La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1
A Londra i disegni dell’artista che turbò la società vittoriana e ispirò la grafica della contestazione

Raffinato scandaloso Beardsley

che disegnava il diavolo nei dettagli

CATERINA SOFFICI
LONDRA

U


na carriera brillan-
tissima e un lavo-
ro forsennato, al
passo frenetico di
mille disegni in ap-
pena cinque anni.
Un artista raffinatissimo e pro-
vocatorio, determinato a far
di tutto per essere notato al
più presto, rendendo sé stesso
un tutt’uno con i suoi scanda-
losi disegni in bianco e nero.
Diagnosticato tubercolotico
quando aveva 7 anni, Abrey
Berdsley sapeva che la sua vi-
ta sarebbe stata breve. Aveva
25 anni quando nel 1898 i
suoi polmoni malati e squas-
sati dall’ennesima emorragia
esalarono l’ultimo respiro in
un albergo di Mentone, dove
si era trasferito accudito dal-
la inseparabile sorella Ma-
bel, per cercare un clima più
clemente. Ma era già uno de-
gli artisti discussi e celebrati
della Londra decadente, uno
dei nomi di punta del movi-

mento estetico, amico di tut-
ta la cricca omosessuale, di
cui divenne un esponente di
spicco dopo che Oscar Wilde
scelse i suoi provocatori dise-
gni per illustrare l’edizione in-
glese di Salomè.
Era il 1892, Aubrey aveva
solo 20 anni e l’editore John
Lane fu costretto a cassarne
parecchi, perché troppo osce-
ni. «Bisogna passare i suoi di-
segni al microscopio e girarli
alla rovescia» commentava l’e-
ditore, ma Beardsley riuscì lo
stesso a infilare dettagli pic-
canti e falli in erezione nasco-
sti nei moccoli delle candele,
che furono pubblicati crean-
do grande scandalo.
Grottesco, decadente, biz-
zarro, erotico sono gli aggetti-
vi più usati per definire lui e la
sua opera, molto influenzata
dai poster francesi (alla Tou-
louse Lautrec) e dalla grafica
erotica giapponese. «Se non
sono eccentrico, non sono
niente» diceva. Alto, magro,
pallido, la sua esile figura da
dandy e il vestiario ricercato
erano altre dichiarazioni di in-
tenti. I completi color tortora,

la canna da passeggio, le cra-
vatte e i guanti gialli erano par-
te della sua missione. Incerte
le tendenze sessuali, visse con
la amata sorella di un anno
più vecchia - con cui si sussur-
rava avesse rapporti incestuo-
si - in una casa di Pimlico che
era a sua volta una meta di pel-
legrinaggio di amici e ammira-
tori e una asserzione di stile:
pareti arancione, piene di ope-
re anche degli amici esteti, tra
cui William Morris, e di suoi

disegni, preferibilmente por-
nografici, che amava mettere
nell’ingresso
Alla Tate Britain, oltre ai
disegni della succitata Salo-
mè, sono in mostra da oggi al
25 maggio le illustrazioni per
The Yellow Book, una rivista
letteraria di rottura, di cui
Beardsley fu il curatore per
quattro numeri. Il quinto non
uscì mai perché la cricca di
amici fu travolta dallo scan-
dalo di Oscar Wilde e dal suo

