Corriere Della Sera - 04.03.2020

(sharon) #1


CorrieredellaSera Mercoledì4Marzo2020 27


Leletterefirmate
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«LodicoalCorriere»
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AldoCazzullo-«Lo
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«LodicoalCorriere»

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LODICO
ALCORRIERE

RispondeAldoCazzullo


LATRAGEDIADEL15ENNE ÈNATA


INUN AMBIENTEDISASTROSO


CORONAVIRUS


Lafragilitàdeglianziani
elereazionideilettori


Io, ultrasettantenne, non
ritengo «offensive» le
considerazioni ricorrenti su
anziani e coronavirus. È un
fatto che chi ha qualche
malanno è più esposto e credo
che il rimarcare la correlazione
tra anzianità e virus sia solo
una modalità, strategicamente
«concordata» tra media e
autorità sanitarie, per
spostare l’attenzione dafasce
per adesso apparentemente
immuni. Basta non dargli
troppo peso e continuare a
vivere la propria vita al
meglio.Peraltro, gli anziani
dovrebbero essere abituati a
situazioni di emarginazione e
respingimenti, spesso attuati
con sottile perfidia, sia in
ambitofamiliare che nella vita
di relazione.

V.ArcoScottodiSuoccio


Ieri una donna al telefono mi
ha chiesto di partecipare a un
sondaggio sulla salute della
cittadinanza. E mi chiede:
«Anzitutto, quanti anni ha?»
«84». «Aaah!». E riattacca.
Questo piccolo episodio la dice
lunga sulla considerazione in
cui noi vecchi siamo tenuti
oggigiorno.

MariaMiceli,Como


Condivido la risposta alla
lettrice che ieri, aragione,
chiedeva maggiore rispetto
verso gli anziani, oggi i più a
rischio a causa del
coronavirus. Tuttavia vorrei
sottolineare come, purtroppo,
l’atteggiamento di, come dire,
poca considerazione, verso gli
anziani, sia ormai una
consuetudine, e lo si nota
quotidianamente anche nei
pronto soccorso, ereparti degli
ospedali, il virus ha solo
amplificato le considerazioni
secondo le quali la maggior
parte della popolazione non ha
da temere perché non anziana.

AlessandroServida


Caro Aldo, la frase «la
stragrande maggioranza delle
persone morte con coronavirus
erano anziani con problemi
pregressi di salute» non credo
contenga un intento
denigratorio nei confronti
degli anziani, né consolatorio
nei confronti dei giovani:
semplicemente, è così.Capisco
che gli anziani possano non
essere contenti, ma ribadire
questo concetto potrebbe
aiutarci a comprendere che
loro oggi sono le persone più
fragili, che vanno
maggiormente protette.

AnnaMarabotti
Cara Anna, il problema non
è la frase; è iltono quasi di sol-
lievocon cui talora viene detta
e ascoltata.


«PrimaveraaRoma».Lafotoèstatascattataeinviatadallasignora
Lucia.
(Inviatelefotoovviamentescattatedavoiaquestiindirizzi:
[email protected]@corrieresuInstagram)

diGianAntonioStella


Gliuntori?Sono


semprestranieri


Tuttifrutti


Caro Aldo,
durante unarapina a mano
armata un carabiniere per
difendere se stesso e la sua
fidanzata spara e uccide
l’aggressore. I parenti della
vittima devastano il pronto
soccorso dove è morto il
ragazzo, impedendo il
servizio oltre ai danni
gravissimi, sparano contro la
caserma dove viene
interrogato il complice.In tv
poi i parenti dicono che il
carabiniere ha sparato alla
schiena del loro congiunto.
Chi alla fine di tutto questo
viene indagato? Il
carabiniere. Questa è l’Italia
che non ci piace, che
rifiutiamo, dove gli onesti
vittime di mascalzoni
diventano a loro volta
mascalzoni, mentre i
mascalzoni diventano eroi.
EsterinaMauri,Milano

Gentile signora,

S


onocostrettoatagliare
la sua lettera per que-
stione di spazio, non
percensurarla. Nel pro-
sieguo lei accusavanoi del
Corriere di non aver difeso ab-
bastanza ilcarabiniere. Non
so da doveabbia tratto questa
impressione. Le diròlamia
opinione personale. L’inchie-
sta della magistratura è un at-
todovuto, non è una scelta di-
screzionale, né tantomeno
unacondanna anticipata. Si
tratta di ricostruire la dinami-
ca, dicapire ad esempio se il
secondocolpo, quello alla nu-
ca, sia stato tirato mentre il la-
drogià stavafuggendo. An-
che ilcarabiniereèuna vitti-
ma di questa tragedia: non si
è trovato a scegliere tra una vi-
ta umanaeunorologio, si è
trovato a difendere se stesso e
la sua fidanzata da due perso-
ne che gli puntavanocontro

un’arma, senza potersapere
che nonfosse un’arma perico-
losa. Mi pareche la tragedia
sialegata in primo luogo al-
l’ambientedisastroso in cui
un ragazzo di quindici anni si
è trovato a vivere,confermato
dall’assalto al pronto soccorso


  • con la distruzione di un be-
    ne pubblico, oltretuttocon
    un’epidemia incorso – e dalle
    intimidazioni della criminali-
    tà davanti allacaserma deica-
    rabinieri. Fino a quandocon-
    tinueremo a dipingere qualsi-
    asi critica alla cultura dell’ille-
    galitàedell’omertàcome se
    fosse una critica a Napoli e al
    Mezzogiorno nel suocom-
    plesso, non muoveremo un
    passo avanti. Ricordiamoci
    piuttosto che migliaia di per-
    sone nate e cresciute nel Mez-
    zogiorno sono impegnate
    ogni giornoacombatterela
    cultura dell’illegalitàedel-
    l’omertà. ©RIPRODUZIONERISERVATA


