6 Sabato 22 Febbraio 2020 Il Sole 24 Ore
Primo Piano Crisi d’impresa
Sulle procedure di allerta
possibile un rinvio più esteso
Pmi. Soddisfazione del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, per la disponibilità
del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a un confronto sulla proroga delle misure anticrisi
AL MASTER DI GIORNALISMO LUISS
Sassoli: investimenti
per ridurre i divari,
partita decisiva nella Ue
Alessandro Galimberti
Il passaggio nelle commissioni par-
lamentari del decreto correttivo sulla
crisi d’impresa potrebbe riaprire il
capitolo sulle piccole imprese per re-
cepire le indicazioni provenienti dal
mondo associativo. A rendere nota la
disponibilità del ministero a interve-
nire attraverso i decreti delegati è
stato il presidente di Confindustria,
Vincenzo Boccia, ieri mattina a mar-
gine dell’inaugurazione del biennio
della scuola di giornalismo Luiss.
«Apprezziamo che il ministro Bona-
fede, di fronte alle nostre osservazio-
ni critiche nei confronti del provve-
dimento sulla crisi d’impresa - os-
servazioni puntualmente rilanciate
dal presidente della Piccola Industria
Carlo Robiglio sul Sole Ore di ieri
mattina - ci abbia prontamente con-
tattati per comunicarci la disponibi-
lità ad aprire un confronto - ha detto
Boccia -. D’altra parte già in passato,
di fronte a delle divergenze, il mini-
stro si è mostrato aperto al dialogo».
Parole che hanno determinato da via
Arenula la «soddisfazione» del mini-
stro, il cui entourage fa sapere di in-
cassare con favore l’apertura di cre-
dito del presidente confindustriale.
La riapertura del capitolo degli
“alert” e degli Ocri (gli organismi de-
putati a intercettare e gestire in anti-
cipo i prodromi della crisi), stando
alle dichiarazioni del ministro Alfon-
so Bonafede, dovrebbe manifestarsi
con interventi mirati sul Correttivo -
in procinto di essere instradato alle
Commissioni parlamentari per i pa-
reri di competenza - mediante una
sorta di emendamento governativo.
Uno dei temi caldi è la tempistica
di adozione delle nuove (e onerose)
procedure per le imprese di minori
dimensioni. Se è vero che la mini-
proroga al febbraio è arrivata
per una fascia di imprese numerica-
mente rilevante, è altrettanto evi-
dente che il superamento di uno solo
dei parametri di esenzione ( milioni
di attivo patrimoniale; milioni di
ricavi delle vendite e delle prestazio-
ni; forza lavoro di dipendenti di-
pendenti occupati in media durante
l’esercizio) basterebbe per essere
soggette alle misure di allerta già dal
agosto prossimo.
Le imprese minori non hanno pe-
raltro l’obbligo di nomina dell’orga-
no di controllo o del revisore contabi-
le.Sono imprese che, proprio perché
prive di supporto “tecnico” interno,
potrebbero trovarsi impreparate a
fronte di una eventuale segnalazione
esterna proveniente da un creditore
pubblico qualificato. Queste imprese
rischierebbero infatti di arrivare agli
Ocri senza una preventiva trattazio-
ne interna con l'organo di controllo,
e soprattutto con una molto minore
probabilità di disporre dei necessari
adeguati assetti organizzativi – fon-
damentali per generare le informa-
zioni da esaminare negli Ocri.
Per quanto riguarda i segnalatori,
restano gli obblighi di segnalazione
per le piccole imprese (comprese tra
i e gli milioni di fatturato) nono-
stante la forte richiesta di proroga da
più parti, perdendo finora l’occasio-
ne per consentire al sistema delle
imprese, che sta iniziando ora a
comprendere questa parte della ri-
forma, di procedere ad una adozione
generalizzata degli adeguati assetti
organizzativi. La norma del corretti-
vo, almeno prima dell’intervento
promesso dal ministro, non risolve
il problema più volte sollevato per le
imprese dotate di organo di control-
lo: il tempo insufficiente per la fase
cruciale dell’allerta, quella interna
precedente la segnalazione degli or-
gani di controllo. Si tratta di gior-
ni, a cui aggiungere giorni di mo-
nitoraggio, pochi per le piccole im-
prese a cui servirebbe più tempo per
avviare percorsi di risanamento on-
de evitare segnalazioni.