arresto per «indecenza ses-
suale». Ci sono anche i dise-
gni per lo scandaloso Made-
moiselle de Maupin di Théop-
hile Gautier (tra i teorici
dell’«arte per l’arte», motto
che divenne il manifesto del
movimento estetico), che rac-
conta gli incontri bisex della
protagonista.
Beardsley è stato uno dei po-
chi artisti dell’epoca a soprav-
vivere all’oblio che ha inghiot-
tito l’età vittoriana. E la sua
grafica è stata riscoperta negli
anni della contestazione, com-
plice anche una mostra al
V&A nel ’67: le sue idee anda-
vano a braccetto con i valori
anti-establishment e gli stili di
vita alternativi. A lui si ispira-
rono copertine di dischi (dai
Beatles ai Procol Harum), rivi-
ste underground, pubblicità
mainstream, per non parlare
di interior decorator e perfino
le boutique indipendenti che
negli anni 70 hanno vestito gli
«eccentrici rivoluzionari».
Convertito al cristianesimo
un anno prima della morte,
sentendo avvicinarsi la fine
Abrey scrisse a Leonard Smi-
thers, il suo editore: «Gesù è
nostro Signore e giudice. Ca-
ro amico, ti imploro di distrug-
gere tutte le copie di Lisistrata
e i disegni osceni». Per fortu-
na Smithers ha ignorato le ul-
time volontà. E infatti i dise-
gni per Lisistrata sono visibili
alla Tate. Insieme a tutti gli al-
tri disegni più piccanti. Per-
ché mai come in Beardsley, il
diavolo sta nei dettagli. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

GIANNI RIOTTA
NEW YORK

A


dire la verità, la si-
tuazione a Boston,
250 anni, nel gelido
e nevoso marzo del
1770, non era punto
come la descrivono i
manuali di storia patriottica de-
gli ultimi licei tradizionalisti
d’America. I patrioti ribelli non
erano maggioranza in città,
16.000 abitanti, e le truppe di
Sua Maestà Britannica, 2000 in
tutto, si intendevano bene con i
coloni. Soprattutto con le giova-
ni donne della prosperosa città
con cui flirtavano, facevano l’a-
more, si sposavano. Le chiese

locali battezzarono, fra il 1768
e il 1772, oltre cento neonati,
nati da mogli inglesi e amanti
americane dei soldati, reduci
della Guerra dei Sette anni.
Uscito da pochi giorni, il bel
saggio The Boston Massacree, a
Family History, della storica
Serena Zabin, ci restituisce a
sorpresa un’alba della Rivolu-
zione Americana, culminata
poi nel 1776 con l’Indipenden-
za, diversa da quella classica.
Lontani dall’essere quel formi-
dabile ridotto di intellettuali al-
la Jefferson, alacri business-
man artigiani come Franklin,
saggi statisti e ufficiali alla Wa-
shington, agitatori alla Paine e

Hamilton, gli americani erano
cittadini intenti al lavoro, in-
sofferenti -allora come oggi
con Trump- a tasse e burocra-
zia, ma sereni nel credere che
l’economia contasse più della
politica. Quanto alle «Giubbe
Rosse», i Redcoats, come veni-
vano chiamati per le loro divi-
se scarlatte i militari dell’eser-
cito britannico e dei Royal Ma-
rines, «andavano in America
spesso con lo spirito avventu-
roso con cui i nostri studenti
vanno in vacanza a Daytona
Beach» osserva il critico Hugh
Hewitt, citando le gesta amo-
rose del soldato inglese Sa-
muel Strain. Il clima di opero-

sa collaborazione familiare,
diffidenza nel pagare tasse e
dazi, notti brave negli accam-
pamenti alla luce fuggente dei
falò, finisce il 5 marzo di un
quarto di millennio or sono,
con il «Massacro di Boston»,
che accende la rivolta Usa, ren-
de odiose le Redcoats, mobilita
intorno all’avanguardia dei pa-
trioti i residenti delle Colonie.
Comincia con una rissa, nel
clima scaldato da nuove tasse,
lo Stamp Act e i Townshends
Acts. Il sidro e la birra -lo stori-
co patriota Samuel Adams ge-
stiva una distilleria e il suo vol-
to decora ancora l’etichetta di
una popolare bottiglia- rende-
vano violente le manifestazio-
ni e allora la folla saccheggia-
va negozi e spacci dei monar-

