I. Il lavoro è stato condotto
dalla no profit Diversity e dalla
società di consulenza Focus Ma-
nagement e verrà presentato
giovedì febbraio alla fonda-
zione Feltrinelli di Milano, du-
rante il Diversity Brand Summit.
Per i brand inclusivi la crescita
è del +% nel rispetto
all'anno precedente. E aumen-
tano i consumatori che si di-
chiarano fortemente influenzati
negli acquisti dalla percezione
di inclusione del brand: italia-
ni su scelgono con convinzio-
ne queste marche positive che
raggiungono un Net Promoter
Score, ossia il grado di passapa-
rola, del +,%.
La ricerca si è basata su un
campione rappresentativo
composto da mille cittadini e
ha visto emergere brand ci-
tati dagli intervistati come
“maggiormente inclusivi”, il
+,% rispetto all'anno prece-
dente. Delle aziende più ci-
tate quelle italiane sono state il
%, con una forte presenza del
settore retail.
Ma c'è di più. Oggi la diversi-
tà esce dai confini interni e ab-
braccia progettualità esterne
alle imprese. Azioni e narra-
zioni che guardano al territo-
rio: oggi il % delle iniziative
di inclusione si rivolge
all'esterno, mentre il %
all'interno. Solo tre anni fa i
dati erano ribaltati: % le atti-
vità focalizzate sui dipendenti,
rispetto al % per clienti e
pubblici esterni. Mentre la cu-
stomer experience orientata ad
azioni di diversity è praticata
dal % delle aziende. «Da tre
anni mappiamo le iniziative
delle aziende più inclusive,
tracciando il mix tra attività in-
terna ed esterna. Oggi regi-
striamo un trend di crescita
sull'esterno», afferma Ema-
nuele Acconciamessa di Focus
Management. Proposte di valo-
re legate a prodotti e servizi in-
novativi. «Si va dagli store at-
tenti alle esigenze degli ipove-
denti all'accoglienza di perso-
ne con disabilità, dai customer
service per chi ha problemi di
udito ai device hi-tech per fa-
vorire la lettura di bimbi con
difficoltà di attenzione. Le
aziende ora stanno personaliz-
zando l'offerta grazie a shop-
ping experience evolute», con-
clude Acconciamessa.
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Le aziende moltiplicano i punti di contatto fisico, interagendo con i clienti
connessi e multitasking, in un rimando continuo tra online e offline
Pagina a cura di
Giampaolo Colletti
H
anno deciso di disto-
gliere lo sguardo dallo
schermo e di parlarsi
oltre lo smartphone. E
la notizia ha fatto il giro
del mondo. A Los An-
geles diciannove tiktokers statuni-
tensi, quelli peraltro con il maggior
seguito, si sono messi insieme sotto lo
stesso tetto in una casa chiamata
Hype House. Così questi giovanissimi
creator hanno pensato di massimiz-
zare la produzione di contenuti nel
flusso senza fine della nuova snack
TV di TikTok. Fenomeno non nuovo,
quello degli spazi condivisi. Già nel
alcuni youtuber ci avevano pro-
vato. Obiettivo neanche tanto velato:
ampliare i rispettivi pubblici con in-
contri dal vivo. Già emergono gli ef-
fetti benefici: l’account ufficiale della
Collab House ha superato , milioni
di follower e l’hashtag #HypeHouse
ha già ottenuto oltre milioni di vi-
site. Un co-branding nel segno di
nuovi spazi condivisi, ibridi, social.
Caccia agli spazi ibridi
Paradossi di questi anni capovolti:
più il brand si posiziona iconica-
mente nella sfera intangibile del di-
gitale, più suscita la necessità di es-
sere vissuto dal vivo. Così al raffor-
zamento della narrazione social si
riflette una componente fisica: na-
scono caffetterie in store di abbiglia-
mento, aree relax nelle librerie, cine-
ma immersivi nelle concessionarie
d’auto. Nuovi racconti per brand che
si riprendono (o forse non l’hanno
mai perso) il proprio spazio nel per-
corso di acquisto del cliente. «Le tec-
nologie digitali con la loro pervasivi-
tà inducono il sistema del commer-
cio a evolversi. Così gli spazi fisici
devono qualificarsi maggiormente
per dare una motivazione al consu-
matore. Oggi le dimensioni che ren-
dono attrattivo uno spazio sono tan-
te. Il filo conduttore resta il commer-
cio non più inteso come vendita di
beni, ma offerta di soluzioni che
possano colmare i bisogni dei clienti.
C’è poi la valorizzazione dell’espe-
rienza polisensoriale che nessun al-
tro touch point può garantire rispet-
to allo spazio fisico come luogo di
apprendimento qualificato e non più
area di vendita: lo spazio diventa di
intrattenimento, con la vendita co-
me fattore collaterale. Ecco perché
occorre costruire uno storytelling
efficace», afferma Giuliano Noci ,
professore di strategie e marketing
al Politecnico di Milano. Intanto dal-
l’osservatorio multicanalità del Poli-
tecnico emergono gli “everywhere
shopper”: , milioni di individui
evoluti. Sono per il % millennial,
per il % generazione X, per % ba-
by boomer. «La dicotomia offline e
online è superata e siamo di fronte
ad un flusso costante. C’è necessità
di un nuovo paradigma perché vi-
viamo all’interno dei nostri screen
con esperienze ininterrotte tra ana-
logico e digitale. La sfida è mantene-
re alta l’attenzione sui vari canali»,
afferma Lidi Grimaldi , managing
director dell’ufficio italiano di Inter-
brand , agenzia di consulenza inter-
nazionale impegnata sull'ascolto dei
consumatori, sul design degli spazi
e sulle strategie dei brand. «È diffici-
le dare una definizione unica a que-
sti luoghi perché sono tante cose as-
sieme e soprattutto luoghi di dialo-
go. Si registra un dialogo attivo e co-
stante, con una narrazione creata
con gli stessi clienti. Il brand è anco-
ra un atto di leadership, ma si creano
nuove traiettorie e alleanze con le
varie audience», precisa Grimaldi.