Il correttivo ha però introdotto il
beneficio per le piccole imprese di
esenzione dalle segnalazioni dei cre-
ditori pubblici qualificati, scelta che
servirà a rendere meno affollati gli
Ocri all’inizio della loro attività.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente del Parlamento
europeo: sul bilancio
battaglia politica, non di conti
Nicoletta Picchio
ROMA
Affrontare il nodo delle risorse in Europa,
per crescere e ridurre i divari. Con l’Italia
protagonista di una stagione di riforme
nella Ue, consapevoli che occorre più Eu-
ropa davanti alle sfide globali e una visio-
ne per il futuro della Ue. «Il bilancio Ue è
una battaglia politica, non di conti. Stia-
mo decidendo cosa sarà la Ue tra anni»,
ha detto il presidente del Parlamento eu-
ropeo, David Sassoli, parlando ieri alla
presentazione del Master di Giornalismo
e Comunicazione multimediale della Lu-
iss. Temi ripresi subito dopo da Vincen-
zo Boccia, presidente di Confindustria e
dell’ateneo romano: «La Ue non deve es-
sere l’alibi per non affrontare i problemi
italiani. L’Europa è il mercato più ricco
del mondo, qualcuno la vuole dividere
per indebolire la sua economia. È inte-
resse dell’Italia avere una Ue compatta».
C’è un racconto nuovo da fare, che
parte dalle potenzialità dell’Italia e del-
l’Europa e passa attraverso una comu-
nicazione diversa della Ue. «Il giornali-
smo e la comunicazione sono impor-
tanti. L’Europa è distante dai cittadini,
dobbiamo fare di più», ha detto Sassoli,
che è stato giornalista prima di dedicar-
si alla politica. «Non abbiamo capacità
di racconto di ciò che può essere l’Italia
e dei fini dell’Europa, pace, protezione
e prosperità», sono state le parole di
Boccia, pruninciate davanti al direttore
del Master, Gianni Riotta, ai vertici della
Luiss e agli studenti. «Quando un citta-
dino investe nel bilancio della Ue
euro all’anno, il beneficio a fine anno è
di mila euro in servizi a contributi. Mi
ha stupito che Macron non lo sapesse»,
ha continuato Sassoli, convinto che va-
da ripensato il diritto di veto europeo e
che la sfida green possa essere un ele-
mento di collante per la futura europa,
con un fondo per la giusta transizione
adeguatamente finanziato.
Un piano di investimenti europeo in
infrastrutture e green deal è anche ciò che
sollecita Boccia per realizzare una politica
anticiclica. «È prematuro parlare di sta-
gnazione ma bisogna reagire - ha detto
ieri - il coronavirus potrebbe determinare
un ulteriore rallentamento dell’econo-
mia e la fibrillazione politica non aiuta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I PARAMETRI DI ESENZIONE
Alert con uno sforamento
I PUNTI CHIAVE
Mini proroga a doppia uscita
La mini-proroga al 15 febbraio 2021 è per
una fascia di imprese numericamente
rilevante, ma il superamento di uno solo dei
parametri di esenzione (4 milioni attivo
patrimoniale; 4 milioni di ricavi; forza lavoro
di 20 dipendenti) basta per essere
soggette alle misure di allerta già
dal 15 agosto prossimo
PICCOLE IMPRESE
Segnalazione obbligata
L’occasione persa
Restano gli obblighi di segnalazione
per le piccole imprese (tra 4 e 8 milioni
di fatturato) nonostante la richiesta di
proroga da più parti, perdendo
l'occasione per consentire alle
imprese, che stanno iniziando a
comprendere la riforma, di procedere
ad una adozione generalizzata degli
assetti organizzativi
MILLEPROROGHE
Sì allo slittamento per le Srl
L’organo di controllo
in fase di conversione del decreto
milleproroghe, il governo ha dato
parere favorevole a un emendamento
che proroga, per le Srl, fino allo
scadere del termine per l’approvazione
del bilancio d’esercizio l'obbligo, già
scaduto, di dotarsi dell’organo di
controllo.