chici lealisti, in esproprio anti
fisco. Così, il 22 febbraio
1770, un pugno di ribelli deva-
sta l’emporio di un mercante
filoinglese, il doganiere Ebe-
nezer Richardson impugna il
moschetto per difendersi e,
sparando da una finestra, uc-
cide a pallettoni il piccolo
Christopher Seider, undici an-
ni, che come tanti bambini ac-
correva al primo clamore dei
disordini. Al funerale si pre-
sentano in duemila, Samuel
Adams lo trasforma in dimo-
strazione politica e il festival

amoroso descritto dalla Za-
bin degenera in violenza di
strada. Gli ufficiali raccolgo-
no sotto le tende le Giubbe
Rosse, i patrioti si armano. È
dunque per il Comandante
britannico una pessima idea
lasciar solo a piantonare la Do-
gana Reale, la notte del 5 mar-
zo, l’infreddolito marmittone
Hugh White. I ribelli sanno
che oltre la porta c’è il denaro
delle loro tasse e cominciano
a tirare palle di neve, pezzi di
ghiaccio e sassi contro White.
Che dapprima si schermisce,
poi ha una reazione improvvi-
sa e infilza con la poderosa ba-
ionetta un dimostrante. Le
campane di Boston risuonano
a morto, segnale di incendio
in un’epoca in cui tutte le case
erano di legno, e la folla cir-
conda la dogana.
A rinforzo di White arriva
però il capitano britannico
Thomas Preston, con una pat-
tuglia che, armi in pugno, di-
fende il portone. Volano an-
cora sassi, qualcuno colpisce
i militari con mazze e bastoni
animati. Non si è mai rico-
struito con esattezza cosa
davvero sia accaduto, ma tan-
ti testimoniano di aver udito
il comando «Fuoco!». Le trup-
pe sparano sui capannelli e
cadono in una dozzina sulla
neve, ora rossa di sangue.
Cinque i morti, Crispus At-
tucks, scaricatore di porto
meticcio, il cordaio Samuel
Gray, il marinaio James Cal-
well, Samuel Maverick e Pa-
trick Carr. I feriti son sei, soc-
corsi sul tavolaccio del dotto-
re più vicino. Preston e tutti i

soldati vengono ritirati da
Boston nel ridotto di Fort
William e Paul Revere, ar-
gentiere e incisore ribelle
poi leggendario per la caval-
cata del 1775 con cui diede
l’allarme dell’offensiva mo-
narchica, diffonde una lito-
grafia con l’immagine del
massacro, poster di mobilita-
zione efficace.
Eppure, a conferma della
complessa coesistenza descrit-
ta da Zabin, Preston e i soldati
non vengono promossi ma
sbattuti alla Corte marziale,
dove li difende un patriota,
John Adams, futuro presiden-
te Usa, che richiama come giu-
rati gente da fuori Boston, per
avere un processo equo, scan-
dendo l’autodifesa di Preston,

redatta in carcere,«“un grup-
po di militari poco professioni-
sti contro una folla di violen-
ti». Adams fa assolvere i suoi
clienti «per legittima difesa»,
tranne due che vengono mar-
chiati a freddo come colpevoli.
Sei anni dopo l’Indipendenza
e i monumenti, visitabili ancor
oggi, ai martiri del Massacro
di Boston, con la fine dell’idil-
lio coloniale: «Più che una rivo-
luzione» scherza la Zabin «fu
un divorzio incasinato». —
Instagram @gianniriotta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LUIGI GRASSIA