Da venditori a consulenti
Ripensare gli spazi e quindi le rela-
zioni con nuove idee. Da qui nasce
“Store del futuro – Experience mo-
re”, la call per le startup promossa da
Axepta , società del gruppo BNP Pa-
ribas operante nel settore dei paga-
menti, in collaborazione con Po-
liHub, il distretto dell’innovazione
del Politecnico di Milano. Obiettivo:
promuovere nuovi progetti impren-
ditoriali e soluzioni innovative nel
retail. Dall’ideazione di tecnologie
per migliorare la shopping expe-
rience allo sviluppo di modelli di
omnicanalità per incrementare le
conversioni. «La trasformazione de-
gli spazi presuppone una evoluzione
della figura del commerciante. Di-
venta un consulente e non più un
espositore di prodotti. Questo impli-
ca una dimensione di conoscenza
maggiore del cliente: fare il com-
merciante significa evadere richie-
ste che vanno ben oltre l’acquisto»,
precisa Noci. Una partita che oggi
può essere giocata ad armi pari tra
grandi e piccoli player e non solo
nell’agone digitale. Dall’offerta alla
domanda. Perché di fatto evolve an-
che il consumatore. «Stiamo assi-
stendo ad un fenomeno di mercato
pervasivo e strutturale. I paradigmi
comportamentali sono cambiati e in
questo archetipo avanzato acquista-
no un ruolo rilevante non più sol-
tanto i millennial, ma anche i baby
boomer. Si abbassa il traffico nei
grandi centri commerciali, nati co-
me poli di attrazione legati a offerte
convenienti. Paradossalmente avre-
mo in futuro due logiche di fisicità in
un quadro multicanale: piccoli spazi
di vicinato dove si gioca la partita su
tempestività, personalizzazione,
servizio. E poi grandi spazi aggrega-
tivi nei quali la dimensione dell’in-
trattenimento sarà fondamentale»,
conclude Noci. L’ossessione dell’en-
gagement passa anche da spazi che
reinventano le forme di aggregazio-
ne per nuove tribù di consumatori.
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COME CAMBIA IL RETAIL
L’era conversazionale
TRE ESEMPI DI TENDENZA
Emozionare, coinvolgere, stupire e non
solo vendere. Perché quello del Gruppo
Piaggio è un modello di retail che
aggrega in un’unica soluzione i brand
Piaggio, Vespa, Aprilia e Moto Guzzi.
Oggi nel mondo ci sono 500 Motoplex.
Un percorso iniziato nel 2014 e che ad
aprile 2019 ha fatto tappa a Istanbul. Il
negozio turco ospita lo showroom,
l’area lounge bar e il service training
center. Gli store aperti nel mondo si
affiancano alla rete distributiva
tradizionale composta da oltre 3.
dealer. Spazi che fanno la differenza:
con i Motoplex il Gruppo Piaggio ha
registrato un miglioramento del mix
prodotto venduto grazie a up-selling e
cross-selling.
PIAGGIO
Immersione
nelle due ruote
In parte caffè letterario, in parte
galleria d’arte, in parte boutique. È
tante cose assieme il Moleskine Cafè,
reinterpretazione del café littéraire in
chiave contemporanea. L'innovativo
concept store consiste in un corner
di vendita con l'ecosistema di prodotti
del brand milanese, ampie vetrate e
una continuità tra interno e esterno. Il
Moleskine Café ha esordito a Pechino,
nel complesso commerciale Taikoo Li,
nel cuore del distretto di Sanlitun.
Dentro legni chiari, pareti luminose,
arredi colorati, in contrasto con i
dettagli in bianco e nero, omaggio al
mitico taccuino. A Milano il Moleskine
Café di Milano è stato aperto nel
luglio del 2016.
MOLESKINE CAFÈ
Taccuini
da sorseggiare
Un caffè con cucina per i momenti di
pausa e un negozio per gli acquisti
quotidiani o per ritirare velocemente ai
locker la spesa fatta online, scegliendo
tra gli oltre 15.000 prodotti disponibili.
C'è la praticità di un negozio di vicinato
sotto casa, unita alla varietà multicanale
del grande supermercato. Questa è
“laESSE”, la nuova esperienza di spazio
d'acquisto firmata da Esselunga. Lo
store milanese in corso Italia si articola
su tre livelli e consiste in un locale
multifunzione che ospita addirittura
spazi di coworking. Ci sono poi bar,
cucina, market dei freschi e
freschissimi e le opzioni Clicca&Vai e
Locker per la spesa online.
LAESSE (ESSELUNGA)
Supermarket
formato relax
Caffè e smartphone, la nuova casa dei brand
Da vendita
di beni
a offerta
di soluzioni
per colmare
i bisogni
dei clienti:
è il nuovo
commercio
tra spazi
virtuali e
reali
Ripensare
gli spazi
significa
anche ri-
pensare le
narrazioni e
le relazioni
per consu-
matori
più evoluti
6,
MILIONI
Per il Politecnico
di Milano sono
6,9 milioni gli
acquirenti evoluti
tra online e
offline. Uno su 3 è
un millennial
Il reshoring
dei talenti.
La squadra di
Brainpull,
agenzia creativa
cooperativa
Domingo Iudice.
Co-fondatore
e direttore
marketing
di Brainpull