Master di
giornalismo.
Il presidente del
Parlamento Ue,
David Sassoli,
e il presidente
di Confindustria
e di Luiss,
Vincenzo Boccia
AMMINISTRATORI DI SRL
Responsabilità,
nessun cambio
«La disciplina della
responsabilità degli
amministratori delle società a
responsabilità limitata non
viene in alcun modo toccata, se
non per ridurre i rischi da
sempre connessi al dissesto». La
dichiarazione, proveniente dagli
uffici del Ministero di via
Arenula, fa riferimento a una
serie di articoli e commenti
apparsi su siti e stampa
generalisti in cui si ipotizzava,
con il Codice della crisi, un
cambio di regime delle
limitazioni della responsabilità
degli amministratori di Srl.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL SOLE 24 ORE,
21 FEBBRAIO
2020,
PAGINA 2
Ieri l’allarme delle
imprese sulle
conseguenze
soprattutto per le
realtà di minori
dimensioni, delle
nuove procedure
per prevenire le
crisi aziendali
(^2) Primo Piano Politica economica Venerdì 21 Febbraio 2020 Il Sole 24 Ore
BASTA CON LA POLITICACHE COLPISCE INTERVENTO^
L’ATTIVITÀ D’IMPRESA
Ile imprese ma, nell’immediato, l’impat-to che rischia di avere su queste ultimepotrebbe essere devastante. Specie se ilGoverno dovesse continuare a rimane-re poco attento alle ragioni di chi – per l nuovo Codice della crisi e dell’insol-venza dovrebbe rappresentare unfattore di modernizzazione per il no-stro ordinamento e per il sistema del-
l’appunto le imprese – si troverà in ulti-ma analisi a essere “inciso” dalle nuoveregole. Sarebbe l’ultimo, plastico esem-pio di un clima antindustriale e anche lagoccia che farebbe traboccare il vaso. Perché, se il principio per il quale antici-pare una possibile crisi aziendale, utile
anche per evitare che quella crisi si pro-paghi in danno di clienti e fornitori, tro-va tutti d’accordo, sono le modalità concui si è arrivati alla riforma e i suoi effettipotenziali a preoccupare seriamente.di tale preoccupazione. Il Codice è sta-Provo a spiegare alcuni dei motivi
to pubblicato il febbraio , alcu-ne disposizioni sono già operative dal marzo di quell’anno, ma la parte operativamente più significativa, cioèle nuove procedure di allerta e compo-sizione assistita, lo saranno dal prossi-
mo agosto. Lo scopo dovrebbe esseredi consentire alle micro, piccole e me-die imprese in difficoltà, di accedere auna procedura stragiu-diziale e riservata in grado di accompagnarel’imprenditore nel per-
corso di superamento della “crisi” prima che divenga “insolvenza”, avvalendosi di un Or-ganismo gestore deno-minato Ocri. L’Ocri po-trà essere attivato an-
che da determinate ca-tegorie di creditori pubblici, al supera-mento di alcune soglie di debiti di na-tura fiscale o previdenziale.verse decine di migliaia di imprese so-Le prime stime evidenziano che di-
no potenzialmente “a rischio Ocri”. So-no stime tutte da verificare anche per-ché, nonostante il buon lavoro portatoavanti dai commercialisti, gli indici chefaranno scattare l’allerta non sono statiancora approvati dal Governo e pubbli-
cati. Ma quelle stime danno una di-mensione del problema e vanno calatein un contesto nel quale, a pochi mesi dalla piena operatività delle norme, ol-tre a non essere disponibili gli indici non lo sono neppure gli Ocri, che per ilmomento esistono solo sulla carta.