I


n astrofisica dalla dimen-
sione «macro», quella del
cosmo, ci arrivano novità
clamorose a getto conti-
nuo: scontri fra galassie,
buchi neri supermassicci,
materia oscura, energia oscu-
ra eccetera.
Scendendo alla scala che
(astronomicamente parlan-
do) si può definire micro, cioè
quella dei pianeti, fioccano le
scoperte di «esopianeti» fuori
dal sistema solare. Invece, sul-
la scala intermedia sembra
che le stelle restino un po’
emarginate, mediaticamente
parlando. Finché non arriva-
no notizie come queste: la rivi-
sta Nature Astronomy ci riferi-
sce di due «nane bianche» che
si sono fuse a 1,3 miliardi di an-
ni luce da noi, creando un nuo-
vo oggetto celeste di massa su-
periore a quella del nostro So-
le, e insolitamente ricco di car-
bonio; mentre sull’Astrophyi-
scal Journal la ricercatrice Da-
niela Carollo, dell’Istituto na-
zionale di astrofisica (Inaf) di
Torino, comunica una scoper-
ta ancora più curiosa: «Le stel-
le della parte più “spessa” del
disco della Via Lattea non so-
no tutte simili per composizio-
ne chimica e velocità, come si
credeva, ma si dividono in due
famiglie nettamente distin-
te». La popolazione standard
ha una velocità di rotazione di
circa 180 chilometri al secon-
do, mentre l’altra ruota più
lentamente, a circa 150
km/secondo, inoltre è molto
più povera di metalli, di quasi
due volte rispetto alla prima.
Mistero: come si spiega che
una singola porzione di galas-

sia sia occupata da due gruppi
di stelle la cui origine è palese-
mente diversa? Fra le ipotesi
più probabili c’è l’assorbimen-
to di un’altra galassia da parte
della Via Lattea, avvenuto di-
versi miliardi di anni fa, cioè
un tempo abbastanza lungo
da amalgamare le due fami-
glie celesti e nascondere le
tracce di quell’antico sconvol-
gimento, tracce che oggi sono
rilevabili solo con difficoltà, at-
traverso calcoli di momento
angolare e sofisticate analisi
spettrografiche.
Ecco, un aspetto interessan-
te delle stelle è che oltre a par-
lare di se stesse, come corpi
astronomici individuali, in cer-
ti casi sono capaci anche di sve-
lare la storia delle galassie e
del cosmo intero. Un esempio
lampante è una nana rossa dal
nome irriferibile (è designata
da una sigla che comincia con
2MASS e prosegue con altri di-
ciotto caratteri alfanumerici):
si trova a 2.000 anni luce da
noi, una distanza non grande
rispetto ai 100.000 anni luce
del diametro della Via Lattea,
e la sua età è di 13,5 miliardi di
anni, perciò è una delle stelle
più antiche dell’Universo, na-
ta appena 200 milioni di anni
dopo il Big Bang. Insomma è
una stella fossile, la cui compo-
sizione chimica testimonia

com’era l’universo allora:
niente elementi pesanti, di
quelli che si formano nel nu-
cleo delle stelle massicce e poi
vengono disseminati nello
spazio dall’esplosione delle su-
pernove: 2MASS in quanto
stella «di prima generazione»
ha conservato per 13,5 miliar-
di di anni l’esatta proporzio-
ne di idrogeno e di elio dell’U-
niverso arcaico, ed è notevole
che tale proporzione corri-
sponda a quella prevista dal
modello di formazione del co-
smo che gli astrofisici hanno
elaborato negli ultimi decen-
ni. E poi non si dica che le stel-
le sono noiose. Fra l’altro, le
nane rosse oltre che racconta-
re il passato potrebbero rap-
presentare anche il nostro fu-
turo: mentre il Sole, nei pros-
simi miliardi di anni, ci arro-
stirà trasformandosi in gigan-
te rossa, e poi ci farà congela-
re diventando una nana bian-
ca, le nane rosse come
2MASS continueranno a pro-
durre (poco) calore ancora
per centinaia di miliardi di an-
ni, e quindi l’umanità potrà
trovare nella loro orbita una
soluzione di sopravvivenza a
lunghissimo termine.
Questa simpatica (e forse,
in futuro, anche accogliente)
2MASS è una delle ospiti d’o-
nore del libro «Bang! Storia
dell’Universo in 100 stelle»,
dello scienziato e divulgatore
Florian Freistetter. Che ci sve-
la un altro dettaglio: non è ve-
ro che andando su Internet si
possa dare il proprio nome a
una stella. Vi fanno pagare,
poi vi mandano un certificato,
ma sono solo balle spaziali. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