NUOVAMOBILITÀ
«Iparcheggioccupati
daimezziinsharing»
Nel centro diMilano, già avaro
di parcheggiregolari per
scooter e motorini, i pochi
parcheggi disponibili vengono
ora occupati, sin dal mattino,
da ogni tipo di bike-moto-
monopattino sharing,
sottraendo spazio a moto e
motorini di persone che
devonoraggiungere il posto di
lavoro.Non ho niente contro
queste nuoveforme di mobilità
che utilizzo spesso, ma
quando mi muovo con il bike
sharing vado a parcheggiare la
bici in un luogo dove non dia
fastidio né ai pedoni né alla
circolazione, né a chi deve
parcheggiare negli spazi
riservati ad altri mezzi.Non so
quale possa essere una
soluzione, ma aspetto la prima
multa che la polizia mifarà
perché avrò parcheggiato fuori
dalle strisce, mentre i
parcheggi saranno occupati
dai monopattini.
MicheleSorrentino

LA
VOSTRA
FOTO

E


il «Mal Franzoso»? Mezzo millennio
prima che Luca Zaia si facesse
scappare la battutaccia sul
coronavirus associando l’epidemia ai
cinesi che «mangiano itopi vivi»,
battutaccia seguita da una lettera di scuse
all’ambasciatore cinese, un altro devoto
alla SerenissimaRepubblicas’era già
imbarcatonella definizione diciamocosì
«etnica» di una malattia.
Nel 1496, l’infaticabile diaristaveneziano
Marin Sanudo scriveva infatti in uno dei
suoi sterminati diari di una «malattia
crudele» chevenne «per tutto il mondo in
talcontagione dallavenuta delredi
Francia in Italia che per tutto si chiamava
Mal Franzese». O appunto Mal Franzoso.
La sifilide.Una malattia che «debellita li
membri, le mane e piedi in specie di gotte,
et fa alcune pustule etvesciche tumide
infiade per tutta la persona, e sulvolto,con
febre e dolori artetici, che fa tuta lacodega
piena ecoperta di broze su la faza fino ai
ochii,come fannovaruole, a lefemine tute
le coxefino a la natura, in tanto fastidio
che tal paciente chiamavano la morte. Et
comenzà ditto mal a le parte pudiche
prima, et nelcoyto ècontagioso,
altramente no». Riconosceva però, lo
stesso famoso diarista, che «molti dicono
siavenuto da’ francesi» ma loro, i francesi
che l’hanno avuto, «lo chiamano mal
italiano».
La storica della medicina EugeniaTognotti,
autrice del libro L’altrafaccia di venere. La
sifilide dalla prima età moderna
all’avvento dell’Aids , precisa anzi che i
nostri cugini d’oltralpe erano
«fermamenteconvinti che il male avesse
avuto origine a Napoli: di qui il nome “mal
de Naples” o “mal napolitain”». E
insomma da che mondo è mondo appena
fa la sua apparizione una nuovamalattia,
dalla lebbra alla peste, ogni popolotende
«ad identificarlacon un nemico esterno o
con un proprio antagonista diretto». Dice
tutto lavarietà di nomi dati alla sifilide e
dallaTognotti riassunti: se per i francesi
era il «male napoletano o italiano, per gli
italiani mal francese, per i portoghesi
morbocastigliano, per i giapponesi morbo
portoghese, per gli olandesivaiolo
ispanico, per i polacchi mal deitedeschi,
per i moscoviti mal dei polacchi, per i
persiani morbo dei turchi, per gli africani
mal spagnolo, per i turchi morbo dei
cristiani...». L’importante è che l’«untore»
sia sempre un «foresto».
©RIPRODUZIONERISERVATA

«CecchiGoriscontilapenaaidomiciliari»


L


a sfortuna, anche di figure pittoresche (ma generose) non è
maicosa che fa esultare. Certi sorrisi chevedo dipingersi
per un personaggio e una personacome Vittorio Cecchi Gori
in disgrazia, fanno male, molto male...
Quello che mi chiedo sulcaso Cecchi Gori, non riguarda la
sua vicenda giudiziaria. Il problema che pongo non è tanto in
merito allacondanna (la legge deve essere uguale per tutti, le
sentenze non sicommentano, etc.), quanto sulla possibilità
che al produttore, malato gravemente e non
«diplomaticamente», non siaconcesso di scontare ai
domiciliari la pena di 8 anni e 5 mesi e 26 giorni. Lefortune

(in particolare i film «Mediterraneo» (1991), «Il postino»
(1994) e «La vita è bella» (1997) che gli hannoregalato le
soddisfazioni più grandi: tre Oscar) e anche lecadute di
Vittorio Cecchi Gori sono note a tutti, anche perché è da
sempre sotto i riflettori. La possibilità di delinquere e
combinare danni, ammesso che ne esista lavolontà, mi
sembra molto limitata. L’età e i malanni dovrebbero suggerire
provvedimentirestrittivi che non si risolvano in unacondanna
capitale.
MarcoTullioGiordana
Roma

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La tiratura di martedì 3 marzo è stata di 251.349copie

IlregistaMarco
TullioGiordana
lanciaun
appello
affinché
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L’appellodelregista

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