prese sono state già obbligate a nomi-nare gli organi di controllo interno, so-stenendo inevitabilmente nuovi oneri,scelta anche questa discutibile nel meri-to, perché l’obbligo scatta anche per chiha solo dipendenti, e nella tempistica,L’unica cosa certa è che le piccole im-
fissata prima al dicembre , cioè aesercizio concluso, e poi “prorogata” so-lo in questi giorni. Piccole imprese che sono chiamate anche a dotarsi di presidiorganizzativi, amministrativi e contabi-li in grado di rilevare la crisi prima che divenga insolvenza e monitorare la
continuità aziendale. In pratica, ogni impresa deve implementare un proces-so di budget, controllo di gestione e pia-no di tesoreria, che le dica in tempo realese guadagna sulle singole commesse/servizi e se le entrate future copriranno
le uscite future. Nel caso in cui queste entrate non garantiscano la copertura delle uscite, l’imprenditore o l’ammini-stratore della società, dovrà autode-nunciarsi all’Ocri, che si occuperà di provare a comporre la crisi. E non sonoda trascurare i profili di responsabilità,
anche direttamente dell’imprenditore,se ciò non avviene nei tempi previsti dalla riforma e si verifica l’insolvenza.sostanziali, e a un sistema che a ogni livello ancora non è pronto a recepirle,il buon senso suggerirebbe di testare laÈ evidente che di fronte a novità così
prima operatività dell’allerta soltanto sulle medie imprese, meno numerosee tendenzialmente più solide sul pianoeconomico e patrimoniale. Ciò anche per evitare di mandare in tilt, da subito,i nuovi Ocri, creando danni incalcolabi-li al sistema delle imprese e alla credibi-
lità della stessa riforma. Ma non è que-sta, finora, la linea del Governo, che hacolto il punto in termini di principio, maintende escludere dalla prima operati-vità dell’allerta solo le realtà che saran-no marginalmente toccate dalla stessa
nella fase di avvio, vale a dire quelle chenon sono obbligate a nominare i con-
trollori interni. Una scelta inefficace, che va corretta prima possibile.Quanto sopra si inserisce in un con-testo più ampio che vede riemergere –lo ribadisco – nella regolamentazionedei fatti economici, una cultura decisa-
mente ostile all’impresa.Cito solo un esempio: dal dicem-bre sono stati inseriti alcuni reatitributari tra quelli presupposto della responsabilità delle imprese. Nel merito ciò significa che, in caso di con-testazione di alcuni reati tributari da
parte dell’Agenzia delle Entrate o dellaGuardia di Finanza, alla società, pre-sunta beneficiaria del vantaggio fisca-le, viene applicata una sanzione che varia per singolo reato da a . euro (aumentabili di /) moltiplicato
per o volte, a seconda del be-neficio che secondo il giudice è stato tratto dall’azienda. Quindi da un mini-mo di . euro ad un massimo di .. euro.Ma non finisce qui, perché alla san-zione pecuniaria si aggiunge, a seconda
del caso: il divieto di stipulare contratticon la Pubblica amministrazione, l’esclusione o la revoca di agevolazioni,finanziamenti, sussidi o contributi; il divieto di pubblicizzare beni o servizi. Anche in questo caso, non è in discus-sione l’impegno delle
imprese sul fronte dellacompliance e del con-trasto all’evasione fisca-le, che è una forma diconcorrenza sleale e vatenacemente contrasta-ta. Quello che non con-
vince è che l’unica rispo-sta che il legislatore con-sidera è di moltiplicare illivello delle sanzioni,aggiungendo a quellaamministrativa già pre-
vista per le società e a quelle, anche pe-nali, previste per le persone fisiche, unaforma di responsabilità di fatto penaleanche per le imprese. Quindi almeno trelivelli sanzionatori per lo stesso reato! Esenza considerare l’estensione, sempreai reati tributari, della confisca allargata