NUOVA ATTRIBUZIONE


Il cielo stellato sopra di noi è ancora in gran parte inesplorato e ci regala continue scoperte

RIVOLUZIONE WEB


MOSTRA


WILSON CENTRE FOR PHOTOGRAPHY


A due architette

il Premio Pritzker
FRANCESCO RIGATELLI

Qui sopra Il mantello nero, 1893, illustrazione per Salomè
di Oscar Wilde; a lato Le pantofole di Cenerentola, 1894.
Più a sinistra Aubrey Beardsley nel 1893 in un ritratto fotografico
di Frederick Evans. L’artista era nato a Brighton
nel 1872 e morì a Mentone nel 1898, all’età di 25 anni,
ucciso dalla tubercolosi.
La mostra alla Tate Britain è aperta da oggi al 25 maggio

La firma di Artemisia Gentileschi

È di Artemisia Gentileschi (1593-1654) il Davide e Golia a lungo
ritenuto opera di Giovanni Francesco Guerrieri, allievo del pa-
dre dell’artista. A scoprire che il dipinto portava la firma della
pittrice (sulla spada di Davide) è stato lo studio dello storico
dell’arte inglese Simon Gillespie in seguito al restauro della te-
la, realizzata da Artemisia durante il suo soggiorno londinese.

Da oggi TuttoScienze emigra
sul Web: andate sul sito http://www.la-
stampa.it e troverete una nuo-
va finestra digitale sui temi del-
la ricerca di frontiera e dell’inno-
vazione tecnologica.

Due architetti irlandesi, Yvonne Far-
rell e Shelley McNamara, hanno vinto
il Premio Pritzker, il Nobel per l’archi-
tettura fondato dai proprietari della
catena alberghiera Hyatt, Jay e Cindy
Pritzker. Le due donne sono celebri in
Italia per aver progettato con il loro
Grafton studio di Dublino la Scuola di

Economia dell’Università Bocconi di
Milano e per aver curato la Biennale
Architettura di Venezia del 2018.
Non sono le prime ad aver vinto il
prestigioso riconoscimento, ma se-
guono un elenco rosa iniziato da Zaha
Hadid nel 2004, Kazuyo Sejima con
Ryue Nishizawa nel 2010 e Carme Pi-

gem con Ramón Vilalta e Rafael Aran-
da nel 2017.
Nel corso di una carriera pluride-
cennnale, Farrell e McNamara hanno
disegnato edifici iconici in vetro e ce-
mento spesso per università, come a
Dublino, a Limerick, a Tolosa, a Lima
e a Londra per la celebre London

School of Economics. Nella motivazio-
ne del Premio la giuria, composta da
architetti e professori e presieduta
dall’ex giudice della Corte Suprema
Usa Stepher Breyer, ha ammesso che
il mondo dell’architettura resta tutto-
ra «dominato da maschi». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

1768-1772: più di 100
battezzati nati da
mogli inglesi e amanti
locali dei soldati

RISCRITTO L’EPISODIO DA CUI PARTÌ LA RIVOLUZIONE AMERICANA


Il massacro rivisitato


1770, gli inglesi sparano

sulla gente di Boston

“Non rivolta di popolo

ma divorzio incasinato”

Difesi dal futuro
presidente Adams
i militari furono assolti
tranne due

Il massacro di Boston del 1770 nell’illustrazione di un libro dell’epoca

TATE


MARK SAMUELS LASNER COLLECTION, UNIVERSI-


TY OF DELAWARE LIBRARY


TM


TEMPI


MODERNI


CULTURA, SOCIETÀ


E SPETTACOLI


L’INAF DI TORINO SCOPRE UN CASO DI CANNIBALISMO GALATTICO


Un cielo che esplode di notizie

Due stelle nane si fondono

e un’altra si prepara a ospitarci

20 LASTAMPAMERCOLEDÌ4 MARZO 2020


TM

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