(o per sproporzione), pensata origina-riamente per i soli reati di mafia.Per concludere, con amarezza: chela crescita e il benessere di un Paese de-rivino dalla crescita delle imprese sem-brerebbe un principio indiscutibile. Il condizionale è d’obbligo, perché in Ita-
lia il collegamento non è così immedia-to; l’elenco di tutto ciò che rende difficilel’attività imprenditoriale è troppo lun-go e tristemente noto. Ciò che sorpren-de, semmai, è come riusciamo ancoraa conseguire risultati positivi, nono-stante tutto. Il sistema manifatturiero
italiano è settimo al mondo in terminidi quota del valore aggiunto globale. L’Italia è tra i tre migliori esportatori almondo per molte specializzazioni pro-duttive. Le aziende industriali italianenell’ultimo decennio, dopo la crisi, han-
no lavorato al rafforzamento dei propribilanci. Moltissime Pmi sono eccellen-ze inserite in catene di valore. Questo, in breve, per significare ilcontributo che le imprese portano allastabilità economica e sociale del Paese.Se il sistema Italia è difficile e complesso
e si cambiano le regole continuamente,chi vuole venire nel nostro Paese a fareImpresa, non viene. Chi resta, vende, siarrende o chiude. Fare impresa è una corsa a ostacoli e non si è evidentemen-te capito che partecipare all’azzoppa-mento – o alla morte – di chi crea posti
di lavoro ha come risultato un lento, inesorabile, irreversibile declino.Molte pessime soluzioni partonoqualche volta da – presunte – buone in-tenzioni. Molte delle decisioni gover-native che hanno riguardato le impresenegli ultimi anni hanno inteso di parti-
re da buoni principi; le ultime, parteci-pare a migliorare la salute degli italianie inquinare meno. Purtroppo sappia-mo che cosa hanno determinato. E al-lora bisogna dire chiaramente, con co-raggio, con la dignità che contraddi-
stingue chi quotidianamente sostieneil Paese e crea posti di lavoro, che accet-tare, ancora una volta, misure che nonci permettono di fare impresa è avvi-lente, imbarazzante. E non siamo disponibili ad accetta-re scelte demagogiche ed errate che
hanno il solo risultato di incidere ne-gativamente sul lavoro delle impresee sul futuro del Paese.Presidente Piccola Industria, Confindustria© RIPRODUZIONE RISERVATA
Piccole imprese nominare gli organi interni di controllo presidi per rilevare obbligate a e a dotarsi di
la crisi prima che diventi insolvenza
di Carlo Robiglio
Proroga dell’allerta preventiva,ma solo per le microimprese
Codice della crisi. Boccia: il Governo rischia di compromettere l’equilibrio faticosamente raggiunto sulla riformaAlessandro GalimbertiAperto il dibattito sul correttivo appena approvato dal consiglio dei ministri
Mentre il correttivo sulla crisi d’im-presa – licenziato in bozza dal Con-siglio dei ministri di giovedì scorso– imbocca la strada parlamentareportando in dote un emendamentodel governo, sul percorso del de-
creto legislativo arrivano le primeavvisaglie di malumori. nuove norme, che a partire da ago-sto cambieranno alla radice la ge-stione della crisi, è il presidente diConfindustria Vincenzo BocciaA tornare sull’impatto delle
che dal palco degli Stati generalidei commercialisti ha ribadito ilpunto di vista dell’associazione:«Sul nuovo Codice della crisi d’im-presa, la riforma del diritto falli-mentare, sono anni che stiamo la-vorando – ha detto Boccia –. Con-
findustria si è messa in discussio-ne e ha offerto un contributofondamentale. Ora, alle battute fi-nali, il governo si sta arroccando suposizioni che rischiano di compro-mettere un equilibrio faticosa-
mente raggiunto. Tutti devono fa-re la propria parte». ribatte solo indirettamente sottoli-neando che «il Codice della crisid’impresa è stato approvato dallascorsa legislatura, non è una miaParole a cui il ministro Bonafede
idea e, piuttosto, da ministro ho la-vorato sui decreti attuativi ascol-tando anche gli addetti ai lavori».Ma è proprio sulla “insufficienza”del correttivo rispetto alle aspetta-tive del mondo imprenditoriale che
si sta aprendo un fronte di crisi conun sottostante impegnativo. Alcentro del dibattito c’è il peso che lenuove procedure d’allerta – pensa-te come mezzo per prevenire il fal-limento e quindi i danni ad effettodomino sul sistema relazionale
delle aziende – rischiano di rove-sciare sulle realtà imprenditorialipiù piccole. Nell’ultimo consiglio dei mini-stri il governo è intervenuto pro-prio per prorogare a febbraio del
prossimo anno le segnalazioni diallerta relative alle microimprese,segnalazioni destinate agli organi-smi di composizione della crisi.Nella proposta del ministro Bona-fede lo slittamento riguarderebbele imprese che negli ultimi due
esercizi non hanno superato mi-lioni dell’attivo dello stato patri-moniale, e contemporaneamentehanno registrato ricavi inferiori a milioni, e hanno avuto fino a di-pendenti occupati in media duran-te l’anno di riferimento.
Nelle intenzioni del ministerodella Giustizia la disposizione si facarico della preoccupazione di con-sentire una gestione efficiente del-le procedure di allerta da parte de-gli organismi di composizione del-la crisi. Ma uno dei punti di criticità
è la perdurante mancanza di chia-rezza circa l’accesso (obbligato) aquesto percorso di prevenzionesorvegliata, e in questo senso l’im-pegno del governo «di chiarire lanozione di crisi, sostituendo al-
l’espressione “difficoltà” quella di“squilibrio” e ridefinendo il cosid-detto “indice della crisi”» non ap-pare ancora dirimente. Secondo le stime dei commer-cialisti, a regole così disegnate sa-rebbero decine di migliaia le im-
prese a rischio di entrare nel conod’ombra della composizione sor-vegliata della crisi, su cui continuaa pesare peraltro la riserva mentaledi quanto queste procedure rischi-no di compromettere la reputazio-ne – cioè la competitività – del-
l’azienda suo malgrado “attenzio-nata”. Anche perché, ulteriore temadi attrito, gli alert possono essereinnescati pure da enti e agenziepubbliche al superamento di deter-minate soglie di sofferenza; in que-sto ambito si è mosso il governo nel
Consiglio dei ministri del feb-braio scorso, rimettendo ai decretidelegati da approvare a stretto girola ridefinizione del perimetro. Sullo sfondo, in ogni caso, restala questione assorbente dell’im-
patto organizzativo e soprattuttodi budget che la riforma della crisidi impresa rischia di comportareper la filiera della piccola/mi-croimpresa.© RIPRODUZIONE RISERVATA
NUOVI INCENTIVI Bonus R&S con stretta sulle multinazionali
Società straniere in allarme. Il Mise: vale solo per i casi di abusoCarmine Fotina
ROMAPiù controllo rispetto al passato.Ma anche qualche incertezza inpiù tra gli investitori. Il nuovo cre-dito di imposta per gli investimen-ti in ricerca e sviluppo ha seminato
preoccupazione tra le multinazio-nali, per effetto dei paletti che ilministero dello Sviluppo econo-mico intende porre quando l’atti-vità di ricerca è commissionatadalla casa madre estera alla socie-tà italiana senza che, però, ci sia
una reale ricaduta economica nelnostro paese.to un comma inserito nel chemetteva nero su bianco la possibi-lità di accedere al credito d’impo-La legge di bilancio ha cancella-
sta per attività commissionatedall’headquarter straniero di una
multinazionale. Un comma che itecnici del ministero dello Svilup-po ritengono superfluo in quantola nuova definizione della normaè considerata di per sé sufficientead ammettere al beneficio fiscalele multinazionali che commissio-
nano un progetto di ricerca che siaa tutti gli effetti organizzato e fi-nanziato dalla corrispondente so-cietà italiana con una sua linea dibudget, propri laboratori, propriricercatori. In altre parole, si vuoleevitare una corsa al mero vantag-
gio fiscale da parte delle multina-zionali perché in passato non sa-rebbero mancati casi di triangola-zioni in cui la società italiana eraun tassello fittizio e la ricerca fina-le veniva poi svolta all’estero. Abu-si che al Mise si vorrebbero argina-
re. Nessuna esclusione invece - èla linea del ministero - se le multi-nazionali, nel rispetto delle lineeguida Ocse («Manuale di Frasca-ti»), commissionano un progettoa una società italiana che se ne as-
sume il rischio finanziario.Questo chiarimento potrebbe
essere inserito nel decreto inter-ministeriale che conterrà tutte leregole applicative del nuovo bo-nus ricerca - va emanato a giorni,entro febbraio - oppure nelle Faq,le risposte ai quesiti che periodi-camente vengono pubblicate sul
sito del Mise. Il decreto (o una piùampia Guida che lo accompagne-rà) probabilmente chiarirà ancheun aspetto cruciale della norma,cioè quali sovvenzioni e contribu-ti già ricevuti dall’azienda per lostesso tipo di spesa vanno sottrat-
ti dalla base di calcolo del creditod’imposta.Basteranno i chiarimenti delMise a superare il clima di incer-tezza che si è generato tra le mul-tinazionali? A metà gennaio il pre-mier Giuseppe Conte ha incontra-
to i manager di una ventina dellemultinazionali che investono inItalia per ribadire l’attenzione agliinvestimenti esteri. Ma la confu-sione sul nuovo credito di impo-sta, sottolinea un manager impe-
gnato da anni nella ricerca in Italiaper conto di una grande impresa
straniera, non va proprio in que-sta direzione e sembra semmaifrutto di uno scetticismo che dasempre accompagna i CinqueStelle nell’approccio con le multi-nazionali. Tra i motivi di incertez-za si segnala anche la relazione
tecnica che accompagna la norma,nel punto in cui in modo troppotranchant, senza fare distinguo,sottolinea che «vengono escluse lespese in R&S commissionate dal-l’estero», quantificandole nel% del totale delle spese di ricer-
ca effettuate in Italia. Nella rela-zione, questa esclusione ha comeeffetto la riduzione della copertu-ra finanziaria necessaria per circa milioni. Anche questo ele-mento, secondo il Mise, non saràperò dirimente e in sede di even-
tuale confronto con l’agenzia delleEntrate varrà come detto il rispet-to della regola base: la ricercacommissionata dall’estero è am-messa al bonus purché sia coin-volta a tutti gli effetti, anche fi-
nanziariamente, la filiale italiana.© RIPRODUZIONE RISERVATA
ADOBESTOCK
IL DECRETO CORRETTIVOFebbraio 2021 Il correttivo del Codice della crisi dovrebbe prorogare a febbraio 2021 le segnalazioni di allerta che
riguardano le microimprese. Ocri Prevista la designazione del componente «amico» negli Organismi di composizione della
crisi. Il referente deve segnalare all'associazione di categoria una terna di professionisti individuati dal debitore tra gli iscritti all'Albo; la scelta toccherà poi all'associazione di categoria
Albo Il decreto legislativo ammorbidisce almeno in sede di prima applicazione i requisiti per l'iscrizione all'Albo dei curatori, liquidatori e commissari, per la quale sarà sufficiente dimostrare
ad esempio di avere svolto funzioni di commissario giudiziale
Secondo le stime dei commercia-listi con le regole at-
tuali sareb-bero decine di migliaia le imprese a rischio
IL PUNTO DI ROTTURA L’EDITORIALE^
—Continua da pagina
Eno senza reticenze che il rimbalzo èsponenti autorevoli, comeper esempio Paolo Gentilo-ni, Pd, commissario euro-peo all’Economia, dichiara-
tutto da verificare. Perfino da una Regione come laLombardia, locomotiva tradiziona-le delle attività produttive del Paese, arrivano segnali incontrovertibili e preoccupanti: la produzione è
ferma, l’export diminuisce, gli investimenti sono in caduta libera, il mercato interno è in calo. Certo non mancano storie di successo come quello dell’azienda di Baran-zate, specializzata nella componen-tistica per l’auto elettrica, a cui
abbiamo dedicato la fotografia di prima pagina. E il sistema delle imprese sta reggendo, reagisce con forza alla crisi. Ma il quadro d’insie-me giustifica allarme e preoccupa-zione. Senza contare che in altri territori del Paese la situazione è
compromessa.Il mondo delle imprese, e delleprofessioni, chiede lo sblocco dei grandi lavori e più infrastrutture, formazione per dare la spinta necessaria agli investimenti nell’in-
novazione, semplificazione di quella burocrazia soffocante che è sempre più insopportabile. Sono tre condizioni indispensabili per recuperare il terreno perso sul fronte più importante di tutti: la produttività, che vede l’Italia ma-
glia nera in Europa. In queste condizioni la risposta della mag-gioranza di governo, nel suo com-plesso e nonostante le eccezioni che pure non mancano, è piuttosto imbarazzante.
analoghi a quella che ha caratterizza-to il primo governo Conte, paralizza-to dagli scontri continui tra Ms e Lega. Ugualmente oggi su ogni argomento di peso le posizioni sono contrapposte, come documentano La rissosità è tornata su livelli
quasi quotidianamente i servizi del Sole Ore. Peccato. In parte non c’è da stupirsi perché la motivazione iniziale della maggioranza che si è formata nel settembre scorso è stata impedire le elezioni e la vittoria di
Matteo Salvini. La speranza era che la ragionevolezza finisse per prevalere, in modo da affrontare con qualche speranza di successo i problemi veri del Paese. non viene persa occasione per butta-Purtroppo non è andata così e
re sul fuoco barilotti di benzina che stanno scatenando la reazione negativa d’intere parti del Paese, dalle imprese ai liberi professionisti e perfino ai magistrati, contribuendo non poco alla frenata degli investi-menti: dalla riforma del ministro
della Giustizia Bonafede sulla pre-scrizione al sequestro preventivo per i reati societari, fino al salario mini-mo che rientra nel filone del reddito di cittadinanza, misure assistenziali e non incentivi alla crescita. In più le incognite del coronavi-
rus e di geopolitica per le tensioni che esplodono in più parti del mondo contribuiscono a peggiora-re la situazione. Attenzione: siamo, per quanto riguarda l’economia italiana, all’ultimo giro. Alla mag-
gioranza di governo va detto che occorre una svolta, occorre darsi una mossa. In caso contrario, o se non risultasse possibile, molto meglio prenderne atto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
di Fabio Tamburini
12% CREDITO DI IMPOSTA Per ricerca fondamentale, ricercaindustriale e
sviluppo sperimentale in campo scientifico o tecnologicoil beneficio fiscale è pari al 12%
Proroga per le imprese fino a 20 addetti con attivo
e ricavi non oltre 4 milioni negli ultimi due esercizi
La ricerca commissio-nata dall’estero è ammessa
al bonus purché sia coinvolta la filiale italiana
A pagina 16
Gli approfondimenti sul bilancio Ue